Il mio coinquilino etero

L'odore dei suoi piedi

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    "Bene, sdraiati sotto i miei piedi ora. Poggiaci la faccia e fai un bel respiro"
    Completamente ipnotizzato dai suoi odori e dai suoi ordini ho ubbidito.
    "Comincia a massaggiarli. Bene, così. Voglio che sali dalle piante lentamente, fino alle dita, dai che mi rilasso un pò"
    Tenendo la faccia sotto le piante dei suoi piedi, ho cominciato a premere con il pollice, avvolgendoli nella mia mano. Ha cominciato a gemere, a rilassarsi. Io ancora più eccitato, ho visto il mio Dio abbandonarsi al piacere. Massaggiando ogni centimetro di quei piedi odorosi e magnifici, sono salito fino alle dita, premendo con la forza della mano. Ha chiuso gli occhi, si è abbassato le mutande fino alle caviglie, mettendomele quasi in faccia e ha cominciato lentamente a segarsi. In un religioso silenzio, interrotto solo dai suoi gemiti soffusi. Ho continuato a premere contro le sue piante, a respirare il loro odore, a venerare il corpo del mio Dio.
    Più si rilassava e gemeva più sbrodolavo precum senza controllo. Non so perchè, ma dare piacere al mio coinquilino eterosessuale mi stava eccitando molto più di un rapporto completo. Forse perchè, a differenza sua, non avevo portato a compimento il mio godimento, o forse proprio perchè era dargli piacere la cosa che mi faceva godere di più. Ha cominciato a segarsi più velocemente, mentre le mie mani e la mia faccia erano ben aderenti ai suoi piedi odorosi.
    "Mi stai facendo godere come un maiale, continua!"
    Senza dire una parola ho poggiato le labbra sul suo alluce mentre ancora massaggiavo, e l'ho inghiottito come fosse il suo membro duro. Ho cominciato a succhiare e ingoiare in mezzo alle sue dita, a fare miei i suoi sapori, fin quando ho sentito il suo gemito farsi sempre più affannato.
    "Ma che bravo che sei troietta, e pensare che sei stato sempre alla porta accanto. A saperlo prima sai come mi sarei divertito. Torna qui con la faccia, ma continua a massaggiare"
    Ho spostato la testa di nuovo sul suo pube. Con una mano mi ha guidato la testa verso il suo pacco duro. Le mie labbra hanno avvolto il suo glande e tirandomi per i capelli ha cominciato a guidarla su e giù, le mie mani ancora sui suoi piedi. Ero un tutt'uno col mio Dio.
    "Sto godendo, porco." e ha cominciato a spingere la mia testa su e giù più velocemente fin quando i gemiti sono diventati più affannati. Senza un'altra parola ha accelerato tirandomi forte per i capelli fino a quando improvvisamente con una spinta dura e decisa mi ha schiacciato la faccia contro i peli del suo pube. Il suo membro in gola non mi faceva respirare e ha detto:
    "Ora bevi".
    Ha cominciato a schizzami in gola. Ogni schizzo sparato dritto dentro di me, costringendomi per riflesso a ingoiare senza neanche respirare. Gli unici suoni nella stanza erano i gemiti del suo piacere. Ho provato a divincolarmi ma la sua mano, ferma sulla mia testa, la schiacciava contro il suo sesso. Ha spinto ancora più forte. Così mi sono abbandonato sotto la sua forza, e ho continuato a bere senza opporre resistenza, ad ingoiare tutto. E improvvisamente mi sono sentito appagato. Il mio pacco è esploso nelle mutande senza neanche sfiorarlo. Ogni schizzo del mio orgasmo ha bagnato i miei slip fin quando, distrutto, non ho poggiato la testa tra le sue gambe, il suo sesso ancora in bocca, e finalmente dentro di me ho provato una sensazione di totale pienezza, adorazione e abbandono.

    Edited by AtleticoPiedi47 - 10/8/2023, 23:47
     
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    Finalmente sei tornato con un nuovo arrapante capitolo.
     
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    "Che figata! Rimani così, voglio che si ammosci dentro la tua bocca, non ti muovere che mi da' fastidio".
    Così, con la testa ancora schiacciata contro il suo membro, sono rimasto a respirare dal naso il suo sesso ancora in gola. Era un odore intenso, diverso da quello dei suoi piedi, ma pieno di maschio, di fatica, di godimento e di appagamento. Non potendo respirare dalla bocca ho cercato di rallentare il mio respiro dopo essere venuto, e più inspiravo lentamente più il suo odore diventava parte di me, della mia volontà, del mio essere, inebriandomi. Così dopo ore di desiderio e eccitazione, improvvisamente ho sentito un' enorme voglia di rimanere lì, sotto la sua forza, e abbandonarmi alla sua venerazione.
    Ho sentito i suoi muscoli rilassarsi sotto la mia faccia, ed entrambi ci siamo addormentati, io con le mutande bagnate, dopo essermi nutrito direttamente dal suo uccello del nettare del suo piacere, e lui con la mia faccia connessa direttamente al suo membro, ormai rilassato e appagato.
    Ho sognato il suo corpo, la sua forza, i suoi odori. Ho sognato di sparire sotto di lui, immerso completamente nei suoi piaceri. Ho sognato di poter appagare ogni suo desiderio per sempre e lì forse è cominciata la mia dipendenza. Non mi era mai successo di sentirmi così abbandonato dopo il sesso, e mai avrei pensato che potesse essere un mio caro amico, proprio la persona con cui vivevo, eterosessuale tra l'altro, a portarmi in questo stato di abbandono, sonno, completezza.
    Eppure la mattina dopo, quando mi sono svegliato nelle mie mutande piene di sesso consumato, il primo pensiero è stato proprio quello di realizzare il mio pensiero più profondo: vivere per appagarlo e venerarlo in ogni momento della mia e della sua vita.
    Ho aperto gli occhi ma lui non c'era. Mi trovavo nel mio letto, come ogni notte. Eppure i suoi odori erano nel mio naso, nella mia bocca, nella mia testa. Che si fosse trattato di un sogno?
    Mi sono alzato e ho ascoltato i rumori per casa. Silenzio totale. Erano già le nove e mezzo, e lui era uscito.
    I ricordi della notte erano vividi, eppure mi aspettavo un finale diverso, un sorriso, un buongiorno. Invece niente, ero da solo a ricostruire cosa avessi immaginato e cosa invece fosse stato reale. Reale però, era il mio desiderio di riaverlo sopra di me, mentre in ginocchio mi perdevo nel suo corpo.
    Ho cercato di allontanare questo pensiero. Avevo mille cose da fare. Ma tornavo sempre lì, perchè volevo essere lì e in nessuna altra parte, a respirare da lui.
    Avevo per fortuna delle cose di lavoro da finire, e ho cercato di concentrarmi su quelle, sempre inebriato da un ricordo di piacere. Ho chiamato qualche amico e ho parlato del più e del meno, come ogni altro giorno. Ho aperto la nostra chat su whatsapp e ho cominciato a scrivergli un messaggio, ma ero imbarazzato, impaurito. L'ho richiusa, e ho aspettato.
    Ma qualcosa di forte mi teneva legato a quel ricordo, a quel desiderio, fin quando un pensiero mi è balenato nella testa.
    Mentre ancora finivo di mandare delle mail, sono entrato in camera sua e mi sono guardato intorno. Le sue Nike Air erano lì, poggiate al lato del letto e senza neanche pensarci ne ho presa una in mano e me la sono portata sul viso, respirando da dentro la scarpa. E lì ho capito. L'odore pazzesco del suo corpo e dei suoi piedi mi ha investito come la notte precedente, facendomi impazzire. Non poteva essere stato un sogno. Era lo stesso identico profumo che mi aveva tenuto attaccato a lui per tutta la notte. Era avvolgente, intenso, inebriante, stordente. Quando improvvisamente ho sentito la porta di casa aprirsi, e il mio uccello è diventato di marmo, senza alcun controllo, in un istante.

    Edited by AtleticoPiedi47 - 1/4/2024, 02:10
     
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    Mo non ci fare aspettare altri otto mesi 😂😂😂😂
     
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    :)
    In realtà quello che scrivo è ispirato a quello che mi succede, e quando riesco scrivo di istinto :)

    Ma grazie
     
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    CITAZIONE (AtleticoPiedi47 @ 31/3/2024, 03:01) 
    :)
    In realtà quello che scrivo è ispirato a quello che mi succede, e quando riesco scrivo di istinto :)
    Quasi quasi ti vengo a fare da coinquilino 😂😂😂
    Ma grazie

    Speriamo in una attività intensa allora...

    Edited by Vittorio Rossi1 - 31/3/2024, 19:33
     
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    "Hey ciao. Che fai in camera mia?" Era in tuta acetata nera. "E' tornata l'acqua calda? Vorrei farmi una doccia che ho appena finito di allenarmi"
    Avevo fatto in tempo a rimettere la Nike a posto per non destare sospetti, ma non avevo avuto il tempo di uscire dalla sua stanza. Ma per lui tutto normale. Si è accorto prima di me del bozzo che sporgeva dalla mia tuta, e mi ha detto:
    "Ti stavi divertendo aspettando il mio rientro?"
    "No ero venuto a cercare una penna.. " Ho farfugliato.
    "Una penna? Strano con quel bozzo tra le gambe"
    Era stranamente diretto, molto sicuro di se. E questo mi eccitava ancora di più.
    "Ecco..."
    "Non ti preoccupare, anzi non rispondere, ma voglio sapere se posso fare una doccia calda che sono stanco morto"
    "No, io l'ho fatta fredda stamattina"
    "E no che palle! Ancora!" lasciando la borsa della palestra e sedendosi sul suo letto.
    "Ma scusa.. Non potevi farla in palestra la doccia?" Ho detto come se nulla fosse.
    "Si' avrei potuto, ma così mi sarei perso tutto il divertimento"
    C'è stato un momento di gelo. Non sapevo se si riferisse a noi o a qualcos' altro, ma ero eccitato e questo mi rendeva curioso
    "In che senso scusa?" Ora sentivo l'odore del suo allenamento, della sua fatica, del suo sudore, e in un attimo sono andato ai pensieri della notte. Il ricordo di ogni momento si è risvegliato nella mia mente, nel mio corpo, e nelle mie mutande. Un desiderio penetrante si è impadronito dei miei pensieri, dominandomi. Possibile che fosse stato tutto un sogno? Spesso faceva delle battute sulla mia sessualità, come io ne facevo sulla sua, ma perchè chiedermi se mi stavo divertendo nella sua stanza? Ogni pensiero logico però, stava lasciando spazio a dei desideri profondi e incontrollabili, che pervadevano la mia mente.
    "Beh ho pensato che se l'acqua fosse stata ancora gelida potevo trovare un altro modo per lavarmi"
    L'ho guardato dritto negli occhi, forse imbarazzato ma molto eccitato.
    "Inginocchiati qui , tra le mie gambe, toglimi le scarpe".
    Dava degli ordini molto precisi, poche parole. Volevo rispondere, capire che cosa avesse in mente, ed ero imbarazzatissimo all'idea di rientrare in quel gioco di dominazione. Ma non avevo più nessun controllo sui miei desideri, già da quando avevo respirato dalle sue scarpe, prima che lui fosse in casa.
    Mi sono inginocchiato senza dire nulla, come se lo avessi fatto ogni giorno, e nella stanza è sceso un piacevole silenzio. Man mano che mi avvicinavo alla sua tuta sentivo il suo odore di palestra diventare piacevolmente più forte. Mi sono ritrovato con le mani sulle sue scarpe. Lui ha allargato le gambe e mi ha fatto avvicinare al suo pacco, al bordo del letto. Ha alzato un piede alla volta, e io per istinto ho fatto il mio dovere. Ho tolto le altre nike con cui si era allenato e mi sono ritrovato davanti due calzini bianchi di spugna, leggermente umidi.
    "Massaggia"
    Le mie mani hanno cominciato a premere sulla pianta dei suoi piedi, come un gesto istintivo ripetuto migliaia di volte ogni giorno. Ora il profumo era inebriante. Un profumo che avevo imparato a conoscere in maniera così precisa proprio quella notte. Il profumo dei suoi piedi stanchi, affaticati dall'allenamento, ma morbidi, umidi, lisci, misto all'odore di uomo del suo corpo.
    "Continua a massaggiare, che se lo fai bene ti dò un premio" Mi ha detto avvicinando il calzino alla mia faccia.
    E io ho respirato di nuovo, come quella notte, e tutte le immagini di quei momenti sono diventate più nitide. Quando mi ha detto:
    "Ti ho comprato un regalo, mi sa che ci divertiremo noi due"
     
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    Bellissimo, sempre più eccitante.
     
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    ti prego continua!
     
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    Incuriosito dal misterioso "regalo", ho chiesto
    "Di che si tratta?"
    "No no, non ancora, continua a massaggiare che mi sto rilassando"
    "Ma dai voglio saper..."
    "Shhh, zitto. Massaggia"
    Ho continuato a massaggiare i piedi, pensando a che cosa potesse essere quel "regalo" di cui parlava. Ma di nuovo il suo odore mi ha distratto. Mi sono concentrato di nuovo sui suoi piedi, ma era l'odore di tutto il corpo, ancora stanco dalla palestra, ad attrarmi più di ogni cosa. Ho cominciato a desiderarlo di nuovo, a voler rimanere in ginocchio sotto di lui e continuare a venerarlo senza pensare a nulla.
    "Oggi ho fatto petto e gambe. Massaggiale".
    Ho messo le mani sui suoi polpacci e sono lentamente salito verso i quadricipiti. Possenti. Maschili. Eccitanti. Li ho massaggiati con i polpastrelli, avvicinando ogni volta il mio viso ai suoi piedi e inspirando da li'.
    "Piu' su".
    Sono salito con le mani sulle cosce, cercando di dedicarmi completamente al suo benessere, senza nessuna resistenza. L'odore ipnotico dei suoi piedi e del suo corpo dopo l'allenamento mi risvegliava completamente le sensazioni della notte in cui avevo completamente perso la dignità. Ma poi in fondo, che cos' era la mia dignità di fronte ai suoi piedi enormi sotto i quali sparivo conservando il loro odore sulla mia pelle?
    "Più su".
    Gli ho accarezzato l'interno coscia, l'inguine
    "Più su".
    Ho cominciato a premere sul suo pube e ho visto il suo pacco indurirsi nei pantaloni della tuta acetata. Ogni volta che massaggiavo il pube vedevo la forma del suo uccello esplodere davanti ai miei occhi. Questo mi mandava in estasi, e anche le mie mutande stavano per scoppiare.
    "SIediti tra le mie gambe, mentre mi sdraio" ha detto togliendosi la maglia. Ho sentito l'odore intenso del suo corpo penetrarmi, mentre si abbandonava sul letto al mio massaggio. Pensavo fosse il momento di togliergli la tuta e cominciare ad adorare il suo pacco bagnato nelle mutande, invece...
    "Sali, comincia a massaggiarmi gli addominali e i pettorali".
    I muscoli del suo corpo erano davanti ai miei occhi. L'odore dei piedi ovunque, ma ora era il suo arnese di marmo nella tuta e i suoi muscoli duri dopo l'allenamento a confondermi. Massaggiavo ogni centimetro del suo corpo nudo, venerando quel Dio di ragazzo che avevo sempre avuto accanto senza mai capirne il privilegio. Ho preso i suoi pettorali tra le mani e li ho premuti, sentendo la resistenza dei suoi muscoli. I capezzoli erano turgidi, magnifici, sulla punta di quei muscoli stanchi.
    "Lecca"
    Come un robot senza volontà ho avvicinato il viso ai suoi capezzoli, e ho cominciato a sfiorarli con la lingua. Li ho baciati infilandoli tra le labbra, e ho cominciato a succhiarli come fossero la fonte del mio nettare. Mi sono sentito protetto, sottomesso, in pace con tutto.
    "Sali ora" ha detto mentre metteva le mani dietro la testa, mostrandomi i bicipiti pronunciati sopra le sue ascelle. E una zaffata di odore del suo corpo ha invaso la mia mente.
    "Leccale"
    Ho avvicinato il viso alla sua ascella destra, sfiorando il suo deltoide con la fronte, e ho cominciato a leccare sotto il suo braccio, assaporando il suo odore più profondo.
    "Lavami"
    Ho continuato a leccare fin quando il sapore del suo corpo non è diventato il mio, come se la mia bocca fosse stata sempre ricoperta dei suoi odori.
    Sentivo il suo pacco di marmo sotto il mio corpo, mentre accovacciato sopra di lui lo pulivo con la mia bocca. Ma non era un desiderio solo sessuale. Era più una venerazione, una completa ipnosi di piacere, avvolta negli odori più virili e intensi.
    "Lava anche l'altra"
    Ho leccato la sua ascella sinistra, il suo sapore era tutt' uno col mio viso, con la mia bocca. E in quel momento ho sentito il mio corpo cedere sopra il suo, come se non avessi più alcuna forza, alcuna resistenza. La mia testa si è appoggiata sul suo collo e ho sentito le sue braccia avvolgere la mia testa. Non vedevo nè sentivo più nulla, ma ero completamente abbandonato, senza più alcun pensiero, nella pace più totale.
     
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    Bella questa sensazione di abbandono totale dello schiavo alla venerazione fisica del suo Padrone.
     
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