Malesfoot - Forum Piedi Maschili

Votes given by Porcello04

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    Capitolo 161

    Come immaginavo, i padroni tornano per pranzo. In casa c'è del cibo perché evidentemente il fratello del padrone Pierpaolo nei giorni scorsi ha fatto la spesa. Preparo per tutti e servo a tavola. I padroni mi ordinano di mettermi ai loro piedi mentre mangiano e io passo tutto il tempo del pranzo steso sotto il tavolo con i loro piedi addosso. Quando devo sparecchiare, o servire altro cibo, uno di loro mi dà un calcio per farmi capire quello che devo fare. Da sotto il tavolo, riesco ad ammirare le gambe muscolose dei padroni Fabio, Daniele e Pierpaolo, ma anche suo fratello ha un fisico molto definito. Avere otto piedi addosso mi fa gonfiare il cazzo in una maniera esagerata e, come tante altre volte, mi sborro nelle mutande senza neanche bisogno di toccarmi. Quando finiscono di mangiare, i padroni vanno a stendersi sui lettini in giardino per prendere ancora un po di sole, mentre io finisco di sparecchiare e inizio a lavare i piatti, dopodiché li raggiungo in giardino, mi inginocchio e chiedo se hanno bisogno di qualcosa. "Fammi un massaggio ai piedi" mi ordina il padrone Daniele e a quattro zampe mi avvicino a lui e inizio il massaggio. I piedi sono ancora sporchi di sabbia e li spolvero per bene mentre massaggio. Alla fine, il padrone mi ordina anche di leccargli i piedi.
    A metà pomeriggio, i padroni vanno a giocare a calcetto con dei loro amici e rimango nuovamente da solo a lavare i loro costumi da bagno e a pulire di nuovo la casa. Per essere soltanto il secondo giorno della vacanza, ho già lavorato tantissimo e sono stato usato già in moltissimi modi. Sono veramente felice ed eccitato. Visto che sono solo, chiamo Michele. "Ti amo" gli dico appena mi risponde. "Mi manchi un casino, mi manca il tuo corpo, mi manca tutto di te". "Anch'io ti amo da impazzire e vorrei che non fossi partito, ma immagino che ti starai divertendo un sacco e sono felice per te" mi risponde lui. "Ma sei solo in casa? Se i tuoi padroni ti scoprono al telefono si arrabbieranno" continua. "Tranquillo, sono solo, sono andati a giocare a pallone". Parliamo per un bel po'. Mi racconta cosa è successo a casa da quando sono partito, di quanto stia studiando per gli esami che dovrà sostenere a breve e, in continuazione, di quanto gli manco. Dopo la telefonata, mi sento rigenerato e mi metto a pulire la casa con ancora più energia. Al ritorno a casa, i padroni, probabilmente dopo essersi messi d'accordo, si stendono di nuovo sui lettini e mi ordinano di sfilargli scarpe e calze e leccargli i piedi. Fa molto caldo e ovviamente i piedi sono sudatissimi e molto odorosi. Il mio cazzo ormai è incontrollabile e di nuovo sborro nelle mutande. Poi, quando è il momento di cominciare a prepararsi per la serata, tornano in casa, si spogliano e buttano tutti i vestiti sporchi sul pavimento prima di andare a fare la doccia. C'è un grande cameratismo fra di loro, non si fanno assolutamente problemi a girare per casa completamente nudi o a entrare in bagno se è già occupato. Raccolgo tutti vestiti da terra e li metto da parte. Li laverò dopo aver aiutato i padroni a lavarsi e vestirsi. Quando sono solo in bagno con il padrone Fabio, mi fa inginocchiare per pisciarmi i n bocca. Come sempre, lo ringrazio baciandogli i piedi e mi accarezza sulla testa.
    I padroni escono e io passo tutta la serata a lavare a mano le magliette, i pantaloncini, le calze e le mutande che hanno usato per giocare a calcio. Sono intrisi di sudore, e io lecco per bene le mutande e le calze prima di lavarle. I padroni hanno detto che mi porteranno da mangiare quando torneranno. Ho fame, a pranzo non mi hanno dato niente da mangiare, ma sono costretto ad aspettare chissà fino a che ora. A un certo punto, mi addormento sul pavimento, ma vengo svegliato dalle voci dei padroni quando rientrano. Non ho idea di che ora sia, ma so con certezza che avranno voglia di divertirsi ancora con me. Il padrone Daniele ha in mano una busta di plastica, presumibilmente la mia cena. Sono ancora steso per terra e mi si avvicina. Mi dà un calcio sul fianco. "In ginocchio, schiavo". Mi metto subito in posizione. "Mi perdoni, padrone". Ci avrei dovuto pensare da solo ad inginocchiarmi, sono stato un vero coglione a rimanere steso. Apre la busta e la svuota sul pavimento. E' una poltiglia indefinita. Qualunque cosa sia stata prima di finire in quella busta, i padroni devono averla masticata per bene prima di "vomitarla". Il padrone Fabio mi dice: "Poi non andare in giro a dire che ti trattiamo male. Guarda, ci siamo levati la roba da mangiare dalla bocca per darla a te". Scoppiano tutti a ridere. "Mangia, cane" dice il padrone Daniele che è ancora davanti a me. Mi piego verso il pavimento e inizio a mangiare mentre i padroni controllano che non lasci neanche un avanzo. "Adesso vienici a levare i vestiti che dobbiamo andare a dormire" dice il padrone Pierpaolo e li seguo al pieno di sopra per spogliarli, mettere a posto i loro vestiti, aiutarli in bagno prima di poter tornare a dormire sul pavimento.
    Per tutta la successiva settimana, tutti i giorni andranno praticamente nello stresso modo. La giornata dei padroni scorre fra mare, abbronzatura in giardino, partite di calcio e uscite serali, mentre per me il tempo è scandito dalle pulizie della casa, bucati da fare, piedi da massaggiare e leccare. In più, il padrone Fabio mi piscia in bocca tutte le volte che ne ha bisogno e almeno una volta al giorno, mi scopa la gola. Sono felicissimo di come stanno passando questi giorni e servire quattro padroni contemporaneamente non è una cosa che capiti a molti schiavi però, proprio il giorno prima della partenza, tutta la mia felicità svanisce in un istante, quando mi arriva un messaggio del padrone Gabriel. "Fra tre giorni me ne vado, torno a Roma. Devi venire a prepararmi le valigie". Non poteva darmi una notizia peggiore. So con certezza che l'anno prossimo non tornerà in paese e quindi non lo vedrò più, non lo potrò più servire e non gli potrò più leccare i piedi. Ma, forse, non è questo l'aspetto peggiore. Dopo che sarà partito, non potrò più offrirgli il mio supporto, la mia amicizia. Sono distrutto.
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    !!! questo racconto non è incentrato in maniera principale sui piedi (anche se adorando il tema sicuramente verrà fuori qualcosa eheh). Lo pubblico qui perché l'ho appena scritto e ci tengo molto. Ho provato a caricarlo anche su un altro sito di racconti, ma me lo blocca dalla pubblicazione per "problemi di formattazione". In attesa di fare pace con loro, mi dispiaceva molto tenerlo chiuso in un cassetto e volevo condividerlo per sapere la vostra opinione. !!!

    ** vorrei scrivere una storia che piano piano cresca, ascoltando i vostri consigli e cercando di farvi divertire al massimo! Per questa ragione, questa parte del racconto è solo introduttiva, non ci sono scene di sesso ma vengono poste le prime basi per costruire la storia. Vi avviserò quando i contenuti saranno più o meno espliciti, e se preferite saltare le parti di solo racconto potrei mettere dei veloci riassunti nei capitoli più hot… fatemi sapere nei commenti!!! L’idea è di strutturare il racconto a puntate, come fosse una piccola serie. Ho già in mente quella che sarebbe la prima “stagione”. Spero il mio racconto possa non deludervi così da proseguirlo.
    PS: se qualcuno dei grandi maestri del racconto qui sul sito avesse piacere di dare una lettura e “revisionarmi” i prossimi capitoli prima di pubblicarli, mi farebbe davvero piacere! **

    Quando riapro gli occhi, la camera dell’hotel è buia, immersa nel silenzio. L’acqua ormai è fredda, sicuramente ho dormito a lungo nella vasca. Muovo la mano, cercandolo. Non è più qui con me. Mi giro su un fianco, dalla finestra aperta alle mie spalle entra l’aria notturna e subito un brivido mi percorre la parte della schiena fuori dall’acqua. La luce dei lampioni scivola nella stanza e rimbalza sulle superfici. Mi vedo riflesso sul miscelatore del rubinetto. Il mio corpo è nudo, deformato, mi guardo dritto in quegli occhi allungati dalla curva metallica. Sorrido, mi sento finalmente felice, è da tanto che non provavo questa emozione. Guardo oltre l’orlo della vasca, nel letto c’è lui. Sdraiato, a pancia in giù, nudo, un braccio che penzola dal bordo letto, in quel suo modo strano di dormire che tante volte ho visto tenere al mio coinquilino. Lo guardo, ripenso alla notte appena passata insieme. Sono ancora pieno di lui. Lo amo.
    Aveva avuto ragione lui, come sempre.

    - Due mesi prima -

    Cerco le chiavi dell’appartamento nello zaino, sono finite sotto i libri delle lezioni di oggi. Apro la porta, mi tolgo le scarpe e richiudo a chiave. Dal corridoio vedo in cucina Alessandro seduto al tavolo, con una tazza in mano. Sicuramente è caffè. Sta parlando con una persona, Emanuele, ma non lo vedo, rimane nascosto alla vista. Passo davanti alla mia camera, apro la porta e lancio lo zaino sul letto, poi proseguo verso la cucina. La camera di Ale è chiusa, la porta di quella di Ema è spalancata, sbircio dentro e il letto è disfatto. Penso di non aver mai visto la sua camera ordinata, in realtà sembra la tana di un animale selvatico. Mi chiedo come tutte le ragazze riescano ad entrare lì dentro e uscirne vive.
    “Ehi, ciao ragazzi” dico mentre mi avvicino ai fornelli sperando che nella moka rimanga ancora un po’ di caffè.
    “Caffè finito. Giornata dura? Ricordati che oggi è anche il tuo turno di pulire il bagno.” risponde Ema, sorseggiando dalla tazza guardandomi. Che stronzo, lo sa quanto io odi essere trattato come se fossi lo sguattero della casa. Gli faccio la linguaccia, loro ridono e ricominciano a chiacchierare tra loro su un qualche professore del loro corso. Mi sposto nello sgabuzzino, recupero i prodotti per pulire e sono pronto per sistemare il bagno. Per fortuna questa volta è abbastanza pulito, praticamente in questi giorni sono stato sempre solo in casa.
    Sto per finire il pavimento quando sento picchiettare alla porta aperta. È Alessandro, appoggiato dolcemente allo stipite della porta, mi guarda e sorride. “Caffè pronto quando vuoi, te l’ho rifatto.” Lo guardo, i suoi occhi sono verdi, magnetici, rimarrei ore a fissarlo. È di una bellezza incredibile, sembra che ogni parte del suo corpo sia stata studiata per rappresentare la perfezione dell’uomo. Ha 24 anni ed è il migliore amico di Emanuele da sempre: stessa età, stesse scuole, stesse passioni, stessa università. Sembrano vivere in simbiosi. Il suo corpo è atletico, non troppo muscoloso, formato da allenamenti costanti in palestra ma senza sembrare un armadio. Ha i capelli sempre ordinati, non ho idea di come faccia. Sono neri, così intensi da ricordarmi il buio di quelle notti calde, estive, passate sulla cima della collina vicino al paese dove vivevo, con i miei amici a fumarci qualche canna. È sempre profumato, con un odore dolce, che entra nel naso e non ti abbandona più, imprimendoti nel cervello la sua immagine.
    Guardo lui, poi sposto lo sguardo su Ema, il giorno e la notte. Mi chiedo come due ragazzi così diversi possano essere amici.
    Riordino, mi siedo al tavolo, Ale mi avvicina la mia tazza, la prendo e la sorseggio piano. È bollente. Mi guarda, potrei perdermi nei suoi occhi. Mi sorride, apre leggermente la bocca per parlare, non riesco a non immaginarmi quelle labbra umide e rosa sul mio collo.
    “Ah, non ti ho detto una bella cosa! Stasera viene Chiara a trovarci! Pizza, cosa dici?”

    Chiara è la mia migliore amica e anche il motivo del perché sono finito a convivere con questi due ragazzi. Lei è la fidanzata di Alessandro. Me lo ha presentato lei, siamo diventati subito amici. Ovviamente, essendo il suo ragazzo, non faccio altro che provare vergogna per i pensieri su di lui ogni volta che li vedo insieme. Mi immagino al posto di lei, tra le sue braccia, protetto da un ragazzo che infonde coraggio e serenità.
    Ho conosciuto Chiara alle medie, si era trasferita da poco nel mio paesino. Aveva avuto una storia turbolenta in famiglia, non ne ha mai voluto parlare, neanche con me. Aveva perso un anno a causa del trasferimento e si è ritrovata nella mia classe. Da allora siamo diventati inseparabili. Alla fine del quinto anno del liceo, lei aveva deciso che non avrebbe più continuato gli studi, ma sapendo che io mi sarei dovuto trasferire in città, aveva chiesto ad Alessandro se ci fosse un posto in casa con loro. Fu un vero affare. Un affitto stracciato perché la casa era di proprietà di un loro amico, che viveva lì con loro. Non l’ho mai conosciuto, mi sono trasferito qui da solo due mesi e lui è via per l’Erasmus e non sarebbe tornato a breve. I ragazzi dicono che con i soldi che la sua famiglia possiede, probabilmente è scappato a fare la bella vita all’estero. Ad ogni modo, in casa c’è sempre la sua stanza personale, chiusa a chiave. Nessuno entra, neanche per le pulizie. Per me rimane un grande mistero.

    La serata trascorre bene insieme a Chiara e ai due miei coinquilini. Ridiamo come non mi capitava più da tempo, guardando la TV e prendendo in giro i peggiori programmi che trasmetteva.
    Si è fatto tardi, ci ritiriamo ognuno nelle proprie camere e qui incomincia la parte peggiore della notte: sentire Alessandro e Chiara che fanno l’amore. Non sono i suoni a disturbarmi, ho la camera a fianco ad Emanuele e sento ben di peggio quando porta a casa qualche ragazza. Quello che mi disturba è sapere che non sono io tra le braccia di Ale. E non ci sarò mai.
    Il tempo sembra smettere di scorrere, i suoni continuano a lungo fino a quando, all’improvviso, il silenzio pervade tutta la casa. Hanno smesso. È venuto. Magari dentro di lei, magari dopo averle detto di amarla, e magari ora giace al suo fianco, stanco, con la puzza del sesso sulla sua pelle, il ca**o ancora sporco degli umori dell’amplesso. E io sono qui, a toccarmi e pensare a lui, come ogni notte. Solo nel mio piccolo letto che non potrebbe accogliere nessun altro. Vengo sul mio corpo. Ca**o non sono riuscito a trattenermi. Immaginare le mie mani che corrono lungo i muscoli di Ale è stato irresistibile.

    Mi alzo e mi dirigo verso il bagno. Opto per una doccia, così posso impostare la sveglia per domani mattina mezz’ora più tardi. L’acqua calda scorre sul mio corpo, incomincio di nuovo a giocare con il mio ca**o, il vapore appanna lentamente il vetro. Ora posso tornare con la mente tra le braccia di Alessandro.
    “Hanno tenuto sveglio anche te?” entra Ema in bagno distraendomi dai miei pensieri, come sempre senza dimostrare interesse al fatto che è già occupato. Mi giro dandogli le spalle, nascondendo il pe*e, anche se non servirebbe visto che i vetri della doccia sono satinati. “Tu fai molto più casino.” gli rispondo con tono scortese, per fargli capire che la situazione mi disturba.
    Mi risponde “Mi sembra ovvio, io le so fare godere per davvero le tro****e.” e intravedo la sagoma delle sue mani che muovono il ca**o come per togliere le ultime gocce. Se lo rimette nelle mutande ed esce.
    “Sei uno stronzo” gli dico a bassa voce, aprendo i vetri della doccia e sporgendomi.
    Lui si gira mi fa il dito medio. Io vedo i suoi muscoli così definiti su tutto il corpo, le gambe con una leggera peluria dorata, il dito lungo e sinuoso, il suo sguardo da bastardo, gli slip che sembrano contenere a fatica il suo membro. E poi la schiena muscolosa, mentre si gira, i capelli biondi tagliati corti, le spalle possenti, le vene delle braccia che corrono poi lungo il corpo fino a quei piedi lunghi e sensuali. Sembra un piccolo dio sceso in terra. No, sembra un demonio venuto dagli inferi. Rientro in doccia, chiudo gli occhi. Rivedo i suoi occhi azzurri come il ghiaccio. Il suo sguardo intenso, che sembra possa scrutarmi l’anima. Un brivido mi percorre il corpo, quel ragazzo mi mette a disagio. Piano piano scivolo sul piatto della doccia. Le gambe rannicchiate, le mani che nascondono il mio volto. Penso ad Emanuele, alla sua fredda bellezza che mi attira e terrorizza. Poi ad Alessandro, caldo e sensuale, ma irraggiungibile. Sento di amarlo, ma come posso amare il ragazzo della mia amica. Come posso amare un ragazzo che non conosce i miei sentimenti, che di sicuro non li ricambia. Io sono solo un ragazzetto gay, con un paio di esperienze vissute in un paesino disperso tra le colline. Lui è un uomo vero, fidanzato, etero, che mi conosce solo perché sono l’amico della sua ragazza, solo perché sono il suo coinquilino. Io non potrò mai essere suo. Ma io lo amo.
    Ca**o, in che situazione sono, sto impazzendo.
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    Che piedi Seba Giovinco
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    Capitolo 137

    Arrivo presto a casa del padrone Gabriel senza sapere cosa aspettarmi. Ci ho pensato a lungo al suo comportamento nello spogliatoio e l'unica cosa che mi è venuta in mente è che si sia arrabbiato perché non ho accettato subito il lavoro a casa del suo amico. Non riesco a darmi altre spiegazioni. Il padrone ovviamente dorme quando arrivo e così preparo tutto per servirgli la colazione a letto quando si sveglierà sperando che non sia più arrabbiato come ieri. Mentre aspetto che si svegli, inizio a pulire la casa, poi quando sento che la porta della sua camera si apre, corro da lui a baciargli i piedi sperando che mi pisci in bocca. "Sei un pezzo di merda. Mi hai fatto fare una figura del cazzo con Rocco" mi dice appena mi vede. "Mi perdoni padrone, ma io ho solo chiesto un po' di tempo per sistemare bene le cose, l'avrei accettato il lavoro". "Non dire cazzate al tuo padrone. Se volevi accettavi subito. Ma l'ho capito perché l'hai fatto. Vuoi dedicarti completamente a me senza altri padroni". Non so se abbia ragione lui, ma inizio a pensarci. In effetti non è da me rifiutare o comunque non accettare subito un lavoro dove potrò servire in casa tre ragazzi, occuparmi delle pulizie e avere anche un altro padrone. Da tempo, quasi tutte le mie mattine sono dedicate al padrone Gabriel. Il padrone Fabio mi può usare quasi solo negli spogliatoi almeno fino a quando non finirà la scuola, il padrone Massimiliano si deve essere già stancato di avermi al suo servizio perché da tempo non mi chiama. O sono io talmente preso dal padrone Gabriel che sto facendo in modo che gli altri padroni mi scarichino? E' vero che da quando sono di sua proprietà, penso a lui in continuazione e ormai non è più solo il mio padrone. Non parlo di quel rapporto strano di quasi amicizia che si è creato fra noi, ma sento la necessità di occuparmi di lui perché gli voglio bene. Io ho bisogno di essere usato, sfruttato, dominato, ma con il padrone Gabriel adesso le cose stanno cambiando. Non faccio tutto quello che mi ordina perché sono costretto, ma perché voglio farlo, perché voglio che lui viva comodamente, con la colazione servita, la casa pulita e tutto il resto. "Padrone mi perdoni se le ho fatto fare brutta figura, ma sono intenzionato ad accettare". "No, devi essere mio. Ho già detto a Rocco che ti ho impedito di accettare e che si trovasse un altro verme che gli pulisce la casa". Mi vuole quasi in esclusiva, come quando in ritiro ha lottato con il padrone Fabio per chi dovesse avere il pieno controllo su di me. Bacio di nuovo i piedi del padrone: "Grazie" gli dico semplicemente.
    Quadro arriva il giorno della festa di Luca, mi sveglio già sapendo che sarà un weekend infernale. Fra la partita di oggi dell'under19, la festa e la partita di domani dell'under17, dovrò lavorare senza sosta per ore. Come sempre, arrivo al campo presto per sistemare gli spogliatoi e quando arrivano i giocatori e la squadra avversaria è tutto pronto. La partita è brutta, la squadra avversaria molto fallosa e scorretta. Passano tutto il tempo a protestare con l'arbitro e a insultare i nostri giocatori. Vinciamo con un gol del padrone Gabriel nel secondo tempo e alla fine nello spogliatoio tutti i giocatori fanno festa con gavettoni, urla e risate. "Schiavo vieni qua" mi dice il padrone quando si sono calmati quasi tutti e iniziano ad andare a fare la doccia. "Ho segnato, levami scarpe e calze e leccami i piedi. Poi valli e leccare a lui che ha fatto belle parate" e mi indica il portiere. Mi butto subito ai suoi piedi e faccio quello che mi ha detto. Dopo la partita, i piedi del padrone sono quanto di meglio possa capitare di dover leccare. Sono sudati e molto odorosi, sporchi di frammenti del calzettone, terreno e chissà che altro. Mentre glieli lecco devotamente, vedo il portiere che non si è ancora cambiato e aspetta il momento in cui anche lui si godrà una lingua che gli pulisce i piedi sporchi e sudati. Dallo spogliatoio della squadra avversaria, si sentono urla e un sacco di rumori. Quando vanno via ed entro per pulire, mi ritrovo davanti il peggio che potessi immaginarmi. Oltre a sporcare tutto il bagno di merda, hanno cagato anche nei lavandini e negli orinatoi, buttato per terra carta igienica e fazzoletti sporchi, e pisciato sul pavimento. Non mi ricordo un'altra società che si sia comportata in maniera così incivile. C'è tanto da fare e non ho molto tempo. Non posso neanche lasciare un po' di lavoro in sospeso, perché domani mattina c'è l'altra partita e gli spogliatoi devono essere pulitissimi. L'unica cosa che posso fare è non pulire le scarpe dei giocatori. Potrò farlo durante la partita dell'under17, ma mi dispiace perché adesso le scarpe sono ancora calde e odorose in maniera decisamente eccitante.
    Raccolgo con le mani tutta la merda, dai lavandini, dal bagno, dagli orinatoi e pulisco tutto. Mentre la sto ancora raccogliendo, entra nello spogliatoio il padrone Gabriel che vede quello che sto facendo. "Ma che cazzo hanno combinato? 'Sti figli di puttana, 'sti bastardi. Se stavano ancora qua li mettevo di testa dentro alla loro merda. Come cazzo si sono permessi?" E' veramente arrabbiato e resta un po' a guardarmi mentre pulisco. "Vuoi venire a fare una pizza stasera? Stavolta giuro che non ti lascio per strada". "Non posso padrone, mi dispiace". Gli spiego della festa di Luca. "Ah, peccato, volevo parlare". "Vuole che vengo da lei quando finisco al bar? Però potrebbe essere tardi". "No, no, tranquillo, magari chiamo qualcuno della squadra". "Mi dispiace padrone". "Ma che stai a dire? il lavoro è lavoro".
    Faccio tutto quello che riesco e poi corro al bar. Cosimo ovviamente è già li da stamattina. "Oh, allora io vado a casa a cambiarmi. Roberto, date una pulita. Tra un po' arrivano quelli che portano la roba da mangiare" dice Luca prima di andar via. "Beato lui che può andare a casa a cambiarsi per la sua festa, io sto qua da stamattina e chissà a che ora finiamo" dice Cosimo. "Lui è il proprietario e ci paga e quindi può permetterselo. Noi invece siamo i camerieri e lavoriamo" gli rispondo prima di mettermi a fare le pulizie anche se so già che fra poche ore dovrò di nuovo pulire tutto. I primi invitati arrivano verso le 22 e in poco tempo il bar è pieno. Io e Luca siamo coetanei quindi c'è un sacco di gente del paese che conosco, ci sono alcuni miei ex compagni di classe delle elementari e delle medie. Qualcuno mi saluta, qualcun altro mi ignora come se si vergognasse di conoscere quello che serve da bere e da mangiare, qualcun altro ancora mi vede e ridacchia. Non è un problema, da quando ho iniziato a lavorare ho fatto quasi sempre il cameriere o comunque lavori molto umili quindi sono abituato a servire persone che conosco. Durante la serata, guardo anche Cosimo. Ormai è diventato bravo nel suo lavoro. Si muove velocemente con il vassoio in mano, è gentile con tutti e non si fa più tutti i problemi di quando ha iniziato a lavorare e si sentiva umiliato nel dover fare il cameriere. Sul tardi, oltre la mezzanotte arriva un altro gruppo di ragazzi che conosco perché frequentavamo la stessa scuola. Mi avvicino per servire da bere. "Ma non sei quello che veniva alla scuola nostra? Complimenti, hai fatto una bella carriera" mi dice uno di loro e subito interviene un altro. "Stasera gli è andata bene, mio fratello gioca nella squadra di calcio del paese e mi ha detto che questo qua è quello che lava mutande e maglie e pulisce le scarpe dei giocatori, ma si fa pure trattare a merda da tutti i giocatori". Mi allontano, ma sono certo che stanno continuando a parlare di me e di come vengo trattato nella squadra.
    La festa finisce verso le 3. Quando se ne sono andati tutti, Luca si butta su una sedia e dice: "Sto stanchissimo, me ne vado. Pulite tutto. Cosimo domani vieni tu ad aprire. Non so a che ora arrivo. Anzi, forse non vengo proprio". Rispondo io per me e Cosimo. "Va bene Luca, ci pensiamo noi. Vai a casa a riposarti e buon compleanno". Lascia sul tavolino la nostra paga e va via senza neanche salutarci. "Che stronzo a trattarci così" dice Cosimo mentre io sto raccogliendo piatti sporchi e altre cose per cercare di finire a un orario decente prima di dover tornare al campo per la partita. C'è un sacco di roba da mangiare avanzata e ne approfitto per prendere qualcosa. Cosimo mi si avvicina con un piattino con una fetta di torta. "La vuoi fra?". "Si grazie". Allungo la mano per prendere il piatto ma Cosimo in un attimo mi spiaccica la torta sulla faccia, come se fossimo in un film comico e inizia a ridere. Ride di gusto, come forse non aveva mai fatto da quando lo conosco. Resto interdetto e cerco di reagire. Prendo anch'io un pezzo di torta e cerco di tirarglielo in faccia, ma è più veloce di me e scappa, poi, non so neanche io come, in pochi secondo ci ritroviamo sul pavimento come se stessimo lottando. Cosimo non riesce a smettere di ridere mentre io faccio finta di picchiarlo. E' felice, davvero felice. Non sta ridendo di me per quello che ha fatto. Quando riesce a smettere di ridere mi abbraccia forte spingendo la testa sul petto. "Grazie fra, ti voglio bene". Gli do un bacio sulla fronte. "Scusa per la torta, ma non ho resistito, è stato troppo divertente". "Ti voglio bene anch'io Cosimo". "Lo so" mi dice continuando ad abbracciarmi. Non ride più, ma sento che è felice e anche se il tempo passa e io vorrei finire di lavorare, non lo stacco da me. "Domani c'hai la partita?" mi chiede. "Magari domani, fra poche ore". Si separa da me. "Vattene a casa, finisco io qua e se mi sbrigo dormo un po' e poi apro". "No, tranquillo Cosimo. Ce la faccio, pulisco io". "No, fra. Tu hai fatto un sacco di cose per me, me la vedo io. E' il minimo che posso fare per te. Vatti a riposare e a lavare la faccia". Gli do un altro bacio sulla fronte e me ne vado a casa. Ci sono solo i gemelli che per fortuna non mi vedono tutto sporco di panna e cioccolato. Ho un paio d'ore per dormire, poi di nuovo al campo.
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    L’effetto che mi fa leggere i vostri commenti alle mie foto... 🍆






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    Mi chiamo Nicola e lavoro nello staff della nazionale italiana

    Stiamo andando in trasferta in Portogallo per gli spareggi per andare al mondiale , appena preso l’aereo mi hanno messo nel posto affianco a chiesa (io sono innamorato da sempre di lui e per me è un onore stargli affianco) , inizio a presentarmi e lui è molto gentile e dolce, dopo circa 2 ore di volo ancora non siamo arrivati e fede se ne esce rivolgendomi una frase che mi fa eccitare troppo “mamma mia avrei proprio bisogno di un bel massaggio ai piedi” senza vergogna gli dico ridendo “ se vuoi te li massaggio io “ , lui sorpreso si toglie le scarpe e me li mette sulle mie ginocchia, inizio a massaggiarli per bene fino a quando non atterriamo , appena finito lui mi dice subito “grazie fra mi hai fatto rinascere sei anche meglio dei massaggiatori “ io rispondo ridendo “figurati” , arriviamo in hotel e ci fanno scegliere con chi stare in stanza fede mi dice subito se volevo stare insieme a lui e io gli rispondo ovviamente di si , arriviamo in stanza nostra e ci cambiamo subito per andare a cena, appena rientrati da cena ritorniamo in camera , fede si va a fare la doccia e io ne approfitto per odorargli le scarpe e i calzini, nemmeno il tempo che finisco di dargli una odorata che lui esce e mi becca con i suoi calzini vicino al naso col cazzo duro , non ho giustificazioni e lui schifato se ne va e si mette al letto, la mattina dopo mi sveglio solo , cazzo sono le 11:30 fra poco finisce l’allenamento mattutino, mi vesto ma all’improvviso arriva fede e….
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    - In questo momento non puoi comprendere, ma un giorno capirai - una frase che era stata solo una dei tanti punti oscuri di Matteo.
    Matteo è un ragazzo misterioso che ho conosciuto tramite un sito di incontri. Il suo profilo whatsapp ha un'immagine profilo abbastanza equivoca, e non sono riuscito ad avere nessuna notizia ufficiale su di lui. Tramite il numero di telefono non sono riuscito a risalire a contatti su Facebook, Instagram o ad ottenere qualche informazione in più.
    Dall'altra parte, invece, la mia impressione è sempre stata che lui sapesse tanto di me, forse troppo. Dove studiavo, Dove abitavo, i nomi di alcuni dei miei amici, e senza che io glielo dicessi prima. Addirittura sembrava convinto di dove sarei andato a fare lo stage, ben prima che le risorse umane della Juventus mi contattassero. Ancora più strano è stato l'approccio sul sito di incontri. Lui, passivo, che cerca un altro passivo. Ci siamo visti solo per parlare, ho accettato solo perché mi prospettava una possibilità irrinunciabile. E questa possibilità irrinunciabile si è palesata, non per lo stage, ma per il sudore di quel piede e quello sputo che mi sono entrati in bocca ma, ancora di più, mi sono entrati in testa. Dormo poco la notte, devo dire che la situazione è eccitante e allo stesso tempo un po' preoccupante. Cosa significa che ora appartengo a Dybala? Che sono una specie di schiavo? Intanto Matteo non risponde ai miei messaggi su Whatsapp dove gli chiedo qualche chiarimento, ho provato anche a telefonargli ieri sera, ma nessuna risposta. Alle cinque di mattina, nonostante il freddo pungente piemontese, il buio e una città che non conosco affatto, mi alzo presto e faccio una passeggiata nell'isolato. Non riesco a dormire e, piuttosto che girarmi inutilmente intorno al letto fino all'ora della sveglia, tanto vale fare qualcosa. Dopo una doccia e una colazione leggera, Arrivo al campo di allenamento. Ricevo la divisa di ordinanza per i dipendenti, una polo e dei jeans. Una mascherina FFP2 nera, mentre i giocatori sono tutti sprovvisti, gli occhiali da vista che diventano il mio unico segno identificativo, incontro tutta la squadra e mi presento. Sono tutti molto cordiali e, come per Paulo, sono molto più belli dal vivo che in televisione. De Ligt è un armadio, Locatelli ha l'aria del cucciolone. Morata è splendido, ho sempre invidiato la Campello, non lo nascondo. E anche Dybala, in presenza dei compagni, è gentile con me. La giornata la passo a fare, in realtà, molto archivio e analisi dei dati. Devo aiutare lo staff per impostare gli allenamenti e solo per una mezz'ora sono a contatto con il resto della squadra, più che altro per prendere nota dei progressi durante la parte atletica. L'unico momento in cui torno ad essere lo schiavo di Paulo è nel primo pomeriggio. Entra nell'ufficio in cui sto facendo alcune pratiche. Ci sono solo io. Mi guarda e mi prende la mascherina, ci scatarra dentro e dicendomi - così penserai a me e ti ricorderai il tuo posto - se ne va, senza nemmeno lasciarmi il tempo di dirgli qualcosa. Intanto torno a scrivere a Matteo, ma l'immagine profilo del suo Whatsapp è sparita, come se avesse bloccato il mio numero. Un numero fake con un risultato reale. Ora non so più che cosa pensare. Ho bevuto quello sputo che comunque bagnato irrimediabilmente la mia mascherina, ciò mi ricorda costantemente che sto perdendo il controllo. Nel campo di allenamento Paulo si avvicina a me solo per sussurrare - finita la sessione schiavo, vengo nel tuo ufficio - e se ne va dopo il mio laconico - sì, padrone. Entrato nell'ufficio, constatato che siamo soli, si siede sul tavolo davanti a me, ancora sudato e sporco - per la doccia aspettiamo che se ne vadano tutti, così ci penserai tu - mi dice.- sì, padrone.- invece, ora ti spiego alcune cose - replica - esisto solo io per te. Tu non hai amici, familiari, impegni, università o altre cose che metterai davanti a me. Lo stage procederà normalmente, ovvio, ma se una sera ho voglia di sfogarmi tu devi essere libero . - il mio sguardo è un po' perso - Guardami mentre ti parlo - mi rimette all'erta oltre a darmi soggezione.
    - sì padrone. - lo guardo in faccia.
    - tu non parli di me con nessun altro. Matteo ha fatto il suo lavoro, ora per te lui è morto. Chiaro?
    - sì padrone.
    - non ti deve interessare come sei arrivato qua.
    Poi si toglie un calzettone, lo arrotola, mi toglie la mascherina, me lo mette in bocca e mi rimette la FFP2. - buono fr0cio?
    Inizio a succhiare il sudore dei suoi piedi, faccio un cenno affermativo con la testa.
    - Ora tu finisci le tue pratiche da stagista. Io vado ad ascoltare il mister. Quando tutti se ne saranno andati ti chiamerò. così verrai nello spogliatoio a giocare con me.
    Faccio di sì con la testa, non riuscendo a parlare.
    - Intanto rifletti bene. Di là avrai carta bianca. Sarai premiato o punito in base al tuo rendimento. - dice sorridendo - comunque direi di piacerti. Con la mascherina non si nota che hai una mia calza in bocca, ma guardando i pantaloni si nota benissimo quanto sei eccitato.
    E, togliendomi di nuovo la mascherina, mi sputa in faccia, la rimette e se ne va.
  8. .
    Capitolo 47

    Stasera sarà speciale. Io e Michele andremo a mangiarci una pizza insieme nel locale dove hanno trovato lavoro i gemelli. Era da un po' di tempo che ne parlavano, dicendo di voler guadagnare un po' di soldi e anche se io non sono molto d'accordo, gli ho detto che possono ma solo nel weekend. Sarà la loro prima serata di lavoro e hanno chiesto a me e a Michele se stasera possiamo andare a mangiare lì perché gli piacerebbe farsi vedere da noi. Michele ha accettato perché sembrerà una normale uscita fra amici. L'idea di farsi vedere con il fidanzato in paese ancora lo spaventa, ma a piccoli passi ci arriveremo anche se non ho nessuna intenzione di forzarlo su questo argomento. Il tempo che passiamo insieme va bene anche se vorrei passarne sempre di più e anche il fatto che stiamo praticamente sempre in casa, o da me o da lui.
    Comunque, prima di andare a mangiare la pizza c'è la partita. Giochiamo in trasferta, non troppo lontano. Io come sempre non viaggio con la squadra, ma con il furgone con cui trasporto il materiale per giocare e altre cose. La partita non dovrebbe essere difficilissima, la squadra avversaria è una delle ultime in classifica. Arrivo parecchio prima della squadra al campo dove si gioca e comincio a sistemare tutto. Le maglie e le tute per il riscaldamento sulle panche, le scarpe da gioco e le ciabatte davanti a ogni posto, pantaloncini e calze e ovviamente le mutande per ogni giocatore. Metto anche su ogni posto una bottiglietta di acqua. Quando arrivano i giocatori, devono trovare tutto pronto ed è compito mio fare in modo che nessuno debba preoccuparsi di indumenti mancanti o di qualche problema con le scarpe o altre cose del genere. Quando arrivano i giocatori, cominciano a cambiarsi. In teoria, io il mio lavoro l'avrei finito e potrei restare fuori dallo spogliatoio, ma c'è sempre qualcuno che chiede una bottiglia di acqua in più o di dargli la maglia termica o il kway per il riscaldamento e quindi preferisco restare nello spogliatoio per poter esaudire ogni richiesta. Quello è anche il momento, sia che si giochi in casa sia che si giochi in trasferta, in cui sopratutto il padrone Gabriel riesce a trovare il modo di umiliarmi davanti a tutta la squadra. "Oh, se oggi faccio quattro gol alla fine della partita mi baci i piedi a me e a un altro che scelgo io" mi dice mentre si sta cambiando. In quel monento è a petto nudo, in mutande, con i piedi scalzi nelle ciabatte. Non ci sarebbe neanche bisogno di aspettare fine partita perché mi butterei subito per terra per potergli baciare i piedi. "Non credo che sia il caso", riesco a dire. "Se non accetti 'sta scommessa, perderemo la partita e sarà solo colpa tua" dice ancora Gabriel. "Va bene" dico e in cuor mio vorrei che di gol ne facesse quaranta così dovrei baciargli i piedi un numero infinito di volte. Come sempre non assisto alla partita perché mentre loro giocano, metto a posto un po' di materiale e poi preferisco stare al caldo dello spogliatoio ad annusare le scarpe dei giocatori, ma anche a riposarmi pensando a tutto il lavoro che mi aspetta. Nell'intervallo, quando tornano dentro, il padrone Gabriel mi passa accanto e mi fa segno 2 con le dita. Devono essere i gol che ha già segnato quindi non dovrebbe avere troppi problemi a vincere la scommessa. Non guardo neanche il secondo tempo perché sistemo gli asciugamani di ogni giocatore, quello per la doccia e quello per asciugarsi i piedi. Rimetto anche per bene tutte le ciabatte ordinatamente al loro posto. Finisce la partita e tutti rientrano contenti. Sopratutto Gabriel che urla: "Schiavo, cinque. Ne ho fatti cinque". Partono gli applausi dei compagni per lui. "Vieni qua". Mi avvicino e non aspetta neanche che me lo ordini per inginocchiarmi. Gli sfilo le scarpe e le calze e gli bacio i piedi. Sono sudatissimi, molto odorosi, ma anche caldissimi e io non vorrei più staccare le labbra da quelle meraviglie. Poi Gabriel mi indica uno dei suoi compagni, il portiere. "Vai a baciare i piedi a lui che ha fatto delle belle parate". Mi avvicino al portiere della squadra, un ragazzo piuttosto tranquillo e ripeto la stessa cosa appena fatta con Gabriel. Tra l'altro, ho ancora i suoi calzettoni in mano, ma me ne accorgo soltanto quando devo sfilargli le scarpe. Ovviamente la scena fa ridere tutti e comincia il lancio delle magliette e di tutto il resto verso ogni punto possibile dello spogliatoio dove poi sarò costretto a raccoglierle. Volano anche le scarpe e questo mi mette sempre in difficoltà perché molti hanno lo stesso modello e quando le devo pulire e poi rimetterle insieme, non è facile capire di chi siano anche se ormai dopo tanti mesi, le ho praticamente imparate a memoria. Man mano che finiscono di fare la doccia, i ragazzi si rivestono e vanno verso il pullman e io posso raccogliere le ciabatte e i due asciugamani. Quando tutti sono andati via, carico il furgone e chiedo a quelli della squadra avversaria il necessario per pulire lo spogliatoio. Nessuno mi obbliga a farlo, ma mi sembra giusto che se i nostri giocatori lo hanno sporcato, lo si debba lasciare pulito. L'ho fatto tutte le volte che siamo andati in trasferta, tanto il viaggio di ritorno me lo faccio da solo e a nessuno interessa a che ora arrivo in paese. Raccolgo tutte le bottiglie di docciaschiuma lasciate nelle docce, le bottiglie vuote di acqua, fazzoletti sporchi e poi pulisco il bagno e il pavimento dello spogliatoio. Mi è capitato spesso di lasciare gli spogliatoi più puliti di quando sono arrivato e comunque ogni volta che finisco di pulire, c'è qualcuno che mi ringrazia e questo mi fa piacere visto che nella mia squadra, nessuno mi ha mai ringraziato per il lavoro che faccio. Quando arrivo al campo, lavo le magliette e tutto il resto e mentre aspetto che le lavatrici finiscano, pulisco e lucido tutte le scarpe. Lavo e asciugo le ciabatte e sistemo tutto negli scaffali. Nel magazzino ci sono già i borsoni con gli indumenti e le scarpe sporche delle squadre under15 e under17 che hanno giocato oggi, ma tornerò domani mattina a sistemare tutto.
    Io e Michele arriviamo in pizzeria verso le 21, abbiamo prenotato e vediamo che Andrea e Federico sono impegnatissimi. Hanno una polo come divisa del locale e, visto che non hanno nessuna esperienza, il loro compito principale è sparecchiare i tavolI (spero che non facciano danni) e al massimo portare le bevande ai clienti. Il fatto che siano gemelli, incuriosisce molte persone e c'è chi ci mette un po' a rendersi conto che sono due perché sono davvero identici. A me e a Michele servono due bottiglie di acqua, ma quando arriviamo il tavolo che abbiamo prenotato è stato appena lasciato libero, quindi vediamo subito Federico all'opera per sparecchiarlo. Quando finiamo di mangiare, andiamo subito via e a malapena riusciamo a salutare gli impegnatissimi gemelli. Purtroppo non possiamo passare la notte insieme quindi con la sua macchina ci andiamo ad appartare un po'. Ci siamo abituati a stare insieme in casa, sul letto e in macchina è tutto più scomodo, ma Michele si spoglia subito e posso iniziare a baciarlo e leccarlo. Ho scoperto che gli piace moltissimo farsi leccare l'ombelico, gli faccio il solletico con la lingua e lui ride contento. Dall'ombelico al cazzo il tragitto è brevissimo e stasera leccarglielo e succhiarglielo è ancora più bello perché abbiamo passato la serata fuori e sono contento. Con un po' di fatica perché la macchina non è grandissima, riesco a mettermi sopra di lui e finalmente sento il suo cazzo che mi sale su per il culo. Me lo godo più delle altre volte, cerco di muovermi in modo che Michele non sborri subito perché voglio continuare a sentirlo tutto, lo voglio guardare in faccia mentre gode, voglio sentire i suoi gemiti. Dopo che sborra, restiamo abbracciati sul sedile posteriore della macchina.
    Torno a casa e vado subito a dormire. I gemelli, ovviamente non sono ancora tornati ma penso che finiranno parecchio tardi di lavorare. Mi addormento ma vengo svegliato da tutti e due quando tornano. "Roberto, siamo a pezzi, è un lavoro terribile" dice Andrea. Sono le 2 passate e mi chiedo perché abbiano deciso di dirmelo proprio in quel momento piuttosto che fra qualche ora. "Ti prego, mi fai un massaggio ai piedi?" chiede Federico e subito Andrea fa la stessa richiesta. Vorrei dirgli che a quell'ora non se ne parla neanche di massaggiargli i piedi, ma li vedo veramente stanchi e allora mi alzo e comincio con Federico. Gli tolgo le scarpe e vengo assalito da un odore tremendo. "Fede ma da quanto tempo non ti lavi i piedi?". Normalmente dopo una domanda del genere, me li avrebbe sbattuti in faccia, sotto il naso, ma è troppo stanco per farlo. Nonostante la puzza comincio il massaggio e i piedi sono piuttosto sudati. Andrea aspetta il suo turno. "Roberto, ti possiamo chiedere un favorissimo? Poi non te ne chiederemo più per tutta la vita" mi dice. Sento che sta per arrivare una fregatura. "Stasera dovevamo pulire la pizzeria ma abbiamo chiesto di tornare a casa e dovremmo andare domani mattina. Puoi andare tu? Non ce la facciamo proprio". "Sì, dai Roberto, per favore vai tu. Dopotutto stasera ti sei riposato, sei uscito con Michele e non ti sei stancato". Quando mi devono chiedere qualcosa di grosso, i gemelli riescono a tirar fuori una faccia tutta particolare a cui non so resistere. "Va bene vado io. A che ora?" Mi risponde Federico. "Il proprietario ha detto alle 11 perché lui sta là ad aspettare che gli portino le cose che servono per la sera". Non è male come orario. Prima dovrò andare al campo a finire quello che ho lasciato in sospeso oggi, ma potrò svegliarmi con calma. Mentre gli massaggio i piedi, Federico si addormenta e dopo pochissimo tempo anche Andrea crolla. Nonostante ciò, massaggio anche i suoi piedi che sono altrettanto sudati ma un pop' meno odorosi e poi mi rimetto a dormire.
    La mattina dopo mi sveglio e faccio colazione. I gemelli dormono come sassi. Lascio sul pavimento un biglietto per Federico "lavati i piedi" ed esco. Arrivo leggermente in ritardo in pizzeria. Pensare che ieri sera ero un normale cliente al tavolo con il mio fidanzato e adesso invece mi tocca pulire per colpa dei miei fratelli. Vado dal proprietario e gli spiego chi sono e perché sono lì. Non mi sembra felicissimo che i gemelli non si siano presentati, ma chiude la discussione dicendo: "Vabbè che me ne frega. Basta che pulisci tutto bene. Vedi che sta arrivando il furgone con i rifornimenti per stasera. Bisogna scaricarlo". Ci mancava anche questo. I lavori che i miei adorabili fratellini hanno lasciato in sospeso sono la pulizia dei tre bagni, di tutta la sala e del pavimento della cucina. Potevo passare una domenica senza dover infilare le mani dentro qualche cesso e invece niente. In più, quando arriva il furgone, il proprietario e l'autista si fumano una sigaretta e chiacchierano, mentre io devo scaricare e portare in cucina decine di bottiglie di acqua e birra e lattine di bevande varie, decine di confezioni di salsa di pomodoro e tutto quello che può servire in cucina per la serata con ovvie ripercussioni sulla mia sempre più dolorante schiena. Mentre pulisco i bagni (che non pensavo potessero essere più sporchi di quelli del pubblico del campo di calcio), penso che i miei fratelli non possono più fare quel lavoro. Non voglio che anche loro debbano pulire cessi lasciati in condizioni pietose come faccio io. Andrea e Federico non devono pulire il piscio degli estranei, devono studiare, devono fare nuoto e devono fare una vita tranquilla. Devo convincerli a licenziarsi, ma non sarà facile. Finisco tutto quello che c'è da fare e torno a casa. I gemelli sono ancora sui materassi e con la finestra chiusa c'è un odore terribile (per colpa dei piedi di Federico). "Fede ti sei lavato? Non si può entrare in questa stanza". "Non ancora, ma non è che i piedi me li laverebbe il mio fratello schiavetto?". Ha usato le paroline magiche. "Ma non ti basta quello che ho già dovuto fare per voi due? No, i piedi te li lavi da solo". Federico si alza, mi abbraccia, mi bacia sulla guancia. "E dai Roberto, per favore. Ho lavorato ieri, sono stanco". "Va bene, dai andiamo in bagno". Federico mette un piede alla volta nel bidet e io, seduto per terra, glieli sciacquo, glieli insapono e poi li sciacquo di nuovo. Lo faccio per amore dei miei fratelli e so che loro anche se in quel momento non me lo dimostrano, mi sono grati per quello che sto facendo. Quanta differenza, invece, con la totale indifferenza nei miei confronti dei padroni Charles, Gabriel e adesso anche Fabio a cui più volte ho lavato i piedi, ma sempre consapevole che loro si sentivano in diritto di avere qualcuno che facesse quel lavoro umiliante al posto loro perché sono esseri superiori.
  9. .
    Capitolo 39

    Quando torno a casa, trovo Federico sul divano a guardare la tv. Mi siedo accanto a lui, metto le sue gambe sulle mie e comincio a massaggiargli i piedi. "Allora, sei contento che tutto è andato bene?" gli chiedo. Lui inizia a strusciarmi un piede sulla faccia e io glielo bacio e glielo lecco un po'. "Sì, sì, adesso voglio tornare in piscina. Non vedo l'ora" poi si alza di scatto, si mette in ginocchio sul divano, mi abbraccia e mi bacia sulla guancia. "Grazie ancora Roberto". Rimaniamo abbracciati per un po', poi gli dico: "Vado a rimettere a posto tutti i materassi e a fare il letto a te e ad Andrea. Vuoi che ti porto qualcosa da mangiare o da bere?". Mi guarda con la faccia triste: "Perché rimetti tutto a posto? Non possiamo continuare a dormire così? E poi se viene di nuovo Michele, come facciamo?". Lo faccio sedere sul divano. "Fede perché vuoi che continuiamo a dormire per terra? C'è qualche problema? Ne vuoi parlare?" Non mi risponde, mi siedo in modo da poterlo guardar bene in faccia, gli prendo le mani che sono ancora un po' viola dopo essere state ingessate per un mese e gli massaggio le dita. "Io e Andrea vogliamo continuare a dormire con te, ma se tu non vuoi non fa niente". "Spiegami perché" gli dico. "Siamo stati bene, ci siamo divertiti un sacco. E' bello stare con te. Mamma e papà non ci sono mai, sono stato un mese con le braccia ingessate e non mi hanno cagato proprio. Sono due stronzi". Sapevo che prima o poi sarebbe successo. "Non sono due stronzi Fede. Ci vogliono un sacco di bene, ma sono fatti così. Sanno che con me state bene e vi proteggo e sono tranquilli anche se non sono in casa. Ma non devi dire così". Non mi sembra molto convinto. "Facciamo così" gli dico. "Lasciamo i materassi per terra in camera mia ancora per qualche giorno e poi li rimettiamo a posto e quando verrà Michele rifacciamo il campeggio. Ok?". Mi fa un sorriso, sembra che la soluzione gli stia bene. "Vabbè, proviamo così. Ma non mi dovevi portare da mangiare e da bere?". "Subito padroncino, ai suoi ordini".
    Il pomeriggio, alla fine dell'allenamento, Pasquale entra nel magazzino. "Sguattero, stasera vai a pulire il garage che domani lo dobbiamo usare" e butta le chiavi sul pavimento vicino ai miei piedi. "Va bene. Immagino di doverlo pulire anche domani notte dopo che l'avete usato" gli chiedo. "Si, per forza". "Va bene, va bene, avete anche bisogno che resto durante la serata per servire?". "Non lo so. Poi ti dico". Mi aspettano un po' di lavori pesanti. Domani mattina dovrò andare anche dai padroni Charles e Gabriel, poi l'allenamento e la festa di Pasquale e suo fratello. Meno male che almeno stasera riuscirò a stare con Michele per rilassarmi un po'. Tra pochi giorni andremo a Roma e una vacanza mi serve proprio. E' un periodo di lavoro e schiavitù molto intenso, ho tanti padroni da servire e sento un po' di stanchezza. Inoltre, anche se ho solo 23 anni, la schiena mi fa male per i lavori che faccio fra la squadra di calcio, i padroni Charles e Gabriel e tutto il resto.
    Mentre vado verso il garage di Pasquale (a piedi perché il motorino ha un problema e non ho i soldi in questo momento per farlo mettere a posto) mi arriva una telefonata. E' un numero sconosciuto, ma rispondo lo stesso. "Mi sono divertito a usarti l'altro giorno con Nicola e gli altri amici miei. Mi è venuta voglia di avere uno schiavo quindi dopodomani mattina vieni a casa mia. Poi ti manderò la posizione e a che ora devi venire" e chiude. Non so chi dei tre amici di Nicola mi abbia chiamato, ma so che dovrò sottomettermi ancora a un'altra persona e il cazzo fatica a stare al suo posto. Per fortuna il garage non è molto sporco e quindi mi sbrigo abbastanza presto e torno a casa in tempo per prepararmi e andare a casa di Michele. Lo trovo vestito come piace a me. Jeans, felpa con cappuccio e pantofole da casa con calze bianche di spugna. Lo so, è vestito quasi sempre così, ma ogni volta mi piace sempre di più. Andiamo in camera sua e immediatamente l'abbigliamento che tanto mi piace, finisce sulla sedia della scrivania insieme ai miei vestiti. Ci mettiamo sotto le coperte e cominciamo con le coccole. Gli bacio e gli lecco i piedi e poi piano piano salgo fino ad arrivare a leccargli il culo che ho scoperto è una cosa che lo eccita tantissimo. Mi piace l'odore di Michele, quello dei suoi piedi, del suo cazzo e perfino del suo culo. Mi piace leccarlo tutto per sentirlo godere ed è così diverso rispetto a quando lo faccio per altri padroni (tranne che per il padrone Gabriel, anche i suoi odori mi piacciono moltissimo). Mi piace sentire la sua sborra in bocca e poi scendere giù in gola e anche in questo caso quando lo faccio per amore, è totalmente diverso rispetto a quando lo faccio per schiavitù. Mi chiede mi mettermi sopra di lui e lo faccio volentieri perché, inutile dirlo, il suo cazzo nel culo mi fa godere. Michele è delicato in tutto quello che fa, perfino quando me lo spinge dentro lo fa in maniera gentile ed è bellissimo che gli piaccia farlo facendomi stare sopra di lui perché così riesco a vedere il suo faccino angelico e riesco a percepire la sua goduria che cresce sempre di più. Dopo che mi ha sborrato in culo, lo faccio rimettere con il culo sulla mia faccia e ricomincio a leccare. Mentre lecco, lui prende il mio cazzo in mano e comincia a farmi una sega. Quando vengo, indirizza il fiotto sulla mia pancia, poi si stende accanto a me e lecca tutto. Lo amo sempre di più.
    Tornando a casa, mi arriva un messaggio di Nicola. "Il padrone Ludovico vuole che domenica mattina vai di nuovo al centro wellness a servirlo. Alle 9 devi stare là". Speravo di poter dormire un po' di più domenica mattina e invece niente, ma pazienza. Anche in questo caso, il mio cazzo ringrazia. La mattina dopo a casa dei padroni Charles e Gabriel c'è parecchio da fare. Servo la colazione a Gabriel che poi va a correre e io comincio a pulire la sua camera. Quando il padrone Charles si sveglia, mi chiama in camera sua e mi ordina di portargli la colazione a letto. Mentre mangia, gli lecco i piedi e mi chiedo come avrà intenzione di usarmi oggi. Mi ordina di seguirlo in bagno e si fa succhiare il cazzo. Sborra abbastanza presto e in maniera molto abbondante e quando finisce mi manda a pulire la sua camera. Il padrone Gabriel torna dalla corsa più sudato del solito. Ha voglia di divertirsi con me e, oltre a farsi leccare e massaggiare i piedi, mi infila la mutanda sudata in bocca mentre mi usa da tavolino poggiapiedi. La schiena mi fa sempre più male, ma per il padrone Gabriel sono pronto a sopportare tutto.
    La sera, come mi ha detto Pasquale, alle 19 sono al garage. Arriva suo fratello con il portabagagli della macchina pieno di buste con roba da mangiare e sopratutto da bere. Scarico tutto e sistemo cibo e bevande sui tavoli. Mi hanno detto che devo restare per servire quindi mi cambio, mi metto i pantaloni neri e la camicia bianca in tempo per l'arrivo dei primi amici del fratello di Pasquale. Comincio a servire da bere e piano piano arriva sempre più gente. La festa finisce ben oltre le 2 e subito mi metto al lavoro per pulire tutto. Il fratello di Pasquale resta a controllare come pulisco, ma per fortuna è stanco e non mi obbliga a servirlo in alcun modo. Arrivo a casa alle 3.30 e finalmente posso andare a dormire curioso e un po' spaventato perché domani conoscerò un nuovo padrone che mi vuole a casa sua alle 8. Abita nel mio stesso paese ma non troppo vicino a casa mia e così, visto che ci devo andare a piedi, alle 6 sono già sveglio pronto per uscire. Arrivo nel posto che mi è stato indicato e mi apre la porta il più piccoli degli amici di Nicola che c'erano quella sera. E' un ragazzino forse un po' più grande dei miei fratelli, con la faccia pulita da bravo ragazzo. "Buongiorno padrone" lo saluto inchinandomi in segno di sottomissione. Non mi risponde, ma mi fa subito mettere a quattro zampe e mi mette una catena al collo portandomi in giro per la casa come un cane al guinzaglio. Andiamo in camera sua e, dopo essersi buttato sul letto ancora disfatto mi dice: "Allora schiavo, dimmi tutti i modi in cui ti posso usare". Io sono ancora a quattro zampe e lui continua a tenere il guinzaglio in mano. "Padrone lei può usarmi come meglio crede. Sono uno schiavo totale e obbedirò a tutti i suoi ordini". "Interessante. Non sapevo neanche che esistessero cose del genere e quando Nicola ci ha raccontato di te non ci potevo credere. Poi mi sono andato a guardare qualche video e ho visto che ci si può divertire un sacco con uno schiavo. Comincia a farmi vedere cosa sai fare". Mi avvicino a lui e gli sfilo le ciabatte che ha ai piedi. Sono azzurre, della Puma, i piedi sono sudati e molto odorosi. Non mi sembra un ragazzo sporco, ma evidentemente suda molto. Comincio a massaggiarglieli e poi timidamente tiro fuori la lingua e lecco. Non so se gli possa piacere, ma sembra di si perché non mi dice di smettere. Mi domando come mai un ragazzo della sua età di mattina sia a casa e non a scuola, ma non posso chiederglielo perché sono il suo schiavo. Anche se ha visto dei video di padroni e schiavi, si mantiene su una dominazione molto soft e il massimo che fa è pisciarmi in bocca. "Non sei male come schiavo. Ti userò ancora" e mi manda via.
    Arriva la domenica mattina e alle 9 sono davanti al centro wellness dovrò dovrò servire il padrone Ludovico che naturalmente arriva molto in ritardo. Entriamo e andiamo nello spogliatoio dove io e il suo schiavo (credo che non saprò mai il suo nome perché non ha il permesso di parlare e Ludovico lo comanda con gli occhi e le mani) ci spogliamo e poi iniziamo a spogliare il padrone. Arriva uno dei tanti amici di Ludovico che frequentano quel centro. E' un signore decisamente maturo. Il padrone Ludovico lo saluta e gli chiede: "Sei solo oggi? E il tuo schiavo? Se vuoi te ne presto uno dei miei". E mi fa segno con la testa di andare dal suo amico. "Grazie, ma non mi parlare di quella bestia. Non l'ho portato perché ha fatto una cosa gravissima e l'ho punito". Intanto sia il padrone Ludovico che il suo amico sono pronti per uscire dallo spogliatoio. "Ma dai, raccontami tutto" gli dice Ludovico andando verso l'area relax con me e il suo schiavo. Si sistemano su delle sdraio e ci fanno segno di massaggiare i piedi. Il padrone Ludovico ha un costume da bagno, mentre il mio padrone per quel giorno è completamente nudo come altri padroni. "L'avevo mandato a lavarmi la macchina e quel coglione si è dimenticato di pulire il portabagagli. Allora oggi se ne starà tutto il giorno nei parcheggi dello stadio di Bari dove vanno a fare le marchette i froci come lui e si dovrà far spaccare il culo da chiunque fino a stasera. E se non guadagna almeno 200 euro, non se lo immagina neanche che cosa gli combino. Che poi, Ludovico, lo sai che l'ho sempre trattato bene. L'ho preso che aveva poca esperienza e gli ho dovuto insegnare come si serve bene un padrone. Quando l'ho prestato a qualcuno sono sempre stato attento che fosse gente per bene e questo coglione mi ripaga così, portandomi la macchina sporca". "E' incredibile questa cosa. Non ci credo che uno schiavo non riesca neanche pulire bene la macchina del suo padrone. Se non possiamo fargli fare neanche queste cose a 'sti animali che cazzo li teniamo a fare?" dice il padrone Ludovico. Cerco di guardare con la coda dell'occhio l'altro schiavo, ma non ci riesco. Sono però sicuro che stiamo pensando la stessa cosa e cioè che siamo delle nullità al servizio totale di persone che ci usano per il loro piacere e che non hanno il minimo rispetto per noi. Provo a pensare a quel ragazzo sbattuto sulla strada come una puttana solo per non aver pulito bene la macchina del suo padrone. Tutto sommato posso considerarmi uno schiavo fortunato. E' vero c'è il padrone Nicola che mi ha trasformato nella sua puttana da far usare anche agli amici ma non mi posso lamentare neanche di lui. Del resto, non è colpa dei padroni se sono pronto a sopportare qualunque umiliazione e violenza. Loro hanno il diritto di usare uno schiavo in maniera totale e il nostro dovere è quello di sottometterci.

    P.S. E' un capitolo più lungo del solito per farmi perdonare gli intervalli sempre più lunghi fra una pubblicazione e l'altra
    Il fratello di Pasquale (che non avevo ancora presentato) si chiama Matteo ed è ispirato a Matteo Romano, cantante che ho scoperto in questi giorni a Sanremo
    Il nuovo padrone invece si chiama Fabio ed è ispirato a Mattia, il ballerino di Amici di quest'anno
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    Dato che ho già fatto e continuo a fare vari incontri con diversi padroni, vorrei provare anche una cosa diversa. So inoltre anche che per molti padroni potrebbe essere una cosa sinceramente gradita.
    Ascoltatemi, e sappiate che sono sincero, onesto, deciso e consapevole in quello che propongo: in questo caso particolare mi sto offrendo come vostro oggetto, non come schiavo attivo, ma come oggetto comodo da utilizzare quando preferite. Sono disposto ad essere legato sotto la vostra sedia, mani e piedi immobilizzati, sdraiato a pancia in su con i vostri piedi in faccia (se preferite anche con la bocca tappata) e a stare lì per quanto preferite. Con voi che mi utilizzate solo quando preferite e anche mentre fate altro (studiate, giocate, leggete, state al telefono, lavorate, ecc), proprio come oggetto rilassante. Quando non mi utilizzate potere anche lasciarmi lì legato con la bocca tappata che non vi disturbo. Potete anche avere altri schiavi nel frattempo se preferite, e appunto utilizzarmi solo come oggetto. E soprattutto potete utilizzarmi per quanto tempo preferite. Dalla semplice mezz'oretta-oretta che ci fa comodo fino anche a un paio d'ore o più, ma potete anche legarmi lì dalla mattina alle 9 fino alla sera alle 9 (per fare un esempio) e utilizzarmi quando preferite, o anche, se al padrone fa piacere, anche 24 ore o più senza mai slegarmi e utilizzandomi quando volete.

    Chi è interessato a questo tipo di esperienza mi scriva. Io ho 18 anni e sono di Roma, quindi chi è di Roma ed è interessato mi scriva subito, chi è di altre regioni può scrivermi lo stesso specificandolo subito, perché nei periodi di Pasqua o nei periodi estivi sono solito spostarmi abbastanza quindi non si sa mai.

    Fatevi avanti! Se preferite un contatto subito più diretto scrivetemi su telegram a @appd03
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    Ho inspirato lentamente. Ad un centimetro dai suoi piedi, e ho sentito tutto il loro odore avvolgermi la faccia e la bocca. Ho trattenuto il respiro, riempiendo i miei polmoni, e ho cominciato a masturbarmi con il suo aroma dentro di me. Ma che stavo facendo? In ginocchio, ai piedi del letto del mio coinquilino etero, ad adorare silenziosamente i suoi piedi e desiderare di averli sulla mia pelle per sentirne ancora più forte l'odore e il calore, nella speranza di portarmi addosso quel regalo magnifico sulla faccia e tenerlo li' per tutta la notte. Ma che stavo facendo? Se si fosse svegliato, se mi avesse trovato li', sotto di lui, immobile a venerarlo come un dio, che cosa avrebbe pensato dopo tutti questi anni di amicizia? Ho sentito un senso di vergogna e di paura, e un' irrefrenabile voglia di scappare nella mia stanza, nascondermi sotto le coperte e cercare di scacciare ogni tentazione. Poi ho inspirato ancora, l'odore mi ha accolto, e ogni pensiero è scomparso, rilassandomi ai suoi piedi. Ero durissimo, paralizzato dal desiderio di aprire la bocca e poggiare le labbra sulle sue piante. Di prendere il suo piede dolcemente in bocca, bagnarlo, e succhiare avidamente tra le sue dita, leccando ogni angolo del suo odore.
    E poi ho desiderato che non fosse piu' la mia mano a segarmi, ma i suoi piedi bagnati dalla mia bocca, strusciando il mio pacco tra di loro fino a un punto di non ritorno, godendo come un maiale mentre con piccoli movimenti mi abbandono completamente al piacere fino a schizzare sopra i suoi piedi, riempiendoli della mia gioia.
    Mentre ero circondato dai miei istinti improvvisamente non ho piu' sentito il suo respiro appesantito dal sonno. Sono rimasto immobile, e ho cercato rapidamente di capire se avessi fatto rumore e lo avessi svegliato. Terrorizzato ho aspettato, nel buio, con mille pensieri nella testa e la vergogna che prendeva il sopravvento sull'eccitazione. Poi ho sentito il suo corpo girarsi su un fianco, liberando nell'aria una folata di energia profumata che ho inalato a pieni polmoni.
    Quel ritorno alla realta' pero', quel senso di terrore provato in quegli istanti, mi aveva destabilizzato almeno quanto l'odore dei suoi piedi. Senza pensarci due volte sono uscito velocemente dalla sua stanza, mi sono messo sotto le coperte del mio letto, e ho cercato di calmarmi respirando lentamente.
    Purtroppo pero', non si scappa cosi' facilmente da un odore cosi' inebriante. Lo sentivo sulla mia faccia, tra le mie mani, nella mia bocca. Era con me se ingoiavo, se giravo la testa, se respiravo, e mi eccitava al punto da non riuscire a calmarmi. Sono rimasto così per un tempo interminabile, in cui ho cercato inutilmente di addormentarmi con il pacco che mi scoppiava nelle mutande, bagnandole al punto da sentirle completamente umide sulla mia pancia. E poi ho capito. Dovevo godere, dovevo venire per calmare quell'istinto che bramava i suoi piedi. Con quell'odore intorno non mi sarei mai addormentato. Così, sotto le mie coperte, protetto dal buio della mia stanza, ho abbassato completamente le mutande e ho sentito finalmente la liberta' di poter segare i miei 20 centimetri di maschio e riempirmi addosso di piacere. Ma improvvisamente, nel totale silenzio rotto solo dai miei movimenti ho sentito:
    "Hey, sei ancora sveglio?"
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    Parte 11

    Finito di mangiare il mio padrone mi ordina di prendere dal suo armadio una camicia bianca di Tommy Hilfiger e dei jeans strappati. Eseguo l'ordine e lo aiuto a indossare i vestiti. Tra poco uscirà per andare sul ponte, per vedersi con una ragazza credo.
    Non appena ha finito di prepararsi, bacio con devozione e per l'ennesima volta i suoi piedi con indosso le sue solite e preziose Air Max, esce dalla porta e ovviamente senza degnarmi di uno sguardo, come è giusto che sia, se ne và.
    Quando ritornerà non sarò più obbligato ad essere il suo schiavo. Avrò pagato per il mio errore e potrò iniziare realmente a godere di questa crociera che è stata, fino ad oggi, tutto fuorché rilassante e spensierata.
    Ma una sensazione strana quasi di malinconia mi pervade, potrei essere da un momento all'altro libero ma inutile e la cosa non so quanto possa farmi sentire rassicurato.
    ammiro Peppe per come è riuscito, con naturalezza, a sottomettermi solo con la potenza della sua fisicità e la sua fermezza. I suoi modi di fare da vero alfa, mi hanno di fatto azzerato e ora inizio a pensare che avrei difficoltà ad abbandonare il mio ruolo di schiavo.
    E se fosse il mio posto reale? Se fosse questo quello che dovrei fare sempre, al di là della crociera, nella vita quotidiana intendo? Servire Peppe venerandolo dal basso verso l'alto finché non lo vorrà o perché no, per sempre?
    Inizio a credere che sia un artista, e io il colore spalmato sulla sua tela secondo la sua idea per creare arte. La sua arte è quella di farmi fare ciò che vuole, ormai, senza indugiare, per soddisfare ogni suo capriccio e ha dipinto nella mia testa tutto il suo volere cancellando tutto il resto. Ora per me esiste solo lui e i suoi ordini.
    Ha sfruttato tutti i miei punti deboli per sfruttarmi e fare di me ciò che vuole.
    Come posso pensare che, se è riuscito a fare tutto ciò in tre giorni, a trasformarmi in uno schiavo devoto e a farmi prendere consapevolezza e accettazione del mio ruolo, non sia in grado di sapere che è il posto giusto per me?
    In fin dei conti, uno schiavo devoto, come penso di essere, deve fidarsi ciecamente del suo proprietario.
    Ed io ho deciso di fidarmi ciecamente del mio, fosse l'ultima decisione che posso e potrò prendere.
    Passo la serata pensando e valutando ogni situazione e prospettiva che ho davanti, mi metto davanti al fatto compiuto:
    Ho scoperto me stesso.
    E lo devo a lui.
    Sono conscio del fatto che potrei benissimo tra qualche ora tornare alla mia vita, a quella di sempre, quella che infondo non mi ha mai dato vera soddisfazione.
    Oppure potrei cambiare vita seguendo le regole che qualcun'altro ha deciso per me, sentendomi utile e con uno scopo. Ripagato per il fatto che tutte le umiliazioni e gli ordini eseguiti rendano la vita di Peppe più facile, comoda e degna di un vero re. Il mio re.
    La serata passa in fretta tra questi pensieri
    Il mio signore rientra in cabina verso le undici e mezza.
    In men che non si dica mi trovo accucciato ai suoi piedi che bacio devotamente, "schiavetto ho ancora mezz'oretta per usarti come voglio, ho deciso che è arrivato il momento di brindare alla tua inferiorità prima di renderti libero." Io annuisco un po' confuso, non mi aspettavo di certo un brindisi.
    "Chiama il servizio bar e fatti portare qui in camera un Japanese per me e dell'acqua per te", rispondo prontamente ed eseguo l'ordine.
    Poco dopo arriva il cameriere che ci consegna il cocktail e l'acqua.
    Attendo ordini da parte di Peppe che non tardano ad arrivare.
    "Passami il mio dirnk e levami i calzini... con i denti forza" mi ordina Peppe,
    Istintivamente mi prostro ai suoi piedi e li bacio mentre sflilo i calzini, sudaticci, che ora stanno nella mia bocca.
    Rimango accucciato a terra come mi ha ordinato.
    Peppe prende la bottiglietta d'acqua, ci sputa dentro e io rimango ad osservare. "Adesso voglio me che metti l'acqua in un bicchiere, immergi le mie calze e brindi con me alla schifezza che fai e a quanto sei ridicolo" mi ordina Peppe sghignazzando.
    Mentre eseguo alla lettera il volere del mio padrone vedo l'acqua nel bicchiere intorbidirsi e assumere un odore nauseabondo e al contempo inebriante.
    E il fatto che sono io a dover fare quel "cocktail" e a doverlo bere senza esitazione, fa aumentare a dismisura l'umiliazione.
    Capisco all'istante due cose.
    La prima, che la stessa umiliazione che cresce a dismisura si tramuta immediatamente in devozione verso il mio padrone che è riuscito ancora una volta a farmi fare una cosa che non avrei mai immaginato e che farò solo perché lui ha deciso così.
    La seconda, e più importante, è che ho deciso chi voglio essere.
    Bevo quel nettare non prima di aver ringraziato il mio padrone e aver brindato con lui.
    L'acqua ha un sapore forte di sudore e la mando giù a fatica ma cercando di non deludere il mio padrone, che nel frattempo mi guarda divertito e soddisfatto, Fiero di quello zerbino che ha creato e plasmato a suo piacimento.
    Scatta la mezzanotte e non so come comportarmi, teoricamente la mia schiavitù è finita ma rimango in ginocchio in attesa di un suo ordine, di una sua conferma.
    "Ciccio per me questa storia finisce qui. Mi è piaciuto essere il tuo padrone. Mi sono divertito a trattati come una merda, mi auguro che tu abbia capito che con me non si scherza."
    Resto comunque inginocchiato
    "Oh svegliati babbazzo, sto parlando con te, da questo momento non ti calcolerò più, puoi fare quello che vuoi fino alla fine della crociera. Arrivederci e grazie."
    Mi sollevo da terra ma tenendo la testa bassa esclamo.
    "Padorne"
    Peppe mi guarda come si guarda una persona patetica.
    Mi riinginocchio e proseguo,
    "Padrone, per prima cosa ti devo dire.. grazie."
    Vedo lo sguardo di Peppe incuriosito e perplesso.
    "So che ti sembrerà un assurdità, ma grazie a questa situazione in cui mi sono ritrovato per tua volontà ho capito chi sono realmente e qual è il mio ruolo." Le parole mi escono con un tono solenne, come se stessi pregando.
    "ho dovuto subire di tutto, lo so, e all'inizio non è stato facile. Ma grazie alla tua superiorità ho capito che sono il tuo schiavo non perché mi hai costretto, ma perché è giusto così.
    Sei più in gamba di me, più intelligente di me, piú bello di me, hai più carisma di me, sei più virile e sei superiore.
    ed è giusto che tu abbia uno schiavo che ti renda la vita più comoda."
    Mi sento patetico e umiliato come non mai, ma ormai mi sono buttato e proseguo, "il mio posto è qui, ai tuoi piedi, pronto per soddisfare ogni tuo ordine, ogni tuo capriccio... Adesso ne sono consap.." Peppe ascolta le mie parole trasformando lo sguardo incuriosito e perplesso in uno sguardo sempre più lusingato e compiaciuto per poi prendere la parola.
    "Basta così" mi interrompe, "ho capito dove vuoi arrivare. Che schifo di omuncolo che sei, lo so anche io che il tuo posto è ai miei piedi, e sono contento che ne hai preso atto anche tu, direi che quindi, per il resto del viaggio, rimarrà tutto come prima, schiavetto."
    Mi si illuminano gli occhi, mi sento sollevato. Ho trovato il mio posto. Sarò il suo schiavo. e come tale mi fiondo ai suoi piedi nudi e li inizio a baciare con forza più e più volte.
    Continuando a dire "grazie padrone, grazie."
    Il resto della crociera trascorre come non avrei mai immaginato all'inizio di tutto. Trasformandosi da incubo a viaggio più bello che abbia mai fatto.
    Servo per tutto il resto del viaggio il mio padrone con una devozione Pari solo a quella di un cane al suo padrone.
    Peppe si gode l'intera crociera come è giusto che sia, tra un massaggio ai piedi ricco di passione e dedizione e una leccata rilassante e piena di devozione e gratitudine.
    E io termino la crociera esaudendo ogni richiesta del mio padrone, portando a casa il souvenir più prezioso e inimmaginabile di sempre:
    Il mio posto nel mondo, ai suoi piedi.

    Fine.


    Ringrazio tutti voi che avete commentato e apprezzato il mio racconto!
  13. .
    Ciao a tutti! Oggi torniamo a casa di Miki, dove il padre Gustavo, meccanico, ha sorpreso lui e Nico dopo una goduriosissima scopata dopo scuola. Entrando, con il c4zz0 visibilmente in tiro sotto i boxer, aveva chiesto a Nico di fermarsi a cena...

    Il padre di Miki non era andato in officina quel pomeriggio, lasciando i suoi due assistenti a lavorare, e aveva spiato la brutale scopata del figlio con il gigante rumeno dalla propria camera. Indossava un paio di boxer bianchi, che erano stati decisamente più puliti, e una maglietta senza maniche nera, che lasciava intravedere le ascelle pelosissime e il petto altrettanto villoso. Ovviamente non si era lavato e, quando si avvicinò a Nico, che si stava rimettendo gli slip per contenere il suo enorme c4zz0 rumeno ancora sporco di sbroda e di cul0 di Miki, questi notò che era a piedoni nudi (del bei 47 luridi) e che il suo sudore aveva un buon odore di maschio.

    Miki si mise a studiare in cameretta, eccitato dal fatto di lasciare soli suo padre e il suo fidanzato in salotto, ovviamente senza pulirsi dai litri di sudore e sb0rra che aveva sul corpo.

    Gustavo, il padre di Miki, si sedette sul divano e aprì una scatoletta che si trovava sul tavolino, tirandone fuori un bel tocco di fumo.
    "Ti va di fumare, Nico? Poi pensiamo alla cena..."
    "Certo..." rispose il grosso biondone slavo, un po' incerto su cosa stesse accadendo.
    "Siediti dove cazz0 vuoi, ormai questa è anche casa tua."
    "Grazie, non sapevo che lei fosse a casa..."
    "Dammi del tu, fratellino, io e te siamo della stessa razza, non lo vedi?" disse Gustavo mettendo i piedoni sul tavolino di fronte al divano e mostrando le piante belle zozze dei suoi 47.
    "Ok." rispose Nico sedendosi vicino al padre del suo fidanzato.

    "Ho sempre pensato che lasciare i miei figli liberi di fare il c4zz0 che volevano in casa era la cosa migliore." disse il meccanico rollando sapientamente un joint. "Non volevo che crescessero con dei tabu. Ad esempio io cago e piscio sempre a porta aperta e, se mi tiro una sega, non mi importa se loro sono in casa e mi vedono. Per cui non ti devi preoccupare, mi ha fatto piacere vedere come ti sei scopato mio figlio e come lui ha fottut0 te..."
    Nico, iniziando a capire la potente perversione della situazione, si mise comodo, incrociando i suoi piedoni accanto a quelli del futuro suocero. L'odore di maschio in quella stanza era a livelli davvero enormi e il profumo dolce della weed si innestò su quell'aroma animalesco.

    "Io non ho mai avuto limiti nel sesso e, come ti ho detto, mi sono eccitato molto a vederti scopare Miki... non ti pare che ora devi concludere il lavoro con me?"

    Gustavo si abbassò i boxer, mostrando una minkia di tutto rispetto che usciva da un bel cespuglio di peli neri, ma Nico non accettava facilmente che qualcuno decidesse per lui cosa fare e quindi, a sorpresa, coprì la faccia del padre del suo amore coi piedoni sudatissimi e lerci e disse, a voce bassa, ma imperiosa: "Inizia a leccare questi e poi vedremo..."

    La lingua del meccanico si muoveva con così tanto gusto e abilità sulle enormi piante del rumeno, andando anche a cercare lo sporco tra le dita, che era evidente che non fosse la sua prima sessione di adorazione dei piedi maschili. Così preso dalle leccate ai piedi di Nico, Gustavo non si accorse che questi mandava un messaggio a Miki per avvisarlo e solo quando il grosso rumeno lo mise con la schiena a terra e, tenendogli le gambe muscolose e pelose divaricate a V, gli ficcò potentemente il c4zz0 nel cul0 sudaticcio, si accorse che il figlio, nudo e in tiro, si stava godendo la scena dalla porta.

    Miki, che si era rimesso i calzini bianchi di spugna luridi che aveva da giorni, si avvicinò al padre e, in modo perverso, gliene passò uno sul naso, permettendogli di assaporare lo schifo dei propri piedoni lerci. Questo eccitò ancora di più Gustavo il cui notevole c4zz0 colava abbondante precum sulla pancia pelosissima, mentre si godeva la scopata a pelle del fidanzato di suo figlio.

    Mettendosi in piedi di fonte a Nico, con le gambe a cavalcioni del padre steso a terra, Miki, che aveva imparato bene ad essere profondamente perverso, infilò il proprio bastone nella bocca dell'amore della sua vita e iniziò a pisci4re con abbondanza. Nico, da parte sua, si dissetava con il nettare del suo ragazzo mentre ne scopava il padre porco e maschio e non ci volle molto per farlo sborr4re copiosamente, di nuovo dopo la scopata precendente, nel cul0 peloso e sporco del perverso meccanico.

    Poi, con un rapido cambio di posizione, Gustavo restò a terra e il suo cazz0 ormai sbrodolante venne preso in custodia dai piedoni del figlio, avvolti nei luridi calzini di spugna, mentre questi, seduto sul divano, si godeva un bocchin0 perfetto da parte del suo amore. In breve il footjob di Miki fece skizzare di gioia il padre, che zampillava sborr0 mentre grugniva come un porco, mentre lui stesso, dando merenda con il suo seme teen a Nico gli diceva: " Ora sì che siamo una vera famiglia! Grazie papà, grazie amore".

    Nico, da quel giorno, potè dire di essersi fatto una famiglia... (scusate la battuta pessima, ma non sono risucito ad evitarla!!!)
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    Mi piace l'idea dell'ospitalità in cambio di "favori" sul feticismo. Affascinante, soprattutto se godono entrambi.
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    ;)
40 replies since 12/2/2017
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