Il Nuovo Magazziniere

Stefano aveva una carriera ormai disegnata quando l'arrivo di un nuovo elemento in azienda porto alla luce il suo segreto, tutto quello che aveva costruito era a rischio.

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    Sto provando a scrivere un racconto, alcune parti vorrei pubblicarle qui per avere la vostra opinione, è la prima volta che scrivo qualcosa pazientate:

    Il traffico sulla Tiburtina era insolitamente intenso per essere uno degli ultimi giorni di un agosto post pandemia. Stefano stava per fare tardi e niente poteva agitarlo di più che non essere maniacalmente puntuale. Stefano è il responsabile di una catena di negozio di elettronica di un importante azienda nazionale e quello che stava iniziando in ritardo era il suo primo giorno dal rientro delle ferie. Stefano aveva 35 anni era laureato in economia e aveva accumulato nonostante l’eta un bel po' di esperienza nel proprio lavoro portandolo ad essere molto conosciuto e rispettato nell’ambiente. Quando non lavorava era solito passare il suo tempo libero con la sua ragazza, Sara, conosciuta ai tempi dell’università. L’altra cosa che lo vedeva impegnato era la sua passione per lo sport e la palestra in genere. Amava tenersi in forma, non che fosse il classico palestrato tutto muscoli, ma aveva un fisico definito di cui andava molto fiero. Amava andare in palestra all’ora di pranzo e fare qualche uscita in montain bike durante i fine settimana. Il suo fisico e il suo aspetto da primo della classe insieme ai suoi riccioli biondi la carnagione chiara e i suoi occhi azzurri lo facevano sembrare più giovane di quello che non fosse e a “peggiorare” la cosa la quasi completa assenza di peli e barba sul proprio corpo.

    Quando entrava nel parcheggio della sede centrale dell’azienda erano ormai passate le 9 e 30 e aveva già un ora di ritardo, il suo umore era già nero quando dirigendosi verso il parcheggio assegnatogli lo trovava occupato da un Honda Civic con un assetto degno del più coatto della peggior periferia della capitale. Automobile che non aveva mai visto prima e che faceva fatica ad associare a qualcuno in azienda. Fu cosi costretto a dirigersi verso il parcheggio riservato al resto del personale sull’altro lato dell’edificio aumentando cosi il ritardo. Uscito dall’abitacolo della macchina, condizionato alla perfezione venne avvolto da una nuvola di calore, le giornate erano ancora molto calde, questo e il nervosismo per il ritardo e il posto trovato occupato cominciarono a farlo sudare.

    Entrato in azienda e sistemato sulla sua scrivania non fece in tempo a sedersi che venne chiamato dal direttore nel proprio ufficio. Il direttore era u ex miitare molto autoritario di circa 55 anni. Aveva portato i metodi militareschi in azienda e non era insolito assistere a scene in cui in maniera molto aggressiva redarguiva un dipendente in azienda. Nonostante questo Stefano aveva un ottimo rapporto con il direttore, si stimavano a vicenda e avevano un confronto sincero e schietto.

    L’azienda aveva spazi ampi con divisori in vetri e gli uffici erano quindi tutti in trasparenza, arrivati in prossimità dell’ufficio del direttore, Stefano si accorse che l’uomo non era solo, seduto su una delle due sedie c’era il direttore Marketing e in piedi un'altra figura che però non riusciva a riconoscere. Il direttore vedendo arrivare Stefano gli fece cenno di entrare, a quel punto i due ospiti nella stanza accorgendosi del gesto si girarono nella direzione di Stefano che preso alla sprovvista diede il buongiorno a tutti. Entrando si trovò difronte al tizio che non aveva riconosciuto ed effettivamente ebbe conferma di non conoscerlo. Gli si mostro un ragazzo dai lunghi capelli neri, raccolti in una coda e completamente rasati ai lati, Stefano era alto un metro e settantasei centimetri il ragazzo che aveva di fronte lo sovrastava di almeno 15 centimetri, aveva un fisico muscoloso anche se non enorme, indossava una t-shirt da cui fuoriuscivano delle braccia possenti e piene di tatuaggi che ricoprivano una carnagione olivastra e perfettamente liscia. Stefano lo squadro dal basso dove campeggiavano delle enormi scarpe antinfortunistiche, Stefano non poté non pensare che il tizio doveva portare un 45 almeno. Lo sguardo prosegui sulle lunghe gambe poi sull’addome e infine vide un volto dai lineamenti duri al cui centro due occhi neri incrociarono lo sguardo di Stefano che in quel momento ebbe una forte sensazione di soggezione venendo in automatico il gesto di abbassare lo sguardo verso il collo accorgendosi cosi che dal lato sinistro del collo spuntava l’inizio del tatuaggio che aveva visto in precedenza sulle braccia. Doveva essere un tatuaggio enorme probabilmente ricopriva anche parte del petto, e ancora più stranamente fu pervaso da un brivido quasi impercettibile che aumento il senso di soggezione. Rendendosi velocemente conto di questo Stefano si giro verso il Direttore e il collega del Marketing e cercando di sfoggiare il proprio sorriso migliore augurò a tutti un buon giorno che diede il via alla conversazione.

    Direttore: “Buongiorno Stefano ben tornato, come sono andate le ferie?”
    S: Bene grazie, pieno Relax non potevo augurarmi di meglio”
    Dir: “visto che è qui volevo presentarti il nuovo magazziniere”, e con un gesto della mano indirizzo nuovamente il mio sguardo verso il nuovo arrivato “Luigi, ti presento Stefano Loretti il responsabile retail”
    Stefano guardo Luigi ma non riuscì a guardalo negli occhi non so cosa avesse quel ragazzo ma si sentiva completamente soggiogato, cerco quindi di fissare la faccia senza un preciso punto e allungo il braccio per stringere la mano, altrettanto fece Lugi che fino a quel momento era rimasto impassibile senza far trasparire la minima emozione a quel punto le due mani si toccarono e vennero a stringersi. Stefano percepì la grana ruvida della pelle di Luigi una mano grande proporzionalmente ai piedoni che aveva visto prima, al contatto senti anche del calore ma non riuscì a capire se fosse solo frutto della sua immaginazione. La manona di Luigi faceva sembrare quella di Stefano una mano di una ragazzina e Stefano indugio troppo a guardare quella stretta, sguardo che distolse solo quando senti “Piacere” un tono altrettanto duro come i suoi lineamenti. Stefano guardo in alto e vide Luigi con un’espressione furba e uno strano ghigno sul viso che lo fissava dall’alto in basso. Stranamente non aveva ritratto la mano fino a che non lo fece Stefano.

    Il Direttore a quel punto saluto il magazziniere rimandando alla riunione a cui avrebbe dovuto presenziare subito dopo pranzo. Riunione a cui sarebbe intervenuto anche Stefano. Luigi si girò e senza nemmeno salutare usci dalla stanza. Stefano guardò il verso il direttore Marketing con uno sguardo interrogativo, come a dire “ma dove lo abbiamo trovato sto coatto” e Giuliano alzo le spalle e gli occhi al cielo come a rispondere “non chiederlo a me”.

    La giornata trascorse tranquilla e Stefano non penso più a Luigi fino alle 13 quando uscendo per andare a pranzo e passando davanti al proprio posto auto, occupato da quella ridicola macchina vide trafficare il proprietario dentro l’abitacolo si avvicino quindi con tutta l’intenzione di fargliela togliere, comincio quindi man mano che si avvicinava alla macchina a richiamare l’attenzione “Scusa” ma non ottenne risposta “Scusa” e di nuovo “Scusa” era praticamente davanti all’auto e solo in quel momento si accorse che dentro era seduto Luigi, il nuovo magazziniere, con gli sportelli aperti e le gambe di fuori. Riprese il senso di soggezione e in un secondo tutta la sua motivazione si perse.
    L: “ao ma che te scusi non so mica er Papa che devi chiedermi scusa” inizio la conversazione senza nemmeno girare lo sguardo verso di Stefano. Stefano risquadro il corpo di Luigi seduto con le braccia incrociate dietro la nuca con il sedile leggermente reclinato in quella posizione le maniche erano tirate dai muscoli e scoprivano in parte le ascelle pelose del magazziniere. Stefano rimase a fissare l’incavo delle ascelle percorse con lo sguardo i bicipiti tondi e gonfi e poi la linea del braccio che si incurvava verso al fossa dell’ascella da cui spuntavano ciuffi di peli. Stefano si scopri in parte enormemente infastidito per quell’idiota senza modi che aveva davanti ma aveva anche un misto di sensazioni che ancora non riusciva a decifrare. Si sposto verso il lato della macchina e solo allora si accorse che fuori dalla macchina c’erano le scarpe del Magazziniere, Stefano rimase un secondo di troppo a fissarle, quel secondo che Luigi non si fece sfuggire “ao fa troppo caldo i pieidi me se stavano a coce, ie faccio pia un po' d’aria” Stefano trasalì e guardò Luigi arrossendo.
    La speranza era che non avesse capito il debole che Stefano aveva per i piedi e che avesse preso la titubanza per un moto di stizza nei suoi confronti.
    L: “Di che te volevi scusa?” riprese in modo strafottente il discorso Luigi, S: “no io ecco” Luigi tirò fuori dall’abitacolo la gamba sinistra e Stefano fece di tutto per non cadere nel tranello di guardargli il piede ma fu più forte di lui e si trovo di fronte quella magnificenza avvolta in un calzino di cotone bianco un po' annerito sotto, se avesse potuto Stefano si sarebbe inginocchiato al cospetto di quel ben di Dio
    L: ”allora che voi” e inizio a muovere le dita dei piedi Stefano non poté non pensare che aveva capito il suo stato d’animo e lo stesse provocando.
    In un moto di orgoglio e arrabbiato più con sé stesso, per essere stato cosi debole, che con Luigi Stefano rispose “Si volevo dirti che questo posto auto è assegnato, per te ci sono i parcheggi li dietro” e indico un punto vago nella direzione dei parcheggi clienti.
    L: “ e di chi è sto posto?” S:”sarebbe mio” L:”vabbè ma mica mi vorrai fa sposta la macchina laggiù non vedi che piedi doloranti che ho?” e cosi facendo sventolo nuovamente il piede difronte a Stefano. A quel punto Stefano era praticamente certo che Luigi avesse capito l’attrazione per i piedi che lo aveva sempre accompagnato.
    S:”ok per oggi puoi rimanere ma per le prossime volte ti prego di parcheggiare di la”
    L:”se me lo dici con quel tono cattivo lo farò sicuramente” Stefano divenne nuovamente rosso, ma stavolta per la rabbia, e dentro di sé penso a quanto potesse essere ingiusta la vita a avergli fatto arrivare uno stronzo del genere al lavoro, lui che tutta la vita bulli e stronzi li aveva evitati come la peste.
    Stefano se ne andò senza nemmeno salutarlo, se avesse potuto lo avrebbe mandato direttamente aff******.

    Erano le 14.20 quando rientro in azienda andò dritto alla scrivania, rispose a qualche mail e alle 14:30 si recò in sala riunioni, nel corridoio che separava il suo ufficio e la sala riunioni incontro il Direttore insieme a Gabriella una collega dell’amministrazione, il Direttore fermò Stefano per discutere di alcune cose amministrative e quando Stefano arrivo in sala avevano già tutti preso posto compreso l’odiato Luigi che si era completamente sbragato sulla sedia. Stefano controllo allora quali sedie fossero rimaste libere e si accorse sfortunatamente che erano rimasti solo due posti, quello a capo tavola, la poltrona del direttore e quella dall’altro lato del tavolo direttamente davanti al magazziniere. Stefano fortunatamente penso che dovendo guardare al capo del tavolo alla sua destra non avrebbe mai dovuto guardare Luigi in faccia. Il direttore esordi proprio presentando il nuovo arrivato a tutti, che in quel momento si tirò seduto composto e fece il gesto di alzare la mano in segno di saluto limitandosi a dire “ciao”. Si avvicinò quindi di più con la sedia al tavolo e si mise con i gomiti sul tavolo. Stefano non pote non pensare a quanto fosse volgare e inadeguato quel ragazzo.
    Il direttore comincio a sciorinare la presentazione e i numeri su ciò che si aspettava per l’ultimo quadrimestre dell’anno passarono circa 15 minuti che il magazziniere si sbracò nuovamente sulla sedia, con la coda dell’occhio Stefano lo vide allungarsi e gli monto la rabbia, non poteva tollerare certi atteggiamenti. Per quanto poteva saperne Luigi non avesse nemmeno 30anni ma questo non poteva giustificare che non si sapesse comportare. Mentre cercava di scacciare via questi pensieri e si sforzava di rimanere concentrato sulla presentazione del direttore, Stefano saltò letteralmente dalla sedia perché senti un improvviso tocco morbido e caldo sulla propria caviglia. Stefano portava dei pantaloni che rimanevano corti sulla caviglia lasciandola scoperta e il tocco che senti fu inequivocabile. Tutti intorno al tavolo si girarono verso Stefano che in imbarazzo si scusò inventando che una zanzara lo avesse punto sulla caviglia. Il Direttore prosegui tutti si girarono e Stefano senti nuovamente il contatto e capi che si trattava di un piede, scalzo, lascio quindi cadere una penna per verificare cosa stesse succedendo sotto il tavolo e abbassandosi sotto il tavolo per verificare si trovo i due piedoni di Luigi davanti alla sua faccia, la penna era arrivata direttamente sotto di loro e lui la schiacciava con il tallone, Stefano dovette infilarsi sotto il tavolo per riprenderla e arrivo con la testa esattamente sopra i piedi, le sue narici furono invase dal loro odore che non era fortissimo ma si cominciava a sentirsi, Stefano non resistette e inalò quanto più possibile e chiudendo gli occhi e avvicinando il naso inspirò inebriandosi dell’odore di quei piedi divini. Stefano si rese conto che per averli avrebbe venerato Luigi come un Dio. Riprese la penna e risali sulla sedia, salendo incrocio lo sguardo di Luigi che sorridendo soddisfatto lo sfidava. A Stefano non rimase che abbassare lo sguardo e girarsi verso lo schermo che proiettava i dati del direttore.

    Un ora dopo finita la riunione tutti si incamminarono verso l’uscita Luigi si affiancò a Stefano gli posò un braccio intorno al collo, la fisicità del magazziniere letteralmente dominava quella di Stefano che provò a liberarsi del braccio senza troppa convinzione, Luigi indurì la presa gonfiando il bicipite e avvicinando la bocca all’orecchio di Stefano “ti è piaciuta la puzza dei miei piedi?” Stefano sbianco all’ascoltare quelle parole, non poteva credere che Luigi avesse visto la scena di poco prima sotto il tavolo e affondando il colpo “pensa come saranno a fine giornata, ma non ti preoccupare avrai modo di goderteli, ci divertiremo io e te” e lasciando la presa del collo andò via. Stefano era terrorizzato da quello che stava succedendo, Luigi aveva scoperto il suo segreto e se lo avesse sputtanato in azienda? Avrebbe messo a rischio la sua carriera? Chi mai avrebbe voluto in dirigente feticista schiavo della propria dipendenza dai piedi maschili? Questi pensieri gonfiarono la testa di Stefano di rabbia e frustrazione, nonostante questo corse al bagno slacciò i suoi pantaloni e masturbò furiosamente, il proprio c**** rilasciando una delle più vigorose sb****** avesse mai fatto ritrovandosi a sperare di poter essere dominato da quel volgare bullo che lo faceva sentire totalmente sottomesso solo con uno sguardo.

    Continua…
     
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    complimenti. racconto davvero ben scritto e molto molto invitante.
    sono proprio curioso di vedere come andrà avanti
     
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    Molto interessante continua 👍
     
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    interessante e ben scritto, continua!
     
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    Bravo, il tema è molto usato e per esperienza è molto poco realistico, ma tu lo hai reso credibile. Aspetto di sapere come lo farai procedere
     
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    Complimenti bellissimo
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    Bella storia, eccitante, ben scritta e con caratteri ben definiti. Spero di poter leggere presto la continuazione :)
     
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    SCHIAVO LECCAPIEDI

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    Sì un bel racconto, simile ad un altro già pubblicato nella stessa sezione ma ambientato in un negozio alla moda, il tema è particolarmente eccitante: un capo che viene schiavizzato da un suo dipendente. Scrivi molto bene e dimostri di saper creare nel lettore le giuste aspettative per il seguito. Buon inizio molto promettente. Mi è piaciuta molto la cura che hai posto nel descrivere le caratteristiche fisiche di Luigi, il coatto romano incredibilmente sexy e dall'irresistibile fascino.
     
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    Sono molto contento vi sia piaciuto. Domenica uscirà la seconda parte
     
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    Direi buono come inizio
    Aspettiamo il seguito
     
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    Ecco la seconda parte

    Passarono alcuni minuti prima che Stefano riprendesse un respiro normale e potesse uscire dal bagno in cui si era rinchiuso. Quel rozzo magazziniere aveva portato in superficie qualcosa che Stefano aveva sempre tenuto represso. Non era solo un feticismo per i piedi, piedi maschili, ma l’idea di essere sottomesso da un altro uomo, umiliato e ridotto ad un povero schiavo gli aveva di fatto provocato un piacere che faceva fatica a ricordare di aver mai provato.

    Con questo turbamento nell’animo trascorse le ultime ore di lavoro, ritrovandosi spesso a pensare a tutta la situazione. Inutile dire che faceva fatica a concentrarsi sul lavoro.
    Arrivarono le 19.30 senza nemmeno accorgersene, Stefano era solito uscire tardi la sera dal proprio ufficio, solitamente quando in azienda arano già andati via tutti e anche quel lunedì non fece eccezioni. Andando via passò davanti alla reception dove saluto il vigilantes che faceva il turno di notte, Simone era un ragazzo di 24 anni che Stefano conosceva da quando era ne aveva 19. Lo aveva conosciuto 5 anni prima quando insieme alla madre si presentò nel posto in cui Stefano lavorava all’epoca. Si affezionò subito a quel ragazzino, forse era per il fatto che avessero più di 10 anni di differenza. In fondo a ben vedere non aveva particolari doti, era pigro e non veniva sicuramente ricordato per la propria intelligenza. D’altro canto era piccolo di statura ma ben proporzionato, una carnagione chiara, capelli castani portati sempre molto corti, anche per via della stempiatura che con capelli più lunghi avrebbe senza dubbio accentuato. Era educato, gentile, con un atteggiamento sommesso che consentiva lui di essere ben voluto da tutti. Un'altra sua caratteristica era il suo culo tondo e sporgente, se fosse stato una ragazza avrebbe attirato parecchi sguardi, ma a ben pensare era comunque una rotondità che difficilmente rimaneva inosservata. Nei vari avvicendamenti lavorativi quando Simone aveva avuto bisogno di una mano Stefano era sempre andato in suo soccorso aiutandolo trovandogli anche un nuovo lavoro. Se Simone aveva avuto quel posto di lavoro, infatti, anche se non richiedeva particolari doti sapeva di dover ringraziare Stefano che aveva sicuramente messo una buona parola per lui. Quando Stefano si affaccio alla reception Simone era intento a guardare foto di culi femminili si Instagram, Stefano in modo scherzoso spavento Simone che colto alla sprovvista fece volare il telefono lungo il bancone mettendo in mostra su tutto schermo ben zoomata la foto di un culo di ragazza in un costume super striminzito leggermente piegata in avanti. Due grosse e turgide chiappe lisce e abbronzate e un piccolo lembo di tessuto giallo fluo che avvolgeva come un pacchetto le labbra vaginali della ragazza. Simone aveva un problema con il sesso, avrebbe scopato h24 con qualunque essere umano di sesso femminile gli si fosse concessa e sinceramente non teneva minimamente nascosto questo suo carattere. Il problema era che probabilmente concludeva molto poco o comunque molto poco rispetto alle volte che ci provava con le tipe di turno e per questo era sempre arrapato. Simone si alzo in piedi e Stefano non poté notare il rigonfiamento dei pantaloni di Simone, il ragazzo doveva essere pure abbastanza dotato viste le dimensioni del gonfiore.
    Stefano: “la smetti di ammazzarti di seghe su internet?” Simone imbarazzato sorrise rumorosamente. “il Luigi il magazziniere ti ha lasciato un pacchetto” cambio velocemente discorso Simone, Stefano rimase spiazzato e guardò confuso il vigilantes come a dire “di che stai parlando?”, Simone non attese risposta e allungo a Stefano una di quelle buste che l’azienda utilizzava per spedire documenti con i corrieri. La fissò sempre più interdetto ma non mosse un dito e Simone agitando il pacco davanti alla sua faccia lo incitò ad afferrarla. Stefano allungo quindi il braccio destro e afferrò la busta e nello stringerla si accorse che aveva una consistenza morbida. La prese e fece finta di non essere particolarmente interessato al contenuto, si congedo velocemente con Simone, “be io vado ti lascio alla tua sega” e sorridendo giro i tacchi e si avvio verso l’uscita mentre Simone gli rispondeva “ok grazie la prima di questa sera asarà per te” Stefano non colse l’allusione, il suo cervello era troppo concentrato sul quel pacchetto che stringeva nella mano e che stava girandosi in mano per capire cosa potesse contenere. Uscito dal palazzo si diresse velocemente in macchina, una volta dentro l’abitacolo strappo in maniera furiosa il lato dell’apertura della busta e fu subito colpito da un forte odore che non riusciva a identificare, apri quindi la busta e si affaccio per guardare al suo interno, l’odore era sempre più forte infilò la mano e afferrò il contenuto, a quel punto spalancò gli occhi intuendo cosa stava toccando. Erano un paio di calzini di spugna, li tirò fuori ed erano proprio un paio di calzini di spugna e dal forte puzzo che emanavano dovevano essere usati. Solo quando li aveva davanti agli occhi capì di avere in mano i calzini usati di Luigi. Quel porco gli aveva fatto consegnare un suo paio di calzini usati. La cosa che lo aveva scioccato non era solo la perversione di avergli fatto pervenire un paio di fetidi calzini utilizzati, ma di averlo fatto sfruttando un'altra persona a sua insaputa. Stefano non resistette ulteriormente e affondo il naso su quei calzini puzzolenti respirando a pieni polmoni tutto l’odore che emanavano. In pochi secondi si trovò con il c**** che gli esplodeva nei pantaloni. Continuo ad annaspare nel tessuto dei calzini e in un attimo si ritrovo a pensare a quanto potessero puzzare i suoi piedi e quanto sarebbe stato bello se in quel momento avesse potuto averli a sua disposizione. Rimase li per qualche minuto e lentamente ritornò in se, mise in moto e si avviò verso casa continuando a tenere a contatto con la propria faccia quel fagotto che apparteneva a quel ragazzo da cui sentiva sempre più il bisogno di essere sottomesso.

    Era ormai passata oltre una settimana da quando uscendo dal lavoro Luigi aveva lasciato a Stefano un paio di calzini sporchi, e da quel momento non c’era stato giorno in cui Stefano non avesse affondato il proprio naso in quei calzini. Purtroppo per Stefano erano brevi momenti di solitudine in macchina, non aveva avuto infatti il coraggio di portarli in casa, e se Sara li avesse trovati in una delle sere che passava a casa di Stefano? Come avrebbe potuto giustificare quel feticcio? Sarebbe stato costretto a fingere fossero i propri e a lavarli perdendo cosi quell’odore che ormai era divenuta una droga. In verità con il passare dei giorni l’odore si era affievolito e quasi scomparso. Erano inutile nascondere il fatto che Stefano da allora pensava spesso al giovane magazziniere, ma non avendo più avuto nessun altro contatto aveva pensato quasi avesse sognato tutto.
    Quel giorno era arrivato molto presto in azienda si era rinchiuso nel proprio ufficio e non era uscito da li nemmeno per pranzo. Da li a pochi giorni Stefano avrebbe avuto una riunione con tutti gli store manager italiani e il lavoro di preparazione lo aveva coinvolto completamente. La giornata era passata talmente veloce da non rendersi conto fossero arrivate le 20. Fu interrotto dall’arrivo di Simone che bussando alla porta del suo ufficio lo avvisava che si era fatto tardi. Stefano alzo lo sguardo dallo schermo. Simone: ”non vai a casa stasera?” Stefano: “Ciao Simo si sto uscendo, scusa”. E raccogliendo le proprie cose e la propria borsa si avvio verso l’uscita. Mentre si avviava alla macchina Stefano comincio a pensare a cosa avrebbe potuto preparare per cena, stasera a casa ci sarebbe stata anche la sua ragazza Sara. Quando era a pochi metri dalla propria auto alzando lo sguardo verso il posto auto scorse una sagoma sul cofano. “cosa cazzo mi hanno appoggiato sulla macchina” Stefano accelerò il passo incazzato per andare a liberare la macchina, ma dopo pochi secondi mise a fuoco e si rese conto si trattava di una persona, rallentò quindi il passo, chi poteva essere? Era ormai quasi buio ed era solo in un parcheggio vuoto, guardò in dietro e penso che dentro poteva contare su Simone, fu quasi tentato di tornare in dietro ma a quel punto un fischio riportò la sua attenzione alla sagoma sopra la sua macchina e si rese conto di conoscere quella figura, era Luigi, il cuore comincio a battere all’impazzata. Stefano cerco di simulare indifferenza e premendo il pulsante della chiave dell’auto la apri e saluto Luigi: “Ciao come mai sei qui? Hai bisogno di aiuto e soprattutto puoi scendere dalla mia macchina?” la voce tradì un certo nervosismo il bullo prese a quel punto parola. “si hai qualcosa che mi appartiene e la vorrei indietro” Stefano fu colpito come da un pugno in faccia divenne rosso e abbasso lo sguardo. “non fare il timido” incalzo Luigi “o li hai consumati a forza di sniffarli” Stefano era raggelato non sapeva cosa rispondere “dai fai il bravo, ti propongo uno scambio se me li ridai ti permetto di prendere quelli che ho ora ai piedi”. Stefano come un gesto involontario guardo i piedi di Luigi con un desiderio incontrollabile, Luigi si avvicinò a Stefano, scendendo dalla macchina e mettendogli una mano sul mento alzo il viso e lo fissò negli occhi. “dimmi, me li vuoi togliere i pedalini?” Stefano senza controllo emise quasi un gemito di cui si pentì quasi subito, lo guardò negli occhi e lo sguardo duro di quel bruto lo fece sentire subito un verme indegno di reggere il confronto, abbasso quindi lo sguardo ma la testa era bloccata dalle dita ruvide di Luigi, rimase quindi a fissargli la bocca e sentì aumentare il desiderio di prostrarsi ai piedi di quel maschio dominante. A quel punto senza controllo aprendo le labbra emise un si senza rendersene conto. Luigi ghignò “inginocchiati e pregami di farteli prendere”. Ancora una volta Stefano si mosse senza un vero controllo e si inginocchiò difronte a Luigi, aveva la faccia all’altezza del pacco del ragazzo e se solo glielo avesse chiesto probabilmente l’avrebbe anche immersa sul suo c****. “avanti supplicami” e Stefano “posso prenderti i calzini?” L: “ non è abbastanza supplichevole” Stefano guardo in alto e da quella posizione vide tutta la possanza di Luigi, la figura del magazziniere lo dominava e lui si sentiva un essere inutile davanti a quel Dio. “ti prego posso prendere i tuoi calzini” una sberla lo fece cadere all’indietro, la faccia comincio a bruciargli e le lacrime gli luccicarono gli occhi. L: “chi c**** ti ha detto di darmi del tu, brutta ch****, mi devi dare del lei e chiamarmi padrone” Stefano con le lacrime che stavano per rigargli il volto si risistemò in ginocchio e abbassando la testa sulle scarpe di Luigi “La prego mio padrone posso toglierle le scarpe e prendere i calzini?” “ecco bravo cosi cominciamo a capirci”. Luigi con il piede alzo il volto di Stefano e quando incrocio lo sguardo lancio uno sputo sulla faccia del suo schiavo. Si rimise seduto sul cofano della macchina porse le scarpe difronte a Stefano a cui non servi comando, prese e comincio a sfilarle rilevando l’odore che aveva adorato per tutta la settimana. Non resistette e una volta sfilate le scarpe appoggio il viso su quei piedi caldi e puzzolenti e si sentì in paradiso. “Guardami” Lo risveglio luigi dal quel momento di estasi, Stefano alzo il viso verso il suo nuovo Dio e accumulando più saliva possibile Luigi scatarrò nuovamente sul viso e la bocca di Stefano, “leccati le labbra ch****”, Stefano non ci penso due secondi e cominciò ad assaporare la scatarrò del padrone, senza nessun moto di schifo ma con il desiderio di prenderne ancora. “ti prego ancora” Luigi scese dal cofano della macchina e diede un calcio all’altezza dell’inguine di Stefano che ormai aveva il c**** di marmo, cadendo a terra emise un urlo che fu soffocato dal piede di Luigi “st*****” ti ho detto che devi darmi del lei. Tutto questo accadeva nel parcheggio dell’azienda dove lavoravano, se non fossero stati avvolti dalla sera che ormai era calata chiunque avrebbe potuto vedere i due ragazzi. Luigi chiese a al servo sottomesso di togliergli un calzino e affondo il piede nudo sulla faccia di Stefano che sentendo quel piedone caldo e sudato sul proprio viso emise un gemito di piacere, si sdraiò di schiena e afferrando il piedone con le due mani comincio a leccarne tutta la pianta. Stefano non aveva mai provato una cosa del genere, aveva in mano quel piede enorme, caldo e morbido ma allo stesso tempo duro puzzolente e dal gusto salaticcio, era completamente sopraffatto dalla sensazione di sottomissione che aveva per quei piedi e per quell’uomo, come se l’unico motivo per cui fosse nato era servirlo. Luigi a quel punto salì con l’intero peso sul corpo di Stefano e mentre questo era indaffarato a lucidargli il fettone con la propria lingua Luigi tirava fuori dai propri pantaloni un c**** enorme completamente in tiro. Inizialmente Stefano era troppo preso dall’adorazione del piede che stava leccando, era troppo concentrato a passare la lingua tra quelle dita super abbronzate sul dorso e più chiare sulla pianta, a percepirne tutti gli odori che si confondevano con la sua saliva e ad assaporarne tutti i sapori. Voleva saziarsi di luigi. Voleva memorizzare la consistenza morbida e lisca di quel piede e nel farlo non si accorse della presenza di quella mazza dura che svettava sopra di lui, ma quando Luigi comincio a menarsela mise a fuoco e si rese conto dell’enorme virilità del magazziniere. Gli si spalancarono gli occhi e dilatarono le pupille a rilevare il desiderio che aveva nell’essere posseduto e umiliato dall’uomo proprietario di quel manganello, lo avrebbe voluto toccare, stringere e leccare, a quel punto aumento la foga con cui succhiava e leccava il piede che aveva davanti senza mai staccare l’occhio da quel bestione che Luigi si stava segando furiosamente. Era lungo, e largo anche in questo aveva una proporzione perfetta, era perfettamente dritto con delle vene che lo percorrevano per tutta la lunghezza, mentre se lo menava la cappella faceva capolino a completare quella perfetta simmetria, era perfetto in tutto anche nel c***o, Stefano si convinse di avere davanti un vero e potente Dio dominatore. Mentre Stefano passava la lingua fra le dita sudice e sudate di Luigi questo emise un urlo gutturale e comincio a sbo***** sul volto e la testa di Stefano, Stefano si sentì colpire da dei densi goggioloni,, sembrava non finisse mai di sbo*****, Stefano si rese conto di essersi messo in modo da prenderne il più possibile sulla propria faccia e non chiuse nemmeno gli occhi per non perdersi quella maestà che eruttava su di lui. finito di svuotarsi le palle Luigi si abbassò e fini di pulirsi la cap****** sul volto di Stefano. Prese il calzino lo lanciò su Stefano inerme “tieni mettilo nella tua collezione” si riprese le scarpe e andò via senza aggiungere una parola. Stefano rimase a terra stringendo forte in mano il calzino di Luigi, si rese conto che non era sporco di sperma solo in faccia e in testa ma si era sb****** dentro le mutande senza nemmeno toccarsi. Si riprese e si alzò finalmente da terra, si diresse verso la macchina, non era ancora tornato in sé, era stato tutto veloce e talmente intenso da non riuscire a capire come fosse stato possibile avesse accettato tutto quello che aveva subito. Salendo in macchina cominciò a pulirsi alla bene e meglio con dei fazzolettini, ma puzzava dello sperma di Luigi da far schifo, ma si ritrovò a pensare che se avesse potuto sarebbe rimasto con quell’odore addosso per sempre. Solo allora si rese conto di aver ricevuto diverse chiamate da Sarà e gli venne in mente che aveva programmato una cena con la propria ragazza per quella sera stessa. Prese il telefono e inventando una palese scusa annullò l’incontro facendola incazzare e prendendosi un vaffan****, ma in quel momento non aveva nessuna intenzione di preoccuparsi di quel problema, voleva rimanere nel suo momento di estasi, si diresse verso casa e per non perdere l’odore del suo nuovo padrone andò a letto senza nemmeno lavarsi.
    Purtroppo per Stefano, mentre veniva sottomesso per la prima volta dal suo padrone i due ragazzi non erano soli, Infatti Simone dalle telecamere che circondavano l’azienda si era goduto tutta la scena e come davanti ad un film porno si ritrovo a menarsi davanti alle immagini del proprio amico sottomesso come un cane davanti a quel maschio alpha. Non riuscì a resistere per molto e davanti a quella scena dopo poco esplose sb***** sulla propria scrivania. Simone non poteva credere ai propri occhi, Stefano quello che negli ultimi 5 anni aveva considerato un fratello maggiore ai piedi di un altro ragazzo intento sottomettersi e lustraglieli e lui che senza controllo per quella scena era venuto senza ritegno riempiendo tutto di sbo***

    Continua…
     
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    Complimenti racconto intrigante e scritto molto bene. Attendo il seguito ;)
     
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