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Capitolo 2
“Oggi stacco alle 17 e passo a casa tua”. È il messaggio che mi ha inviato Marco pochi minuti fa. Io sto a casa a studiare ma con queste premesse sicuramente nel pomeriggio farò una pausa. Durante la settimana noi non ci vediamo molto, io studio, lui lavora, ognuno ha i suoi impegni e diventa difficile. Il weekend ce lo teniamo invece per noi magari con una cena fuori, un cinema o semplicemente un film insieme a casa abbracciati sul divano. Se Marco mi scrive un messaggio così, il sottotesto è molto chiaro. Non ha bisogno di un abbraccio ma le semplici seghe che si fa non sono sufficienti ed ha bisogno di qualcosa di più. Rispondo al messaggio “Va bene, a dopo” e mi rimetto a studiare anche se ormai la mia immaginazione è già partita e non vedo l’ora che arrivi. So bene che quando arriverà sarà molto arrapato, infatti dopo avergli risposto al citofono, mi spoglio per farmi trovare nudo. In una delle tante conversazioni avute negli anni, lui mi ha detto che mi vuole trovare così, o per usare le sue parole “pronto all’uso”. Appena suona il campanello gli apro la porta, lui mi vede nudo e si illumina con un sorriso che gli parte dagli occhi. “Brava la mia puttanella” e si chiude la porta dietro.
In questi momenti so cosa vuole e come e per me renderlo felice diventa l’unica cosa che conta. È mio compito levargli la giacca mentre lui già si sta fiondando sul divano dove si allenta la cravatta per poi levarsela e sbottonarsi i primi due bottoni della camicia, rendendo parzialmente visibile il suo ampio petto. Io mi avvicino per dargli un bacio e lui mi ferma con una mano che mi tiene il viso. Sento la pressione del suo pollice su una guancia e le altre dita che premono contro l’altra guancia. Mi guarda dritto negli occhi con i suoi occhi verdi penetranti e mi dice “il bacio dopo, se sei bravo. Levami le scarpe ora”. “Si amore” e non faccio in tempo a girarmi verso i suoi piedi che mi arriva uno schiaffo scoccante sulla chiappa. “Amore un cazzo, io sono il tuo padrone adesso, hai capito? Da bravo su, non farmi incazzare”. “Si padrone”. A questo punto io mi metto velocemente davanti ai suoi piedi, un po’ perché me lo ha ordinato, un po’ anche per nascondere l’erezione che stava iniziando a venire per questo semplice scambio di parole che aveva ristabilito il nostro equilibrio. Inizio a slacciargli le scarpe di pelle e nel levargliele vengo invaso dall’odore del mio padrone: a questo punto la mia erezione è del tutto completa. I suoi calzini lunghi sono come al solito leggermente umidi sulle piante. “Ho camminato parecchio per venire qui, sei contento? So che ti piace tanto il mio odore”. Mi dice lui che sta iniziando già ad accarezzarsi il pacco. A Marco infatti eccita tantissimo il fatto che io adori ogni centimetro del suo corpo ed ogni suo odore. “Si Marco, hanno un odore stupendo” gli rispondo senza levare lo sguardo da quei piedoni. E so che lui sta sorridendo soddisfatto. “Beh, inizia a massaggiarli, allora! Che aspetti?”. Faccio come chiesto e adesso sento l’umidità di quel sudore sulle mie stesse mani mentre lui ha chiuso gli occhi e appoggiato la testa leggermente all’indietro. Dopo qualche minuto, inizio a massaggiare anche i suoi fantastici polpacci perfettamente definiti senza fare a meno di pensare che è davvero stupendo. Sono davvero fortunato ad avere un ragazzo, o meglio, un padrone così magnifico. Lentamente inizio a levargli i calzini e a scoprire i piedi: 43, pianta larga, morbidi, caldi e perfetti. Non che lui si curi particolarmente, anzi, eppure sono davvero perfetti. Non resisto ed inizio a leccarglieli partendo dalla pianta e dedicandomi poi ad ogni singolo dito, passando tra uno e l’altro e succhiandogli l’alluce. Lo sento che sta godendo, che geme leggermente e che sta iniziando a sbottonarsi la cintura ma invece di tirarsi fuori il ca**o dice “Mettiti in piedi e spogliami” e si alza. Anche io mi alzo e mi avvicino a lui, iniziando a sbottonargli la camicia, senza accorgermi che il mio ca**o non solo era in erezione ma aveva anche del pre-cum che, toccandolo aveva lasciato traccia sui pantaloni di Marco. Appena se ne accorge cambia espressione. “Ma che cazzo hai fatto? Ma mi hai sporcato i pantaloni! Ma che cazzo stai già tutto bagnato perché mi hai leccato i piedi? Ma sei proprio una troia che ti ecciti così tanto solo per avermi dato due leccate, stai fermo che fai solo casini. Mettiti in ginocchio e continuo io”. Io mi inginocchio davanti a lui, che sta finendo di sbottonarsi la camicia e adesso ho una delle mie visuali preferite: il mio padrone davanti a me, che guardo dal basso verso l’alto. Lui si finisce di spogliare ed in pochi minuti mi ritrovo davanti il suo pene: non è in completa erezione, ma è parzialmente scappellato e turgido. Si vedono chiaramente le vene che decorrono lungo l’asta e lateralmente le sue due palle enormi e pesanti che non vedo l’ora di svuotare.
Lo guardo come per chiedergli il permesso di poter iniziare a succhiarlo e con una mano vado a toccargli le palle, come se stessi afferrando un frutto da un albero, per potermi mettere in bocca quella meraviglia. “No, fermo! Prima meglio lubrificarti un po’ la gola, apri bene” e con una mira impeccabile, mi arriva uno sputo dritto in bocca “Ingoia, e poi puoi iniziare a ciucciare”. È inutile dire quanto io sia eccitato e felice, un altro suo sapore in bocca non fa che eccitarmi ancora di più e finalmente posso iniziare a pomparlo. Lui, nel frattempo, mi sta mi afferra per i capelli per tenere il ritmo e spingermi in gola quella cappella che ormai è diventata enorme. “Finalmente cazzo, è tutto il pomeriggio che aspettavo questa cazzo di bocca per svuotarmi le palle, prendilo tutto dai” e intanto continua a spingere, visibilmente eccitato. Io sono aggrappato con le mie mani al suo sedere con le chiappe su cui c’è una moderata peluria e che iniziano ad essere leggermente sudate. Lo sento che accelera il ritmo ed anche io che sono in ginocchio inizio a segarmi. Penso che si potrebbe arrabbiare perché non mi sto concentrando completamente sul suo di piacere. Di fatto poco dopo se ne accorge, ma non sembra infastidito e continua a spingermi il suo cazzo sempre più giù in gola fino a che sento le sue palle sbatacchiare contro il mento e delle lacrime iniziano a riempirmi gli occhi.
A questo punto, Marco solleva il piede sinistro ed inizia a sbattere delicatamente le mie palle con le dita dei piedi. Io sono in estasi e sento che anche lui sta per venire. “Vedi di ingoiare tutto o mi incazzo davvero” dice a mezza voce e poco dopo sento il suo seme nella mia gola. Contemporaneamente anche io vengo, solo che la sua di eiaculazione ovviamente dura molto di più. Una, due e poi tre ondate di sbo**a mi scendono in gola. Ha il respiro leggermente affannato ed io intanto continuo a pulire il suo ca**o che sta iniziando a perdere volume. Ha uno sguardo sereno e compiaciuto nel guardarmi mentre continuo a leccare via ogni goccia lasciandolo con un cazzo perfettamente pulito. Alzo lo sguardo verso di lui e vedo il suo petto leggermente lucido per il sudore che si dilata e restringe per il respiro leggermente affannato. Lui sorride mentre respira a bocca aperta ed ha lo sguardo di chi non vuole perdersi neanche un secondo di quello che sta guardando. Io continuo a pulirlo per bene perché so che Marco non ama pulirsi da solo dopo i rapporti. È venuto per svuotarsi le palle e a pulirlo ci sono già io. Sto per alzarmi per andarmi a prendere quel bacio promesso dall’inizio ma lui mi tiene giù esercitando pressione con una mano sulla mia spalla. “Non hai finito” ed indica con lo sguardo verso il basso”. Abbasso lo sguardo anche io e noto che la mia di sbo**a era finita sul suo piede. Lo guardo e inizio a parlare “So che non ti va, ma stavolta mi sa che ti tocca farti una docc…” “Ma non esiste proprio, perché devo lavarmi se ho te. Tira fuori la lingua e inizia…” “No dai” lo interrompo io. “Lo sai che non riesco a leccarla la mia” dico. “E tu lo sai che non me ne frega niente di quello che vuoi o non vuoi fare te. Tu sei il mio schiavo e fai quello che dico io, punto. Quindi adesso, da bravo, tiri fuori quella linguetta da troia e mi pulisci bene il piede.” Abbasso la testa ed inizio a leccare quel piede sempre magnifico, anche se ricoperti dal mio seme. Non mi fa impazzire doverlo fare, anzi son un po’ titubante. Appoggio la lingua al dorso del suo piede ed ho un’espressione leggermente schifata per il mio stesso sapore. Tuttavia, Marco mi ha detto di farlo ed io eseguo. Mentre io sto ripulendo il suo piede sinistro, lo sento dal suo tono soddisfatto che sta sorridendo ed intanto dice “Sei proprio una troia”.
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