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Il racconto completo che inizia con "Domande" ex Torneo 2020

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    big sweaty young feet licker

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    Il racconto "seriale" che qui pubblico nasce in concomitanza con il Torneo del Racconto 2020 (al quale ho partecipato con il primo brano), ma non espressamente per la competizione. L'idea di base mi frullava in testa già da un po' ed ho semplicemente colto l'occasione per svilupparla, in modo da potervi presentare ora il prodotto finito.

    Che consiste di quindici parti - per le quali ho voluto pormi il limite dei 5000 caratteri, come nel torneo - accoppiate in sette capitoli e mezzo, di cui è protagonista di volta in volta un ragazzo diverso. Ogni due capitoli (cioè ogni quattro segmenti) pubblicherò una breve scheda riepilogativa sui ragazzi, nella forma di una breve intervista. Se avete commenti e domande, potreste essermi di ispirazione.

    Qualcosa di attintente al tema del nostro forum è presente in ciascun capitolo, ma non si tratta sempre di scene esplicite ed in particolare ho evitato di soffermarmi sui dettagli insistiti, rendendo il tutto meno "porno" di quanto ci si potrebbe aspettare. Particolare attenzione invece ho dedicato allo sviluppo della vicenda e dei rapporti interpersonali.

    Struttura e date di pubblicazione:

    Domande
    (4921 caratteri)

    Quando Andrea seppe del mio "regalo" per Filippo dimostrò sorpresa, forse invidia, ma non un cenno di gelosia. Si presentò a casa mia puntuale come mai prima, il citofono trillò alle quindici meno due minuti; fatte le scale a due a due in pochi secondi eccolo al pianerottolo davanti alla mia porta. Quasi senza saluto, giusto un cenno dei suoi ricci scuri, arrivò in soggiorno e si liberò dello zaino lanciandolo sul divano.
    — Letteratura inglese? - chiesi, mentre lui frugava per recupare l'occorrente: libro, quaderno, una matita rosicchiata.
    — Yeah, sure - rispose impassibile e sedette scomposto al tavolo in cristallo. Aprì al capitolo su Joyce e iniziò a leggere con buona pronuncia ma senza trasporto un estratto del suo Ulysses.
    — Non così - lo corressi - prova a trasmettere un senso; immagi… - mi interruppe con un colpo di tosse e si ricompose sulla sedia.
    — Pensi che sono un ciclope, prof? che non vedo e non capisco? - domandò senza rabbia - Che bado solo alle pecore? che mi faccio coricare da un "niente" o un "nessuno"? - e tacque: si aspettava una risposta.
    — Qualunque cosa ti abbia detto Filip… - un nuovo colpo di tosse mi impedì di completare la frase.
    — E che ha detto? "Niente". Però mica sono scemo, lo so che qui a ripetizione lui se ne sta scalzo; e ci sta che gli hai preso le ciabatte - fece una pausa, si guardò il polso - Voglio capire: se uno ti chiede che ore sono, gli regali un orologio? Se è così inizio a farlo.
    Aveva uno sguardo serio ma non grave, anzi pareva accennare un sorriso che si tramutò subito in una nuova rincorsa verbale.
    — Stiamo in classe insieme, mica solo agli allenamenti. Parliamo tutta la mattina, secondo te non me lo diceva? e a modo suo: «il prof mi ha comprato 30 euro di ciabatte nuove». Cioè lui si è fatto comprare per 30 euro. Quindi…
    — Quindi? - gli feci eco. Conoscevo Andrea da qualche mese ed avevo imparato a riconoscere, in quelle sue frequenti elucubrazioni ad alta voce, il lavorio di una mente in costante fermento. Si credeva più sveglio di me, di chiunque, e non cercava l'approvazione ma al contrario di suscitare perplessità. Qualche volta lo avevo assecondato.
    — Quindi non ti chiedo regali, perché io non mi svendo. Ti chiedo perché Filippo? E non la risposta semplice: «è così easy che te lo porti a casa con poco». Voglio capi… - questa volta fui io a interromperlo.
    — Chi ti assicura che sia "poco"? - iniziai - Quello che ha ottenuto lui, intendo - aggiunsi svelto.
    — Poco è poco, rispetto a quel che hai avuto tu, prof - rispose assumendo una posizione più comoda, come di vittoria, e sfregandosi le mani. Sapeva qualcosa, e non certo per bocca dell'ingenuo Filippo.
    — Cosa avrei ottenuto io, Andrea? - chiesi dissimulando.
    — Tu scegli un solo genere di studenti: li fai sedere ad un tavolo trasparente così puoi guardare per tutto il tempo quello che ti piace. E non ci sono arrivato subito: pensavo fosse il "pacco" ma poi ho capito.
    — Cosa? - volli insistere.
    — Non c'è mica niente di male. A Filippo non hai neppure dovuto chiederglielo, lui che si toglie le scarpe appena può. Hai speso 30 euro una volta per essere sicuro che se le toglie sempre: le ciabatte restano qui e tu puoi vederlo scalzo ogni volta.
    Seguì un silenzio che nessuno dei due sembrava voler rompere. Lui aveva preso a giocherellare tanto con le mani, sopra il tavolo, quanto con i piedi in sneakers sotto al tavolo. Io non sapevo decidere se negare o ammettere, o come farlo. Infine riattaccò da dove lo avevo interrotto.
    — Quello che voglio capire è se ti piacciono i suoi per un motivo preciso. Filippo mi ha detto che non gli lasciavi togliere le calze. Come sapevi che ti piacevano PRIMA di averglieli visti nudi?
    L'istinto mi portò quasi a rispondere, ma Andrea continuò.
    — Lo capisci guardando le mani? Oppure ti piace "lui" e vuoi vedere solo i "suoi"… Ma questo mi pare strano: uno perché è Filippo, due perché anche a me guardi le scarpe, tipo ora.
    Colto in flagrante. Come uscirne? Ah ecco, aveva già ripreso.
    — Ti chiedi come sono i miei, prof? Vuoi che mi tolgo le scarpe? Mi compri le ciabatte se resto scalzo? - e nel dirlo accennava a sfilarne una aiutandosi con l'altra. - Spiegami perché proprio Filippo e le tolgo subito.
    — Èlemessè - borbottai. Lui mi fissava indagatore e preferii scandire - È la misura; è quello che cerco, la grandezza. - ci fu ancora una volta silenzio.
    — Ma la misura del piede, prof? Abbiamo lo stesso numero, io e lui, anzi mi sa che di poco li ho più grandi io. Devo credere che sia solo questo?
    — Non è poco, per quanto difficile da capire - risposi sincero.
    — Allora come promesso… - sfilò entrambe le scarpe in un istante, e se anche fossi stato impossibilitato a vedere avrei subito avvertito l'odore leggero e pungente - Non devi mica comprarne un altro paio - proseguì, chinandosi leggermente, levando anche i calzini che poggiò sul libro aperto - posso usare le stesse ciabatte di Filippo… però dovrai rispondere ad un'altra domanda!



    Prossima parte: Risposte (lunedì 1° giugno)

    Edited by forfeet - 26/6/2020, 22:03
     
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    big sweaty young feet licker

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    Le ripetizioni con Andrea e Filippo seguivano la stessa routine: i due condividevano il programma scolastico (erano compagni di classe), tanto che ipotizzai di fissare delle sedute comuni più avanti. Non era solo questo però a gemellarli, ma la libertà di togliere scarpe e calze col pretesto di stare in ciabatte. Lo stesso paio di ciabatte, comprate per uno e volute anche dall'altro, che appena loro andavan via io restavo a venerare, inspirando e azzardando una leccata. Filippo non immaginava il mio interesse, ma Andrea sapeva e mi ammaliava con quei piedi sotto al tavolo (di cristallo trasparente) al quale sedevamo.
    Di tanto in tanto, il ragazzo incuriosito voleva capire cosa ci trovassi di bello, se i suoi mi piacessero, se li preferissi a quelli dell'amico, cosa avrei escogitato per indurlo a restar scalzo (se non mi avesse anticipato)… Quasi ogni settimana se ne usciva con una richiesta di approfondimento che io, assai schivo, liquidavo con poche frasi. Fu così che per quella sua indole a condurre i giochi iniziò a donarmi piccole gioie quando ero più preciso ed esaustivo.
    Ad esempio quando pretese di capire quali particolari di un piede io reputassi esteticamente gradevoli, mi agevolò piazzando i suoi sul tavolo in bella vista a pochi centimetri dal mio viso. Iniziai parlando delle dimensioni, per venire interrotto da lui che argomentava come tutto fosse in proporzione… all'altezza. Dovetti smentirlo, sulla base dell'esperienza, ma ammettendo un favore statistico e motivando così la mia predilezione per nuotatori e cestisti. Gli spiegai che, secondo diversi studi, nelle nuove generazioni i piedi "grandi" sono più frequenti che nella mia. Si fece poi spiegare perché preferissi talloni morbidi, piante piatte, dita non troppo affusolate, unghie corte, e tutto il resto. Ad ogni dettaglio muoveva i piedi sotto al mio naso mettendo in evidenza la parte di cui parlavo.
    Un'altra volta chiese che altro mi piacesse fare oltre a guardare, beninteso che non lo avrei fatto con lui… o chissà? Questa remota possibilità non era l'unico incentivo: mentre cercavo le parole lui giocherellava a piedi nudi pericolosamente vicino ai miei, e rivoltava i calzini sopra al tavolo. Gli spiegai che tra odori e sapori, e la sensazione di calore umido, usare mani e bocca sulla pelle sudata era il fulcro della mia stimolazione.
    Volle ancora sapere, e chissà come una mente così giovane potesse porsi certi interrogativi, quale fosse il confine tra il mio feticismo e le mie preferenze sessuali. Ovviamente lui formulò la domanda con un suo lessico improvvisato, ma l'argomento era questo; quindi oltre ai piedi il c@zzo, ed il resto. Ben presto, mi resi conto, gran parte del nostro tempo insieme trascorreva con la descrizione delle mie voglie e fantasie, che lui un po' sfotteva e nel frattempo alimentava, proponendo - solo come esempio esplicativo - situazioni in cui avrebbero potuto concretizzarsi. Saputo poi della mia sensibilità agli odori, sperimentava di volta in volta la giusta gradazione di sudore, assicurandosi di chiedermi se il puzzo fosse troppo forte o poco profondo o sgradevole, e cambiando tipo di calze e scarpe o ancora provando a non usare saponi nel lavarsi i piedi, eccetera.
    Il suo interesse per il mio interesse non era esattamente come un interesse in comune; lui infatti non sembrava affatto eccitato da ciò che eccitava me, ma piuttosto divertito e soprattutto incuriosito da qualcosa che era come un'immagine sfocata, ma ora diventava una fotografia nitida. Fu con grande reticenza, e solo dopo che si era fatto raccontare alcuni episodi della mia passata esperienza, che decise di concedersi e concedermi un passo avanti. Dal solo guardare e tutt'al più annusare passammo al contatto: dapprima soltanto sfilargli le scarpe e i calzini. Poi si lasciò solleticare, sia in senso figurato che proprio, avvertendomi che avrebbe smesso se mi fossi soffermato troppo. Arrivammo infine al massaggio, che lui temeva lo avrebbe messo in forte disagio, ma fu tutt'altro che imbarazzante per entrambi. Andrea scoprì che lasciarsi manipolare i piedi, sempre un po' sudati com'erano i suoi, poteva essere rilassante e piacevole senza che questo comportasse un cedimento verso l'omoerotismo; o almeno non da parte sua. In tutto ciò, solo una volta sentì il bisogno di rendere chiaro che avrebbe negato quanto accadeva tra noi; subito dopo però, come suo solito, circostanziò e ammise che forse a qualcuno lo avrebbe persino raccontato di sua iniziativa.
    Così si era fatto maggio ed io aspettavo ogni nuova visita del ricciolo per potergli accarezzare e coccolare le "zampe" mentre lui leggeva e ragionava su brani di autori inglesi dei primi del Novecento. La situazione ci era oramai talmente familiare che al tavolo non facevamo neanche finta di accomodarci, preferendo di gran lunga il sofà nello stesso soggiorno.
    — Prof, stavo pensando - mugolò dopo essersi stiracchiato e messo comodo - che non sono sicuramente il primo a cui fai 'ste robe. Com'è che hai iniziato?



    Prossima parte: Minacce (mercoledì 3 giugno)

    Edited by forfeet - 4/6/2020, 13:45
     
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    molto bella questa storia davvero scritta bene. ma il prof che età ha?
     
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    CITAZIONE (Peterpedal91 @ 2/6/2020, 18:29) 
    ma il prof che età ha?

    Il "prof" ha circa 45* anni ed è un personaggio in tutto e per tutto basato su me stesso, ma non verrà tanto fuori come invece gli altri protagonisti. Vi ricordo che a questo proposito ogni due "capitoli" ci sarà un approfondimento sui ragazzi, sotto forma di intervista, alla quale potrete in un certo senso partecipare - se c'è qualcosa che volete sapere sul loro conto - inviandomi un messaggio o rispondendo a questa discussione. Ora può sembrare "strano" perché ho presentato praticamente solo Andrea, ma domani arriva il secondo "maturando".

    PS: Grazie per i complimenti e l'incoraggiamento, spero di restare all'altezza delle aspettative con tutti i brani che seguiranno.

    EDIT: per esigenze di "copione" ho dovuto spostare di quasi cinque anni in avanti l'età del "prof", ma questo non dovrebbe costituire un problema per lo sviluppo della vicenda.

    Edited by forfeet - 3/6/2020, 13:04
     
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    Wow! È stato il racconto che ho preferito di piú al contest, molto psicologico, mi piace. Andrea è molto interessante soprattutto perchè mi sembra manipolatore
     
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  8. Rxsec2
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    Penso che questo sia candidato ad entrare nella ristretta cerchia dei lavori migliori del forum. Era da tempo che aspettavo di leggere qualcosa che approfondisse aspetti diversi di questa passione. Aspetto con ansia i prossimi capitoli...
     
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    Bello! Aspetto il seguito!😍 complimenti!
     
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    big sweaty young feet licker

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    Qualche anno fa, ero più vicino ai 30 che ai 45, ritrovai una ex compagna di scuola che aveva interrotto gli studi a causa di una gravidanza. Il "bimbo" avrebbe presto iniziato le superiori, ma lei (da poco divorziata) temeva che il nuovo ambiente potesse destabilizzarlo. Avendo stima di me, insisté nel farmi conoscere il ragazzino perché gli dessi consiglio e stimolo. Benedetto era timido, arrossiva vistosamente ma stabilimmo un contatto. Li frequentai per tutta l'estate, poi rientrarono a Torino, e non ne seppi più molto. Finché lei si rifece viva, anni più tardi, supplicandomi di trovare un modo per far "maturare" il figlio.
    — Ciao zio! - mi salutò un bestione di quasi due metri, grosso e paffuto, in una maglietta nera che gli andava decisamente stretta. Carnagione chiara e lentiggini, rossiccio di pelo, non fosse stato per quella spavalderia avrei riconosciuto il piccolo e schivo Benedetto di quell'estate, seppure ora gonfio e ingombrante.
    — Mi chiamano Big Benny adesso - si vantò con un ghigno. Lo avevo ricevuto a casa, lui solo, per capire quale fosse il problema prima di decidere in che modo intervenire. Aveva le nocche sbucciate, chiesi subito di quelle. Rispose che aveva "acconciato" un "guardone" nel cesso della discoteca.
    — E la scuola? - domandai sviando il discorso. Raccontò che s'era fatto espellere da tre scuole, per risse e botte, nelle quali lui aveva avuto la meglio! Ora stava all'ultimo anno e…
    — … e se nessuno mi rompe le palle, diploma a giugno! - disse fiero come si trattasse di una grande impresa - Però sono un po' indietro, per questo mamma mi ha mandato da te.
    Era chiaro che lei ci tenesse più di lui. Facemmo il punto, materia per materia, stilando obbiettivi che fossero adeguati. Lui era insofferente, pareva che niente lo riguardasse, e in un paio d'occasioni si alterò.
    — Oh zio! non posso farmi il culo due volte, in classe e con te - sbuffò - Meno studio e più trucchetti, o mi scoccio sul serio. E l'ultimo che m'ha fatto incazzare sta ancora frignando - aggiunse facendo scrocchiare le dita.
    Avrei preferito rinunciare di fronte a quell'atteggiamento: non posso essere il tipo di insegnante che si lascia piegare dalle intemperanze degli allievi; ma al pensiero della mia amica disperata, e ancora più del bimbo tenuto in ostaggio dal bruto, affrontai la situazione con pazienza e dedizione. Benny veniva da me tre volte a settimana, gli insegnavo tecniche mnemoniche e collegamenti (i "trucchetti" da lui richiesti) ma insistevo perché di tutto avesse almeno una visione d'insieme. Doveva seguire e imparare, o avrei detto a sua madre che non c'era niente da fare.
    I rapporti inizialmente tesi e sul "chi va là" si normalizzarono con la rinnovata conoscenza. Benedetto se si applicava non era affatto stupido, pur non perdendo mai quel tratto burbero in cui si riconosceva e di cui faceva sfoggio ogni tanto, perché non lo dimenticassi. Più che ripetente, più che ventenne, aveva stabilito che a metà lezione gli spettasse una birra "croccante" cioè ghiacciata. Suggellava il gradimento con una serie di rutti, "la buona educazione" del bevitore. Ben presto a proprio agio, prese a lasciarsi andare nei modi e nella confidenza, forse complice quel poco spirito che dopotutto non reggeva così bene. Più d'una volta si "sgravò" sul sofà - lo stesso su cui siamo ora, Andre - implorando di ricevere una "cocca". Ignoravo di cosa parlasse, liquidavo quei suoi momenti come fumi dell'alcol e attendevo tornasse in sé, ma poi un giorno in cui lui era particolarmente su di giri finii per chiedergli spiegazioni.
    — Ce l'hai 'na coperta, zi'? - Solo quando gliene portai una si sdraiò e continuò a spiegare, con comandi successivi. «Toglimi la felpa», lui restava in maglia intima; «toglimi le scarpe», senza indugio lo assecondai, liberando un'aria mefitica che tuttavia non fece desistere la mia curiosità. «Pure i pantaloni, sennò non viene», e per quanto restio provai a tirarglieli giù. Benny ancora supino prese le mie mani e le guidò, un bottone alla volta, poi lui liberò me ed io lui, lasciandolo in boxer e calzini. Volle che gli stendessi sopra la coperta e che la rimboccassi: era quella la "cocca". Si assopì subito, ma rigirandosi irrequieto nel sonno finiva per scoprire un fianco o l'altro, o un piede. Fu in quel momento che provai qualcosa.
    Un senso di attrazione, di curiosità, non per il ragazzo ma verso l'estremità che sbucava dalla coperta. E provai… è brutto da dire, provai a sfilargli la calza. Sfiorai il tallone e lui sussultò, ma fu un attimo e proseguii facendo scorrere a fatica il cotone sulla pelle umida. Ecco, che avevo fatto? Il suo piede, grande, tozzo, morbido, era là e mi chiamava, voleva di più.
    — Tutto qui zi'? - sibilò lui, sonnecchioso e annebbiato - Mi devi togliere anche l'altro. E scaldarmeli… - aggiunse perentorio - con la lingua!
    Alla mia titubanza oppose un veloce e semplice ricatto: mi avrebbe accusato di molestie, e sua madre gli avrebbe creduto, se avessi disatteso quella e altre sue "aspettative".



    Prossima parte: Promesse (giovedì 4 giugno)

    Edited by forfeet - 4/6/2020, 13:43
     
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    Imparai ad anticipare le mosse di Benny: pretendeva attenzioni esplicite, sproporzionate. Non si trattava di "leccargli i piedi" quanto piuttosto di dimostrargli che ad uno come lui erano concessi onori e riverenze, nonostante - e forse proprio in virtù de - le sue intemperanze. Se però le prime volte avevo quasi fatto credere che fossero le ritorsioni a motivarmi, cambiai presto atteggiamento e gli feci intendere che lo facevo perché mi andava. In fondo era proprio così.
    Lo so, ti stai chiedendo fino a che punto mi sono spinto, Andrea; ma voglio evidenziare come ciò, pur senza che mi opponessi ed anzi trovandomi sempre ben disposto e pronto, tutto ciò non fu farina del mio sacco. Non avevo mai considerato questo angolo della stanza, per così dire, e fu Benedetto a farmici appassionare.
    Proprio come ora con te, senza che sia tu a chiedermelo né io a domandare il permesso, così con lui il massaggio era alla base dei nostri incontri di studio. Solo che invece delle mani adoperavo la lingua, e per questo motivo lui cercava di mettermi in difficoltà aggiungendo al "piatto" di volta in volta altri sapori. Quali? Eh che dire… prima l'immancabile birra, se ne versava un po' su un piede e li sfregava tra di loro perché entrambi si bagnassero. Io dovevo leccare, e giuro che non essendo un grande bevitore trovavo più ostico l'amaro della birra che non il suo sudore ferino. Più avanti poi anziché versarla dalla bottiglia, mi imbarazza un po' dirlo… sì, va bene, te lo dico… ne prendeva un sorso e lo sputava dritto sui piedi, e sputava e sputava anche quando di birra non ce n'era più. Chiedi se mi piaceva? Non mi dispiaceva, lo ammetto, perché la saliva ha una consistenza più viscosa e sì, la lingua scivola meglio.
    Questo tipo di servizio volle provarlo con altre sostanze, ti dicevo. Puntò sul "dolce" che capì poi che col "salato" sono più goloso e si sbizzarrì. Questi giochi con il cibo non erano proprio qualcosa che desiderassi, ma lo voleva Benny e continuava a propormeli, anzi ad impormeli. In cambio, diceva, prima o poi mi avrebbe fatto assaggiare qualcosa di davvero speciale. Uhm, prima di raccontarti questo però devo dirti del resto.
    Non tutte le pratiche che aveva pensato come sgradevoli o degradanti per me lo erano davvero, e se in parte potevano esserlo io mi sforzavo di non darglielo a vedere. Leccare questa o quella parte del suo corpo (piedi, mani, capezzoli, ascelle), anche solo massaggiargli gli arti indolenziti, spogliarlo e rivestirlo, occuparmi del suo bucato o di servirgli da bere e da mangiare, ed ovviamente rimboccargli la coperta quando voleva risposare. Non scordavo mai perché lui fosse là con me - guadagnarsi l'ammissione alla maturità - né la bontà d'animo del suo alter ego tredicenne che da qualche parte doveva pur trovarsi. Dal canto suo, orgoglioso e superiore, Benny voleva mostrarsi capace ed aveva memorizzato tutte le furbate che mi aveva chiesto di insegnargli. Così nelle verifiche improvvisate era quasi sempre in odore di sufficienza, ma in classe probabilmente sarebbe andata diversamente. Quando gli facevo notare che forse non era abbastanza per assicurarsi il risultato promesso a sua madre, lui mi prometteva che si sarebbe "messo sotto" se mi fossi io "messo sotto". E con ciò intendeva non soltanto fargli da "poggiapiedi" mentre lui studiava (o faceva finta) o quando al telefono aggiornava sua madre sui nostri progressi; ben presto volle che stessi "sotto" ai suoi piedi anche durante le sue lunghe sessioni di masturbazione. Metteva in TV dei DVD porno presi in prestito da suoi fantomatici amici, si accomodava e partiva la sega, e a volte mi infilava un piede in bocca ordinando di succhiare come se si trattasse del suo c@zzo ed io fossi la sua troi@. Una volta venuto, voleva che ripulissi il tutto usando della carta o le sue calze, ma senza mai permettermi di assaporare il suo sperma, nonostante fosse evidente che avrei voluto.
    Venne la settimana della verifica decisiva, ed ogni sera facevamo sempre più tardi, io escogitando nuovi collegamenti che lo agevolassero nel memorizzare, lui impegnandosi davvero come mai lo avevo visto fare prima. In quei giorni i momenti di distrazione sparirono davvero, la tensione si riversava tutta sullo studio. Ricordo ancora: era un martedì. Benny mi inviò un messaggio all'uscita da scuola: «Zio, è fatta, ho risposto a tutto. Stasera pizza». Era quel qualcosa di davvero speciale, ma io non lo sapevo.
    A consegnarla venne un ragazzo che Benny sembrava conoscere, lo fece arrivare in soggiorno e poi guardando me disse «qui ci va la doppia mozzarella». Scoperchiato il cartone, i due tirarono fuori ciascuno il proprio c@zzo e con una sega furiosa scaricarono una decina di schizzi di sborra sulla pizza che era già porzionata. L'altro salutò e andò via con un sorriso malefico stampato in volto. Benny invece si accasciò sul divano, tolse scarpe e calze e volle imboccarmi con i piedi, finché della pizza non restò neppure una fetta.



    Prossima parte: Miracoli (sabato 6 giugno)
    Domani invece: Intervista ad Andrea e Benedetto

    Edited by forfeet - 6/6/2020, 13:19
     
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    Approccio originale al racconto interattivo. E scrivi bene, bravo!
     
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    Bellissimo tutto, gli ultimi due capitoli anche di più. Complimenti
     
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    CITAZIONE (piedone_romano @ 4/6/2020, 14:53)
    Approccio originale al racconto interattivo. E scrivi bene, bravo!

    Ti ringrazio. Un complimento dal vincitore del torneo ha un certo peso! *_*

    CITAZIONE (David's slave @ 4/6/2020, 15:36)
    Bellissimo tutto, gli ultimi due capitoli anche di più. Complimenti

    Temo che l'episodio di Benny sarà l'unico con una vena di antagonismo, che però era necessaria per lo sviluppo della storia nel suo insieme.
    Mi auguro comunque di non deludere le tue aspettative per i prossimi episodi.
     
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43 replies since 31/5/2020, 12:18   5366 views
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