| Ciao a tutti, ho 31 anni ed è da ormai più di un decennio che sporadicamente vengo a curiosare in questo forum, interagendo però ben poco. Ho una curiosità per i piedi praticamente da sempre, e la sorprendente e lunghissima storia (siete avvisati) che vi racconterò ha radici nel periodo liceale con culminazione e “conclusione” risalente a circa 7 anni fa. Il racconto coinvolge quello che ancora ad oggi rimane uno dei miei più cari amici d’infanzia, che chiamerò F per privacy.
Ho scelto di metterla per iscritto in questo sito solo adesso sulla scia dell’anonimato per nessuna motivazione particolare; nel leggere alcune vostre esperienze mi sono sentito di condividere anche la mia.
Sono necessarie una sequela di premesse al fine di farvi comprendere meglio il tutto, e ho intenzione di dividere la narrazione in blocchi. Sono dichiaratamente Gay e per altro abbastanza tranquillo adesso nel condividere con amici stretti la mia curiosità per i piedi come piacere preliminare , senza particolari imbarazzi ma chiaramente senza entrare in dettagli troppo intimi.
Conosco F da sempre, abbiamo frequentato elementari, medie e liceo nella stessa classe, quindi il nostro rapporto è particolarmente longevo. F mi ha vissuto prima del compimento dei 20 anni (età del mio coming out), un periodo nel quale negavo profondamente il mio orientamento e prima del quale non avevo mai avuto esperienze sessuali troppo rilevanti.
La mia curiosità per i piedi si era manifestata per la prima volta addirittura verso i 4-5 anni, e nel tempo era diventata una vera e propria ossessione, amplificata dalla grande sofferenza che vivevo nell’accettare la mia attrazione verso le persone del mio stesso sesso, attrazione che aveva cominciato a palesarsi fin dalle scuole elementari. I piedi erano diventati al tempo stesso un elemento estraniante per celare la curiosità per il resto del corpo maschile e l’unica valvola di sfogo libidico, una vera e propria fissazione.
Prima di F , a 10-11- 12 anni, mi era capitato di avere alcune piccolissime ma importantissime esperienze “piedose” con un amico vicino di casa, ma come direbbero gli americani: “that’s a story for another day”.
Fino al liceo io e F non avevamo mai avuto un rapporto particolarmente stretto pur vedendoci sovente. Alle medie lui mostrava un atteggiamento piuttosto smanceroso nei miei confronti , e il che mi infastidiva. Erano altri miei compagni a suscitarmi in quel periodo certe curiosità.
Durante il primo anno di liceo ironicamente la situazione si ribaltò: F si fece caratterialmente più riservato e composto, mentre io cominciai ad avere un atteggiamento nei suoi confronti giocoso, fisico e platealmente ammiccante, verso il quale lui reagiva in maniera abbastanza neutrale: non assecondava lo scherzo, ma non sembrava nemmeno troppo a disagio. La mia psiche si era intrappolata nel loop “fai finta di fare il gay con i tuoi amici negando di essere gay”. Sublimare la sofferenza con l’ironia era diventato l’unico modo di sfogare la tensione.
La mia situazione psicologica già precaria vacillò ulteriormente quando cominciai ben presto a rendermi conto che quell’amico che avevo sempre trovato chimicamente repulsivo cominciò ad attrarmi. Non so bene perchè, forse eravamo diversi, forse non avevo intorno altra materia maschile abbastanza appetibile. Non che F fosse poco attraente. Fin da bambino aveva caratteristiche piuttosto piacevoli: viso rotondo, occhi marroni, fisico asciutto, carnagione olivastra, capello liscio e tratti delicati. Durante la pubertà il suo volto si era allungato ed era cresciuto in altezza.
Prima delle superiori, a differenza di altri amici delle medie e delle elementari, non avevo mai avuto l’occasione di vederlo a piedi nudi in situazioni favorevoli e di amicale intimità, complice anche il mio scarso interesse.
In prima superiore cominciammo a frequentarci più spesso, se pur quasi sempre in presenza di un altro nostro compagno di classe. Studiavamo , uscivamo e giocavamo insieme. Poi cominciai anche a vederlo da solo, quando a casa mia, quando a casa sua, quasi sempre per studiare.
Il primo “contatto” importante avvenne in camera mia, mentre stavamo studiando storia , entrambi deliziosamente senza scarpe, per l’interrogazione del giorno dopo: lui era seduto scompostamente sopra al mio letto mentre io ero a terra vicino a lui con libro e braccia che si stendevano vicino alle sue gambe. La posizione non era casuale, ma in quel momento, a parte qualche occhiata fugace, non stavo prestando particolare attenzione alle sue estremità celate da un bel calzino bianco di cotone. In quel periodo i miei capelli erano piuttosto lunghi sulla fronte, e mi capitava spesso di spostarli con un gesto della mano. Mentre stavo ripetendo a voce alta gli argomenti dell’interrogazione all’improvviso lui fece qualcosa di inaspettato e che avrebbe a sua insaputa irrimediabilmente fottuto tutta la mia carica ormonale da quell’istante in poi: allungò un piede e mi spostò la frangia lateralmente, con la stessa naturalezza con cui avrebbe preso poco dopo il bicchiere d’acqua dal comodino. Nonostante il calore del suo piede sulla mia fronte e un accenno di aroma per me particolarmente gradevole continuai a ripetere gli argomenti di storia come se nulla fosse (non chiedetemi come) fino alla fine della nostra giornata insieme. Ricordo una delle erezioni più fulminee della mia vita.
Le due successive occasioni si presentarono qualche indefinibile tempo dopo , a casa sua. Una volta azzardai un maldestro massaggio misto a solletico, grazie al quale le mie mani per la prima volta ebbero contatto (se pur brevissimo) con la sua pianta nuda: nell’enfasi del gioco riuscii a sfilargli un calzino ma lui se lo rimise subito. La seconda volta fu una delle rarissime della mia adolescenza in cui riuscii a mostrare un pizzico di audacia e inventiva rispetto alla mia usuale imbranataggine alla Charlie Brown: avevo mal di schiena e gli raccontai di aver visto in un film una scena in cui una tipa massaggiava montando coi piedi sulla schiena di un suo cliente in un centro benessere (Grazie Charlie’s Angels, grazie Lucy Liu, anche se donna, a mio malgrado). Gli chiesi di provare a fare la stessa cosa con me e lui acconsentì. Dopo 5 minuti di quasi Nirvana Il mal di schiena mi passò, ironicamente, ma ipotizzo a causa del sangue defluito altrove.
Fu però in una giornata d’estate della seconda o terza liceo che la situazione prese una piega davvero interessante. Eravamo inebriati di videogiochi e ci stavamo rilassando sul letto. Lui era scalzo e dalla sua bocca uscì la frase fra le frasi, il commento fra i commenti, il più bell’incentivo auspicabile in situazioni simili per tutti noi in questo forum:
“Mi fanno male i piedi”
Come per incanto, l’audacia tornò a possedere brevemente il mio corpo e le mie mani furono subito all’opera. Lui non si oppose, anzi, chiuse gli occhi e cominciò a goderselo. Non so esattamente cosa avvenne in quel momento, ma per la prima volta ebbi la sensazione netta di avvicinarmi a qualcosa di più di un semplice gioco, un’intimità diversa, un contatto molto più profondo del solito. Mentre massaggiavo lui sembrava sempre più rilassato, sul bordo di addormentarsi. Dopo qualche minuto mi feci coraggio, e alternando lo sguardo fra il suo viso e i suoi piedi, cominciai ad avvicinarmi sempre di più. L’odore era delicato e pulito, non riuscivo a credere di essere realmente in quella situazione. Ebbi un’idea : cominciai a spostarmi dai talloni e la pianta con delicatezza verso il dorso e infine lungo le dita , mentre avvicinavo sempre di più il mio viso. Pensai che, lavorando con decisione quella zona con le mani con pressioni alternate, avrei potuto tentare dei leggeri contatti con naso e labbra senza che lui se ne rendesse conto. Funzionò. Riuscii a godermi 3-4 minuti di paradiso mentre lui sembrava quasi addormentato. Purtroppo il sogno si infranse fin troppo presto, perchè udii i passi di mia madre che si avvicinavano alla porta chiusa della mia camera, e mai come fino a quel momento avrei voluto che fosse uscita a fare la spesa.
Ricordatevelo bene questo episodio, perchè salterà fuori in un momento del tutto inaspettato.
Spero di non avervi annoiato. Al più presto arriverà il continuo. |
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