un'estate da schiavo

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    Sempre più bella la storia, bravissimo!!!
     
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    Bel capitolo, non hanno aspettato tanto i padroni ad introdurre l'adorazione dei piedi... ne son molto contento
     
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    Sei bravo a scrivere e io racconto è eccitante. E poi sei conterraneo.
     
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    Slave/Master solo piedi odorosi

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    No figurati 6 bravissimo ed è un racconto unico, nn vediamo tutti l'ora di leggere la continua...
     
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    Capitolo 4

    "Da domani ci divertiremo molto di più con te". "Da domani ci divertiremo molto di più con te". Queste parole mi rimbombano nella testa praticamente per tutta la notte e non riesco a dormire anche perché stare sul pavimento è davvero scomodo, ma non ho il coraggio di chiedere ai miei padroni se posso dormire seduto su una delle poltrone. Julian e gli altri padroni avranno veramente voglia di sperimentare nuovi modi per usare uno schiavetto oppure una volta passata la sbronza non si ricorderanno niente e riprenderanno a ignorarmi e a farmi fare solo le pulizie? Alessandro russa davvero tanto e anche questo contribuisce a tenermi sveglio e poi tra non molto sarà giorno e dovrò rimettermi al lavoro.
    Il primo a svegliarsi è proprio Julian che appare in salone verso le 11.30. Ha solo le mutande e noto che ha un fischietto davvero niente male. Ok, lo dico subito, è uno di quei padroni da cui mi farei fare qualunque cosa. Non so cosa voglia per colazione perché non mi hanno detto quali sono le loro abitudini per cui spero di potergli servire qualcosa che c'è in casa. "Buongiorno signorino Julian, ha dormito bene?" Mi guarda con la faccia di uno che non aveva assolutamente voglia di alzarsi e mi rutta in faccia. Dall'odore dell'alito potrei indovinare cosa ha bevuto la sera prima, ma il mio compito è accettare tutto quello che fanno i padroni senza fiatare e senza giudicare. Loro sono i padroni, io sono solo un umile servo che ha l'onore di poterli servire. Si siede al tavolo e finalmente dice le prime parole. "Fammi un caffè e dammi latte e biscotti schiavo". Mi metto subito all'opera. In casa c'è soltanto la moka per preparare il caffè quindi comunque ci vorrà un po' di tempo. Metto sul tavolo una tovaglietta, una tazza per il latte e la confezione di biscotti comprata il giorno prima. Julian non dice una parola però osserva tutti i miei movimenti. "Quando finisci di servirmi la colazione vai a pulire il bagno che ho pisciato ovunque e non voglio farlo trovare così agli altri. E vammi a prendere le ciabatte in camera". Vado subito in camera sua a prendere i suoi infradito e glieli porto. Appena mi vede dice: "Mettimeli". Mi metto a quattro zampe e mi infilo sotto il tavolo. Prendo il suo piede destro e infilo la scarpa. Stessa cosa per il sinistro. Sto per uscire da sotto il tavolo, ma Julian mi mette il piede destro sulla mano. "Che fai? Sei davanti ai piedi del tuo padrone e non li baci? Ieri sera ti è piaciuto parecchio mi pare. Muoviti coglione, baciami i piedi". Comincio immediatamente a baciargli i piedi ma intanto sento anche il borbottio della moka. "Signorino Julian, il caffè è pronto, glielo posso servire? "chiedo e la risposta é un colpo sulla testa e la mano liberata dal suo piede. Esco da sotto il tavolo, verso il caffè nella tazzina e glielo servo. "Torna là sotto, verme". Di nuovo a quattro zampe, ricomincio a baciare i piedi del mio padrone che intanto si gode la sua colazione. I piedi hanno ancora lo stesso forte odore di poche ore prima al ritorno dalla discoteca, ma è un odore che inalo con immenso piacere.
    "Ma quindi questo è proprio un verme schifoso" dice Alessandro che intanto si è svegliato ma è ancora steso sul letto e si gode la scena. "Vieni qua schiavo, corri dal tuo padrone" mi ordina e Julian sempre con dei calcetti in faccia mi fa capire che posso andare. Raggiungo Alessandro restando inginocchiato davanti al suo letto. Anche lui indossa solo le mutande. Tira giù le gambe e dice "Forza sguattero infilami le ciabatte e baciami i piedi. "Subito signore" rispondo. Dopo che ho fatto quanto mi è stato ordinato, Alessandro si alza e dice "Seguimi". Vado con lui in bagno e lui comincia a guardarsi intorno. "Inginocchiati". Non so cosa aspettarmi, ma un brivido mi corre lungo la schiena. "E' stato Julian a lasciare il cesso così?" "Si signore ma è colpa mia che non l'ho ancora pulito Mi perdoni la prego". C'erano schizzi di pipì su tutto il bordo della tazza e anche per terra. "Che schifo. Io là dentro non piscio e siccome non l'hai ancora pulito, devi essere punito. Apri la bocca". Tita fuori il cazzo dalle mutande, si mette davanti a me, me lo mette in bocca e comincia a pisciare. Sento il liquido caldo e salato finirmi direttamente in gola. Non è la prima volta che mi usano da cesso, ma ogni volta il primo getto mi fa sempre sentire un po' umiliato. E il mio pacco si gonfia. Sembra che non finisca mai, ne ingoio davvero tantissima. "Bene ogni giorno giorno scopriamo qualche modo nuovo per usarti e quanto sei senza dignità. Non ti fai schifo a farti usare in questa maniera?". Detto questo esce dal bagno e torna in salone dove c'è ancora Julian. "Che avete fatto di là?" chiede. Alessandro inizia a ridere e dice "Ho scoperto che abbiamo due cessi in casa. Meglio così. Quando uno è occupato sappiamo dove pisciare" e ride ancora più forte. Julian sembra non capire ma dopo pochi istanti inizia a ridere anche lui. "E' un vero coglione sottomesso" dice ridendo.
    Finito di fare colazione, Alessandro e Julian si mettono i costumi e vanno al mare lasciando le mutande usate nel bagno. Gianluca e Ivan dormono ancora e io inizio a pulire la casa partendo ovviamente dal bagno. E' pomeriggio quando compare Ivan già in costume che a malapena mi saluta e va via. Poco dopo arriva anche Gianluca anche lui già pronto per il mare. Prima di uscire si fa baciare i piedi anche lui e va via. Finisco di sistemare e pulire e aspetto che i miei padroni tornino a casa. Sicuramente in spiaggia Julian e Gianluca faranno un racconto dettagliato di cosa mi hanno fatto fare.
     
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    Bellissimo racconto.
     
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    SCHIAVO LECCAPIEDI

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    Bella storia, promette bene quanto ad eccitazione e punizioni che i 4 masters infliggeranno al loro fortunato schiavetto. Complimenti e aspetto con piacere i prossimi capitoli.
     
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    Molto bella, seguo anch’io con trepidazione in attesa del nuovo capitolo!
     
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    Grande!
    Veloci i ragazzi😍
     
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    Capitolo 5


    Il ritorno a casa dei padroni dal mare è il momento della giornata più intenso per me. Hanno fretta di farsi la doccia e cambiarsi per la serata. Per ognuno di loro che va a lavarsi, io devo raccogliere da terra il costume e le ciabatte sporche. I costumi li metto nella cesta della biancheria per poi lavarli dopo che sono usciti in modo che si asciughino fino alla mattina dopo, ma le ciabatte le devo andare subito a lavare sul balcone dove c'è un piccolo rubinetto. Ovviamente il rubinetto è messo in basso quindi devo fare tutto praticamente in ginocchio e dai palazzi di fronte c'è genere che potrebbe vedermi, ma non mi importa. Il mio solo pensiero deve essere lavorare bene per i padroni. Ho piazzato una bacinella sotto il rubinetto per raccogliere l'acqua sporca e questo evita di bagnarmi tutto. Una volta lavate le scarpe, le devo asciugare con la mia maglietta come mi hanno ordinato i padroni e poi riportarle in bagno per essere usate dopo la doccia. Quando il padrone finisce di lavarsi, raccolgo l'asciugamani che ha usato, pulisco un po' la doccia e con uno straccio asciugo per bene il pavimento in modo che un altro padrone possa usare il bagno pulito. Naturalmente lo faccio stando a quattro zampe perché così viene meglio e quindi sono perennemente inginocchiato davanti ai padroni che intanto dopo la doccia finiscono di sistemarsi davanti allo specchio. Non è un lavoro particolarmente faticoso, ma i padroni vogliono che sia fatto bene e questo mi mette un po' di ansia perché ho paura di non fare bene e di deludere i padroni. Da oggi, poi, hanno introdotto una novità: quando escono dalla doccia devo baciargli i piedi e infilargli le ciabatte. Un compito che assolvo con grande impegno e felicità, ovviamente.
    Comunque, quando tutti hanno finito di lavarsi ma è ancora presto per uscire, Ivan si rivolge a me e dice "Senti un po' verme, ma farai da cesso a tutti oppure solo Ale avrà questo privilegio? E soprattutto quante altre belle cose sai fare per i tuoi padroni?". Ok, adesso è chiaro. Tutti sanno cosa è successo nel bagno stamattina. Abbasso la testa e cerco le parole migliori per spiegare cosa sono e cosa penso del mio posto nel mondo. "Signore, io sono uno schiavo totale, potete decidere di usarmi come meglio preferite. Il mio solo scopo è quello di essere umiliato e usato da voi per il vostro divertimento. Con altri padroni che ho avuto in passato ho fatto da leccapiedi, leccaculo, sborratoio, cesso, sputacchiera e tante altre cose. Qualunque cosa vi faccia divertire o serva a farvi stare più rilassati in questa vacanza, io la farò".
    Si guardano in faccia e scoppiano a ridere. Mi sento umiliato, mi sono messo messo praticamente a nudo davanti a loro anche se li conosco da poco. In realtà è una sensazione strana perché non mi sono mai fatto problemi a concedermi del tutto a padroni anche appena conosciuti (non ho mai chiesto a un padrone che volesse usarmi quanti anni avesse o come fosse fisicamente. Il padrone sceglie lo schiavo, lo schiavo deve servire ogni padrone con il massimo impegno, che sia giovane o vecchio, bello o brutto, magro o grasso), ma con loro mi sembra diverso forse perché è un rapporto differente dagli altri, deve durare ancora per qualche settimana. Non so, ma comunque, insieme all'umiliazione cresce anche il mio pacco. Julian è il primo a parlare. "Quindi fammi capire bene. Tu sei contento di tutto quello che ti facciamo fare? Cioè ti piace inginocchiarti a baciarci i piedi, raccogliere le nostre mutande e calze sudate e sporche? Ti è piaciuto farti piasciare in bocca da Alessandro e lo rifaresti ogni giorno con tutti quanti?". "Sì, signorino Julian. Questo è quello che devo fare. Sono il vostro schiavo. Non posso decidere cosa devo fare e cosa no, non posso permettermi di giudicare il vostro modo di comportarvi, non devo sentire odori o provare ribrezzo per quello che mi fate fare". Altre risate a crepapelle e Gianluca dice ad Alessandro: "Ma come cazzo hai fatto a trovare l'annuncio di 'sto coglione? Ce ne sono molti sui siti che bazzichi?"Alessandro rideva e faceva di sì con la testa. Poi Julian dice. "Allora schiavo vieni qua davanti a me camminando come un cane". Lo raggiungo. Lui è seduto sul divano e subito mi mette un piede in faccia. "Fammi vedere quanto ti diverti a leccarlo". Devo dire che non mi capitava di leccare piedi da un po' quindi avevo una voglia terribile. Da qualche settimana erano anche finiti gli allenamenti di calcio quindi non mi capitava neanche più di annusare e leccare i calzettoni usati dai giocatori, quindi ero in astinenza così tirai immediatamente fuori la lingua e cominciai a leccare dal tallone alle dita, tutta la pianta e poi in mezzo alle dita. Leccavo e baciavo, prima un piede e poi l'altro. Mi ci sarei consumato la lingua su quei piedi. Erano perfetti, lisci e morbidi, praticamente senza peli. Una meraviglia, avrei voluto averli per me per tutta la vita. Gli altri tre padroni guardavano la scena, ridevano e commentavano "Che schifo. Questo non è un essere umano, è un verme, si dovrebbe fare schifo da solo" e altre cose del genere. Dopo che gli avevo leccato i piedi per bene (anche se io avrei continuato), Julian mi disse di seguirlo in bagno con le ciabatte in bocca come un cane e io lo feci. Si fece lavare i piedi e per la prima volta vidi sul suo volto un'espressione un po' diversa. Non saprei descriverla bene, ma ebbi la netta sensazione che la parte del padrone ora gli piacesse davvero.
    Nei giorni successivi tutti i padroni vollero provare e usare il giocattolo che gli leccava i piedi, si faceva pisciare in bocca e obbediva a ogni schiocco di dita. Mi avevano imposto anche delle altre regole. Per esempio, la sera (ma sarebbe meglio dire a notte fonda), quando rientravano mi dovevo far trovare dietro la porta in ginocchio con le loro ciabatte sistemate davanti a me e, una volta entrati dovevo togliergli scarpe e calze, baciargli i piedi e infilargli le ciabatte. Poi dovevo prendere una calza di ognuno e infilarmela in bocca. In più avevano deciso che, visto che sono un cane schifoso, avrei dovuto mangiare e bere da una scodella messa sul pavimento. Solo pasta in bianco, stracotta. Al condimento ci pensavano loro con gli sputi. Ero felice come un bambino in un negozio di giocattoli. I miei padroni si erano finalmente liberati dei timori che avevano all'inizio e si stavano dimostrando perfidi. Avevano anche scoperto quanto è rilassante farsi massaggiare i piedi e più di una notte sono stato ai piedi del letto di un padrone a massaggiarlo finché non si addormentava.
    Ora i giorni passavano troppo rapidamente. La fine della mia servitù sembrava avvicinarsi, ma ogni giornata mi regalava una sorpresa...
     
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    Nuovo capitolo molto bello, ormai sondei padroni veri e propri... mi piacerebbe leggere però scene più lunghe di dominazione coi piedi...
     
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    Bello, hanno scoperto non solo quanto lo schiavo sia tale ma quanto loro siano padroni!
     
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    Magnifici racconti, sn stato in tiro x tutto il tempo, ps. Ke bel regalo di natale ke ci hai fstto, continua così ed esagera....bravissimo
     
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    Grandeeee troppo eccitante,continuaaaa
     
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    Capitolo 6

    premessa: è abbastanza lungo ma un po' più esplicito degli altri, ma siamo a Natale e dopo i pranzi abbondanti vi potete rilassare e leggere

    Più i giorni passavano e più i padroni prendevano confidenza con il loro nuovo ruolo e io quindi rimbalzavo da uno all'altro per leccare piedi, ascelle sudate, farmi pisciare in bocca, fare massaggi senza naturalmente tralasciare le faccende domestiche perché la casa doveva essere sempre pulitissima. Ero ormai da un settimana al loro servizio e quando erano in casa facevano a gara a chi mi usava di più. L'unico che restava sempre un po' in disparte era Gianluca. Non che non approfittasse anche lui della situazione, ma meno degli altri, sembrava accontentarsi del mio ruolo da servo domestico piuttosto che di verme disposto a tutto.
    Un mattina, stranamente, Julian, Ivan e Alessandro si erano svegliati alla stessa ora e si erano fatti servire la colazione tutti e tre insieme dopodiché erano andati al mare. Dopo aver lavato per bene tutto quello che avevano lasciato sporco sul tavolo, avevo iniziato con la pulizia della casa partendo dal bagno sia per non farlo trovare sporco a Gianluca se si fosse svegliato a breve, sia perché gli altri padroni lo avevo usato senza darmi la possibilità di pulirlo man mano che finivano e in questa prima settimana avevo capito che l'ordine e la pulizia non erano proprio la loro passione. Dopo aver pulito il bagno, avrei rifatto i letti e pulito il resto della casa. Il bucato, come sempre, avrei potuto farlo nel pomeriggio anche perché si trattava giusto di calze e mutande usate il giorno prima e di qualche altro vestito. Cercavo di non lasciarmi mai indietro niente e di non accumulare biancheria sporca in modo che i miei padroni potessero avere ogni giorno calze e mutande pulite e poter scegliere cosa indossare (tra l'altro, avevano preso la bella abitudine dopo la doccia serale di farsi infilare da me le mutande, le calze e ovviamente le scarpe).
    Avevo appena iniziato a pulire il bagno quando sento la porta della camera di Gianluca che si apre. Anche lui dorme solo con le mutande ed è scalzo. Gli vado incontro, mi inginocchio per baciargli i piedi e dico"Buongiorno padrone, ben svegliato. Spero di non aver fatto troppo rumore facendo le pulizie e di non averla disturbata. Le preparo subito la colazione". Lui va in salone, si siede al tavolo e io comincio a preparare il caffè. Poi prendo fette biscottate e marmellata e come ogni mattina gliene preparo quattro. In più, beve un bicchiere di latte freddo. Ho imparato tutte le loro abitudini, e penso di essere diventato anche un bravo servo da tavola.
    Quando è pronto il caffè, glielo verso in una tazza e gliela poggio davanti. Subito dopo mi dice "Stenditi sotto il tavolo a pancia in su con la testa verso di me". E' una posizione che conosco bene quindi mi sistemo subito e lui poggia tutti e due i piedi sulla mia faccia tanto che diventa un po' faticoso respirare. I piedi sono un po' sporchi perché non ho ancora avuto modo di passare la scopa e lo sporco si è attaccato anche perché sono sudati. Sono due piedi belli grandi, calza 44 (come ho potuto vedere annusando le sue scarpe e quelle degli altri padroni mentre sono fuori casa) a pianta larga quindi prendono tutta la faccia. Li muove un po', li strofina su di me e poi mi ordina di leccarli. Non è facile stando in quella pozione con la faccia schiacciata, ma riesco comunque a tirar fuori la lingua e a passarla su e giù anche se su una parte molto limitata del piede. Dopo un po', alza il piede sinistro, lo usa per darmi uno schiaffo e mi dice "Ho finito, esci da sotto il tavolo e sparecchia, servo". Obbedisco e mentre sto togliendo piatti e posate sporchi chiedo se gli devo preparare sul letto il costume da bagno e la maglietta per andare al mare. "No, stamattina non ho voglia di andare al mare. Voglio giocare col mio schiavo". "Come preferisce signore, sono a sua completa disposizione, le chiedo soltanto la cortesia di lasciarmi un po' di tempo per pulire la casa per non farla trovare sporca agli altri padroni". "Certo che la pulirai la casa, ma a modo mio e ti dirò io quando potrai pulire". Si alza e va in bagno così ho il tempo di finire di sistemare in cucina. Dopo qualche minuto lo sento chiamarmi "Schiavo vieni qua". Entro in bagno e lo trovo sul water. "Puliscimi il culo". Accidenti, questa è una cosa che non ho mai fatto. Ho leccato il culo ad alcuni padroni, ma questo non mi era mai capitato. Comincio a prendere la carta igienica e lui si posta di quel tanto da poter mettere la mano nel suo culo e cominciare a pulire. Ripeto questa operazione fino a quando la carta non esce pulita e poi dico "Fatto signore, le preparo il bidet?". Mi guarda, fa una specie di ghigno e dice "Stenditi". Comincio a immaginare cosa possa succedere ma devo obbedire. Mi stendo sul pavimento e lui si mette a gambe divaricate sopra di me. "Apri la bocca" e comincia subito a sputare cercando di fare contro nella mia bocca. Qualche volta ci riesce, molto più spesso no quindi ho la faccia piena della sua saliva e un po' è finita anche sui capelli. Dopo gli sputi comincia a darmi calcetti sulla faccia e poggia il piede sul mio petto facendo forza e sollevandosi. Gli piace, si diverte ma per me è una cosa abbastanza faticosa. Poi mi mette il piede sulla faccia e mi dice di leccare. Sento l'odore forte dei suoi piedi entrarmi nelle narici. Dopo una nottata in discoteca a ballare con le scarpe chiuse e le calze di spugna l'odore è molto penetrante. Ma, nonostante ciò, lecco con tutta la passione possibile. Sono un insaziabile leccapiedi e ogni volta che prendo un piede in mano e ho la possibilità di leccarlo vado in estasi. Non lascio neanche un centimetro, lecco tutto quello che c'è da leccare portando via lo sporco che si è accumulato (il pavimento del bagno era abbastanza sporco dopo essere stato usato dagli altri tre padroni e sicuramente sui piedi di Gianluca ci sono gocce di piscio degli altri) e ogni volta che mando giù la saliva sento anche i granelli di polvere scendermi nella gola insieme al suo sudore. Lecco in mezzo alle dita, succhio ogni dito, mi infilo tutto il piede in bocca. Insomma, faccio tutto quello che un leccapiedi schifoso e senza limiti come me può fare per soddisfare il padrone. Quando sembra essere soddisfatto del lavoro fatto sul primo piede, mi infila in bocca l'altro e spinge quasi a volermi soffocare. Faccio fatica a riconoscere il padrone Gianluca. Mi sembrava il meno interessato a certi giochi e invece sta vendendo fuori che è il più sadico. Mi fa leccare ancora tutto per bene, ricomincia a sputarmi addosso e a prendermi a calci, poi all'improvviso si gira su se stesso e comincia ad abbassarsi fino a quando non si ritrova in ginocchio con il culo sulla mia faccia. "Lecca, schiavo, fammi vedere quando sei bravo con queste cazzo di lingua". L'odore è forte, del resto anche se ho pulito bene non l'ho lavato. In più siamo in bagno già da un po' e fa parecchio caldo per cui è anche un po' sudato. Ci metto un po' a tirar fuori la lingua. Forse troppo e per farmi capire che non devo farlo aspettare, Gianluca mi dà un pugno nello stomaco. Non posso esitare, tiro fori la lingua un po' alla volta e comincio a leccare.
    Allora, come ho già detto, non è la prima volta che lecco un culo o che un padrone mi fa fare cose che non avevo mai fatto prima, ma non so perché questa volta mi sento come non mi ero mai sentito prima, mi viene da piangere ma ricaccio dentro le lacrime perché uno schiavo non può piangere davanti al padrone. Lecco abbastanza timidamente, ma il padrone non è soddisfatto e mi arriva un altro pugno, questa volta nel fianco e allora sono costretto a cominciare a leccare più velocemente e a fondo. Sento sulla lingua qualcosa di diverso rispetto alle altre volte, è un sapore che non conosco ma naturalmente posso immaginare cosa sia. Mi sforzo di non pensarci per non farmi venire il vomito, mi sforzo di ricordarmi che sono il suo schiavo e che il mio posto è lì, steso per terra con il suo culo in faccia e la lingua ficcata dentro a leccare quello che c'è. Sono il suo giocattolo, può fare di me quello che vuole e quando lo racconterà agli altri padroni forse mi toccherà rifarlo anche con loro. Dopo un po' di tempo (non saprei dire quanto, mi sembra un'eternità) si alza e mi dice: "Adesso fammi il bidet". Mi metto in ginocchio e apro il rubinetto, lui si siede e comincio a insaponargli e sciacquargli il culo. Si fa lavare anche il cazzo e dopo che l'ho asciugato, mi prende per i capelli e fa in modo da farmi sciacquare la bocca sotto il rubinetto del bidet. "Ora ti puoi lavare anche se credo che il mio sapore non lo dimenticherai facilmente". Poi mi fa raccogliere da terra la mutande sporca con la bocca e mi dice di seguirlo come un cane in camera sua.
    Si butta sul letto completamente nudo e mi ordina di massaggiargli i piedi. Mi metto in ginocchio e comincio. C'è ancora un po' di sporco che si è accumulato per colpa della mia saliva, per cui oltre a massaggiare glieli pulisco un po'. Lui mi guarda, apparentemente senza interesse per quello che faccio, come se fosse assolutamente normale avere una persona inginocchiata ai tuoi pedi che te li massaggia. Però, credo di non essere una persona per lui ed ecco perché trova tutto così naturale. "Senti un po' verme, ma ce l'hai un nome? Non perché io o gli altri padroni vogliamo cominciare a chiamarti per nome, sia chiaro, ma giusto per sapere". "Mi chiamo Roberto signore". "Carino come nome, assolutamente non adatto a uno come te. Parlami un po' di te e di come sei diventato così senza dignità, un verme al servizio di chiunque".

    P.S. Nel prossimo capitolo conosceremo un po' meglio lo schiavo Roberto
     
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