Malesfoot - Forum Piedi Maschili

Votes taken by forfeet

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    ma fatemi capire: non potevate sbrigarvela privatamente questa bega?

    sinceramente, dal lungo resoconto di Angie92 non si capisce nulla. è tutto un pronome personale ritornante, un aprire di parentesi e non solo grafiche, uno sproloquio di deittici a riferimento sparso. affascinante nella sua confusione, ma per niente eloquente. se l'intenzione era quella di riferirci dei fatti, mi dispiace dirti che non ci sono arrivati... è arrivato soltanto un tono lamentoso nei confronti di quest'altro bigfeetbignose, che probabilmente sarà anche supponente come ce lo provi a descrivere, Angie, ma il tentativo di smascherarlo pubblicamente non ti qualifica assai meglio.

    detto questo, visto che sul resto dei contenuti non mi azzardo a commentare (non avendoci capito un'acca), vi auguro di fare l'amore e non la guerra!
  2. .
    CITAZIONE (Kioto @ 27/8/2020, 16:11) 
    Ma il "premio" di Cosimo? Che doveva tornare a casa tutto sudato? Era la parte migliore ma non l'ha più fatto

    Ehi ciao! Se ti riferisci a quanto si sono detti Cosimo ed il professore nel capitolo "Miracoli" e poi approfondito in "Trivialità" - cioè qualcosa di molto spinto in caso di recupero o comunque non-bocciatura - credevo di avere fatto passare l'idea che si trattasse di un'iperbole, la confessione delle reciproche fantasie, senza un vero impegno vincolante. Ciononostante, quando è il turno di Cosimo in "Riscontri", sia lui che il prof deviano da quanto ha scritto Dario e vanno a ripescare una parte di quelle fantasie: anziché baciare il prof lecca senza indugio, e il ragazzo non sputa ma piuttosto eiacula sul proprio piede. Questo è quanto possono fare in quel contesto, non essendo soli e in intimità; considera però che se al contrario fossero stati soli, non è detto che avrebbero trovato il coraggio di iniziare... figurarsi poi andare fino in fondo!

    Se comunque il pensiero tuo era rivolto alle condizioni di sudore estremo che non si sarebbero verificate, faccio notare come si parli di fine giugno... quindi impossibile essere "freschi" (manco a volerlo!) ma soprattutto che Dario si era raccomandato con gli altri tre di farsi una bella sudata. Io confido che, se non proprio da schifo, i piedi di Cosimo fossero fragranti abbastanza da far storcere il naso ai più. Pare che il prof abbia gradito, che dici?
  3. .
    Qualche giorno fa mi ha scritto uno di voi, con una richiesta:
    CITAZIONE
    Visto che sei disponibile ad accettare domande di approfondimento, ho pensato di approfittarne per indagare un po'. Vorrei chiederti se puoi spiegare un po' più approfonditamente il primo impatto tra Filippo (visto che è da lui che pian piano tutto si è mosso...) e il professore... cosa avessero di speciale i suoi piedi, il suo carattere... insomma, come è iniziato il tutto e come si è arrivati a far sì che il desiderio spingesse il prof a farsi forza e regalargli quelle ciabatte...

    Per questo motivo ho pensato di concludere con un piccolo tempo supplementare.
    Ringrazio tutti coloro che hanno letto ed apprezzato.


    Extratime
    (4972 caratteri)

    — Bro te la posso fare una domanda sfacciata? - se ne uscì Andrea, quando lui e Filippo restarono ultimi e soli nello spogliatoio improvvisato per il Summer Basket Tournament di fine giugno.
    — Eh no, non ti dico più niente, traditore - lo apostrofrò bonario l'amico, mentre toglieva una canotta fradicia - dai, spara! Però dopo anche io voglio chiederti una cosa.
    — Allora prima tu - scelse il riccio, ancora accaldato - così magari riformulo la mia. Tanto l'argomento mi sa che è quello…
    — Be' quello è quello, ma tu come lo hai capito? - chiese Filippo.
    — Capito cosa? che al prof piace il c@zzo? o che sbavava per i tuoi piedazzi? - sorrise nell'apostrofare così le estremità dell'altro.
    — Dei piedi, c@zzo. Che era gay ce l'ha detto subito, no? - ed infatti non l'avevo mai tenuto nascosto, anche se forse non ero stato esplicito con Andrea quanto dovevo esserlo stato con Filippo.
    — Bro me lo hai fatto capire tu, quando mi ha parlato di queste - rispose il primo, frugando nella sacca e tirando fuori le ciabatte che inizialmente avevo acquistato per il secondo, poi rimesse in gioco da un confronto piede contro piede - Tu piuttosto, come c@zzo ti è saltato in mente di spogliarti per il prof?
    — Non l'ho mica fatto apposta per lui - sembrò risentirsi Filippo, e prese a raccontare. «Mi conosci, non sopporto il caldo. Quando arrivavo a casa del "genio", le prime volte a novembre, come sempre in ritardo e quindi di corsa, il contrasto tra il freddo fuori e le Bahamas là dentro era insopportabile. Hugo era gentile, mi offriva una bibita fresca e provava a regolare il termostato, ma io sono un caso patologico: mi sarei levato pure la pelle… quindi via la felpa, e non bastando via pure la maglia intima. Lo vedevo che era in soggezione, ma cosa dovevo fare?».
    — Magari darti un contegno - ridacchiò Andrea, ma l'amico riprese.
    «Per sciogliere l'imbarazzo, al solito, dicevo cretinate. Cioè gli ho parlato di capezzoli e ascelle, mi pare, ma lui non si è mai permesso di sf*ttere, anzi bo' cercava di reggere il discorso. Ed io ero a mio agio, non mi sono neppure reso conto che stavo esagerando. Mi sono tolto le scarpe, come faccio sempre, lo sai, no?»
    — Lo so, bro, ma era casa del prof dai - obiettò Andrea, ma Filippo insisté «Gli ho chiesto se era un problema, ma figurati… non avrei mai immaginato. Cosa ci trova nei miei piedi?»
    — Be' sono grandi per lui. Li hai meno grossi dei miei quindi sembrano più lunghi, anche se sappiamo che non è così - tossì per sottolineare lo sfottò - e poi mi pare che sia una questione di dita e unghie, non te la saprei spiegare. Gli piacciono perché non sono sporchi e rovinati anche se non li curi, perché odorano ma non ammorbano, gli piace che durante le lezioni non smetti mai di giocherellare e che non li nascondi, anche se non lo fai intenzionalmente.
    — Tu come sai tutte 'ste cose? - chiese perplesso Filippo - avete parlato dei miei piedi?
    — Mica una sola volta! - sorrise Andrea - ma è colpa tua, temo. Se non glieli mostravi, non si prendeva tanto. Gli stavi simpatico all'inizio, e vabbe' che sei un bel tipo ma non ci avrebbe mai provato. Poi però ti ha visto scalzo e l'hai mandato in tilt, non pensava ad altro che a farti togliere le scarpe ancora ed ancora.
    — C@zzo, ma io sono così, me le toglievo comunque - ribattè Filippo.
    — Te le levavi se te lo chiedeva il prof? e ti lasciavi leccare? - azzardò insinuando che non fosse esattamente così.
    — C@zzo sì - sbottò Filippo, intendendo ovviamente il contrario - chi ci pensava ad una cosa del genere?
    — Ci pensava il prof - denunciò Andrea - e ti ha regalato quelle ciabatte per tanti motivi, che forse è meglio se non sai.
    — No scusa, ora me li dici - pretese l'altro.
    — Ohi bro è semplice - si atteggiò ad esperto Andrea, passando un braccio attorno alla spalla di Filippo come per confidargli un segreto - il primo motivo era la certezza che le indossavi, così lui poteva guardare e sbavare; il secondo era più subdolo: creare un legame, un debito, renderti suo "complice" in questo comportamento ambiguo. Il terzo… be' chissà cosa ha fatto con queste ciabatte quando né io né tu le avevamo ai piedi - concluse ridacchiando.
    — Non te lo chiedo, ma penso che tu lo sai bene - deglutì fintamente disgustato Filippo - ed ora per favore fammi quella tua domanda e chiudiamo il discorso per sempre.
    — Eh, è una domanda sfacciata - ribadì Andrea assicurandosi che l'altro acconsentisse - in pratica vorrei sapere… se non pensi che si veda… cioè non penso di sbagliarmi… quanto c@zzo ti è piaciuto fargli ingoiare la tua sborra, due volte?
    Era una domanda retorica, che non ammetteva risposta. Il cestista che già si avviava, senza più biancheria indosso, non potè voltarsi e fulminare con lo sguardo l'amico impudente, perché qualcosa tra le sue gambe aveva preso a gonfiarsi. Si rifugiò in doccia e rispose sottovoce, prima di aprire l'acqua gelata. «Tanto, troppo. Gli lascerei leccare quel che vuole in cambio di un vero pompino». Andrea però non sentì una parola; o forse sì?

    FINE
    (lo è davvero?)

  4. .
    Programmi
    (4975 caratteri)

    Andrea conta di proseguire gli studi e a settembre sosterrà una serie di test di ammissione, per preparare i quali vorrebbe un mio piccolo aiuto organizzativo. Non ha intenzione di passare l'estate sui libri, non questa. Lo attendono già una serie di tornei e gare dalle regole quasi sempre imprecise, che durano una nottata e che nessuno vince mai veramente. Sudate pazzesche, neanche una doccia nei paraggi e per rinfrescarsi solo birre ghiacciate. Compagni di squadra come avversari e viceversa, magari un cestista improvvisato o un ragazzino che gioca dannatamente bene per la sua età o qualche forestiero. Andrà al mare, spesso, in compagnia degli amici single; a caccia di turiste, ne farà innamorare qualcuna, ma preferirà di gran lunga le avventure senza impegno. Non ha voglia di sentimenti, non li comprende ancora o forse non lo incuriosiscono quanto il sesso. Non rinnega queste ultime scoperte, ne parlerà ancora. Certamente avrà modo di consigliarmi a qualche futuro maturando piedone.

    Cosimo ha dovuto concordare le vacanze con la "tipa" e come premio per il diploma si regaleranno un viaggio su un'isola greca. Lei con le proprie compagne di classe, lui con i compagni maschi di lei, ufficialmente in case separate. A Mykonos, ha specificato nel darci la notizia, insistendo perché iniziassi a seguirlo su Instagram e promettendo dei reportage di mio interesse. Prevede eccessi di "bacco" e "tabacco", cui vorrebbe si accompagnasse "venere" e pertanto pronostica di rientrare in patria da single. Sperando di essersela spassata prima. Conoscendolo meglio ora è chiaro che quella calma insondabile nasconde un fermento violento e spietato, ma senza la cattiveria di chi ha bisogno di calpestare gli altri per emergere. Di studiare ancora non se ne parla, il suo futuro è nell'azienda di famiglia. O nel basket, se gli riuscisse di giocare in prima squadra, essendo più libero di altri da vincoli ed impedimenti. Sentirà ancora Dario, quindi forse anche me. Dice che gli sto simpatico.

    Il mio vicino di casa ha promesso di portarmi al mare, in certe calette che io, da non guidatore, avrei difficoltà a raggiungere. Dario pensa che dovrei anche farmi vedere in quei tornei, non solo di basket, di cui i ragazzi della polisportiva fanno incetta; secondo lui sarebbe ora di dare un volto al "professore gratuito". Vaneggiando, ha teorizzato che possa scegliermi da solo i prossimi allievi, e che a cooptarli poi ci penserebbero lui ed i suoi nuovi amici cestisti. Con Cosimo c'è subito stato feeling, ma quei pochi anni di differenza - e la sua fortuna sportiva - hanno una certa presa anche sugli altri due. Ha preso accordi con tutti per rivedersi in questa o quell'occasione, ma con me preferisce non fare progetti. Anzi, a farne ne fa ma sembra volermi tenere sulle spine e sorprendermi. Pare che questa particolare complicità l'avesse già sperimentata con la famosa cugina, prima che lei finisse col dedicarsi esclusivamente ad altri. Sì, Ferro ha iniziato a sciogliersi e confidarsi.

    L'estate di Filippo è una lunga villeggiatura in una nota località balneare ad un centinaio di chilometri da qui. La sua famiglia possiede una casa immersa nel verde e là Filippo conduce un'esistenza parallela per tre mesi ogni anno: altre frequentazioni, altre attività, una diversa libertà. Sulla costa vip lui si atteggia a vip, con quell'abilità di adattamento a qualsiasi contesto che mi piace tanto (e che se solo fosse un po' più sveglio potrebbe sfruttare a proprio favore!). All'università penserà in seguito, la questione urgente è invece capire… cosa c@zzo è successo? Senza ammettere di averci preso gusto, ha però ringraziato Dario per la mascalzonata e me per il resto. Ed ha accennato ad un impegno dei genitori per cui avrebbe la villa libera da metà agosto, un invito da confermare più avanti. Riguardo la milf da penetrare, invece, non ha smesso di sperarci ma rimanda a quando avrà le idee più chiare su un certo argomento. Non oso sperare di doverglielo spiegare io per filo e per segno.

    Mi chiedo se i tempi siano "maturi" per sentire come stanno Edo e Benny, per chiudere senza rancore da entrambe le parti dopo avere inevitabilmente ristabilito un contatto minimo. Di soddisfazioni da allora ne ho avute parecchie, ma mai come quest'anno così abbondanti e genuine. Vorrei che loro sapessero che non sono lo stesso "zio" e lo stesso "player", frustrato e straziato, che hanno come ultimo ricordo di me. In questo momento la mia vita è ricca, fertile. Andrea, Filippo, Cosimo e Dario. Questi quattro ragazzi non spariranno dopo il diploma, sono entrati nella mia vita e possono restarci finché desiderano, io non ho intenzione di allontanarli. Se però qualcuno dovesse prendere una strada diversa, se anche dopotutto dovessimo dirci addio, non sarà comunque un abbandono. Perché ho fatto con ciascuno di loro quel che per troppo tempo mi era stato impossibile fare, e ne ho raccolto i frutti. A cosa mi riferisco? Be' sono stato semplicemente me stesso.



    Per quanto riguarda me, scrittore, ho intenzione di pubblicare ancora un "extratime" domani o nei prossimi giorni, per soddisfare la curiosità di un lettore. In cantiere ho però alcuni altri progetti, che forse qualcuno potrebbe trovare interessanti. Innanzitutto voglio riprendere e completare "Una settimana da ricordare", poi vorrei iniziare un racconto in cui il tema "piedi" è ancora meno centrale - e penso di pubblicare qui la versione in italiano, mentre l'originale in inglese vorrei provare a metterlo su wattpad - ma non è tutto. Infatti ho già l'idea per una sorta di seguito di questo racconto, che si svolgerebbe durante la vacanza in villa da Filippo. Se vi chiedo di commentare non è per gratificazione personale, infatti scrivo più per me stesso che per il favore del pubblico, quanto piuttosto per comprendere quali aspetti posso migliorare e quali sono invece eventuali punti di forza della narrazione. Grazie per avermi letto fin qui, e grazie a chi vorrà commentare.
  5. .
    Riscontri
    (5989 caratteri; ovvero l'unica eccezione al limite dei 5000)

    L'unico a tentare di negarsela fu Filippo: sapeva che avrebbe dovuto prestarsi alla penitenza ideata da Andrea, cioè baciare Cosimo, e la cosa non gli andava giù. Anche perché loro avevano "mancato" il bersaglio e non si sarebbero potuti rivalere su Andrea.
    — Non preoccuparti bro - lo rassicurò il compagno di bacio - ho sentito Dario per gli auguri e mi ha detto che ci darà una scappatoia!
    — Proprio così - confermò Dario, quando furono tutti nel mio soggiorno, pronti a pagar pegno - ma prima sarò cattivo… Barra please prenda i fogli che ho scritto la volta scorsa e legga il primo.
    Recuperai una serie di foglietti che il mio vicino aveva numerato da un lato e scritto in uno stampatello, minuscolo per dimensioni, dall'altro. «Se il voto ottenuto sarà inferiore a quello desiderato, la penitenza ricadrà su chi l'ha formulata». Gli sguardi increduli, più che preoccupati, dei ragazzi, indussero Dario a farmi proseguire con il secondo. «Cioè: Andrea dovrà baciare Filippo; Filippo dovrà masturbare Cosimo; Cosimo dovrà baciare i piedi sudati di Andrea».
    — No no nooo - si affrettò a protestare Filippo - perché a me le più schifose?
    — Io ho vinto eh - precisò Andrea - non dovrei subirne nessuna!
    — Raga, lasciatelo finire - ridacchiò Cosimo, mentre anche Dario ghignava per le proteste degli altri. Ferro mi fece poi segno di andare al terzo foglietto. «Al "perdente" verrà proposto uno "scambio" che renderà la penitenza più leggera ma anche più pesante». E qui ci perdemmo tutti, anche io incapace di comprendere.
    — Prima di iniziare - riprese le redini del gioco il mio vicino - un rapido controllo… avete tutti i piedi sudati? Bene! - poiché gli altri avevano annuito e si erano rasserenati - Allora per chiarezza: Andrea con 95 impone un bacio a Filippo e Cosimo, ai quali proporrò lo scambio. Filippo si ferma a 78 su 80, quindi gli tocca fare una sega a Cosimo… ma potrà scamparla se accetta il suo scambio. Ed infine Cosimo, ben lontano dal 69 con il suo 63 dovrebbe baciare i piedi di Andrea, quindi sicuramente accetterà lo scambio - Ferro prese un grande respiro, guardò uno ad uno i tre ragazzi appena maturi, sorrise e facendomi cenno di distribuire i restanti foglietti, ciascuno col nome di uno dei tre, dichiarò - Ne usciremo tutti vincitori! Iniziamo dal voto più basso, Cosimo. Leggi da "in caso contrario".

    «Anziché baciare i piedi sudati del tuo compagno, potrai far baciare i tuoi da Hugo se e solo se accetti di…» il ragazzo smise di leggere e col suo solito aplomb confermò lo scambio senza spiegare oltre. Mi ritrovai i loro sguardi addosso, in silenzio, in attesa. A quanto pare era arrivato il mio turno. Mi avvicinai, mi sedetti per terra di fronte a Cosimo, gli spogliai entrambi i piedi senza indugio e andai fuori copione. Anzi, seguii alla lettera ciò su cui io e lui avevamo fantasticato settimane prima nel mio letto, un compromesso tra la mia voglia di godermi ogni centimetro di pelle ed il suo bisogno di porcate sfrenate. Affondai la lingua tra le dita umide cariche di sapore, ripartii dai talloni per salire mescolando la mia saliva al suo sudore abbondante e mi trattenni ancora a suggere dall'alluce, famelico e frenetico, gemendo incurante del pubblico.
    — Scusa Dario, ma non posso sputarmi sui piedi - si affrettò a dire Cosimo, mentre fintamente imperturbabile mi sottrasse il destro, avvicinandoselo all'inguine. Mi accanii allora sul sinistro, trascinando la lingua impaziente in ogni angolo di pelle ancora pregno di gusto. Quel che avvenne non lo vidi, ma ne capii la portata quando il piede destro di Cosimo si ripresentò a me ricoperto di fiotti biancastri e gelatinosi, che col solo utilizzo della lingua sparsi e spalmai bellamente per poi tornare a raccoglierli, serbarli in bocca, inghiottirli.

    «Anziché masturbare il tuo compagno» lesse Filippo, arrivato il suo turno «potrai masturbarti, per conto tuo, se e solo se permetterai poi a Hugo di leccarti le dita». Della mano, specificò Dario, e a malincuore Filippo tirò fuori il suo pene eccezionale, per lasciarsi andare ad occhi chiusi ad una sega a due mani.
    — Più mani, più dita - sottolineò il mio vicino Ferro, facendomi cenno di avvicinarmi al ragazzo che stava a gambe spalancate. Io ancora sul pavimento cercai una posizione che mi permettesse di intercettare qualche schizzo, ma quando arrivò l'orgasmo finì solo in parte sull'addome di Filippo. Con mia grande soddisfazione, vidi che le dita grosse (con le quali, si lamentava, aveva penetrato più che col c@zzo) erano zuppe di sperma, come se avesse stretto troppo un tubetto di crema e gli fosse esploso tra le mani. Lui, riluttante, riaperti gli occhi avvicinò una mano alla mia lingua penzolante e si lasciò ripulire un dito alla volta, senza mostrare impazienza ma solo qualche smorfia quando succhiavo più intensamente. Una mano cinque dita, un'altra mano dieci dita in totale, ingoiai ogni residuo di quel nettare come fosse una droga.
    — Manca ancora il dito più sporco - azzardò Dario, provocando in me una rinnovata frenesia ed in Filippo una rassegnazione forse solo di facciata. Così senza aspettare il permesso, senza aiutarmi con le mani, allungai il collo e mi occupai di ripassare con la lingua la lunghezza notevole di quel c@zzo non ancora del tutto a riposo. Ci vollero una decina di leccate ed una ciucciata al glande, ma compii il mio dovere al meglio e nessuno ebbe di che lamentarsi.

    «La penitenza da te ideata» stava leggendo Andrea, unico ad avere "vinto" la sfida e perciò a poter saltare la clausola "in caso contrario" aggiunta da Dario «consiste in un bacio tra i tuoi compagni, della durata di almeno due minuti e che sia un continuo gioco di lingue». Si guardò soddisfatto intorno, ridimensionando la tracotanza di fronte agli amici, uno impassibile e l'altro completamente assente. «Tuttavia potrai graziarli» continuò, e vide tornare il sereno sui loro volti «se e solo se tutti e tre acconsentirete a…» deglutì e si sforzò di continuare «ad innaffiare di sborra un simile bacio tra Hugo e Dario».



    Prossima parte: Programmi (forse domani, domenica 21 giugno)
    Probabilmente ci sarà anche un "extratime" per soddisfare la curiosità di un lettore.

    Edited by forfeet - 21/6/2020, 20:44
  6. .
    15. ti è sfuggito che questo forum riguarda i piedi maschili?
    16. costava troppa fatica trasformare il referente femminile del questionario (copiato da chissà dove) al maschile?

    Rispetto ogni angolazione delle passioni altrui, pur non sempre condividendole, ed ammetto che ho scoperto questa - che è particolarissima - solo di recente. Non trovo però che sia rispettoso quando nella frenesia dell'orgasmo incedente si calpestano le prerogative del contesto in cui ci si propone.
  7. .
    Attese
    (4998 caratteri)

    Il giorno prima che iniziasse ufficialmente l'Esame di Stato conclusivo del corso di studio di istruzione secondaria superiore, il campanello suonò nello stile del mio dirimpettaio. Non era da solo. A quanto pare aveva cercato Cosimo, con cui aveva preso confidenza qualche settimana addietro, il quale era in compagnia di Andrea e Filippo: i tre, in cerca di distrazione, avevano improvvisato dei tiri a canestro. Dario quindi li aveva allettati parlando di un metodo più efficace per fugare ogni preoccupazione; ma gliel'avrebbe svelato soltanto a casa mia.
    Li accolsi ed offrii del tè fresco, i quattro si erano già sistemati tra il divano ed il famigerato tavolo trasparente. I maturandi erano accaldati e adombrati al tempo stesso.
    — Lo dico sempre, prima di un esame ci si dovrebbe distrarre e rilassare - interloquii incuriosito - cosa proponi, Ferro? - così chiamavo il vicino di casa.
    — Per iniziare dovrete dichiarare a che voto puntate - spiegò, scatenando la contrarietà degli altri che proprio non avrebbero voluto pensarci - Aspettate, è solo un numero… il gioco viene dopo.
    Filippo, realistico ma fiducioso, sparò un 80 e cioè appena al di sopra della sua media finale. Cosimo volò molto basso, accontentandosi di un misero 60, ma su insistenza di Dario gli furono segnati dieci punti in più. Andrea, a mio avviso fin troppo cauto, scelse un malizioso 90 «come la posizione in cui vi piace essere messi». Cosimo chiese ed ottenne di modificare il proprio traguardo in 69, per non essere da meno.
    — Adesso, partendo dal più basso, mi dovete dire una "penitenza" che faranno gli altri due se centrate il bersaglio - spiegò Dario, e chiarì ad Andrea che poteva trattarsi anche di un'azione reciproca, ma non necessariamente. L'esempio fu «se Tizio raggiunge il 70, Caio s'incula Sempronio» e poi «siate creativi».
    — Facile, se prendo 69 o più, tanto non succederà mai - prospettò Cosimo e mi fece l'occhiolino - Andrea dovrà baciare i piedi di Filippo!
    — Tutto qui? - scherzò "Ferro" mentre il futuro baciato sfotteva il baciatore - Facciamo almeno che debbano essere sudati, e te la passo per buona. Avanti il prossimo, e che sia peggio di così…
    — Se io prendo 80 - esordì Filippo, guardando i compagni - allora Andrea, dopo avermi baciato i piedi, sudati, farà una sega a Cosimo!
    — Bene, semplice e preciso - si congratulò Dario - e tu Andrea, ora devi vendicarti. Cosa faranno Filippo e Dario se arrivi a novanta?
    — Si devono baciare - rispose con un ghigno il più sveglio dei tre - ma deve essere un vortice di lingue per almeno due minuti.
    Montò la protesta, perché quest'ultima pena era quella più probabile a verificarsi, ma Dario parve soddisfatto e battè il cinque col perfido Andrea. Se l'intento era quello di distogliere il pensiero dall'esame, c'era riuscito alla perfezione.
    — Non vi ho detto una cosa! - aggiunse poi il mio vicino, oramai idolatrato e al tempo stesso odiato dai tre studenti - Tra un paio di giorni è il mio compleanno - «E chissene» fu la loro pronta risposta tra risa e smorfie, ma lui proseguì - ed in quanto festeggiato, non sarò solo l'arbitro delle vostre penitenze, ma potrò renderle più pesanti… o magari meno!
    — Troppe responsabilità in mano a quest'uomo - commentò scherzoso Andrea, per sentirsi rispondere che sarebbe stato lui l'unico a tenere "in mano" qualcosa: il c@zzo di Cosimo!
    — Ti credi furbo, ma non ha chiesto che succede se prendete un voto più basso di quello che avete fissato - lo stuzzicò ancora Dario.
    — Perché? c'è pure una penitenza nella penitenza? - chiese, come si fosse svegliato soltanto ora, Cosimo.
    — Be' non voglio spoilerare tutto - rispose Dario sorridendo - ma vi conviene non mancare. Vi aspettano grandi sorprese! Una cosa però voglio dirvela: adesso scrivo tutto su un foglio che lascio in custodia a Barra - cioè intendeva me - e leggerete voi stessi, la prossima volta, cosa vi aspetta in un caso o nell'altro.
    — Una cosa non mi è chiara - intervenne Filippo e raccolse subito gli sguardi degli altri - Cioè… è tutto uno scherzo, vero? Io non le faccio 'ste m*nchiate…
    — Non essere pesante - lo sgridò bonario Andrea - se stiamo tutti al gioco, puoi starci anche tu. Le "m*nchiate" le fai eccome: l'ultima volta, contro di me, hai perso le ciabatte!
    — Cos'è questa storia? - scoppiò a ridere Cosimo, al quale fu raccontato come si fossero lasciati "misurare" per stabilire il piede più grande. Per tutta risposta quello si tolse una scarpa e mi chiamò perché verificassi, Andrea pure si era preparato.
    — Via le calze, ragazzi - intimai mentre mi inginocchiavo tra i due ed approfittando del loro battibecco mi occupai io stesso di lasciarli scalzi - ed ora uno contro l'altro! - ripetei l'operazione di qualche giorno prima, facendo combaciare le piante dei due piedi. Quello di Cosimo era chiaramente più grande, ma non di tanto. In quel frangente comparì Dario, che si era allontanato per scrivere.
    — Questo è lo spirito! - parve sf*tterli - Soltanto assicuratevi tutti di avere labbra umide, palle gonfie e i piedi strasudati!



    Prossima parte: Riscontri (rinviato a sabato 20 giugno)
  8. .
    Certezze
    (5000 caratteri)

    L'anno scolastico terminò per tutti nel consueto rocambolesco succedersi di interrogazioni ed assenze strategiche. Andrea non aveva dubbi circa l'ammissione all'esame, grazie anche agli ottimi risultati in letteratura inglese, affinati nelle ultime settimane sul mio sofà, mentre gli massaggiavo i piedi che per l'avanzare del bel tempo erano sempre più caldi ed umidi di sudore. Cosimo, in una scuola più severa, aveva un'insufficienza in letteratura italiana che era passata da grave a leggera, ma avrei dovuto sperare in una quasi sufficienza per riscuotere il mio premio, o qualcosa che gli si avvicinasse, come un'altra chiacchierata sulle nostre fantasie. Poi c'era Filippo, che mentre lavorava per il sette in inglese mi mostrava il c@zzo, per insegnarmi a guardare senza toccare, nell'evenienza che gli organizzassi una scopata in cui potevo fare da guardone.
    L'ultima lezione fissata per lui era ai primi di giugno, e senza che lo avessimo programmato arrivò a casa insieme al suo compagno di classe. «Ciao prof» mi salutò Andrea e gli fece eco Filippo con il classico «Bella, genio» cui seguiva una sorta di stretta di mano giovanile in cui mi impantanavo sempre. Il sudore appiccicoso delle sue dita grandi non mi era mai stato sgradevole, ma stavolta finsi disgusto. Andrea andò al divano, Filippo al tavolo di cristallo; entrambi sembravano non avere considerato che la nostra routine si sarebbe giocoforza modificata a causa della loro compresenza.
    — Cosa vogliamo studiare? - provai ad abbozzare, per non lasciare tempo all'imbarazzo.
    — Oggi niente - rispose Filippo gioviale - ho dato inglese e ho preso sette ma… - il tono della voce si caricò di allegra suspence - non so se mi porta col sette, quindi… - non aveva intenzione di continuare la frase, ma Andrea se ne uscì con un «Quindi cosa?». I due iniziarono a scambiarsi battute, specialmente perché Filippo non coglieva la malizia che l'amico cercava di far emergere. «Ed io che ho la media dell'otto cosa vinco? ti posso inculare, Fili?» diceva uno, e l'altro «Al massimo puoi farmi da apripista con la milf, ma prima devi mostr… no, niente » perché non intendeva fornire ulteriore materiale. In tutto ciò non sapevo inserirmi, e riflettevo sull'avere perduto le mie piccole gioie: tra i due litiganti io non avrei goduto affatto. Finché Andrea, con la scusa di andarsi a prendere un bicchiere d'acqua mi sussurrò di guardare il cellulare, sul quale mi aveva scritto: "time to prove your worth". Senza pensarci troppo, perché avrei trovato mille scuse per non farlo, presi la parola.
    — Be' visto che le nostre lezioni finiscono qui, oggi uno di voi si porta via queste - e mostrai ai due ragazzi le ciabatte che, passate dai piedi di uno a quelli dell'altro, oggi nessuno aveva indossato.
    — Quelle sono mie, genio - obiettò spaesato Filippo, che non sapeva.
    — Sì Fili, ma Andrea dice che avete la stessa misura - rivelai senza scoprire il gioco - anzi, che questa è la sua misura e tu hai una taglia in meno.
    — No no, il 45 mi è stretto - iniziò a giustificarsi, non capendo dove volessi andare a parare. L'amico intanto punzecchiava affiancando il proprio piede, chiuso in una sneaker, alla calzatura più leggera e meno voluminosa di Filippo.
    — Facciamo così: oggi sarete due Cenerentoli… - proposi scherzando, e spiegai meglio per dissipare il dubbio sul volto del più sorpreso - Ciascuno indossa una ciabatta, quello che la "riempie" meglio ha vinto il paio.
    Mi pentii subito della scelta di parole: avevo pensato al c@zzo enorme di Filippo che si infilava e scorreva sulla plastica, inzuppandola poi di sperma. Per fortuna Andrea, complice ma con precisi limiti, aveva già tolto scarpa e calzino destro per sprofondare il piede, odoroso quanto basta, nella ciabatta contesa. Seguendo il suo esempio, ancora un po' titubante, Filippo fece la stessa cosa ma con il sinistro. Seduti uno accanto all'altro, confrontavano i piedi inciabattati. Io me li guardavo, acquolina in bocca, indeciso su come prolungare quel piacere.
    — Così non è che si capisce però - protestò Filippo, forse un po' deluso perché in fondo dubitava di vincere - E se siamo pari? - Gli rispose laconico Andrea con «Se le tiene il prof».
    — No ragazzi, un vincitore ci sarà - risposi tenendo la calma - dobbiamo solo cambiare "metro" di valutazione - ed ancora una volta non potei fare a meno di immaginare i due c@zzi a confronto, pur non sapendo come lo avesse Andrea ma conscio che anche solo quello di Filippo mi avrebbe saziato la vista.
    Senza ulteriori indugi mi inginocchiai tra i due, sfilai in contemporanea le ciabatte già abbondantemente sudate,e afferrati i piedi di entrambi li forzai a puntare pianta contro pianta. Per garantire una misurazione corretta, mentre con una mano tenevo chiuse le loro dita, con l'altra andai a far combaciare i talloni morbidi e poi seguii con un dito il perimetro esterno. Arrivato al mignolo, risalii infilando il mio indice tra ogni coppia di dita, fino a giungere ai due alluci. E allora fu chiaro chi fosse il vincitore.



    Prossima parte: Attese (giovedì 18 giugno)
    Domani invece: Intervista a Edoardo e Filippo

    Edited by forfeet - 18/6/2020, 13:01
  9. .
    Scommesse
    (5000 caratteri)

    Con Filippo, il compagno di classe e di squadra di Andrea, mi ero sentito da subito a mio agio. In parte per lo spirito leggero, quasi delicato, che gli consentiva di essere del giusto umore in ogni contesto; in parte per la sua intelligenza misurata, che mi consentiva di non dover stare sulla difensiva. Considerate le differenze tra i due, seppur inizialmente si era pensato di studiare insieme, avevo dovuto seguire percorsi diversi per non lasciare indietro uno o l'altro a seconda della velocità di apprendimento.
    In questo modo si era sviluppata una confidenza diversa, dapprima con Filippo che straparlando mi raccontava dei suoi approcci con le ragazze, sentendosi intimo a tal punto da restare a petto nudo e scalzo come si trovasse a casa sua. Intravista quella possibilità, io facevo in modo che la temperatura fosse oltre la norma, Filippo lo chiamava "Bahamas time", e fingevo di non saperla regolare diversamente. Anche con Andrea le cose avevano preso una piega inaspettata quando, insospettito da un paio di ciabatte regalate a Filippo per stare qui da me, era giunto alla conclusione che fossi feticista: passi da gigante mi avevano permesso di accompagnare le lezioni con lunghi massaggi ai suoi piedi perfetti.
    Filippo aveva davvero un bel corpo, pelle liscia e muscoli proporzionati. Nel parlare senza freni gli sfuggivano spesso dei "dettagli", ad esempio riguardo la sensibilità dei suoi capezzoli titillati da una signorina, sulla depilazione delle ascelle perché i compagni lo sfottevano per l'eccesso di sudorazione, o ancora su una preferenza delle ragazze a farsi penetrare con le sue dita piuttosto che con il c@zzo. Aveva belle dita grosse, in effetti, ma le unghie rosicchiate rivelavano l'acerbità di questo futuro uomo; per fortuna ai piedi non toccava la stessa sorte e le unghie intatte, rotondeggianti, leggermente incavate nelle dita grandi, mi regalavano ogni volta un durello che non dovevo nascondere al mio ospite per nulla malizioso.
    Quando dico che - rispetto ad Andrea o in generale - Filippo era meno acuto o anche di intelletto tenue, non intendo che fosse stupido o tardo. Quel che gli veniva spiegato per filo e per segno, lui era in grado di ricordarlo, ma faticava a trarre le conclusioni se questo processo implicava un certo laborio. Così i risultati tardarono a vedersi, ma una volta partiti si potè largamente migliorare. La tecnica adottata per motivarlo era la classica ricompensa per ciascun risultato migliore dei precedenti. Si era partiti da cose banali, come una merenda di sua scelta, o l'aiuto in altre materie (io di base mi occupavo di lingua e letteratura inglese), per poi alzare la posta quando la sufficienza era stata assicurata. Però eravamo a corto di idee, e pensando alla media del sette che contava di raggiungere nell'ultimo quadrimestre, lui ogni tanto proponeva un possibile premio.
    — Uhm, mi lasci la casa per una sera… - per esempio - così posso scopare in un vero letto.
    — Vuoi scopare nel mio letto? - lo sfottevo - ed io cosa ci guadagno, se non posso neppure guardare?
    — Allora mi presenti una delle tue amiche milf - cambiò idea - però deve darmela senza fare storie.
    — E che storie dovrebbe fare, se vi incontrate appositamente per consumare? - finsi di assecondarlo - al massimo ti pago una escort e la spaccio per un'amica!
    — Sì che sono stufo di usare le dita - rise, e si immusonì se insinuavo che lavorasse solo di mano… e di fantasia.
    — Quindi vuoi scoparti una mia amica nel mio letto - riepilogai - ed io posso starvi a guardare.
    — Nooo, genio… tu fuori dalle palle - non risultò offensivo - poi quando io vado via puoi anche darle la seconda passata, ma solo dopo eh.
    — Ma cosa dici, Fili? - scoppiai a ridere - Lo sai che sono gay, no?
    — Ah sì? allora fammi pensare… - esitò senza imbarazzo - vabbe' guardare ma non toccare, ci stai?
    — Eh difficile, dovrei esercitarmi a "guardare ma non toccare" - scherzai - ma tanto il sette ancora…
    Lui si era messo in piedi e con una mano, senza calare i pantaloni o gli slip, aveva tirato fuori un nerchione che quasi stentai a credere fosse vero. Forse per la sollecitazione degli elastici, ma sicuramente notevole di suo, aveva la circonferenza quasi di una lattina ed era ben più lungo, non del tutto in erezione. «Solo guardare» disse lui, ed io fissavo il dettaglio di quella pelle venosa che arrivava a formare come una corona in corrispondenza del glande, anch'esso di dimensione considerevole. Era chiaro ora perché non avesse trovato il favore delle sue partner, con quel biglietto da visita. Deglutii l'acquolina che mi aveva provocato. Dopo qualche istante Filippo aveva già riposto il membro ed era tornato al tavolo.
    — Sei già allenato - sottolineò senza malizia - quindi forse si può fare.
    — Be' no è che… - balbettai - cioè, ora non me l'aspettavo, ma devi mettermi alla prova altre volte.
    Così lo vidi spesso, qualche volta anche in erezione, e per garantirmi un lungo allenamento provavo a toccare, tra lo scherzo e la speranza di poterlo finalmente prendere tutto.



    Prossima parte: Certezze (martedì 16 giugno)

    Edited by forfeet - 16/6/2020, 13:21
  10. .
    Disincanto
    (5000 caratteri)

    Invece non potei sottrarmi ad un ultimo incontro, al termine del quale misi la parola "fine" ad un intero capitolo della mia vita. Negli ultimi giorni Edo quasi non mi rivolse la parola, come oramai avevo capito era solito fare quando la compagnia allargata gli offriva alternative al confronto con me. In baita con poche altre persone, riuscì comunque ad evitarmi e quando gli chiesi di parlare mi lanciò uno sguardo disperato. Non volle affrontare quello che oramai era evidente, ne aveva paura.
    Il raduno era iniziato il primo giorno d'estate. Avremmo dovuto vederci già al lago ma lui, con la scusa di non sapersi muovere in treno, aveva preteso di viaggiare con me ed aveva a mia insaputa previsto una deviazione nei luoghi in cui ci eravamo conosciuti. Quella notte, ospiti di una sua parente, Edo preferì trattenersi con me su un materasso a terra piuttosto che andare a dormire nel letto che lei gli aveva preparato. Poteva essere un segnale?
    Spente le luci, il cuore mi batteva forte. Sentivo vicinissimo il suo respiro profondo ed il calore che emanava dal suo corpo. Il pigiamone di aprile aveva lasciato il posto a canotta e calzoncini, ma ai piedi aveva ancora dei calzettoni, pur se non di lana grigia. Era steso su un fianco e mi dava le spalle, ma occupava ben più della metà dello spazio e casualmente i nostri piedi vennero in contatto. Indugiai qualche secondo, godendo di quel tocco, ma subito mi ritrassi. Poi, pentito, lo cercai nuovamente e stavolta mi trovai incastrato nella presa delle sue calze sudate. Restammo immobili per un tempo infinito, sospesi in quel limbo dal quale nessuno dei due sarebbe mai stato in grado di fuggire. Colmo di eccitazione, non quella fisica ma piuttosto uno stato di sovraccarico di ogni mia singola cellula, mi addormentai sfinito e quel che segue forse lo sognai.
    In piena notte, trovatomi sveglio e con accanto l'oggetto del mio desiderio, fui tentato di abusarne: era là, aveva scelto di essere là, pur conoscendo le mie voglie. Invece sussurrai un timido «Sei sveglio?» cui seguì il suo "mmm no". Mi accorsi di essere scalzo ora, e che anche lui lo era, ancora stringeva i miei piedi tra i suoi. Azzardai allora un avvicinamento e quando gli fui talmente prossimo da sentirlo tremare gli posai una mano sulla schiena per rasserenarlo. Iniziai a compiere piccoli movimenti circolari che pian piano smuovevano il cotone leggero, umido per il gran caldo. Mi ci infilai sotto, il palmo della mano a diretto contatto con la sua pelle. L'odore acre del suo corpo iniziò a riempire le lenzuola man mano che il mio massaggio lieve spaziava sulla schiena morbida e rilassata del ragazzo. Le dita dei piedi gli si arricciavano quasi ad accarezzare le mie. Così tentai il tutto per tutto e feci scivolare la mano sul suo petto glabro.
    — Mmm no - bisbigliò Edoardo nuovamente e per quanto volessi credere che si trattasse dell'eco, ebbi il timore di essermi spinto troppo oltre. Ritirai veloce la mano e i piedi e mi voltai dall'altra parte mormorando «Scusa», cui seguì il suo terzo "mmm no". Dormiva e parlava nel sonno? Aspettai qualche minuto, mentre già mi pentivo di quell'azzardo ed ero sul punto di scoppiare in lacrime. Cosa avevo fatto? perché mi ero permesso di sfiorarlo?
    — Io non sono gay - parve giustificarsi lui - non lo sono… - e prima che la frase fosse ripetuta Edo si era portato la mia mano sull'addome, nel goffo tentativo di ripristino della posizione che avevamo lasciato. Legittimato, o forse senza neppure più badarci, mi strinsi a lui: il suo dorso contro il mio petto, il suo culo che spingeva sul mio c@zzo duro, le gambe intrecciate con i piedi ad azzuffarsi, ed il mio muso a respiragli sul collo. Fu lui a dare gli ultimi ritocchi, passando il braccio attorno al mio capo (così che finii con la faccia sulla sua ascella) e spingendo la mia mano dall'addome più giù verso l'inguine. Inspirando forte la sua essenza, eccitatissimo io quanto lo era lui, potei scoprirlo quando strinsi tra le dita il suo c@zzo e premendo col mio da dietro iniziai a masturbarlo. Bastarono pochi istanti e movimenti per farlo venire copiosamente e riempire la mia mano di caldi fiotti di sperma.
    Al risveglio, ancora abbracciati, scese tra di noi un imbarazzo mai provato prima, che senza impedirci di parlare ci vietò nei giorni seguenti di affrontare quel che c'era stato. Non un bacio, non la soddisfazione delle mie fantasie più spinte, sulle quali tante volte mi aveva sfottuto. Una sega, una banale sega, ci allontanò per sempre.
    Seguirono giornate al lago e in baita, senza una parola. Non più soli ma lontanissimi. La notte prima della partenza fu lui a volermi parlare, quasi senza guardarmi in volto, e a chiedermi di ripensarci e non lasciare il gruppo per quell'episodio tra di noi. Dentro di me sapevo che se stavolta lo avevo soltanto "turbato", in futuro avrei potuto ferirlo seriamente; e non è questo che deve fare chi ama. Ci salutammo con un freddo «ciao» e tornato a casa bloccai ogni via di comunicazione con lui e gli altri.



    Prossima parte: Scommesse (lunedì 15 giugno)

    Edited by forfeet - 15/6/2020, 13:31
  11. .
    Intermezzo
    (1490 caratteri)

    Potresti chiederti, caro il mio Andrea, se ho mai preso io l'iniziativa. Come ti ho detto, con Benny ho approfittato di un momento particolare per spingermi a curiosare, ma fu comunque sua l'idea e la direzione. Con te e Filippo, lo sai bene, e con tutti gli altri allievi prima di voi, pur faticando a nascondere il mio interesse per le estremità, ho cercato di dissimulare e confondere le acque prima di capitolare ed ammettere. Non puoi saperlo, ma persino con qualcuno più vispo e provocante mi sono limitato a cogliere al balzo una palla che lui per primo aveva fatto rimbalzare. Quello che voglio dire è che non si tratta di timidezza. Cosa desidero mi si legge in volto, lo hai detto tu stesso, e mi basta captare un consenso anche solo velato per volgere la situazione a mio favore. Sono settimane che io e te non parliamo d'altro, credi sia solo perché tu sei curioso? non vedi che la tiro per le lunghe nella promessa di un prossimo episodio, magari più intimo?
    Vorrei poterti far credere che la mia reticenza a scoprire le carte sia dovuta dunque ad una forma di "rispetto" verso la vostra età e la vostra sessualità semplice, preconfezionata, ancora mai messa in dubbio dalla vita. Un fondo di verità c'è, non lo nego, perché ciascuno è un essere divino, ma io ho un istinto sacrilego che combatte per vincere la venerazione asettica. Allora perché non muovo per primo? La verità è che non sono bravo a capire se entrambi stiamo giocando con le stesse regole e allo stesso gioco.



    Lusinghe
    (5000 caratteri)

    In particolare mi riferisco alla Play. Tale EdoHoard mi subissava di "inviti" per sfide e chiamate in party che inizialmente ignorai. Quando cedetti, scoprii un ragazzo della Liguria, quasi maggiorenne, inserito in una community di gamer di mezza Europa. Fresco, battuta pronta, un piccolo difetto di pronuncia che smorzava il suo atteggiarsi a gran fico, riuscì a coinvolgermi nel suo gruppo. Li conobbi poi quell'estate, erano in vacanza a 50km da qui, ma tra tutti Edo fu quello con cui legai di meno, nonostante avessimo scambiato per due mesi la buonanotte con countdown.
    — Tu non vieni? - furono le poche parole che mi rivolse, quando in serata mi apprestavo a rientrare e loro invece andavano in pizzeria — Peccato, avrei voluto passare più tempo insieme a te.
    Tornò a cermarmi online sporadicamente da metà ottobre, linkandomi le foto del suo diciottesimo di qualche sera prima; poi la festa di Halloween, qualche serata con gli amici del paesello, sembrava volesse dimostrare di divertirsi. Che grande Capodanno stava organizzando! Peccato che poi a Natale saltò tutto e fino all'Epifania vivemmo una sorta di simbiosi a distanza, un continuo messaggiare che agevolammo scambiando il numero di cellulare.
    Il prossimo incontro del gruppo di gamer sarebbe stato ad aprile, ed io avevo cercato di radunare tutte le persone con le quali in quei mesi era nata una forte simpatia. Alcuni di loro erano segretamente gay, io invece avevo scelto di non nascondermi. Quando Edo lo venne a sapere mi disse che era felice di essermi amico, che mi stimava ancora di più per avergliene parlato, che ero proprio una bella persona e che stavolta in real avremmo passato più tempo insieme. Non fu subito così: il giorno del raduno eravamo troppi ed io stesso smaniavo di conoscere ciascuno degli altri player. Però condividevamo la stanza d'albergo e lui si trattenne per qualche giorno insieme a me e due ragazze della zona. Giornate intense da turisti, grandi camminate e grandi mangiate, Edo mi stava addosso come una maglietta troppo stretta; e la sera, faticando a prendere sonno, parlammo davvero tanto. Quando ripartii, tempo un'ora e lui già aveva preso a scrivermi per tessere le mie lodi: l'organizzazione, la generosità, avere messo ciascuno a proprio agio, eccetera. Io invece avevo una sola immagine in mente: lui rannicchiato sul suo letto, pigiama e calzettoni grigi di lana. Non poteva essere solo affetto.
    Gli risposi, commosso ma deciso, «Scusa Edoardo, credo sia meglio allentare o chiudere questa amicizia: mi sono innamorato di te e non è giusto». Non volle sentire ragioni, avrebbe trovato il modo per gestire la cosa ma non dovevo uscire dalla sua vita. Nei due mesi seguenti, quella bizzarra sintonia tra noi divenne totale: passavamo ore al telefono, ci addormentavamo e svegliavamo insieme, in absentia. E lui iniziava a confidarsi. Un padre distante, geograficamente ma non solo, una mamma immatura,un fratello maggiore "stronzo" e una sorella minore più complice; problemi in famiglia, con gli amici, a scuola, nessuno che lo facesse stare bene e quella sensazione di essere oggetto del desiderio dei tanti adulti che gli si avvicinavano. «Guarda che anche io faccio pensieri erotici su di te» gli confessavo, ma per lui era diverso perché io gli volevo bene, ero il suo rifugio. Mi fece promettere che a fine giugno, in occasione dell'ennesimo ritrovo della community, ci sarei stato. Glielo dovevo.
    Lo sognavo spesso, io che non sogno mai, e lui reagiva ai miei racconti sfottendo o proibendomi di proseguire, ma poi tornava a chiedere. Era sempre lui a cercarmi, ad esigere che lo chiamassi, a sollecitare un messaggio. (Questo parrebbe confermare che sono restio a compiere il primo passo; in realtà trovavo che fosse sbagliato crogiolarmi in una situazione senza sbocchi.) Io mi convincevo della necessità di darci un taglio, per non soffrire come un cane quando sarebbe inevitabilmente finito tutto; ma poi come uno scemo cedevo alla sua insistenza e mi beavo della sua buffa voce, dei suoi modi da gentile spaccone, dei respiri profondi, dell'Edo reale che non arrossiva quando l'Edo immaginario mi abbracciava, mi baciava e si lasciava fare all'amore. Gli dissi quasi in tono di sfida che avrei voluto svegliarmi stringendo la sua mano nella mia. "Quindi avendo questo corpo a disposizione è la mano che prenderesti?" provocò, «e quei piedoni freddolosi» aggiunsi. Non c'erano segreti, da parte mia, e giurava di essere sincero con me come non sentiva di poterlo essere - o di esserlo mai stato - con nessun altro. Arrivò a formulare il contorto auspicio di scoprirsi gay, di diventare come me, di poter stare insieme a me; ma era una serata in cui aveva forse bevuto troppo. Intuii che intorno a temi simili ruotavano le sue tensioni con il calcio praticato, il migliore amico, una parte della community ed il conflitto con i maschi della sua famiglia.
    No, se volevo il meglio per lui, se avevo un briciolo di rispetto per me, avrei dovuto chiuderla là senza neppure rivederlo.



    Prossima parte: Disincanto (sabato 13 giugno)

    Edited by forfeet - 13/6/2020, 14:22
  12. .
    Inconvenienti
    (4993 caratteri)

    Quel 25 aprile era una giornata quasi estiva, calda e luminosa, che avremmo dovuto vivere all'aria aperta, in scampagnata o al mare. Invece avevo ipotecato il mio tempo per studiare letteratura insieme a Cosimo, dal mattino presto e fino a pomeriggio inoltrato, concedendoci soltanto una pausa per pranzo. Verso le sei, col sole ancora alto, suonò il campanello e alla porta c'era Dario.
    — Ciao Barra - salutò sorridendo - bello che ci sei, avevo proprio…
    — Ehi Ferro - mi affrettai ad interromperlo - da quanto tempo? - mentii. Ci chiamiamo per cognome, da perfetti condòmini, anche se il suo sarebbe "Ferraro". Accorso di soppiatto s'affacciò il mio allievo «Mi pareva una voce familiare».
    — Ma tu fai pallacanestro in poli da noi? - gli si rivolse sorpreso Dario - Sei qui a ripetizione? che materia? Niente "liberazione" eh?
    Cosimo sapeva invece benissimo chi fosse il mio vicino e chiamandolo "campione" iniziò a confrontare la tonicità di bicipiti e pluricipiti e addominali e qualunque cosa mai possano paragonare degli atleti. Io ero escluso dal discorso, che si era nel frattempo spostato in soggiorno e proseguiva parlando di campionati e gare e risultati… che noia! Andai a preparare un vassoio con dei bicchieri e del tè freddo al limone. L'appoggiai sul tavolino di fronte ai due ragazzi fornendo a Cosimo l'occasione di chiedere cosa Dario fosse venuto a fare. Faccia di culo.
    — No, è che ho finito i giga e i miei non hanno internet e volevo chiedere a Barra di farmi connettere al suo WiFi - improvvisò "Ferro". «Attivo il mio hotspot» propose subito Cozy «ma che devi vedere? lo statuto dell'ASD?».
    — Eh in realtà volevo farmi una sega - ammise e scoppiò a ridere, mentre mi lanciava uno sguardo imbarazzato - ma serve il porno.
    — Sì, ti do accesso alla rete - intervenni, versando la bibita - e puoi fare con comodo da casa tua. - Entrambi si allungarono a prendere un bicchiere e finirono per cozzare mano contro mano.
    — Oppure… se vi va - aggiunse Dario titubante, vincendo il disagio - potete imitarmi - ed iniziò a toccarsi, attraverso il poliestere della tuta, il pacco che cresceva a vista d'occhio sotto gli sguardi congiunti, mio e di Cosimo. Poi lasciò la presa per armeggiare con il telecomando e cercare, mostrandosi fin troppo esperto, il giusto filmato etero sul mio account gay del sito porno.
    — Guardate in TV però, non il mio c@zzo - esclamò ridendo e contestualmente abbassando pantaloni e slip per mettere in libertà le sue pudenda. Anche l'altro tirò fuori l'equipaggiamento, così mi ritrovai ancora in piedi di fronte a due ragazzi, fianco a fianco con i rispettivi c@zzi in mano, che incuranti della mia negligenza iniziarono a masturbarsi.
    Potevo ora fare io dei paragoni, non tra muscoli ma tra nerchie. Alla peluria rada e chiara, quasi assente, di Cosimo si opponeva un cespuglio irto e nero ma non troppo folto in Dario. Lo scroto del mio vicino era più ritenuto e turgido, rispetto a quello rilassato e penzolante del più giovane. Forse per questa prospettiva il c@zzo di Cosimo pareva meno lungo, anche se di poco, e quello di Dario invece svettava scuro e venoso, ancora non del tutto scappellato, stretto da una mano con dita affusolate ed unghie corte ben curate. La cappella del mio attuale allievo invece era esposta, un glande tondeggiante e rosato che pareva essere già lubrificato.
    Dario, come suo solito, raccolse in una mano le palle e strinse, mentre con l'altra accompagnava su e giù lo scorrere della pelle sull'asta. Il glande faceva capolino, l'orifizio ansimante, ma non sbucava ancora del tutto.
    — Di solito faccio da solo - esordì il pallamanista - ma non è così gay se mi sputi sulla mano, pivot - ed avvicinò la destra al muso del cestista, che senza farsi pregare depositò una dose abbondante di saliva sul palmo. Dario schiaffò quella melma sul suo c@zzo e finalmente portò alla luce la cappella, sbavandola con quel che restava dello sputo di Cosimo. Ora entrambi i c@zzi erano lubrificati, ed io ancora non mi capacitavo di cosa stesse accadendo nel mio soggiorno.
    — Scusate, devo mettermi comodo - continuò un Ferro che non avevo mai visto così caldo e ciarliero. Togliendo le scarpe lasciò scorrere i calzoni fino a levarli del tutto. Uno sguardo verso me, occhiolino, ed usando solo i piedi levò anche le calze.
    — Barra è un caso disperato - proseguì rivolto a Cosimo - ma a te conviene seguire il mio esempio, se non vuoi sporcarti - e così anche l'altro restò completamente nudo dall'addome in giù. Potevo proseguire con il confronto.
    Le dimensioni di quei piedi erano simili, più compatti e carnosi quelli del cestista, più allungati e ossuti quelli del pallamanista. Le unghie curate dei piedi di Dario ricordavano quelle dell sue mani, di mio personale gusto; Cosimo le aveva invece più schiacciate e un po' rozze, comunque gradevoli.
    Senza che riuscissi a crederci, vidi quei piedoni avvicinarsi uno all'altro fino a sfiorarsi, proprio nel momento in cui…
    — Oh c@zzo, scusami… ti ho macchiato il divano di sborra! - ghignò Dario.



    Prossima parte: Lusinghe (venerdì 12 giugno)
    Domani invece: Intervista a Cosimo e Dario

    Edited by forfeet - 12/6/2020, 13:09
  13. .
    CITAZIONE (Iwkitn @ 9/6/2020, 18:02) 
    mi piace molto come scrivi e come hai impostato il racconto...

    Grazie davvero, fa piacere ricevere qualche apprezzamento! Come ho forse detto in precedenza, i miei racconti nascono da un "progetto": cerco di capire cosa voglio comunicare e in che modo è più efficace farlo, poi butto giù uno schema (potremmo dire una sorta di trama abbozzata) ed una volta gettati i semi provo a vedere come si svilupperanno. Questa cosa può piacere ad alcuni e sembrare un po' fredda o calcolata ad altri, ma io trovo che in fondo siamo tutti vincolati da una cornice all'interno della quale ci sentiamo più o meno liberi di esprimerci.

    CITAZIONE (Iwkitn @ 9/6/2020, 18:02) 
    non so davvero cosa aspettarmi ma aspetto le prossime evoluzioni

    vorresti uno spoiler? :P
    la quarta parte prevede sempre una sorta di interazione tra più personaggi
  14. .
    Privilegi
    (4986 caratteri)

    Ospitare Cosimo, come anche concedergli di occuparmi casa senza orari, era stato un rischio mal calcolato. Se infatti con le altre ripetizioni potevo essere certo di avere i pomeriggi occupati, cosa ben diversa erano i restanti orari della giornata, che badavo a tenere sempre liberi da impegni e soprattutto da visite. Perché ad un certo punto, senza avvisare e senza che si potesse prevedere quando, sarebbe arrivato lui: il mio mecenate, una sorta di socio occulto della mia attività, nonché precedente fruitore della stessa. Il mio dirimpettaio Dario.
    Pallamanista di una certa fama nel settore, da più di cinque anni faceva circolare tra i ragazzi della polisportiva la notizia del professore che preparava alla maturità in maniera del tutto gratuita, salvando talvolta anche casi disperati. Come era stato il suo del resto; non perché fosse svogliato ma perché già ben avviato nello sport era costretto a perdere tante giornate di scuola tra allenamenti e trasferte. Abitando la sua famiglia sul mio stesso pianerottolo era stato per lui davvero comodo, quando si trovava in città e nei momenti più disparati, venire a casa per una spiegazione, un ripasso, una verifica. Così era nata una familiarità che ne faceva in un certo senso un figlio, o meglio - paragonando le età - un fratello minore, anzi "minimo". Non era strano che bussasse alla porta all'ora di cena, portando magari del cibo spazzatura da condividere; o che rincasando da una serata venisse ad appoggiarsi qui da me per non farsi vedere e riprendere dai genitori. Questo succedeva ancora adesso, nonostante avesse portato a casa il diploma già da qualche anno.
    Ciò a cui però Dario teneva, nella particolarità di un rapporto così atipico, era che questo non si venisse a sapere, o almeno non nel dettaglio. Era capitato, non troppo spesso a dire il vero, che lui arrivasse mentre l'allievo di turno andava via: accampava una scusa, mi chiedeva un ingrediente o se avessi sentito l'amministratore, ed una volta disse persino al ragazzino che era venuto a salutare lui.
    Con Dario era capitato di fare quasi tutto quel che fa una coppia: dal cucinare insieme e insieme lavare i piatti, al passare la serata sul divano guardando un film o una serie, magari affondando la mano nella stessa ciotola di popcorn o patatine; dall'appisolarci l'uno tra le braccia dell'altro sul divano o persino a letto, fino al condividere il bagno la mattina seguente, uno a sbarbarsi e l'altro in doccia. Niente di tutto questo era però mai stato scambiato, né da me né tantomeno da lui, per qualcosa di romantico. C'erano abbracci e coccole, se vogliamo, ma in maniera del tutto spassionata (nel senso etimologico della parola, "senza passione"). Il suo interesse amoroso era una cugina di secondo grado che non aveva problemi a troieggiare ma a lui non la mollava. E così, sfogandosi nel racconto di certe serate per locali in cui la incrociava e la sbranava con gli sguardi, mi era capitato spesso di vederlo preda dell'eccitazione. Gli si gonfiava letteralmente il pacco e non era affatto bravo a nasconderlo, o non gli importava. In risposta alla ritrosia di lei, Dario non si faceva mancare avventure più o meno protratte ma che potessero sempre giungere all'orecchio (o meglio ancora all'occhio) dell'amata. Di queste non lesinava i particolari neppure con me, ma che fossero meno intriganti per lui lo si evinceva anche dal "paccometro".
    Qualche volta, assai di rado ma in quantità rilevante nel corso di quasi cinque anni, si era anche lasciato andare alla masturbazione in mia presenza. Metteva in riproduzione un porno, senza volume, sul suo cellulare o anche sulla smart-TV, e tirava fuori il c@zzo. Con una mano si teneva stretto lo scroto e con l'altra, dopo essersi sputato nel palmo, segava furiosamente fino a raggiungere l'orgasmo; a quel punto rilasciava le palle e usava la mano nuovamente libera per "parare" gli schizzi. Lo avevo sempre osservato con interesse e posso affermare che quella tecnica fosse un suo must. Come invece smaltisse lo sbrodolìo non si poteva prevedere: che corresse in bagno (o in cucina) a sciacquare la mano sotto l'acqua corrente, che preferisse usare la carta assorbente, che piuttosto si ripulisse sulla maglietta o sui calzoni che aveva indosso, che restasse con il braccio penzoloni facendola gocciolare finché gli si fosse asciugata… restavo sorpreso da quell'incostanza. E temevo sempre per i cuscini del sofà che potevano capitargli sotto tiro.
    Spulciando il mio account sul sito porno in TV, non che ce ne fosse bisogno, aveva presto avuto la conferma dei miei gusti sessuali, delle mie preferenze, del mio amore per il c@zzo (ovvio) ma anche del mio fetish per i piedi. Forse per coincidenza, o solo perché io ci prestai più attenzione, da quel momento restava spesso e volentieri senza scarpe o completamente scalzo. Tuttavia non prese mai il discorso e la cosa più vicina al parlarne fu quando per sf@ttermi mi chiese se fossi disponibile a lavare i calzettoni dell'intera squadra.



    Prossima parte: Inconvenienti (mercoledì 10 giugno)

    Edited by forfeet - 10/6/2020, 14:10
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