un'estate da schiavo

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    E buon Natale a tutti
     
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    leccapiedi a Roma

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    Molto bello, complimenti. Buon Natale a te e grazie.
     
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    SCHIAVO LECCAPIEDI

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    Capitolo sublime. Conosci alla perfezione come si fa ad addestrare uno schiavo e quanto il padrone deve saper giocare con la voglia dello schiavo di progredire nel suo percorso di sottomissione.

    Buon Natale a te
     
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    Che bello, spero che questa settimana di “vacanza” per Roberto non finisca mai 😂😂😂
     
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    Bellissimo!
     
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    Capitolo 7

    "Su di me non c'è molto da dire signore. Ho 22 anni, vivo in provincia di Bari e vado all'università. Sono gay ma non lo racconto in giro, chi lo scopre bene, altrimenti bene lo stesso. Con la mia famiglia mi sono dichiarato quando avevo più o meno 16 anni. Stavo male perché il mio primo ragazzo, quello con cui ho scoperto di essere un sottomesso, si era trasferito in un'altra città a vivere con il padre. I miei mi sono stati vicini in quel periodo anche se già non avevo e continuo a non avere ottimi rapporti con loro e mentre mi sfogavo e piangevo mi venne naturale chiamare quel ragazzo con il suo nome, Alessio. Probabilmente avevano già capito tutto della mia omosessualità perché non fecero una piega". Ero in ginocchio davanti a un ragazzo più piccolo di me che oltretutto da una settimana era il mio padrone. E gli stavo massaggiando i piedi che avevo già abbondantemente leccato dopo avergli leccato anche il culo e ingoiato un'enorme quantità di suoi sputi. Se qualcuno avesse visto la scena dall'esterno, avrebbe chiamato la neuro, ma nel mio mondo di schiavitù e sottomissione, era la situazione ideale, quella che sognavo ogni giorno fin da ragazzino.
    Il padrone Gianluca era steso sul letto, nudo a godersi il massaggio e la sua superiorità nei miei confronti. Quella mattina avevo scoperto che si stava trasformando nel più sadico dei quattro padroni. Sapeva di controllarmi completamente, di avere il potere di farmi fare qualunque cosa soltanto aprendo la bocca per darmi un ordine e aveva già sperimentato fin dove potesse arrivare il mio essere una nullità davanti a lui. "Spiegati meglio, perché questo tuo fidanzato ti fece capire di essere quell'essere senza dignità che sei? Cioè tu lo sai che non sei un uomo? Ti rendi conto che sono giorni e giorni che ci lecchi i piedi sporchi e sudati, che bevi il nostro piscio e pulisci il nostro cesso? E' una settimana che sei a testa bassa a dire si padrone, no padrone, non puoi fare quello che vuoi ma fai solo quello che ti permettiamo di fare. Mangi per terra come un cane e oggi mi hai leccato il culo dopo che avevo cagato".
    "Per me è una cosa naturale padrone e lo scoprii proprio con Alessio. Avevamo la stessa età ma ci conoscemmo per caso a una festa. Lui era spesso a casa da solo perché la madre lavorava in ospedale e le capitavano i turni più strani, anche di notte. A quella festa ci piacemmo subito, a un certo punto andammo via insieme e andammo a casa sua perché la madre non c'era. Durante i primi incontri eravamo abbastanza timidi, per tutti e due era la prima esperienza. Ci baciavamo, ci toccavamo, qualche sega ma nulla di più. Però eravamo felici, cercavamo di passare tutto il tempo insieme. Una delle tante volte che era da solo per la notte mi invitò ad andare da lui. Arrivai verso ora di cena, lui propose di ordinare due pizze ma io gi dissi che avrei potuto cucinare io. Non è che fossi un cuoco eccezionale, ma me la cavavo e preparai un po' di pasta. Gli dissi di sedersi a tavola, gli servii la cena e quando finimmo mi alzai per togliere i piatti sporchi che poi lavai. Lui forse non ci fece molto caso anche perché c'era la tv accesa e la stava guardando con un certo interesse. Quando finii di lavare i piatti, ci spostammo in salone, sul divano. Era estate, lui era in pantaloncini e infradito, io invece avevo delle scarpe chiuse e i jeans. Sul divano cominciammo con le nostre solite effusioni, ma ad un certo punto sentii la voglia di prendere i suoi piedi in mano e di baciarli. Erano piedi morbidissimi, del resto avevamo solo 15 anni, sudati e odorosi al punto giusto. Li baciavo e me li strusciavo sulla faccia. Lui mi guardava con un'aria strana, ma gli piaceva, non fece niente per ritrarre i piedi. Dopo essermi consumato le labbra a forza di baciare cominciai a leccare per bene, i talloni, le piante, le dita e gli spazi fra le dita. Ogni tanto mordicchiavo. Ad Alessio piaceva e tanto, lo sentivo gemere e vidi che cominciava a toccarsi il cazzo. Più leccavo, più si toccava. Si abbassò i pantaloncini e cominciò a segarsi e quasi subito venne. Allora lasciai perdere i piedi e gli leccai via tutto lo sperma che gli era finito sulla pancia, gli pulii il cazzo con la lingua e ci mettemmo a guardare la tv abbracciati. Da quel giorno diventai il suo fidanzato-schiavetto. Cominciai non solo a leccargli i piedi, ma anche a mettergli in ordine la camera, a cucinare per lui ogni volta che andavo a casa sua e a fargli da autista con il mio motorino. Quando la madre e il padre, che erano divorziati, decisero che doveva andare a vivere a Bologna con il padre (non so se lo fecero perché avevano scoperto che era gay o per qualche altro motivo del genere) per me fu un vero trauma, ma ormai avevo scoperto la mia natura e cominciai a pubblicare annunci per trovare padrone o a rispondere a chiunque cercasse un sottomesso".
    "Bella storia da frocio. E quindi? Quanti padroni hai avuto? Chi è stato quello che ti ha umiliato di più?" chiese Gianluca mentre io continuavo a massaggiargli i piedi anche se mani e ginocchia cominciavano a farmi male.
    "All'inizio cercavo persone non troppo più grandi di me per qualcosa di soft, ma purtroppo nel mio paese o anche a Bari non si trovava granché. Qualche leccata di piede, ma nulla di più. Dopo i 18 anni, provai a spingermi un po' più in là e cercavo sottomissione anche sessuale anche con persone adulte. Avevo troppa voglia di sentirmi dominato, di obbedire a qualcuno. Il primo padrone che trovai era molto più grande di me, aveva più di 60 anni, ma non mi ha mai toccato e non si è fatto toccare. Mi faceva andare a casa sua, mi faceva spogliare e mi guardava. Dovevo rimanere fermo, completamente nudo davanti a lui che si segava e dopo che sborrava, mi rivestivo e me ne andavo. Dopo qualche incontro, questo padrone cominciò a far venire a casa sua anche degli altri ragazzi che pagava per farmi usare. Cioè lui era sempre nudo sul divano e non mi toccava, ma diceva a questi ragazzi di scoparmi, o di farsi leccare i piedi o altre cose del genere. Lui guardava, si segava e quando finiva ce ne andavamo. Uno di questi ragazzi, dopo avermi conosciuto, disse che gli era piaciuto farsi leccare i piedi e che mi voleva come schiavo. Aveva 25 anni era molto bello e io accettai. All'inizio andava tutto bene, ma piano piano diventò sempre più cattivo e invece che il suo schiavo diventai la sua troia. Organizzava serate in cui io ero a disposizione dei suoi amici che potevano usarmi come volevano ma mi faceva fare anche incontri sessuali a pagamento (i soldi naturalmente li prendeva tutti lui) e proprio con lui ho fatto la cosa più umiliante che mi sia capitata".
    "Finalmente qualcosa di interessante. Verme, non potevi dirlo subito invece di farmi perdere tempo con tutte queste puttanate?"
    "Mi scusi signore. Mi portò a Milano a una serata a tema asta degli schiavi in un locale in una zona malfamata". Quando arrivai, fui preso da un buttafuori del locale e portato in una stanza dove c'erano tanti altri ragazzi. Ci fecero spogliare e ci misero alle caviglie e ai polsi delle catene. Io avevo meno di 19 anni, ero uno dei più giovani e avevo paura, ma non riuscivo a scappare via, a dire basta. Avevo preso consapevolezza di quello che ero e se il mio padrone mi aveva portato lì, dovevo restare e sopportare tutto. Ci misero anche un collare dove era attaccato un cartello con scritto tutto quello che avremmo potuto fare per i padroni. Quando fummo tutti pronti, ci portarono nel locale su una specie di palco. C'era una luce fortissima su di noi, mentre tutto il resto del locale era buio quindi noi schiavi non vedevamo quanta gente ci fosse. Ci fecero fare qualche giro del palco, tutti uno dietro l'altro perché i clienti cominciassero a vederci e a scegliere. Poi ci fecero mettere in fila uno accanto all'altro. C'era un tizio vestito da guardiano che con una bacchetta di bambù ci dava gli ordini e ci picchiava sul sedere o sulle gambe per farci obbedire. Sempre questo tizio, poi, prendeva gli schiavi uno alla volta, li metteva al centro del palco e li descriveva ai clienti. Quando fu il mio turno, scoprii che chi mi comprava poteva fare sesso senza limiti con me anche in gruppo, poteva farsi leccare ogni parte del corpo e poteva pisciarmi in bocca. Volevo scappare, volevo piangere, ma il mio corpo era bloccato. Non dalla paura, ma dal mio essere un vero schiavo. Era giusto che stessi lì perché io quello ero, un oggetto da usare".
    Gianluca mi interruppe. "Bel racconto schiavo, ma ti stai riposando un po' troppo soltanto a massaggiarmi i piedi. Stai qua per lavorare quindi il resto della storiella me lo racconti mentre pulisci la casa". Mi fece andare a prendere una sedia dal tavolo della cucina e me la fece piazzare in bagno. Si sedette e disse: "Bene, ora racconta e pulisci, schiavo di merda".
    "Certo signore. Dopo la presentazione di tutti gli schiavi, i clienti potevano venire sul palco a guardarci da vicino, toccarci e scegliere quello che preferivano per l'asta. Finalmente vedemmo la faccia di qualcuno, anche molti erano mascherati. Poi iniziò l'asta e il presentatore della serata chiamava gli schiavi uno per volta e cominciavano le offerte. Ogni cliente poteva comprare anche più di uno schiavo così come ogni schiavo poteva essere comprato anche da gruppi di persone. Io avevo il numero 8 quindi fui chiamato abbastanza presto. Ci furono molte offerte perché ero giovanissimo e mi comprò un ragazzo di circa 30 anni. Venne sul palco, attaccò una catena al collare e mi portò verso il suo divanetto dove mi tolse le catene e si fece spogliare. C'era molta libertà su dove usare gli schiavi. Lo si poteva fare in sala o in delle stanzette tipo dark room. C'erano anche schiavi disposti a farsi torturare e si sentivano le loro urla ogni volta che venivano frustati o subivano altre violenze. Comunque, il mio padrone per quella sera decise che doveva usarmi davanti a tutti, mi fece inginocchiare e cominciò a farsi leccare i piedi e a usarmi da tappetino, poi piano piano cominciò a farsi leccare tutto il corpo fino a quando non arrivai al cazzo. Me lo ficcò violentemente in bocca e cominciò a spingere sempre più forte e a fondo. Non respiravo ma non potevo fermarmi ero come una macchina e lui era sempre più voglioso di sfondarmi la gola. All'improvviso mi tolse il cazzo dalla bocca, mi prese per i capelli sollevandomi da terra e mi buttò sul divanetto a pancia in giù. Sentii subito il suo cazzo che cominciava a premere contro il mio culo. Era già bello gonfio e duro. Io avevo già avuto rapporti anali con alcuni clienti trovati dal mio padrone, ma non molti quindi il buco era ancora piuttosto stretto, ma lui spingeva, spingeva, lo allargava con le dita e riuscì a mettermelo dentro spingendo con la stessa violenza con cui me l'aveva messo in bocca. A quel punto, non riuscii più a trattenermi e cominciai a piangere. Se ne accorse e questa cosa lo eccitava ancora di più e quindi invece di fermarsi continuò a spingere sempre più forte fino a quando sentii tutto il calore della sua sborra che mi riempiva il culo".
    "Certo che fai proprio schifo" disse Gianluca. "Però me l'hai fatto venire duro, vieni qua". Non capendo bene cosa intendesse perché fino ad allora non c'era stato niente di sessuale nella mia schiavitù, smisi di pulire il water e mi avvicinai a lui camminato a quattro zampe. Quando gli arrivai davanti, mi prese per i capelli e avvicinò il suo cazzo alla mia bocca. "Apri". Non potetti fare altro che obbedire e mi ritrovai subito il suo cazzo duro in bocca. Senza aspettare che mi dicesse cosa fare cominciai a succhiarlo e a leccarlo, gli leccai le palle e la capocchia. Lui godeva, mi prese la testa e me la spingeva verso di sé, su e giù fino a quando con un gemito cominciò a sbarrarmi in bocca. Cercai di tirarmi indietro, ma mi bloccava la testa, dovevo ingoiare tutto e così feci. Non riuscii neanche a contare quanti fiotti mi finirono in gola. Quando si svuotò completamente mi allontanò con forza facendomi finire a terra e disse quasi gridando "Se racconti qualcosa agli altri te la faccio pagare cara. Hai capito brutto frocio di merda? Ti faccio pentire di essere venuto qua a fare lo schiavo". "Non si preoccupi signore, non dirò niente a nessuno". Ero stremato. Le ginocchia mi facevano malissimo. Non riuscivo ad alzarmi per lo stupore e la fatica. E lui, ancora seduto sulla sedia, cominciò a pisciarmi addosso, sui capelli, sui vestiti, ovunque. Poi si alzò e mi disse "Pulisci tutto bene, schiavo. Verrò a controllare più tardi. Se sarà tutto pulito potrai andare sulla spiaggia a lavarti, altrimenti resterai tutto il giorno sporco del mio piscio. Ah, comunque, sei più bravo delle troiette che mi scopo di solito".
    "Grazie padrone". Mi rimisi subito al lavoro per pulire tutto, ma prima leccai per bene tutto il piscio del padrone che c'era sul pavimento e quei vestiti avrei voluto tenerli addosso per sempre
     
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    Sempre più bello. Mi viene duro ad ogni capitolo 😜
     
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    SCHIAVO LECCAPIEDI

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    CITAZIONE (pa86mi @ 26/12/2021, 13:02) 
    Sempre più bello. Mi viene duro ad ogni capitolo 😜

    Anche a ne capita lo stesso, per cui non trascurare di continuare il racconto. Mi è molto piaciuto l'inserto in cui narri dell'asta di schiavi in cui il protagonista è stato venduto. Anche a me è capitato diverse volte in epoca precivid di sperimentare a Milano e altrove uno scenario di questo tipo, purtroppo senza catene ai piedi, ma venendo spesso frustato in pubblico, dato che questa pratica è una delle mie preferite come schiavo. Mi piacerebbe leggerla anche subita da Roberto, se posso darti un suggerimento.
     
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    luridoleccapiedi Stavo pensando a qualche punizione corporale per il povero Roberto
     
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    leccapiedi a Roma

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    CITAZIONE (piedibari @ 26/12/2021, 15:29) 
    Stavo pensando a qualche punizione corporale per il povero Roberto

    Non pensi che sarebbe un po' troppo? In fondo quei ragazzi non sapevano nemmeno cosa significasse essere Padroni all'inizio... dipendesse da me non spingerei le cose troppo in là, ma ovviamente la scelta è tua. In ogni caso, complimenti per il racconto: è bellissimo.
     
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    CITAZIONE (luridoleccapiedi @ 26/12/2021, 15:24) 
    Anche a me è capitato diverse volte in epoca precivid di sperimentare a Milano e altrove uno scenario di questo tipo, purtroppo senza catene ai piedi, ma venendo spesso frustato in pubblico, dato che questa pratica è una delle mie preferite come schiavo. Mi piacerebbe leggerla anche subita da Roberto, se posso darti un suggerimento.

    Wow, ma tipo in che locali fanno ste cose?

    CITAZIONE (italianservant @ 26/12/2021, 16:10) 
    Non pensi che sarebbe un po' troppo? In fondo quei ragazzi non sapevano nemmeno cosa significasse essere Padroni all'inizio... dipendesse da me non spingerei le cose troppo in là, ma ovviamente la scelta è tua. In ogni caso, complimenti per il racconto: è bellissimo.

    Anche io preferisco una dominazione più soft/psicologica a corde e frustini, nell’ottica che questi quattro ragazzi dovrebbero comunque essere lì principalmente per divertirsi al mare e nei locali notturni. Capisco che così sia più difficile mantenere la trama interessante però
     
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    Bellissimo mi piace sempre di più
     
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    Slave/Master solo piedi odorosi

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    Si è un racconto così preciso che quasi sembra vero o cmq così bello da voler essere realizzato dal nostro scrittore
     
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    Prima di pubblicare due nuovi capitoli vi voglio dire a chi mi sono ispirato per i personaggi di questa storia
    Roberto lo schiavo: nessuno in particolare
    Il padrone Gianluca: Manuel, il copratogonista di Un professore, la fiction di Rai1
    Il padrone Ivan: Nicolò Robbiano de Il Collegio 4
    Il padrone Alessandro: Giordano Francati de Il Collegio 5
    Il padrone Julian: anche per lui nessun personaggio particolare a cui ispirarmi
    Arriveranno altri personaggi nella storia anche loro ispirati a qualcuno noto

    Capitolo 8

    Tutti sapevano che avevo leccato il culo del padrone Gianluca e infatti uno dei nuovi modi di chiamarmi era "lingua da culo" o "carta igienica". Nessuno però ne aveva approfittato e quindi la loro vacanza andava avanti con una certa routine. Capitava sempre più spesso che cenassero in casa e quindi oltre a servire in tavola dovevo anche stare sotto il tavolo a leccare e annusare i loro piedi o mangiare degli avanzi che mi buttavano come si fa con i cani.
    Da qualche giorno, il padrone Alessandro aveva deciso di andare a fare footing la mattina prima di andare al mare. Avevo notato fra le sue scarpe un paio di sneakers decisamente odorose e consumate che non usava mai e mi chiedevo perché le avesse portate. Erano le sue scarpe da ginnastica. Per andare a correre, si svegliava verso le 7.30, si faceva servire la colazione e poi dovevo vestirlo con maglietta, pantaloncini, calze di spugna e appunto quelle scarpe fino ad allora inutilizzate. Correva per un'oretta e mezza e quando tornava si sedeva su una sedia e si faceva spogliare da me che naturalmente dovevo anche leccare via tutto lo sporco e il sudore dai piedi. Quando finivo di spogliarlo, mi metteva la mutanda sudata sulla testa, le calze sudate in bocca e andava al mare. Questa fu l'unica variazione significativa nella mia vita da schiavo al servizio di quei quattro padroni almeno fino a un paio di giorni dopo ferragosto. Stavo facendo il bucato quando mi arrivò un messaggio sul telefono. Era del signorino Julian e diceva "Stasera abbiamo ospiti a cena. Saremo sette. Vai a fare la spesa" e poi mi scriveva cosa volevano mangiare e bere. Ero abituato a essere esibito ad amici dei miei padroni come schiavo e quindi la presenza di altre persone in casa non mi preoccupava. Più che altro, ero curioso di sapere chi avessero invitato? Ragazze? Ragazzi? Ragazzi e ragazze? Non mi restava che aspettare. Andai subito a fare la spesa e quando tornai finii di sistemare la casa per farla trovare pulita agli ospiti. I padroni come sempre tornarono dal mare al tramonto, si lavarono e indossarono vestiti normali, tipo bermuda e maglietta. Non mi sembrava un abbigliamento per ricevere delle ragazze, ma a Rimini ad agosto ci può anche stare che uno non si metta in ghingheri.
    La cena era per le 22, ma poco dopo le 21, gli ospiti bussarono. Chiesi ai padroni se dovessi andare io ad aprire e la risposta fu: "E che ci dobbiamo alzare noi per aprire la porta? Che cazzo ti abbiamo portato a fare qua? Per riposarti?". Andai ad aprire e mi trovai davanti due ragazzi abbronzati e anche abbastanza carini. "Hola amigos" furono le prime parole che dissero mentre intanto veniva verso di loro Ivan che li salutò e disse. "Ciao raga. Questo è il nostro schiavo di cui vi abbiamo parlato. Per stasera è a vostra disposizione". Poi si rivolse a me. "Loro sono nostri amici, comportati come se fossero padroni e obbedisci ai loro ordini. Stanno qua tre piani più sopra ma li abbiamo conosciuti solo un paio di giorni fa". A quel punto mi inginocchiai per salutare gli amici dei miei padroni e dissi. "Buonasera signori, benvenuti. Sono lo schiavo dei padroni Ivan, Gianluca, Alessandro e Julian. Se volete usarmi stasera, sono a vostra disposizione". I due amici cominciarono a ridere e uno poi disse: "Quando ci avete detto che avevate uno schiavo, non ci credevamo. Possibile che esiste davvero uno così coglione?" Parlavano in italiano ma con un forte accento spagnolo e solo dopo avrei scoperto che venivano da una città della Spagna mai sentita prima e che si chiamavano José e Gonzalo. "Dov'è Hector?" chiese il padrone Gianluca. "Tornando dalla spiaggia ha conosciuto un'altra delle troiette che si scopa ogni sera e quindi è rimasto a casa. Tornerà a casa col cazzo consumato per quanto sta scopando": E giù risate.
    Si sedettero sul divano e sulle poltrone e io diventai l'argomento della serata. "Vieni qua schiavo che i nostri amici vogliono sapere tutto quello che fai". Mi fecero sistemare al centro della stanza in ginocchio rivolto verso i due spagnoli a cui raccontai quello che facevo per i miei padroni. Non provavo imbarazzo o vergogna, ormai essere un oggetto nelle mani dei miei padroni era una cosa più che naturale quindi era giusto che volessero mostrarmi ai loro amici per deridermi. "Fagli vedere come fai il cane che bacia i piedi" disse il padrone Gianluca e io mi misi a quattro zampe e mi avvicinai a José e Gonzalo per baciargli i piedi. Avevano tutti e due delle Stan Smith quindi dovetti sfilargliele, togliere le calze e poi gli baciai i piedi. Arrivò il momento della cena e i sei padroni si misero a tavola. Cominciai a servire il primo poi, come mi era stato ordinato mi misi sotto il tavolo per essere preso a calci o annusare e baciare piedi. Alla fine della cena, uscirono tutti per andarsi a divertire e io rimisi tutto a posto, lavai i piatti e pulii il bagno e il soggiorno. Quando i miei padroni tornarono mi trovarono come ogni sera in ginocchio dietro la porta pronto a sfilargli scarpe e calze e a infilargli le ciabatte. L'ultimo a cui le infilai fu Alessandro che con un piedi mi schiacciò la faccia per terra e mi disse "Ai nostri amici è piaciuto come lavori e quindi, siccome hanno la casa sporca, domani andrai a pulirla". Avevo la faccia schiacciata sul pavimento e il piede di Alessandro che premeva sempre più forte quindi riuscii a dire solo un "Si padrone" quasi incomprensibile. "Ti abbiamo affittato quindi se non saranno soddisfatti del tuo lavoro non ci daranno i soldi. E se non ci danno i soldi sarà peggio per te brutto cesso schifoso. E' chiaro?". Alessandro premeva col piede sempre più forte sulla mia faccia quindi dalla mia bocca uscì solo un suono che doveva essere un "Si padrone".


    Capitolo 9


    Sarei andato a casa di José e Gonzalo il giorno dopo, di sera, dopo aver aiutato i miei padroni a fare la doccia dopo il mare e aver pulito il bagno. Poi, loro sarebbero usciti con gli spagnoli e io sarei rimasto a pulire fino al loro ritorno quando i miei padroni mi avrebbero riportato a casa. Così avevano deciso e infatti non appena finii di pulire il bagno dopo l'ultima doccia, il padrone Gianluca mi prese per i capelli e mi trascinò fino alla porta di casa. Lui salì in ascensore, mentre io dovetti arrivare a piedi a casa degli spagnoli. Lì, tra l'altro, sapevo che avrei trovato un altro padrone, quel Hector che il giorno prima non era venuto a cena. Quando Gonzalo aprì la porta ed entrai, non potevo credere ai miei occhi. Era la casa più disordinata e sporca che avessi mai visto. C'erano sacchi di immondizia ovunque più avanzi di cibo e pentole e piatti sporchi da giorni. C'era anche una puzza terribile con tutta quelle spazzatura. Gonzalo disse: "Schiavo hai parecchio lavoro da fare perché da quando siamo arrivati non abbiamo mai pulito un cazzo perché non avevamo voglia e perché nessuno voleva pulire lo schifo fatto dagli altri. Meno male che esistono schiavi come te. Come ti hanno detto i tuoi padroni se non pulirai tutto bene non pagheremo per il tuo affitto. Sentivo quello che mi diceva, ma continuavo a guardarmi intorno e pensavo a cosa avrei trovato nelle altre stanze e soprattutto nel bagno. Non so da quanti giorni stessero a Rimini, ma a giudicare dall'immondizia, direi un bel po'. "Io adesso me ne vado a casa" disse Gianluca prendendomi di nuovo per i capelli. "Datti da fare e cerca di lavorare per bene. Non ci far fare brutta figura" e mi sputò in faccia prima di andarsene. Appena se ne fu andato Gianluca, comparve Hector. Anche lui era un bel ragazzo, capelli nerissimi vestito in maniera piuttosto trasandata con una canottiera sporca, un costume da bagno e ai piedi delle Nike vecchie e consumate, piene di buchi. Mi si avvicinò, mi guardò e disse: "Quindi tu sei lo schiavo dei nostri amici? José e Gonzalo mi hanno parlato di te, mi hanno detto che sei un ottimo leccapiedi. Fammi vedere cosa sai fare" e si andò a sedere sul divano. Mi avvicinai a lui, mi inginocchiai e subito vidi che il divano lo avevano usato non solo per sedersi o sdraiarsi, ma anche per mangiare e bere visto che era pieno di avanzi di cibo, bottiglie di birra vuote e altre cose del genere. Mi piegai per togliere le scarpe a Hector ma già sentivo un odore nauseabondo. Sfilai la prima scarpa e quell'odore diventò insopportabile. In più, non aveva le calze e quindi il piede era sudatissimo e sporco. Lo baciai facendo una gran fatica e lui subito me lo stampò in faccia. Poi mi strinse il naso fra due dita e disse: "Scusami schiavo se puzza un po', ma ho portato solo queste scarpe e quindi le uso per stare in casa, per andare al mare e per uscire la sera. Mi sa che fanno puzzare un po' i piedi". E cominciò a ridere insieme ai suoi due amici. Dovetti tenere quel piede sulla faccia mentre cercavo di togliere l'altra scarpa e la puzza raddoppiò tanto che pensai che mi sarebbe venuto da vomitare. Mi feci forza, mi ricordai che dovevo obbedire a tutti i loro ordini perché altrimenti i mei padroni non avrebbero avuto i soldi e io chissà come sarei stato punito e cominciai a leccare. Era disgustoso. Avevo leccato tanti piedi nella mia vita da schiavo ma non avevo mai sentito una puzza simile. Non tralasciai nessuna parte del piede, leccai la pianta, i talloni che erano screpolati e quindi li leccai a lungo per inumidirli per bene e anche in mezzo alle dita dove era concentrato un sacco di sporcizia che dovetti ingoiare. Dopo aver leccato per un po', Hector mi spinse la faccia dentro una delle sue scarpe e mi costrinse ad annusare schiacciandomi la testa col piede. La puzza delle scarpe era anche peggiore di quella dei piedi. Per fortuna Gonzalo disse: "Hector, il coglione è venuto qua per lavorare, non per leccarti i piedi". Potetti finalmente rialzarmi e respirare un po'. Fu sempre Hector poi a dire: "Devi portare giù tutta l'immondizia e poi pulire la casa da cima a fondo. Vieni ti faccio vedere". Lo seguii nelle altre stanze. La casa era più grande di quella dei miei padroni. C'erano tre camere da letto e un bagno oltre al salone-angolo cottura. E tutte e tre le stanze erano in condizioni pietose. C'erano vestiti buttati dove capitava, mutande e calze sporche a volontà e nella camera di Hector anche dei preservativi usati per terra, sul comodino e perfino fra le lenzuola. Quando vidi il bagno, volevo scappare via. Gli asciugamani erano luridi, il water sembrava quello di un autogrill, il lavandino era intasato e pieno di acqua, capelli e peli. L'unica cosa pulita sembrava la doccia che evidentemente non usavano molto. La cesta della biancheria sporca era piena di magliette e pantaloncini che evidentemente avevano usato per fare sport perché si vedeva che era roba supersudata.
    Pulire bene sarebbe stato davvero difficile ma dovevo riuscirci. Mi feci forza e cominciai a portare giù i primi sacchi di immondizia. Cercavo di prendere il più possibile, ma ci vollero comunque cinque viaggi per buttare tutta quella vecchia e poi ne riempii altri tre solo con gli avanzi del cibo. Intanto per Hector, José e Gonzalo era arrivato il momento di andarsi a divertire con i miei quattro padroni, per cui rimasi da solo in quella specie di casa degli orrori. Cominciai dalle camere da letto, da quella di Hector in particolare. Raccolsi tutti i preservativi che erano sparsi, cambiai le lenzuola (quelle che lasciavano gli addetti del residence ogni quattro-cinque giorni erano state usate come tappeti, accappatoi e chissà quante altre cose, ma riuscii comunque a trovarne alcune pulite). Spolverai i mobili, passai la scopa sul pavimento tirando su una quantità incredibile di polvere e poi lavai dovendo inginocchiarmi per strofinare alcune macchie che c'erano e che preferii non chiedermi di cosa fossero. Stessa cosa nelle altre due camere da letto che erano, però, leggermente più pulite. Poi passai al bagno e mi accorsi che non c'era lo scopino, quindi avrei dovuto strofinare le pareti della tazza con le mani usando una pezza. Anche il bordo della tazza e la tavoletta erano sporchissimi di piscio e merda ma per fortuna riuscii a pulire tutto e a farlo tornare come nuovo. Pulii anche il bidet e riuscii a sturare il lavandino togliendo un sacco di capelli e peli. Infine, mi dedicai alla cucina. C'erano da scrostare piatti, tegami e posate. C'era cibo accumulato da chissà quanti giorni e pensai che li avessero usati più volte anche se erano sporchi. Comunque, anche se a fatica riuscii a pulire tutto. Era già quasi mezzanotte, ma dovevo pulire ancora il soggiorno e fare il bucato. Decisi di fare prima il bucato quindi tornai in bagno e proprio come facevo con i miei padroni riempii una bacinella di acqua e detersivo e la poggiai per terra. Purtroppo, non c'era possibilità di poggiare la bacinella in un punto che mi permettesse di stare in piedi per fare il bucato, quindi anche quell'operazione dovevo farla stando in ginocchio. Non avevo tempo per separare ogni tipo di indumento per cui misi a mollo magliette e pantaloncini e poi avrei lavato calze e mutande. Quando cominciai a prendere le cose dalla cesta della biancheria, sentii che erano completamente inzuppate di sudore e che tutto era stato buttato alla rinfusa quindi dovetti prima separare le le magliette e i pantaloncini dalle calze e dalle mutande e poi potetti cominciare. Lavai e strofinai tutto per bene prima di poter sciacquare sperando che la puzza andasse via. Alle 3 di notte avevo finito di pulire tutta la casa. Ero distrutto, mi buttai sul pavimento per riposarmi un po' ma avevo paura di addormentarmi e che i padroni mi potessero trovare a dormire. Invece arrivarono poco dopo. Sentendo le loro voci sul pianerottolo, mi alzai e andai dietro la porta ad aspettarli. C'erano i tre spagnoli con il padrone Gianluca. Ispezionarono tutta la casa, videro che sul balcone c'era il bucato steso e José disse: "Ok, mi sembra tutto pulito". Prese 50 euro e li dette al mio padrone. Tirai un sospiro di sollievo perché non sarei stato punito, ma sopratutto perché tornando a casa mi sarei potuto stendere almeno per qualche ora prima che il padrone Alessandro si svegliasse per fare colazione e andare a correre.

    P.S.
    Hector è ispirato a Carlos Alcaraz, il tennista spagnolo
    José a Davide Vavalà de il Collegio 5
    Gonzalo a Paulo Dybala

    Oggi due capitoli. Spero che vi piacciano. Questa storia va verso la conclusione, ma sto già pensando a nuove umiliazioni per il povero Roberto. Buona lettura
     
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    Slave/Master solo piedi odorosi

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    Magnifico è dir poco, 6 un mostro dei racconti, bravissimo!
     
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