Scuola militare

Racconto a puntate

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    1 L'inizio - L'ammissione
    Alcuni anni addietro mi è stata raccontata una storia capitata molti anni fa in una scuola militare per ragazzi ad Edimburgo, in Scozia. Si tratta di diverse testimonianze, da parte dei vari protagonisti. La narrazione sarà quindi, a seconda dei casi, neutra (come in questa prima puntata) oppure vedrà esprimersi in prima persona i differenti personaggi, in particolare Marco, il protagonista principale.

    Marco aveva 18 anni e doveva iniziare la terza liceo, in un sistema formativo basato su 4 anni si scuola media e 4 anni di liceo (gli stessi che possono essere frequentati alla scuola militare). A causa di diversi problemi, aveva deciso di iscriversi per il terzo anno alla scuola militare di Edimburgo, una scuola molto rigida, dove oltre ad un'educazione molto severa si riceveva un addestramento militare altrettanto duro. Cose che oggi non sarebbero più possibili. Marco sperava così di risolvere diverse situazioni e di prepararsi un futuro professionale interessante. In effetti la scuola era tra le più prestigiose e apriva prospettive molto buone. Il problema è che di solito si poteva entrare solo in prima media e, molto eccezionalmente, prima superiore. Fece comunque domanda e il comandante della scuola (superiore ai direttori, che si occupavano unicamente degli insegnanti e dell'insegnamento delle diverse scuole presenti) fu molto impressionato dal suo dossier e lo convocò per un colloquio di ammissione, durante il quale gli spiegò che:
    1 In questa scuola ci sono regole molto rigide e dovrai rispettarle da subito.
    2 Qualsiasi infrazione viene punita e, nel tuo caso, sarà punita ancora più duramente perché devi recuperare il ritardo nell'addestramento.
    3 Lo scopo principale è formare il carattere dei giovani.
    4 Non dovrai mai lamentarti o chiedere una riduzione delle punizioni o della durezza degli esercizi.
    5 Mai mostrare di soffrire e affrontare ogni cosa con onore e capacità di sopportazione.
    6 Dovrai portare rispetto agli insegnanti, ai sotto ufficiali, agli ufficiali, ai ragazzi più grandi di te e ai capi, cioè ai tuoi compagni che hanno funzione di controllo.
    7 Sappi che i capi segnaleranno ogni infrazione ai responsabili della disciplina.
    8 I capi possono ordinarti qualsiasi esercizio ritengano necessario, ma non possono punire direttamente nessuna infrazione. La devono segnalare.

    Marco non si fece impressionare, anche se scoprirà che di fatto le varie regole davano libero sfogo alla cattiveria e al sadismo di molti capi o ragazzi più grandi. In particolare dei capi, che di fatto ordinavano esercizi per punire o, molto più spesso, semplicemente per soddisfare il loro desiderio di umiliare e far soffrire. E poi, in più, arrivava la segnalazione e la conseguente punizione. E la scuola non solo tollerava questi comportamenti, ma li incentivava, ritenendo che avrebbero contribuito a rafforzare il carattere dei più giovani.

    Il comandante aggiunse informalmente un'informazione che Marco si pentirà di aver dimenticato. Contro ogni decisione o segnalazione dei capi, prima di ricevere la punizione, si può far reclamo all'ufficiale disciplinare incaricato della punizione, che prenderà una decisione e, contro la sua decisione o la decisione di un ufficiale (per i sottufficiali il reclamo va all'ufficiale superiore), un ricorso direttamente al comandante. L'assegnazione di punizioni ingiuste (sia perché ingiustificate, sia perché eccessive) e di altre ingiustizie è però parte dell'addestramento e reclami e ricorsi potrebbero venire respinti anche se ritenuti giustificati, semplicemente per insegnare a gestire le ingiustizie e i sentimenti di umiliazione e frustrazione che ne derivano (nei fatti meno del 10% dei reclami e dei ricorsi ritenuti validi viene accolto).

    Marco accettò tutte queste condizioni, senza dargli troppo peso, anche perché era di indole sottomessa e la cosa lo eccitava non poco...

    ******************************************************

    2 I primi giorni e la sottomissione ad Isaia

    Marco, che in un incontro precedente aveva già ricevuto tutto il materiale (divise, ecc.) è accolto dal direttore del liceo, una persona molto severa ed esigente ma giusta e gentile, che gli spiega alcuni aspetti inerenti la formazione scolastica e poi lo fa accompagnare in camera, dove gli vengono presentati i suoi compagni. In particolare i due capi, Isaia e Sam. Sarà soprattutto Isaia ad occuparsi della sua introduzione (cosa molto rara, visto che di solito nessuno viene ammesso negli anni successivi), anche perché il suo letto è vicino a quello di Marco. La camera, come tutte, era occupata da un totale di 8 persone, tra cui due generalmente due capi. I giovani erano così sottoposti ad un continuo controllo e dovevano comportarsi secondo le regole anche in camera.

    Isaia e Sam, ma anche gli altri compagni di Marco, erano ragazzi molto belli, con dei piedi stupendi che attirarono subito l'attenzione di Marco... che aveva scoperto da un paio di anni di avere un'attrazione per i piedi maschili e i ragazzi dominanti. Isaia era considerato il più cattivo e sadico tra i capi, mentre Sam, pur avendo a volte delle punte di sadismo (e spesso godeva nel vedere le cattiverie di Isaia, che poi a volte aggravava aggiungendoci piccole cattiverie sue), non era del tutto spietato.

    Queste prime frasi dovrebbero far capire la situazione...
    Isaia: "bene Marco, sistema i tuoi vestiti nei cassetti e nell'armadio, che poi voglio vedere quante flessioni riesci a fare."
    Sam, con un sorriso tra il compassionevole, il sadico e il divertito: "Dai, lascialo tranquillo il primo giorno, ...", ben sapendo che così non avrebbe fatto altro che incattivire di più Isaia.

    Appena Marco ha terminato di sistemare i vestiti, Isaia va a controllare e nota che i calzini bianchi di spugna, utilizzabili unicamente nelle attività di educazione fisica, erano stati messi a fianco dei calzini blu marine, da utilizzare con le divise militari (da indossare sempre) scolastiche o d'uscita o le alte uniformi. E questo non era permesso, il materiale non militare doveva essere messo in un cassetto separato e coperto da un apposito telo.

    Isaia, con un sorriso soddisfatto: "già una segnalazione per una punizione il primo giorno, Matteo sarà contento".
    Il tenente Matteo era uno dei due ufficiali disciplinari, ovvero addetto alle punizioni. Al momento era l'unico in carica, poiché il secondo era stato trasferito per una promozione e non si trovava qualcuno che potesse assumere quel ruolo, al punto che come vedremo in seguito sarà assunto da una donna di cui però parleremo poco.

    Marco si difese, sostenendo di non essere informato, Sam in parte lo difese sostenendo che la cosa non era così grave e che sarebbe stato sufficiente ordinare una correzione, ma Isaia fu inflessibile, anzi aggiunse che il comandante era stato chiaro e che avrebbe dovuto segnalare qualsiasi infrazione, anche la più piccola, senza considerare il fatto che Marco era nuovo. Cosa che invece avrebbe dovuto considerare Matteo, ma per aumentare la durezza della punizione.

    Marco si sentì vittima di un'ingiustizia della quale Isaia sembrava essere ben consapevole, e comunque Sam l'aveva detto chiaramente, godendocene in maniera piuttosto evidente. La sera stessa Marco fu convocato da Matteo, che era un giovane ufficiale di soli 20 anni, che non aveva frequentato al scuola, arruolandosi a 17 anni e intraprendendo la carriera di ufficiale istruttore, specializzandosi in ambito della disciplina, proprio perché provava piacere nel punire, far soffrire e umiliare i più giovani. Marco aveva ricevuto ordine di andare in tenuta da ginnastica e trovò Matteo pure abbigliato per l'attività sportiva.

    Matteo aveva delle gambe bellissime, indossava dei calzini corti neri e scarpe sportive molto belle. Le gambe e i piedi attrassero subito Marco, che però era troppo arrabbiato per l'ingiusta segnalazione e all'invito a sedersi rispose alla domanda di giustificarsi spiegando quanto successo e dicendo che era ingiusto punirlo. Matteo, che aveva deciso di dare una dura lezione a Marco e di divertirsi, gli chiese se intendesse inoltrare reclamo o subire la punizione. Marco naturalmente decise per il reclamo.

    Matteo, con un sorriso veramente cattivo: "Bene, allora in attesa che io decida sul tuo reclamo tu starai in isolamento, così non dovrai stare con Isaia...".
    Marco accettò, ma la cosa non era richiesta da Matteo, che lo accompagnò negli scantinati, aprì una porta, che dava su una stanza piccola e completamente buia. Si trattava di un locale largo un metro (come la porta) e lungo (profondo, rispetto alla porta) 2 metri, con un materasso in terra delle stesse dimensioni. Matteo diede una forte spinta a Marco e, chiudendo la porta disse:
    "ringrazia che ti lascio il materasso".

    Informando Isaia della situazione, Matteo aggiunse di aver dato ordini molto duri. Per 12 ore sarebbe stato in completo isolamento, poi avrebbe ricevuto una catino come wc, un secchio d'acqua per bere e un po' di pane, così per tre giorni (ma Marco non sapeva quanto il suo isolamento sarebbe durato). E tutto questo per evitare una punizione che sarebbe stata leggera, tipo 20 flessioni... Isaia godette della notizia, anche perché aveva intenzione di ridurre Marco ad uno schiavo ai suoi piedi e questo trattamento lo avrebbe sicuramente spezzato.

    I soldati che portavano da mangiare a Marco, una volta al giorno, non dissero mai nulla... aprivano la porta, appoggiavano il pane, riempivano il secchio e sostituivano il catino, in pochi secondi richiudevano la porta, come ordinato da Matteo. Alla fine del terzo giorno la porta si aprì e Marco, ridotto ad uno straccio, riconobbe Matteo, che gli disse:
    "Ho deciso di respingere il tuo reclamo, anche se hai ragione, ritengo di dar seguito alla segnalazione perché è giusto che tu impari che le regole vanno rispettate e il fatto di non aver fatto apposta o di essere qua da poche ore non basta. A dire la verità avevo deciso sin dall'inizio, ma ho voluto farti passare 3 giorni a riflettere e soffrire... Puoi scegliere se venire con me e subire la punizione oppure inoltrare ricorso al comandante."

    Marco, distrutto dal trattamento inumano di Matteo, avrebbe avuto voglia di gettarsi ai suoi piedi e implorarlo di avere pietà, ma sapeva che non poteva farlo e poi era ancora più arrabbiato di prima e pensò di andare dal comandante. Matteo diede quindi ordine a due soldati di occuparsi di lui. Lo portarono di peso a fare una doccia, lo vestirono in divisa d'uscita leggera e gli diedero da mangiare e bere, così da renderlo presentabile al comandante.

    Il comandante, che era già al corrente, chiese a Marco di confermare il ricorso. A quel punto gli disse che comprendeva l'ingiustizia e che avrebbe valutato per alcuni giorni il ricorso, nel frattempo Marco sarebbe stato riportato in isolamento. Altri due giorni, ma meno duri in quanto il comandante aveva ordinato di dargli da mangiare normalmente e, questo va detto, si mangiava veramente bene. 15 minuti di luce a colazione, 20 a pranzo e cena, nonché la possibilità di andare per 3 volte (ma al massimo 5 minuti) in bagno. Rimaneva che la cella, di 1m x 2m, occupata interamente dal materasso, per il resto del giorno rimaneva completamente scura.

    Dopo due giorni le guardie andarono a prenderlo e Marco si inginocchio supplicando il comandante di accogliere il suo ricorso o, almeno, di non punirlo più. Il comandante:
    "Vedi Marco, ti avevo detto che le ingiustizie fanno parte dell'addestramento, formano il carattere. Questa è la prima. Non posso già al primo giorno darti ragione... ho anche detto a Matteo di essere molto duro nella tua punizione. Lui all'inizio ti avrebbe fatto fare 20 flessioni, ora vedrai... Inoltre ti avevo anche detto che non devi mai chiedere di ridurre una punizione, tanto meno supplicando in ginocchio. Per punizione salterai tutte le uscite (momenti di libertà) pomeridiane e serali per un mese. E dovrai fare esercizi sotto il controllo di qualcuno. Sarà il tuo sottotenente -il responsabile di una classe aveva quel grado- che deciderà chi ti seguirà durante quei momenti. Vedrai che saranno molto duri, perché chi non potrà andare in uscita a causa tua vorrà vendicarsi... spera che non sia sempre la stessa persona, altrimenti mi sa che ti farà soffrire veramente tanto...".

    Al momento di andarsene Marco viene richiamato dal comandante, che gli fa notare che ha dimenticato due cose. La prima il saluto e l'autorizzazione prima di partire e, per questo, sarà il suo sottotenente ad istruirlo nei momenti di libertà o di notte, dandogli anche una punizione per la dimenticanza.
    Marco: "comandante, di cosa dovrei ringraziarla." Comandante: "non hai notata nulla, nessuna differenza tra i primi giorni in isolamento e questi ultimi due?" Marco: " Mi scusi, ha ragione, la ringrazio molto per il cibo e la possibilità di andare in bagno".

    Detto questo Marco viene nuovamente fatto cambiare e vestirsi per la pratica sportiva e portato da Matteo, che lo accoglie vestito come la prima volta e come la prima volta Marco viene colpito dai calzini e dalle gambe di Matteo.

    Matteo: "Spogliati, avrei voluto farti fare 20 flessioni, ma devo punirti molto più duramente. Però se ti inginocchi e mi chiedi pietà, ti colpirò meno forte." Marco, che non desiderava altro, si inginocchio ai piedi di Metteo e iniziò a baciargli le scarpe e la piccola parte di calzini visibile. Matteo: "Dovrei punirti anche per questo, ma lo ha già fatto il comandante. Ora voglio che tu ti sforzi di non fare nessun lamento mentre ti colpisco e, soprattutto, di non piangere". Matteo prese un frustino (una bacchetta flessibile lunga un metro circa) e comincia a frustare il sedere di Marco con una serie di 5 colpi tirati a tutta forza. Marco fece molta fatica a trattenere le urla e le lacrime e a tornare ad una faccia normale quando Matteo va a guardarlo negli occhi:
    "Bene, vedo che resisti, ora però il dolore sarà più forte, perché colpirò le parti già colpite prima"

    Altra serie di 5 colpi, seguita subito da altre due serie. Poi un'altra serie, durante la quale Marco non riuscì a trattenere i lamenti e le lacrime. Matteo guardò finalmente soddisfatto, illudendo Marco, perché diede ancora un'ultima serie di 5 colpi, portando il totale a 30. Matteo: "Penso che non dimenticherai facilmente questa punizione, non c'è niente di meglio che un po' di dolore, e ne sentirai parecchio nei prossimi giorni, per ricordarsi le lezioni!" Matteo si tolse poi le scarpe, ordinando a Marco di inginocchiarsi ai suoi piedi, di accarezzarli, annusarli e baciarli.

    Marco disse di non poterlo fare, e Matteo gli diede un calcio colpendolo dove lo aveva frustato, dicendo; Matteo: "Certo che puoi! Anzi, se ti viene ordinato, devi!".

    Marco si inginocchio, prese ad accarezzare con sottomissione i piedi di Matteo, con i bellissimi calzini leggermente sudati, poi gli annuso, su comando di Matteo, la punta dei piedi e baciò il collo dei due piedi.

    Al rientro in camera, dopo 5 giorni, Marco, ancora in tenuta sportiva, trovò solo Isaia, pure lui in tenuta sportiva. Isaia: "Ho saputo della durezza del tuo isolamento e delle tue punizioni accumulate! Complimenti, non potevo sperare di meglio per una piccolezza che nemmeno avrei dovuto segnalare!" Isaia, mentre diceva queste parole, godeva nell'umiliare e nel vedere la sofferenza negli occhi di Marco. Aggiunse: "Ricordi, volevo vedere quante flessioni sai fare. Ma ho un'idea migliore. Andiamo fuori. Isaia aveva preparato due secchi piedi di acqua, 15 litri, e ordina a Marco di alzarli con le braccia, poi gli ordina di allargare le braccia come se fosse in croce, tenendo i secchi. E, infine, di camminare sul posto sollevando le ginocchia il più possibile. Isaia contava, sadico, 1, 2, 1, 2.... dando il tempo dei passi a Marco, la cui espressione del viso era ormai ridotta ad una maschera di dolore, con le lacrime agli occhi. Finché le braccia non cedettero a andò acqua dappertutto.

    Isaia: "Non temere, non ti punisco per questo. Dovrai solo pulire. Piuttosto di punisco perché ti era stato detto di non mostrarti debole, quindi tenere un'espressione del viso seria... tanto meno di lasciarti scendere le lacrime dagli occhi! Ti devo segnalare e sarai punito!"

    Marco, che non voleva saperne di essere ancora messo tra le mani di Matteo, si gettò inginocchio ai piedi di Isaia, che ordinò subito di leccargli le scarpe. Erano scarpe sportive, molto belle. Isaia, da cattivo, si tolse una scarpa e ci schiaccio dentro il naso di Marco. Isaia: "Ormai dovrai essere il mio schiavo e adorarmi i piedi ogni volta che lo vorrò!".

    Edited by MatteoBoy1983 - 6/8/2020, 22:15
     
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    3 Sadismo (raccontato da Marco)

    Ero esausto, avevo capito che sarebbe stata molto più dura di quello che pensavo. La cosa più difficile da sopportare era la cattiveria e la durezza che tutti dimostravano. Soprattutto Isaia, sempre duro e cattivo, ti potevi aspettare cattiverie gratuite da parte sua in ogni momento. Dall'altro lato ero molto eccitato, i suoi piedi mi piacevano molto e quello che mi aveva appena detto mi dava la certezza che avrei avuto modo di poterglieli adorare spesso... Ero però sfinito, la crudeltà di Matteo, i 5 giorni in isolamento, le 30 frustate, le umiliazioni e il duro esercizio impostomi da Isaia mi avevano sfiancato. Fortuna che la giornata stava per terminare.

    Al momento di andare a letto Isaia mi ordina di rimanere sdraiato sulla schiena, con le gambe tese e tenute leggermente aperte. E che non avrei in nessun caso dovuto far rumore, qualsiasi cosa fosse capitata durante la notte. Sam, che aveva sentito, rise sadico. Io non avevo capito cosa avesse in mente, ma sapevo che non sarebbe stato nulla di buono. Anche Filippo, un bel ragazzo, aveva intuito qualcosa e guardava la situazione con un'espressione divertita e sadica. Lui fortunatamente non poteva farmi niente, perché credo che altrimenti non sarebbe stato meno sadico degli altri...

    Isaia allungò il braccio e mi mise la mano in mezzo alle gambe, iniziando ad accarezzare la parte interna della coscia destra. Era molto bravo nel far eccitare ... Le carezze erano infatti dolci e delicate, fatte per eccitare il più possibile. Poi mi prese le parti intime e mi fece arrivare al limite dell'orgasmo. Fu una cosa lenta e piacevole, per interrompersi sul più bello. Il classico tease and denial, che quel sadico di Isaia mi fece subire per sette volte. Una vera tortura ... malgrado gli ordini di non fare rumore, mi fu impossibile non emettere dei gemiti e dei lamenti. Anche Sam e Filippo ne godettero. Da parte mia invece la sofferenza e il senso di umiliazione erano totali....

    Isaia non smise per compassione o pietà, ma semplicemente per stanchezza. A quel punto infatti allungo una gamba verso di me, mettendomi la punta del piede sotto il naso. Indossava gli stessi calzini bianchi che aveva al momento che mi aveva umiliato dopo l'esercizio dei secchi d'acqua. Erano sudati ed odorosi ed Isaia mi mise l'intera pianta del piede sulla faccia, strusciandola per bene. L'umiliazione era totale, pari solo all'eccitazione, mia, masochistica, e di Isaia, sadica. Dopo circa un'oretta ritrasse il piede e Sam, cattivo "Il calzino in bocca!", si sentì anche qualcuno dire con cattiveria "Siii!" (era Filippo, che seguiva divertito...). Isaia riallungo il piede e mi ordinò di togliergli il calzino, di annusarlo e mettermelo in bocca, dove avrei dovuto tenerlo fino al mattino. Questa volta si sentì chiaramente la risata sadica di Filippo, oltre a quella di Sam....

    Avrei avuto voglia di supplicare Isaia e di chiedergli perché era così cattivo, ma non volevo che altri si accorgessero di quello che stavo subendo. Presi quindi il calzino, lo annusai e me lo mi si in bocca. Mi sentivo umiliato, ma dovetti subire e stare in silenzio...
     
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    4 Il sottotenente Chris (da Marco)

    La giornata successiva di fatto fu il mio primo giorno di scuola. Tutto quasi normale, se non per una disciplina e un ordine che non avevo mai visto nelle classi che avevo frequentato nella vita civile. Alle 16, terminate le lezioni, ci fu il mio primo incontro con il sottotenente Chris, che era il comandante della nostra sezione, composta da 3 camerate (24 ragazzi, di cui 6 capi), a cui si aggiungevano alle volte i sottoufficiali alle dipendenze di Chris. L'incontro non aveva un motivo particolare, semplicemente Chris invece di lasciarci tranquilli prima delle ore di libertà previste (dalle 18.00 alle 24.00), ha voluto divertirsi un po' "lavorando" sulle nostre braccia.

    Mi venne davanti e mi disse " Tu sei quello nuovo, bene, ora imparerai cosa vuol dire sentire le braccia a pezzi. Farete flessioni sulle braccia senza fermarsi per un'ora e mezza! E tu dovrai baciarmi i piedi dopo ogni flessione." Chris era un ragazzo stupendo, sui 20 anni, era vestito sportivo come tutti noi, dato che così aveva ordinato. Aveva delle scarpe sportive blu scure e dei calzini di spugna neri, che si vedevano tra la tuta e la scarpa. Avevo paura che non avrei retto a quella tortura, non avevo mai fatto così tante flessioni e le braccia mi facevano ancora male per l'esercizio di ieri...

    Per le prime venti flessioni dovetti baciargli il piede destro, sul collo, sopra la scarpa, mentre in seguito mi ordinò di baciargli il calzino, tra la scarpa e la tuta. Si vedeva che godeva nel farci soffrire in quel modo e nell'umiliarmi mettendomi il piede sotto quando flettevo e facendoselo baciare. I miei compagni soffrivano almeno quanto me, ma avevano tutti un'espressione dura in viso, seria, non mostrando sofferenza, cosa che invece io non riuscivo a fare e che divertiva molto Chris. A volte mi ordinava di cambiare modo di baciargli il piede o cambiava piede... per un'ora e mezza non ebbe un solo attimo di compassione o di pietà, anzi... gli piaceva quello che ci stava facendo subire.

    Alla fine disse che tutti tranne Sam ed io potevano andare a fare la doccia. Chris "Sam, sarai tu ad occuparti di lui questa sera. Decidi tu cosa fargli fare, ma ricordati che devi farlo soffrire. Questi sono gli ordini: deve sentire dolore ed essere umiliato." Mentre diceva queste frasi, dando enfasi alle parole "soffrire", "dolore" e "umiliato" mi guardava negli occhi, con un'espressione soddisfatta e sadica.

    Compresi subito che avrei sofferto, perché l'espressione di Sam era altrettanto soddisfatta. Poco dopo mi avrebbe infatti spiegato che Chris voleva assicurarsi la massima cattiveria e per questo avrebbe sempre agito in due modi: il primo avvisare chi si sarebbe occupato di me solo all'ultimo momento, in modo da generare rabbia, delusione e anche sofferenza per la privazione comunicata all'ultimo momento, che sarebbe stata sfogata su di me. Il secondo modo, al contrario, era di dirlo molto prima, così da poter preparare (magari assieme) un programma molto crudele per farmi soffrire. Sam aggiunse che per lui non sarebbe stato un problema, ma che questo non era nulla di buono per me: infatti era felice di potersi sfogare su di me....

    Sam fece una cosa cattiva, che pochi altri avrebbero fatto: mi disse di rimanere in palestra ad aspettarlo, che sarebbe andato a cenare. In seguito infatti, avrei sempre o quasi potuto cenare anche io all'inizio delle serate in cui sarei stato punito.....
     
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    SCHIAVO LECCAPIEDI

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    Nuovo splendido capitolo. La condizione del povero ragazzo si fa più dura ed incomincia ad assaporare con piacere anche lui cosa significa addestrare i a divenire uno schiavo.
     
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    A presto con il sadismo di Sam!
     
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    5 La serata con Sam (da Sam)

    Quella sera avevo indosso una cattiveria e un sadismo che non ho mai provato. La prima cattiveria, quella di privare Marco della cena, mi aveva fatto godere ogni momento del pasto e l'eccitazione per quanto gli avrei fatto subire saliva sempre di più. Volevo farlo soffrire, doveva scoppiare a piangere ai miei piedi e implorarmi di avere pietà. Dopo cena mi vestii con delle Vans nere, dei calzini di spugna neri, che già indossava e puzzavano, dei jeans scuri e una camicia blu scura. Come se avessi dovuto uscire a fare festa. E in un certo senso sarebbe stata una festa...

    Arrivato in palestra trovai Marco in piedi, mi avvicinai a lui, entrando in contatto fisico diretto e gli chiesi se aveva fame. Rispose di sì, ciò che mi diede molta soddisfazione. Dissi " Bene, devi soffrire e soffrirai molto. Ti ricordo che non devi piangere, non devi mostrare di star male e non devi in nessun modo" chiedermi di avere pietà o compassione. Devi subire con onore tutto quanto deciderò di farti subire. Altrimenti ti segnalerò per una punizione... e ne hai già subite molte...". Dissi questo per pura cattiveria, sapevo che sarebbe stato impossibile per Marco riuscire a sopportare tutto quanto gli avrei inflitto, ma volevo che ci provasse, per rendere il tutto più divertente... Cominciai con una piccola cattiveria, dandogli una ginocchiatina nella coscia destra. Gli presi, come volevo, il nervetto, infliggendogli un dolore decisamente forte in rapporto a quanto fattogli. Dissi "Un po' di dolore ti fa bene". Godetti nel guardarlo negli occhi e vedere la sua reazione... un misto di sofferenza ed espressione supplichevole, nonché di stupore per così tanta cattiveria gratuita. Gli chiesi se avesse male alle braccia, cosa che sapevo benissimo dato che anche io avevo molto male e non le sentivo più dopo quanto fattoci subire da Chris. Lui rispose di sì, che non ce la faceva a sopportare il dolore. Gli dissi: "Chris è un sadico, ci gode a insistere per ore su una parte del corpo, soprattutto prima delle uscite. Viene spesso e ci fa soffrire, distruggendoci a volte le braccia, altre le gambe, gli addominali, ecc. Lo fa per puro sadismo."

    Lasciai una pausa per vedere la reazione di Marco, che sembrava spaventato dai miei sguardi sadici. Poi "Ora voglio che fai 20 flessioni, così soffrirai ancora di più." Marco, cercando di rimanere serie "Sam, per favore, non ce la faccio, è una cosa impossibile, non sento le braccia." Io, spietato, a terra e comincia a flettere. Allungai il piede destro come aveva fatto Chris, in maniera da metterlo sotto la faccia di Marco "Tra una flessione e l'altra dovrai baciarmi il piede... Ho messo queste belle scarpe apposta per te". Marco mi baciò il piede e provò ad alzarsi sulle braccia, per flettere, ma il male alle braccia era evidentemente troppo e non ci riuscì. Fui senza cuore nell'insistere affinché flettesse ugualmente, facendo molta fatica e soffrendo atrocemente, pur non riuscendo a fare nulla di definibile come flessioni sulle braccia. Trovavo la cosa divertente, soprattutto quando mi baciava il piede. La tortura e le umiliazioni andarono in avanti per mezzora. Di solito avrei provato pena, far soffrire e umiliare mi diverte, ma non sono mai stato disumano come ad esempio Isaia e normalmente, dopo un po' provo pietà. Ma quella sera ero veramente cattivo e sadico!

    Finalmente ottenni ciò che volevo. Marco scoppio a piangere ai miei piedi, abbracciandomi il piede destro e baciandolo implorandomi di avere pietà. In quel momento raggiunsi l'apice del godimento e gli ordinai di baciarmi appena sopra la scarpa, dove c'era il calzino nero di spugna. Poi la caviglia, sempre con il calzino nero. Soffriva molto e la cosa mi divertiva. "Devi imparare a sopportare il dolore", gli dissi sadico. Poi gli ordinai di leccarmi la scarpa. Marco iniziò a leccarmi la parte superiore delle mie Vans nere e gli ordinai di leccarmi anche il calzino sopra la scarpa e la caviglia. Ci godevo sul serio nell'umiliarlo in quel modo. "Ora un po' più di dolore..." alzai leggermente la scarpa e gli ordinai di andare sotto con la lingua e leccarmi la suola... appena Marco mise la lingua sotto la suola, la schiacciai forte, muovendo il piede come si spegne una sigaretta, per aumentare il suo dolore. Non avrei mai pensato di essere così cattivo e sadico, ma in quel momento non provavo la benché minima pietà. Anzi.. vederlo piangere e guardarlo negli occhi pieni di lacrime mi dava una soddisfazione enorme e tenerlo sotto i miei piedi mi faceva star bene. Lo umiliai e torturai così per parecchi minuti.

    Alla fine tolsi il piede dalla sua lingua e gli ordinai di inginocchiarsi. Allungai il piede destro e gli dissi di adorarlo. Marco lo bacio e lecco, per poi accarezzarlo e adorarmi il piede con le mani. "Anche la caviglia, massaggiala con sottomissione". Poi gli dissi di togliermi le scarpe e di annusarci dentro. "Puzza? Ti piace?". Marco non rispose, quindi gli tirai un calcio in faccia che lo fece cadere, fece per rimettersi in ginocchio ma gli dissi "No, sdraiati sulla schiena". E gli misi la pianta del piede sinistro sulla faccia. Sentivo la sua faccia sotto il mio piede, con il calzino nero di spugna sudato. Mi piaceva vedere che si sentiva umiliato e umiliarlo. Sollevai il piede destro, per mettere tutto il peso sul suo viso. Volevo che sentisse dolore fisico oltre all'umiliazione. Appoggiargli anche il secondo piede sulla faccia lo considerai un atto di pietà, anche se lo scopo era umiliarlo ancora di più. Ormai Marco mi supplicava stremato di avere pietà. Mi piaceva come mi implorava. Gli ordinai di leccarmi la pianta del piede destro e gli misi la punta del sinistro sotto il naso, "annusa bene, devi sentire l'odore".

    Poi con cattiveria "lo sai che dovrò segnalare che ti sei messo a piangere e che per questo verrai punito, vero? Voglio che ti umili e mi implori di non farlo!". Avevo però già deciso che sarei stato molto bastardo e non gli avrei risparmiato la punizione. Fu però divertente farsi adorare i piedi e supplicare di avere pietà. Ad un certo punto gli dissi di alzarsi e di venire nella sala della lotta, dove c'era una specie di ring. Gli spiegai "qua a volte dobbiamo fare esercizi o competizioni di lotta. Ve ne sono di vari tipi: tra ragazzi della stessa età, ma anche tra ragazzi più grandi e più piccoli, il cui scopo è quello di far soffrire i più giovani... sviluppare il sadismo dei grandi e il carattere dei piccoli.... ma vi sono anche esercizi dove uno subisce e deve resistere in posizioni dolorose.... oggi facciamo questo." Come primo esercizio gli misi la testa in mezzo alle gambe e iniziai a stringere più forte possibile, quando incrociai i piedi per rendere più dolorosa la stretta, scoppiò nuovamente a piangere. Smisi solo per cambiare posizione, mi piaceva mettergli i piedi addosso, quindi gli dissi di sdraiarsi sul fianco e mi sedetti dietro la sua schiena, gli misi i piedi contro la schiena, presi il suo braccio destro (quello superiore) con la mano sinistra, il piede sinistro (quello sotto) con la mano destra e iniziai a spingere con i piedi contro la schiena, tirando il braccio e la gamba con tutta la forza che avevo. Mi piaceva umiliarlo mettendogli il piede addosso e così anche il dolore era forte.

    Marco: "Ti prego Sam, basta. Perché tutta questa cattiveria, che ti ho fatto?" Queste suppliche mi eccitavano e rendevano ancora più cattivo e sadico... "mi diverte e devi soffrire, un po' di dolore ti fa bene". Ormai era arrivata la mezzanotte, l'ora del rientro, ma contrariamente a quanto Marco poteva aspettarsi, continuai la tortura finché non arrivò Chris che rise sadico nel vedere ciò che gli stavo facendo.
     
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    Potresti inserire gli anfibi come scarpe di tortura?
     
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    SCHIAVO LECCAPIEDI

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    E poi un po' di frustate con lo schiavo legato?
     
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    Era la prima raccontata dal punto di vista del master. Come è andata? Vi è piaciuta?
     
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    Racconto molto ben scritto, complimenti
     
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