Galeotto fu il MMORPG e chi lo giocò

Ospite di un gildano per pochi giorni

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    big sweaty young feet licker

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    Ho riflettuto a lungo sull'opportunità di condividere sul forum questa storia e mi prenderò qualche riga per esporre le mie considerazioni. Un'altra scelta difficile però è quella della sezione adatta: "Esperienze personali" oppure "Racconti inventati"? Il problema principale è riuscire a conciliare due tendenze opposte, cioè il bisogno di condividere un'esperienza con chi forse può apprezzarla o almeno comprenderla - da un lato; e dall'altro - l'esigenza di tutelare il coprotagonista di questa vicenda mascherandone l'identità.
    Avrei potuto scegliere di non scrivere; in fondo seppure accomunati tutti dalla passione per i piedi è evidente che qui esistono più correnti di quelle esistite ed esistenti in seno alla politica italiana. Chi prende una piega dirty cioè amante dello sporco e chi piuttosto privilegia la pulizia. Chi impazzisce per l'odore e chi ne è infastidito. Chi bada alle dimensioni del piede e chi al contrario sogna di rimpicciolirsi. Ed ancora chi apprezza i giochi di potere, dove uno comanda o umilia e l'altro obbedisce o subisce; chi - come me - resta indifferente a queste dinamiche e preferisce la complicità, il cameratismo. Ma non è tutto: chi si concentra sui piedi e chi invece estende il suo gusto a calze e scarpe, oppure chi dà importanza all'età o all'aspetto o al ruolo. E tutte queste dicotomie e variabili, già piuttosto articolate internamente, si combinano tra loro per creare mille caratteri diversi, anche se poi una versione generica maggiormente diffusa si può individuare senza troppa fatica. No, in realtà nonostante questa frammentazione e nonostante io non appartenga alla corrente più forte, ebbene penso che una storia come questa possa essere considerata in qualche modo trasversale, che possa suscitare interesse e magari ottenere un tiepido successo; da questo punto di vista sono fiducioso, quasi ottimista.
    C'è però un aspetto che mi preoccupa di questo panorama parafiliaco, ovvero in che modo esso si lega all'orientamento sessuale e alle importanti questioni in ambito LGBT+ come il sessismo, l'omofobia, l'eteronormatività, ecc. Qui sul forum mi capita spesso di storcere il naso riguardo certe espressioni, certi atteggiamenti, una certa qual violenza nei modi o nel ragionamento sottostante; e questo mi fa titubare quando si tratta di intervenire, ancor di più se spetta a me iniziare la discussione anche solo sotto forma di racconto.
    Facciamo un patto: da parte mia niente attivismo, niente politica, niente filosofia ma esigo rispetto. Quel che scrivo non ti piace o non ti interessa? Sei libero di non leggere, di leggere e commentare, di snobbare e non commentare; non sei libero di insultare ed offendere. Sei libero di insinuare che non si tratti di una "Esperienza personale", ma io ti anticipo e scelgo questa diversa sezione - approfittandone così per inserire depistaggi minimali sull'identità dell'altra persona coinvolta. Non perché si tratti di un personaggio pubblico o facilmente individuabile, ma perché alcuni dei dettagli richiesti dalla narrazione potrebbero permettere di restringere fin troppo il terreno di ricerca. E così risolvo anche la seconda questione. Ecco il disclaimer che mi propongo di inserire prima di ogni nuovo post, e per il quale questi primi paragrafi possono considerarsi una versione estesa:

    DISCLAIMER


    Nonostante la classificazione tra i "Racconti inventati", ogni riferimento a persone esistenti o fatti realmente accaduti è intenzionale. Per tutelare l'identità delle persone coinvolte sono stati arrotondati i riferimenti temporali comprese le età, sono stati modificati i nomi propri e gli indirizzi esatti, sono state omesse le fotografie. Qualsiasi richiesta di violazione di questo confine posto a tutela della privacy sarà ignorata.

    Quartultimo capitolo.


    Notte tra giovedì e venerdì
    Come sono finito qui? Qui è un materasso sul pavimento, al centro di una stanza in un appartamento di Torbella. Dal letto accanto, in cui dorme con un leggero russamento un ragazzo che ha quindici anni meno di me, sbuca il suo enorme piede. Dato il dislivello e siccome ci siamo disposti per verso contrario, quell'arma impropria quasi mi finisce in faccia. Vorrei descriverne l'odore, dire come mi ci sono avvicinato fino a conoscerne l'aroma ed il gusto, proseguire narrando il suo risveglio e di come ci siamo poi divertiti insieme; invece resto immobile senza neppure il coraggio di spararmi una sega immaginando tutto questo. Sono suo ospite, venuto a Roma dalla Sardegna per un corso di aggiornamento. Sì, ma come sono finito qui?

    Poco più in là vedo le sue Adidas Gazelle con i calzini infilati dentro per metà, più in qua ed una sopra l'altra ci sono le infradito logore. A lui non piace tenere i piedi coperti, quindi resta scalzo appena può. Come lo so? Ci arrivo, ci arrivo. Non credo di essere qui a causa del mio feticismo, ma forse è quel che pensa lui. Conosce le mie fantasie, almeno una parte di esse, e ha fatto appiglio a quelle nel convincermi - quasi obbligarmi - ad essere suo ospite. Non ci eravamo mai incontrati, solo scambiati numerosi messaggi che spaziavano dall'esageratamente innocuo al sottilmente malizioso. Non abbiamo molto da dirci oramai e per fortuna al termine della giornata eravamo entrambi molto stanchi, così dopo poche chiacchiere ci siamo infilati a letto. Lui nel suo, io quaggiù ad un palmo dal suo piedone.

    Non riesco a dormire. Riaffiorano e mi frullano nella testa pensieri di un passato non lontano, che sgomitano per farsi spazio tra le novità in materia fiscale apprese quest'oggi. Tre anni fa entrambi giocavamo ad un MMORPG che pullula di minorenni, lui entrò a far parte della gilda che io gestivo come un padre di famiglia, nella quale avevo proibito linguaggio scurrile ed ogni allusione sessuale. Dopo poco più di un anno avevamo smesso di giocare, ma resisteva su WhatsApp una chat di gruppo con i coordinatori della gilda; ed è qui che il mese scorso alcuni dei più giovani hanno parlato del rientro a scuola. Interpellato per scherzo avevo accennato a questo prossimo corso di aggiornamento a Roma, e subito ecco un messaggio privato di Salvatore.

    «Verrai qui e non mi cerchi?» esordisce, ed io imbarazzato gli spiego che dopo oltre un anno di silenzio avrei dato l'impressione sbagliata, lui capisce subito: «Tranquillo, niente piedi se non ti interessano più, ma quando sei qui ci vediamo?». Se avrò tempo, gli rispondo, potremmo provare a incontrarci per una birra. «Questa birra?» scrive come didascalia inoltrando una vecchia foto. C'è la sua scrivania col PC acceso e in primo piano una bottiglia da 33cl a collo alto - circa 22cm - con accanto i suoi piedi in calzini grigi che la superano in altezza di quasi dieci centimetri. Intrigato gli chiedo se ricorda il mio primo commento a quella visione, e lui «Certo, dicesti che la birra non era ciò che ti faceva gola, a meno che te l'avessi servita usando i piedi. Be' questa è la tua occasione».

    Nei giorni seguenti, informato del mio programma - arrivo in aereo il giovedì mattina, partenza la sera seguente, un pernottamento in albergo - mi aveva chiesto di posticipare il rientro e disdire la stanza. Così eccomi qui, suo ospite fino a domenica, con questo piede mastodontico sospeso sulla mia faccia. Nessun accenno, imbarazzato o meno, al mio feticismo nelle prime chiacchiere di oggi. Solo qualche domanda su come me la passo, sul mio lavoro, sugli altri amici virtuali della gilda. Lui nel frattempo si è diplomato alla scuola serale di ragioneria, quindi siamo in un certo senso colleghi; ma parleremo meglio domani, avremo tempo e modo, ora è tardi e siamo stanchi.
     
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    Mi piace tantissimo il modo che hai di scrivere, dettagliato ed elegante. Sono molto curioso della continuazione.
     
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    SCHIAVO LECCAPIEDI

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    Sì piace anche a me la naturale eleganza del tuo stile. L'inizio è molto accattivante, non lasciare di proseguire il racconto di questa tua esperienza. Complimenti
     
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    Molto molto intrigante continua
     
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    big sweaty young feet licker

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    Ringrazio per gli incoraggiamenti. La storia ha una sua struttura ed ho quasi terminato di scriverla - ma dovrò rileggerla per smussare qualcosa - quindi verrà postata tutta, una parte alla volta, fino alla sua naturale conclusione.

    DISCLAIMER


    Nonostante la classificazione tra i "Racconti inventati", ogni riferimento a persone esistenti o fatti realmente accaduti è intenzionale. Per tutelare l'identità delle persone coinvolte sono stati arrotondati i riferimenti temporali comprese le età, sono stati modificati i nomi propri e gli indirizzi esatti, sono state omesse le fotografie. Qualsiasi richiesta di violazione di questo confine posto a tutela della privacy sarà ignorata.

    Venerdì mattina
    Mi sveglio presto, mi alzo e inizio a prepararmi cercando di non fare rumore, di non disturbare il suo sonno. Ha un'aria così pacifica mentre dorme, i capelli corti e nerissimi, scompigliati, su un viso tondo e tutto sommato piccolo per un ragazzo di quasi due metri di altezza. E pensare che la prima volta che l'ho visto, in foto, aveva l'enorme testa da cavallo di BoJack Horseman - un cosplay per il Romics - e sul petto nudo, glabro, aveva scritto "il culo è la figa del futuro". Insieme a lui due belle ragazze, forse straniere, la sua vera passione. Si presentava come nerd fuori dalle convenzioni, a metà strada tra lo sfigato che vuol far credere di essere un playboy ed il ragazzo fortunato con mille avventure da raccontare.

    Nel gruppo su WhatsApp, come del resto nella chat di gioco, avevo imposto regole severe: non si poteva essere volgari né alludere in alcun modo a questioni sessuali, neppure per scherzo. Questo serviva, nelle mie intenzioni che poi si realizzarono, a creare un ambiente aperto a ragazze e ragazzi di qualsiasi età, senza tensioni o incompresioni; il piccolo prezzo da pagare era passare per quello vecchio e un po' bacchettone. Inutile dire però che a volte, proprio per queste restrizioni, si creavano situazioni surreali. Come la volta che al grido di "in ciabatte nel locale" iniziarono ad arrivare foto estive di infradito e piedi da spiaggia. Dapprima invitai alla moderazione, poi intimai di smettere. «Proprio ora che toccava a me» aveva protestato Salvatore «ti mando in privato la foto che volevo inviare sul gruppo».

    Tavolino di un bar del lido, quattro paia di piedi e ciabatte, un paio decisamente fuori misura. «Chi è il bigfoot?» gli chiesi, «Quello sono io» rispose con l'emoticon del ghigno. Approfondii l'argomento con circospezione, ma avevo iniziato a tradirmi. Alla seconda ondata di ribellione con foto di piedi, Salvatore ne inviò un'altra delle sue: stavolta aveva poggiato i piedi nudi sulla scrivania in penombra, e le dimensioni non passarono inosservate. Con i suoi quasi due metri di altezza, la taglia vantata suscitò qualche WOW e lui ringalluzzito ne postò altre dove confrontava il piede con il case del PC, con un rotolo di scottex, con una bottiglia di birra. Risolsi di scrivergli privatamente per farlo smettere, per fagli notare che iniziava ad essere ammiccante, e fu così che venne pronunciata la frase incriminata, quasi per protesta.

    Infatti lui non comprese subito che dicevo sul serio, anzi non sospettò che fossi gay finché non glielo dissi chiaramente molto più avanti. Prima di tutto capì che ero incuriosito, forse perché non ero il primo ad interessarmi alle sue estremità. Giocò un po' sul detto che una misura tira l'altra, senza smentire né confermare, ma soltanto ammettendo che lui preferiva usare il c@zzo piuttosto che i piedi. Si lamentò della difficoltà di trovare le scarpe adatte, di come con le Adidas andasse quasi a colpo sicuro. Disse che a causa dell'altezza e dei piedoni, per quanto giovane già soffriva di indolenzimento, ed io oramai spudorato gli feci intendere che avrei massaggiato più che volentieri. Oramai mi ero esposto come feticista, ma per lui questo non equivaleva al coming out.

    Tutto ciò avveniva in privato tra me e lui, essendo riuscito a spegnere sul gruppo anche gli ultimi focolari di ribellione estiva. Tra noi due invece si era instaurata una sorta di complicità, fatta di battute e commenti di tenore ben diverso da quello che adottavo pubblicamente. Si parlava del gioco, di musica, dei falò sulla spiaggia che Salvatore organizzava con amici, delle turiste che avrebbe voluto abbordare; poi puntualmente scappava un commento a sfondo erotico e lui nominava qualcuno dei video di cui faceva la collezione. Era infatti un estimatore del porno e poco alla volta si prese la confidenza di inviarmi dei fermoimmagine piuttosto eloquenti. La sanzione stabilita per questo suo diventare esplicito era una foto immediata dei suoi piedoni. Ne ricevetti parecchie.

    Edited by forfeet - 24/10/2019, 12:09
     
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    Flashforward: Notte tra sabato e domenica, ore 23:30
    I suoi amici ci aspettano, questa è la serata allo strip club che mi aveva promesso. Tre anni fa. Vedendomi online su WhatsApp alle cinque del mattino, mi aveva scritto e stuzzicato un po' raccontandomi le sue voglie al rientro da un locale per soli uomini. Gli avevo forse fatto notare che io non mi sarei potuto divertire in un posto simile, e lui l'aveva presa quasi come una sfida «Quando verrai a Roma ti ci porto e voglio che te la godi». Chi avrebbe mai detto che alla fine ci sarei andato per davvero? Anche per lui non era un'abitudine, ma qualcosa da fare nelle occasioni speciali: un compleanno, una vincita, un'esplosione di ormoni che non poteva essere sublimata. Il tutto in compagnia della combriccola di amici fidati e forse un po' sfigati dopotutto.

    «Guarda un po' cosa indosso stasera» mi dice indicando i calzini grigi «li tengo fino a domattina e poi te li porti via». Ovviamente non è il colore la caratteristica notevole, o meglio non il colore del cotone, ma su questo tornerò più avanti. Si tratta di calzini che conosco, che ho conosciuto in foto tre anni fa e che in questi ultimi due giorni sono tornati alla ribalta. Mi fa sorridere che lui ne parli come se fossi l'unico che si eccita al pensiero, quando è evidente che ci ha preso gusto forse anche più di me. Lo assecondo, in fondo probabilmente dopo questo weekend non avremo più modo di incontrarci e non spetta a me fargli notare che se io sono feticista e gay, lui deve ritrovarsi almeno in una delle due categorie o non mi avrebbe dato spago.

    Il locale non è poi così volgare. C'è poca luce, quasi soltanto violetto, e le ragazze seminude che servono ai tavoli e si atteggiano o improvvisano una danza non sono delle pornoattrici ma semplici ragazze seminude. Eppure il testosterone di Salvatore e dei suoi amici ribolle, trasuda, gorgheggia nei loro commenti mentre mandano giù birra dopo birra. La musica è alta, assordante, e l'intrattenimento alterna disco, karaoke, pole dance e ovviamente lo strip. Mi sento un pesce fuor d'acqua, avevo ragione a pensare che questo posto non facesse per me. Tuttavia l'allegria della compagnia mi mette di buonumore, e pensare che domani andrò via con un souvenir profumato mi accomuna agli altri dall'ormone impazzito. Ogni tanto getto uno sguardo ai piedi del mio amico, i calzini sono sempre là.
     
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    Terzultimo capitolo.


    Venerdì pomeriggio
    Il corso si è concluso presto e anziché girare come un turista per la capitale mi ritrovo a seguire il mio amico poco più che ventenne nella palestra che frequenta tre volte a settimana. Non ho opposto resistenza alla sua iniziativa, in parte perché non voglio mostrarmi troppo esigente ma soprattutto perché apprezzo che lui abbia richiesto la mia presenza. Arriviamo e lui inizia a battere il cinque con questo e quello, saluta gli amici e mi presenta come amico sardo. Mi indica l'area degli attrezzi e mi spiega che mentre lui si allena io posso stare là ad assistere e dare una mano, poi mi fa cenno di seguirlo nello spogliatoio dove un paio di ragazzi si stanno rivestendo per andare via.

    Quando restiamo soli, lui apre la sacca e tira fuori il cambio. Mi passa i suoi occhiali da vista, chiedendo di tenerglieli. Si toglie la maglia e mi accorgo subito che non è cambiato: ha ancora quel petto asciutto e glabro della foto al Romics, pelle abbronzata di chi ha fatto tutta l'estate al mare, capezzoli piccoli che risaltano perché più scuri, e poca peluria sotto le ascelle. Anche senza occhiali lui nota che lo sto mangiando con gli occhi, sorride, esita giocando con la zip dei pantaloni, non dice una parola. Qualcuno entra in spogliatoio, interrompendo quel momento, così Salvatore si siede accanto a me e finge di armeggiare con la sacca, ma per fortuna quell'altro non si trattiene a lungo.

    «Te li ricordi questi?» chiede estraendo dei calzini grigi stropicciati. Sono davvero loro? E non intendo soltanto quelli della foto accanto alla bottiglia di birra, no. Io e lui avevamo messo su un giochino, ma sono passati quasi tre anni. Possibile che abbia conservato proprio quei calzini? Erano riapparsi, dopo quella volta, in una foto penitenza immediata per una delle sue frasi esplicite: aveva appena tolto le scarpe e i calzini erano visibilmente umidi. Mi era scappato un commento di apprezzamento e lui si era meravigliato che non fossi piuttosto schifato. Incuriosito mi aveva prospettato di indossarli ancora il giorno seguente, e puntuale aveva inviato una foto. Lo avevo sfidato io per il terzo giorno, e la cosa era andata avanti ancora.

    Lui non riusciva a credere che trovassi eccitanti dei calzini sudati, né che il fatto di portarli per giorni aumentasse notevolmente il mio interesse. Giocava nel descrivermi l'odore intenso quando li sfilava, di come li lasciasse umidi nelle scarpe la notte e li trovasse raggrinziti la mattina quando avevano oramai perso anche il forte puzzo di poche ore prima. Inizialmente gli aveva fatto una strana impressione indossarli nuovamente, ma aveva superato il leggero disgusto perché era più forte la spinta a stuzzicare me. Lo aveva ammesso candidamente, il suo obbiettivo era riuscire a farmi ammettere che ero schifato; ma non riuscì mai. Ed ora questi possono essere davvero quelli? Se così fosse...

    «Guarda qua» dice, mostrandomi i segni inconfutabili. Dunque si sfila le scarpe, cambia i pantaloncini, resta scalzo e sgranchisce le dita dei piedoni, ma li intravedo solo per un attimo. Li ricopre subito indossando proprio quei calzini grigi strausati. Li sistema per bene, aderiscono perfettamente alla forma allungata e quasi perdono le grinze, lasciando intravedere solo qualche alone. Sopra mette un paio di calze più spesse, e le scarpe. Una canotta a coprire il suo petto liscio, poi ripone il resto del vestiario e richiude la sacca. «Mo' vediamo se eri serio quando dicevi che ti piacciono fradici di sudore» si alza e fa per uscire dallo spogliatoio «Ci stanno due anni di allenamenti qui sopra».
     
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    Notte tra venerdì e sabato, prima di mezzanotte
    Senza neppure passare di nuovo dallo spogliatoio, dopo un'ora e mezza di palestra il mio giovane amico ha pensato che sarebbe stato interessante rincasare a piedi, facendo un giro turistico della borgata e mostrandomi il tragitto che faremo domani notte di rientro dallo strip club. Sosta dal kebabbaro per una cena veloce che lui accompagna con una birra, bionda è la sua preferenza anche quando si tratta di ragazze. Senza grandi chiacchiere - ma non per imbarazzo, questo oramai è chiaro - raggiungiamo il palazzo, saliamo almeno un milione di scale, entriamo in silenzio nell'appartamento e lui subito mi fa cenno di seguirlo immediatamente nella sua cameretta. Non ho ancora avuto modo di conoscere la sua famiglia, ma questo non è il momento giusto.

    Il materasso sui cui ho dormito è ancora in terra al centro della stanza. Salvatore si sfila le scarpe e ci cammina sopra per arrivare alla scrivania ed accendere il PC. Non capisco se lo stia facendo con malizia, ma mentre aspetta che sia completo l'avvio e poi seleziona della musica... tiene i piedi puntati sul guanciale che dovrò usare più tardi. Nell'ambiente, di ridotte dimensioni, lui pare un gigante - seppure in qualche modo esile e curvo - e l'odore del suo corpo sudato inizia a farsi pesante. Inalo rumorosamente, lui se ne accorge. «Vuoi aprire la finestra? Puoi anche mettere le scarpe sul davanzale, ma attento a non buttarle di sotto». Non me lo faccio ripetere, le prendo ma fingo di dimenticare cosa farne e le tengo in mano finché lui ha finito di armeggiare col computer.

    «Allora, dentro o fuori?» mi chiede sorridendo, «Non voglio ammazzarti, basta che ammetti che te fanno schifo». Schifo? O non ha capito o mi vuole provocare. Scarpe dentro e finestra chiusa, se devo scegliere io. Si siede sul suo letto, lasciando cadere le Adidas nello spazio stretto tra il suo letto ed il mio materasso. Si afferra il piede destro, con un rapido gioco di mano sfila entrambe le calze - quella più grossa che stava sopra ed il calzino grigio sotto - e le appallottola lanciandole verso di me. Ripete l'operazione con l'altro piede, compreso il tiro al bersaglio. Ed inizia a massaggiarsi i piedoni sudati, proprio là davanti ai miei occhi, passando le belle dita affusolate delle mani tra quelle ancor più belle dei piedi, come a lavarli senza acqua.

    Canticchia i ritornelli un po' ripetitivi ma accattivanti dei Daft Punk ed io finisco sotti ipnosi, lo sguardo fisso su oltre 30cm di piede bagnato di sudore che lui sparge in lungo e in largo con un tocco delicato. Io del resto non ho il coraggio di muovermi, di avvicinarmi per ottenere di più: penso che potrebbe starci come invece smettere all'istante, e allora mi godo lo spettacolo a debita distanza. Tanto arriva sin qui l'odore pungente che mi riempie i polmoni, e quelle robe sono così grandi da non lasciare spazio all'immaginazione. Alterna il sinistro col destro, dedicandosi ad entrambi per pochi minuti prima di cambiare, e coccolando in egual modo il tallone incredibilmente liscio e la pianta quasi piatta e le dita perfette.

    Inevitabilmente qualcosa si muove in me all'altezza del pube, e quando l'erezione inizia a diventare invadente decido di sdraiarmi - dandogli le spalle - per nasconderla e non imbarazzare il mio ospite. Lui esplode in una sonora risata, lasciandomi intendere che ha capito perfettamente. Senza vederlo e nonostante la musica, lo sento alzarsi dal letto. Ancora una volta piazza i piedoni, stavolta nudi, sul guanciale proprio di fianco al mio viso, uno a destra e l'altro a sinistra. Si sporge di nuovo verso il PC, toglie la musica, spegne tutto. Recupera le calze e torna a letto. «Queste» inizia, e devo voltarmi per capire «queste vanno qua». Divide le calze grosse dai calzini grigi, e infila le prime nelle sue scarpe che fanno da confine tra me e lui.
     
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    Complimenti... scrivi proprio bene.. aspetto di leggere come continua...
     
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    Grazie, molto bello!
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    Grazie per i complimenti, arriviamo ora a metà di questa breve storia. Il prossimo capitolo arriva giovedì!

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    Flashforward: Notte tra sabato e domenica, ore 2:30 - 3:30
    Abbiamo lasciato il locale che la notte è ancora giovane, ma noi forse non più tanto. Io vado per i quaranta, anche se un paio ancora mancano, lui ed i suoi amici non raggiungono i venticinque. Non è però la stanchezza a portarci fuori dallo strip club. La combriccola si è scolata quanta più birra ha potuto, e le teste hanno iniziato a girare. Per prendere una boccata d'aria, uno ad uno sono andati fuori e alla fine ci siamo ritrovati tutti per strada senza alcuna intenzione di rientrare. Gli ormoni a mille, tra battute in romanesco e le solite sparate su chi avrebbe fatto cosa alla danzatrice, ci mettiamo in marcia verso Torbella. Qualcuno barcolla, qualcuno non molla e delle bottiglie di birra ancora passano di mano in mano.

    Giunti nei pressi di una strada costeggiata da cespugli di media altezza, uno dei ragazzi si allontana dicendo di aspettarlo perché deve pisciare. Una risata generale rompe il silenzio della borgata che dorme, ed una seconda risata anche più sonora erompe quando Salvatore raggiunge il suo amico e gli porge una bottiglia oramai svuotata. Dopo mezzo minuto la bottiglia ricompare, non più vuota, e finisce in mano ad un altro che scompare dietro al cespuglio per continuare a riempirla. I ragazzi si alternano e rigenerano due intere bottiglie che esibiscono fieri tra sorrisetti e sghignazzi. «Non penserete di abbandonare qui sta roba?» incalza Salvatore «Il mio amico sardo penserà che siete degli incivili».

    Così sette sfigati, mi ci conto pure io, con due bottiglie di piscio caldo che nessuno vuole tenere in mano e perciò vengono tenute a turno un po' da tutti, questi sette sfigati arrivano davanti ad un garage. Uno di loro solleva appena la serranda e dobbiamo chinarci per entrare. Nella luce fioca di una vecchia lampadina ad incandescenza intravedo un sofa logoro, sul quale due di noi vanno subito a prendere posizione. Un altro, lo sfortunato con le bottiglie, si affretta ad appoggiarle in un angolo e poi si struscia le mani sui pantaloni come a volerle in qualche modo ripulire o forse asciugare. Quando siamo tutti dentro, chi aveva aperto richiude e per qualche istante regna il silenzio.
     
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    Penultimo capitolo.


    Notte tra venerdì e sabato, dopo mezzanotte
    «Di questi invece sai cosa farne» dice e mi lancia i calzini grigi, «almeno una volta ti tocca». Non vuole certo che li indossi, non è questo. Sono stato reticente a dirlo, ma la peculiarità di questi calzini che hanno avuto un ruolo così centrale nel nostro gioco su WhatsApp non è il colore... originale. Sì, sono quelli della foto a confronto con la birra, dove fu chiaro che le dimensioni contano. E sono quelli comparsi sudatissimi in una foto dei suoi piedi chiesta come penitenza per una frase esplicita e sboccata e fuori luogo. Quelli che da quel giorno e per molti giorni ancora sudò e lasciò seccare e indossò ancora e sudò ripetutamente, inviando le prove fotografiche del misfatto e raccontando le sensazioni olfattive e tattili.

    Quel grigio scuro però iniziò ben presto a riempirsi di striature biancastre. Non per caso, fu ancora una volta una penitenza. Salvatore colleziona video pornografici, ovviamente tutti rigorosamente eterosessuali, e di questo ama vantarsi - niente di strano per il suo carattere da sbruffone. Non era previsto però che mi raccontasse per filo e per segno l'ultimissima spettacolare scena di Brazzers, credendo di riuscire a coinvolgermi. Per tutta risposta lo avevo messo a scegliere tra due penitenze, secondo me adeguate alla sua spavalderia: leggere il racconto per filo e per segno di una mia fantasia molto spinta, oppure sfogare sui calzini sudati la visione del prossimo video. Sul momento lui ritenne meno problematico conoscere nei dettagli una mia perversione.

    Salvo ritrovarmi su WhatsApp il mattino seguente la fotografia di una chiazza gelatinosa sul calzino grigio. E nel solito crescendo di rilanci e provocazioni erano seguite altre descrizioni, da parte sua di scene pornografiche con star americane dal seno prorompente, da parte mia di mille ed uno modi in cui avrei approfittato di piedoni e c@zzi e schizzi. Il tutto accompagnato di tanto in tanto da una nuova foto di sb@rra fresca sui calzini. Lui si era spinto una volta fino a chiedermi «... e questo immagini di farlo con me?» per sentirsi poi rispondere che il punto cruciale era semmai se lui avrebbe mai avuto il coraggio o l'incoscienza di stare al gioco. L'ultimo atto - poi per qualche motivo ci perdemmo - fu un breve video in cui mostrava di avere schizzato direttamente sul suo piede, e ci infilava il calzino grigio che subito si inumidiva.

    Ecco, sto pensando a quel video ora mentre nel buio della stanza mi masturbo. Dei calzini che lui ha riempito di sudore e sb@rra tempo fa, ed oggi ancora di sudore, ne tengo uno sul muso ed uno sul c@zzo. Il primo mi riempie le narici di un odore pungente, misto di maschio sudato e sperma antico, ma di puzza è pregna la stanza ed in realtà lo tengo qui per sentire l'umido sfiorarmi le labbra. Il secondo l'ho indossato come un condom e mi sto tirando una sega ruvida come il cotone pieno di grinze sul calzino. Grinze di sudore asciugato, grinze di sb@rra seccata. Grinze che neppure il sudore fresco della palestra o il liquido prespermatico che abbonda sul mio c@zzo hanno saputo cancellare. Ed ancora una volta il piedone da campione, misura 49, sporge dal letto e mi resta sospeso sul volto.

    Stasera non mi trattengo, almeno nella fantasia, e sogno di afferrare quella fetta e passarmela sul volto, baciando e leccando, mordicchiando e succhiando. Immagino il sapore, anzi i sapori mescolati tra loro - visto che decido io - e riscopro una nota di sperma che a causa del nuovo sudore dai calzini si è trasferita sul piede. Vorrei che si svegliasse e che incazzato ed eccitato decidesse di sputarmi in bocca, di pisciarci dentro. Credo che si prenderebbe qualche minuto per fare teabagging, sbattermi in faccia il suo scroto, infilandolo in bocca, allontanandosi poi per sb@rrarmi sulla lingua e farmi ripulire la cappella. Contemporaneamente a lui nel sogno, io nella realtà raggiungo l'orgasmo e come richiesto riempio di caldo sperma il suo calzino grigio che mi avvolge il c@zzo.
     
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    Sabato mattina
    Al mio risveglio lui è già al PC, con indosso soltanto degli slippini, e mi prendo del tempo per stare ad ammirare i piedi, vicinissimi, che muove giocherellando con le dita. Le sue gambe leggermente pelose, sottili e abbronzate, e le braccia quasi senza muscoli nonostante gli allenamenti, conducono lo sguardo alle sue ascelle. Non direi che è bellissimo o che ha un corpo perfetto, ma è incredibile quanto mi faccia sesso. Questa è una sensazione nuova, nata in questi giorni, forse colpa del testosterone. La complicità di qualche anno fa su WhatsApp era niente più del gioco impertinente tra un ragazzino ed un adulto che avrebbe voluto essere ancora ragazzo. Questa di adesso invece è tensione che fa male e non vedo l'ora sia passata.

    Muovendomi sul materasso senza far rumore, guadagno una visuale diversa. Sullo schermo del computer si svolge una scena davvero inequivocabile. Una giovanissima bionda dalle tette enormi sta succhiando un c@zzo, se lo lavora a dovere con la bocca. In mano ne tiene e trastulla un altro, e di mani ne ha due. Scambia uno di quelli con l'altro che ha in bocca, ed ecco da una inquadratura diversa apparire altri c@zzi. Lei è ingorda, loro impazienti. C@zzi bianchi e neri si alternano sul primo piano del viso di lei che si adopera per leccare e succhiare, resistendo quando qualcuno spinge un po' troppo arrivandole in gola. Il trucco inizia a sbavare, e la bava ad abbondare, lei da attrice diventa succube e si lascia scopare la bocca in una vera blowbang.

    Che Salvatore abbia un debole proprio per questo genere di scene non è una novità. Nelle nostre chat di tre anni fa, quelle più esplicite ma in qualche modo anche più intime, mi aveva lasciato intendere il perché. Aveva frequentato una bionda dalle tette grosse, una straniera - forse proprio americana, non ricordo - che gli piaceva moltissimo. Erano stati insieme qualche tempo, credo che per lui fosse più della semplice attrazione fisica. Questa storia però non era finita come lui sperava, anzi era purtroppo finita. Da altri commenti, poco alla volta, avevo ricostruito l'interesse dell'intera combriccola di amici per la ragazza in questione, e la disponibilità di Salvatore a lasciarla giocare con loro.

    Così lui in queste scene di gruppo forse cercava la sua ex, la immaginava castigata dal gruppo di suoi amici, voleva vederla sorridere nel prendere tutti quei c@zzi. Non solo in bocca e in mano, ma scopata in ogni buco, a turno, a ripetizione, a disposizione per qualsiasi richiesta di questi ragazzi di borgata. Certo, la fantasia e la finzione di un porno non compensano la realtà, ma posso comprendere come quella situazione reale e forse mai realizzatasi possa rivivere per lui in ognuna di queste scene estremizzate. Con donne vere, con tette vere, con c@zzi veri e sb@rra vera in bocche e fighe e culi veri, per quanto di attrici e attori. Ed ora è chiaro che il tremolio che scuote il mio amico è una potente sega che rinnova quel desiderio.

    «Mi passi l'altro calzino grigio?» chiede allungando verso me la mano, ma senza voltarsi. Quello che avevo tenuto sul muso è scomparso, resta solo quello ancora sul mio c@zzo. Sei sicuro di volerlo? «Veloce che non duro ancora a lungo» mi incita, così lo recupero e glielo metto in mano, «guarda ora questa golosona cosa fa». Sullo schermo lei ha iniziato a ricevere schizzi bianchi in faccia, che intercetta con la lingua di fuori e accumula in bocca per poi deglutire e riaprirsi ad accogliere altro sperma. Al culmine della scena arriva anche l'orgasmo del mio ospite, che non riesco a vedere ma immagino andarsi a depositare sul calzino grigio oramai pregno del seme di entrambi.
     
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    Flashforward: Notte tra sabato e domenica, ore 4:00 - 5:00
    I ragazzi iniziano a far girare un cellulare, dal quale proviene inconfondibile l'audio di una scena pornografica, probabilmente la stessa vista dal mio amico poche ore fa. Si avvicinano tra loro, guardano infervorati ed io che mi tengo a distanza posso vedere che qualcosa si muove all'altezza delle patte. In men che non si dica sono tutti in piedi, anche i due che stavano sul sofa, e formano come un capannello. Uno alla volta, gli occhi fissi sul piccolo schermo, tirano fuori il c@zzo; chi teneva il cellulare lo passa ad un altro per potersi prendere il c@zzo in mano. Anche il mio amico, l'unico che di tanto in tanto mi lancia uno sguardo ed un sorriso, anche lui è a c@zzo fuori. E poco alla volta parte la sega collettiva.

    Ad un certo punto però il mio amico lascia il gruppo, prende dal sofa un cuscino e si avvicina a me. Senza parlare mi fa cenno di sedermi a terra, sul cuscino, a pochi passi dagli altri ancora in piedi. Quando sono in posizione, si piazza là davanti e conclude la sua sega schizzando il suo abbondante orgasmo proprio sulla mia faccia. Scrollate le ultime gocce bollenti, torna dagli altri e si offre di reggere il cellulare. Uno alla volta i suoi amici ancora in sega si avvicinano, svuotano il contenuto dei cogli@ni sul mio viso, e tornano a posto. E così due, quattro, cinque sborrate oltre a quella del mio amico vengono depositate sul mio naso, sugli zigomi, sulla fronte, e iniziano a colare lentamente.

    Io sono rimasto immobile, ad occhi chiusi, aspettando il seguito. Quando poi tutti vanno via e resto solo con il mio amico, lui si accascia sul sofa a letteralmente un passo da me. Capisco che ha tolto le scarpe perché arriva una zaffata di sudore: ha ai piedi i calzini incriminati che domani saranno miei. No, mi sbaglio. Ha tolto anche i calzini ed ora poggia i piedoni sulla mia faccia. Il viscido calore delle piante sudate scivola su quel che resta dello sperma oramai non più caldo, spargendolo su fronte, guance, raccogliendolo dal mio collo per riportarlo sul muso. «Ao' puoi aprirla quella bocca» dice sottovoce, e non appena seguo il suo consiglio eccolo farsi strada con i piedoni sudati al sapore di sb@rra.
     
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    Ultimo capitolo.


    Sabato pomeriggio
    Come sono finito qui, ancora mi chiedo. Dopo una mattinata pigra ed un pranzo con la sua famiglia, io e Salvatore ci siamo persi a ricordare gli esordi sul game. Che non sia un gioco qualsiasi lo dimostra la longevità di questo MMORPG, oltre dieci anni e ancora popolato. Completamente in lingua italiana, pur con la sua localizzazione imperfetta, e perciò fruibile anche da un pubblico giovanissimo. Accattivante la grafica in stile anime, semplici i meccanismi di gioco basati sulla ripetitività e la fortuna. Tutti ingredienti che spingono all'ozio e al confronto, creando una community polemica e trasformando le chat di gioco in vere e proprie chat: pubbliche, di gruppo (o di gilda), ma soprattutto private.

    Il game era da sempre terreno di caccia per maschietti arrapati, ma lo stava diventando pure per adulti in cerca di minori. Questo era favorito dall'assenza di un controllo sulle conversazioni, a partire dal linguaggio fino ad arrivare ai contenuti. Talvolta sembrava di trovarsi in un cartone animato pornografico; niente di male se non ci fossero stati dei ragazzini o addirittura dei bambini. Così la mia idea era stata quella di creare un ambiente franco, libero da questo tipo di inquinamento, dove tutti potessero sentirsi al riparo dalle molestie e al tempo stesso liberi di dedicarsi al gioco o alla socializzazione senza trappole. Per fare questo avevo imposto alla gilda rigide regole sulla comunicazione, sul linguaggio, sui contenuti.

    Ovviamente il mio intento da buon padre di famiglia aveva attirato attorno a me sia gli animi più innocenti e nobili sia al contrario qualche peste, che però seppi neutralizzare e scartare appena individuata. Lo spirito del gruppo era talmente familiare e piacevole che ben presto si crearono dei rapporti personali che andavano al di là del gioco - con alcuni di loro sono in contatto ancora oggi, a tre anni di distanza. Così tuffarsi nel passato per vedere cosa resta del game e della gilda è un passo obbligato di queste ultime ore in compagnia del mio amico. Quando sul PC compare il prompt e la schermata di login, tutto il resto cessa di esistere ed ogni precedente di questi giorni è dimenticato.

    Dimenticata la sua sega di stamattina e la mia di ieri notte. Dimenticato il sudore accumulato in palestra e sul corpo, che ha saturato la stanza. Dimenticati quei piedoni che lui massaggiava ammiccante o che pendevano sul mio viso in piena notte. Dimenticati i calzini grigi strasudati e straschizzati, che erano stati al centro di tante nostre vecchie conversazioni. Se posso essere sincero, gli avevo forse suggerito io stesso come stuzzicarmi, quando l'avevo spinto a leggere un mio vecchio racconto in cui altri calzini ricevevano lo stesso trattamento. Ma ora è tutto dimenticato, mentre la musichetta del game ci riporta indietro nel tempo e ci fa tornare innocenti come lo eravamo quando interagimmo per la prima volta.

    Il paradosso in tutto questo è duplice. Da un lato va a finire che ho adescato un ragazzo etero proprio quando mi adoperavo per evitare che il game venisse usato per questo tipo di contatti. Certo, non è stato un approccio diretto o spavaldo, forse neppure intenzionale, ma resta il fatto che oggi io sono in casa sua a conclusione di un weekend a tinte forti. Dall'altro lato ho il timore di essere stato per davvero io il motore di tutto questo, di avere suscitato in lui una certa perversione soltanto perché a me sarebbe piaciuto viverla. Chiedendogli dei piedoni, e delle dimensioni, e dei calzini, e del sudore... e dell'altra roba! Io l'ho circuito e non viceversa, lui è solo una vittima di un gioco di cui mi accorgo solo ora.
     
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19 replies since 15/10/2019, 17:04   2588 views
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