Calciatori

Racconto di due ragazzi

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    Calciatori 1 - Presentazione

    Sono Mattia e gioco a calcio in una squadra giovanile. Vi racconterò di me, di ciò che mi eccita, di mie esperienze, ma soprattutto dei rapporti con Marco, il capitano della squadra più grande, che ha 3 anni più di me. Io sono un bravo ragazzo, molto carino, che non ha particolari problemi con gli altri, non fosse che mi piace essere sottomesso e umiliato e, più in generale, subire cattiverie (specie se con sadismo): inoltre sono attratto dai piedi degli altri ragazzi. Mi piacciono i piedi nudi, con calzini, con scarpe e, ovviamente, in tenuta da calcio.

    A calcio gioco in attacco e sono molto bravo. Cerco spesso il contatto fisico, che mi piace, ma senza cattiveria. Ad esempio sulle rimesse laterali o i calci d'angolo quando l'avversario mi marca stresso da dietro (ma non solo) mi appoggio a lui cercando il maggior contatto possibile, con le gambe e la schiena contro il suo petto (a volte mi capita di sentire il cazzo nel culo...). Stessa cosa se marco io da dietro, cerca il contatto piede contro piede, gambe contro gambe, petto contro schiena, mi appoggio con le mani, magari (inavvertitamente ... ahahah) il cazzo sul culo. Già queste situazioni mi eccitano di per sé. Molti ragazzi però giocano con cattiveria, ad alcuni piace proprio far male, quindi capita che da dietro ti diano pizzicotti, pugni, ginocchiate o, meglio ancora, ti facciano sentire i tacchetti dietro (tallone, tendine d'achille, ...). La cosa mi eccita da morire, soprattutto quando l'altro sembra goderci. A volte faccio apposta a dire, con sottomissione, dai "gioca pulito" oppure "perché così sporco" o "perché sta cattiveria" ... una volta ho persone supplicato uno di non giocare con cattiveria. Sempre con tono sottomesso. Spesso ci godono, ridono, ti dicono che la prossima volta te lo danno più forte, ecc. Questo mi eccita molto. Dal davanti invece ti danno gomitate, anche forti, oppure ti schiacciano il piede. Una volta uno mi ha risposto chiedendomi se mi faceva male, dopo che mi aveva schiacciato il piede e gli avevo chiesto con sottomissione perché lo aveva fatto. Gli ho chiesto se gli piaceva così tanto far male e lui mi ha risposto che ci godeva.

    L'azione dopo avevo la palla e mi è entrato in scivolata con i tacchetti sulla caviglia, cioè una cosa fatta bene e apposta: con un piede ha preso la palla in pieno e con l'altro la mia caviglia. Così l'arbitro gli ha dato solo un'ammonizione, ma si capiva che era fatto per far male. Io restai a terra a lungo, lamentandomi anche più del necessario, così lui si è accovacciato vicino alla mia faccia e mettendomi una mano sulla spalla mi ha chiesto scusa, per poi guardarmi in faccia e sorridere sadicamente nel vedere le mie lacrime e le mie accentuate smorfie di dolore. Avevo i suoi piedi a dieci centimetri dalla mia faccia, mi eccitavano moltissimo, ancora di più dopo quello che mi avevano fatto. Avrei voluto baciarglieli e adorarglieli, implorandolo di avere pietà di me. Ma naturalmente non potevo, così gli dissi che mi faceva malissimo e gli chiesi perché vuole farmi male e perché è così cattivo con me. Lui rise sadico, avvicinandosi al mio viso per farsi vedere da me e potermi dire qualcosa che potessi sentire solo io, mi mise una mano sulla testa con delicatezza, come a scusarsi, e mi disse che gli piaceva vedermi piangere e che gli spiaceva per il giallo, altrimenti mi avrebbe fatto anche più male ancora, ma che qualche colpo se gli capitava me lo avrebbe dato. Mi venne duro, avrei tanto voluto baciargli e leccargli i piedi e umiliarmi a lui, chiedendogli di avere pietà.

    Di cose del genere me ne capitano relativamente spesso.

    Marco invece è proprio il contrario di me. Lui è uno cattivo, sadico direi, che gioca in difesa e picchia duro. Nelle situazioni di rimessa laterale o calci d'angolo anche lui cerca il contatto fisico, ma per fare male. Schiacciare i piedi, dare pestoni, gomitate, calcetti, pugni, pizzicotti, ecc. senza essere visto sono alcune delle sue specialità, così come entrare duro e cattivo, per far male. Gli piace anche prendere in giro e umiliare... Io andavo sempre a vedere le sue partite (un po' come diversi miei compagni, visto che sono la squadra più grande, dove giocheremo noi l'anno dopo) e, naturalmente, guardavo spesso cosa faceva, quindi vedevo quanto era cattivo. Facevamo anche la stessa scuola (anche se io al primo e lui al quarto anno) e feci in modo di incrociarlo spesso, parlando di calcio e del nostro modo di giocare. Scoprii che anche lui mi conosceva e trovava che ero un attaccante molto forte, l'unica cosa che mi manca era un po' di cattiveria verso gli avversari. Una volta gli dissi che avevo notato quanto era cattivo in campo, sia nei contrasti normali, che in certi falli cattivi e gli chiesi se gli piaceva far male. Abbiamo avuto una discussione tipo la seguente:

    Mattia:
    Ma quando dai gomitate o schiacci i piedi con così tanta cattiveria, cosa provi, ti piace così tanto?
    Marco:
    Certo che mi piace, ci godo proprio a far male. E poi l'avversario così sta attento, ha paura, magari per un po' va anche zoppo o corre meno, è meno agile.
    Mattia:
    Ma fa male, si soffre. Lo so per esperienza.
    Marco:
    È lì il bello, che soffre. Tu devi imparare a difenderti.
    Mattia:
    Ma io non riesco ad essere cattivo, tu sembri sadico. Non hai pena quando fai male a qualcuno?
    Marco:
    No, più soffre più godo. Mi piace vedere che si lamentano. E anche se si fanno male, non mi importa.

    Marco era un ragazzo bellissimo e questo suo carattere dominante, cattivo e sadico mi piaceva moltissimo.

    Un giorno non lontanto in seguito ad un infortunio al loro attaccante, il suo allenatore mi fece venire ad allenarsi con la squadra di Marco. Scoprii così che aveva anche dei piedi stupendi e che non si cambiava i calzini tutti i giorni. Anzi, a volte teneva i calzini sotto i calzettoni. Potei annusarglieli nello spogliatoio perché tardai apposta a cambiarmi (annusai anche l'interno delle sue belle scarpe, nike bianche)....

    L'allenamento fu piuttosto duro, i ritmi erano logicamente più alti e l'allenatore, a differenza del nostro, ci trattava molto duramente ed era molto esigente.Se non scattavi ad un suo comando o sbagliavi qualcosa ti faceva fare 10 o 20 flessioni o addominali. Cose a cui non ero abituato, anche se a me non ne fece fare, malgrado commisi parecchi errori. Finita la parte tecnica ci fece andare contro con la schiena contro una parete e dovemmo metterci in posizione seduti: 3 volte 30 secondi. Un esercizio che non avevamo mai fatto e che trovai molto doloroso alle gambe (Marco mi ringrazio perché normalmente fa fare 5 volte 45 secondi o anche un minuto, ma forse non ha voluto forzare visto che c'ero io più piccolo per la prima volta). Subito dopo abbiamo dovuto fare una serie di scatti da 100 metri. Ero sfinito... i quattro peggiori saltarono la partitella e si "allenarono" (era più una tortura) al muro: non so per quanto tempo dovettero tenere quella posizione, a volte anche a coppie uno seduto sulle gambe dell'altro e poi altri scatti. Io ero stato il terzo peggiore, ma l'allenatore ha detto che non contavo.

    La partitella è durata 20 minuti, ma per me sono stati un incubo. Ogni volta che avevo il pallone mi piombavano addosso con una velocità a cui non ero abituato e poi in maniera dura, al limite del violento, quando non mi facevano falli cattivissimi, anche con i tacchetti. Ad ogni occasione mi colpivano con gomitate, pugni, calcetti pizzicotti, mi schiacciavano i piedi o altre cose poco simpatiche. A me piaceva, ma così era troppo.... Una volta uno mi ha fatto volare e gli altri hanno riso dicendo una frase tipo "guarda come vola il bambino" e "grande, fagli male".

    A fine allenamento l'allenatore fermo me e Marco (il capitano) e mi disse che era contento di come mi ero comportato, che chiaramente non posso avere il fisico dei più grandi, anche perché nella mia squadra gli allenamenti sono logicamente meno duri. Di non preoccuparmi, che non pretenderà gli stessi risultati nella parte fisica, ma dei buoni risultati adeguati alla mia età sì (se non li faccio punisce anche me). Poi che gli sono piaciuto nella partitella dove ha visto che i ragazzi si sono sfogati a picchiarmi per 20 minuti. A Marco disse di fare in modo che non sarebbe più successo. Di entrare duri anche su di me, ma non di prendermi come un sacco da massacrare. Marco, che era in squadra con me e quindi non mi aveva fatto nulla, ha detto di stare tranquillo.

    Negli spogliatoi alla fine eravamo solo noi due, ho potuto appunto vedere che bei piedi che aveva e mi disse che ero stato bravo a subire, ma che devo imparare a difendermi. Se giochi in campionato con noi, non è che ti trattano meglio... va beh, qualcuno sarebbe stato espulso, però devi difenderti.

    Sì andò avanti così per qualche settimana, dove mi allenavo con le due squadre, anche se giocavo con la mia.

    A seguire.
     
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  2. Rxsec2
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    Ciao, piacere! Il tuo racconto mi ha preso molto. Mi piacciono le storie con una trama ben sviluppata... trovo che in questo modo anche le scene clou siano più eccitanti. Complimenti per come scrivi! Aspetto con ansia il seguito...
     
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    interessante, continua!!!
     
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  4. Onlyslave
         
     
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    inizio molto premettente, le aspettative sono alte! ;)
     
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    Molto bello e ben scritto... aspetto con ansia il prossimo capito.. poi io ho in debole per i calciatori e quindi questa storia la amo proprio
     
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  6. Bohpiedi
         
     
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    I calciatoriiii 🥰
     
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    Calciatori 2 - L'allenamento e l'inizio della prima serata

    Marco ed io diventammo sempre più amici, sviluppando una complicità nei nostri "giochi" molto particolare. A lui piaceva sottomettere e a me esserlo, quindi capitava spesso che mi trovavo "costretto" ai suoi piedi, anche se eravamo ormai molto amici, infatti, non rinunciava a farmi cattiverie, che a me appunto piacevano molto. Ma prima di approfondire questi aspetti voglio raccontarvi di un episodio.

    Un giorno la nostra squadra aveva allenamento, mentre la sua no. I nostri allenatori erano però via per dei corsi e diedero il compito a Marco, il capitano della squadra più grande, di farci fare l'allenamento. Iniziò facendoci sedere e dicendoci che il nostro allenatore gli aveva detto di formare due squadre e farci giocare delle partitelle. Poi disse che così non andava e che quando parlava dovevamo ascoltarlo senza chiacchierare. In realtà eravamo tutti attenti. Solo due avevano detto di essere contanti di giocare e due o tre altre cose. Comunque Marco disse che visto che ci avrebbe allenato anche altre volte in futuro, voleva essere sicuro di avere il nostro rispetto e che ci avrebbe fatto passare la voglia di non stare attenti quando parlava.

    In primo luogo ci fece mettere con le schiena contro un muro e ci fece sedere assicurandosi che tenessimo l'angolo delle ginocchia e quello delle anche a 90°. Posizione che avevo conosciuto negli allenamenti con la squadra di Marco, ma che rimaneva molto dolorosa (soprattutto per chi non era abituato, come i miei compagni). Ci disse che d'ora in poi quando ci spiegava le cose ci dovevamo mettere in questa posizione e che invece di giocare avremmo fatto un allenamento durissimo, spiegandoci i primi esercizi. Restammo così per oltre due minuti. Ad alcuni tremavano le gambe, dalla fatica per non cedere. Avevamo smorfie di dolore in faccia e forse a qualcuno è scesa qualche lacrima. Marco sembrava godere a vederci soffrire.

    Come primo esercizio ci fede correre attorno al campo a velocità molto alta. Quella che di solito facevamo per un giro di campo, solo che ce ne fece fare due volte 5 giri con una pausa cortissima (in pratica 4 km di corsa molto veloce). Alla fine eravamo sfiniti e ci eravamo messi a terra. Alcuni si lamentarono e allora ci fece rimettere nella posizione di prima, seduti con la schiena contro il muro. Il nostro capitano gli disse che non poteva trattarci così, che era troppo, ma lui rispose che avremmo imparato.

    Io non sentivo più le gambe, ero eccitato dalla sua cattiveria e avrei voluto inginocchiarmi e baciargli i piedi, implorandolo di avere pietà. Indossava scarpe sportive da calcio, calzini bianchi corti della Puma e una tuta scura. Però ebbi poco tempo per pensare a queste idee, che avrei concretizzato più tardi, visto che era previsto che quella sera sarei stato a dormire da lui. Ci disse che ora avremmo lavorato a terra. Le spiegazioni, per noi dolorose, durarono poco meno di un minuto (in totale eravamo quindi rimasti 3 minuti in quella posizione, ma ora con le gambe stanche dalla corsa).

    Per prima cosa dovemmo fare 3 serie da 30 flessioni. Molte, poiché di solito ne facevano 2 o 3 ma da 20. Il tutto peggiorato dal fatto che pretendeva che tenessimo le gambe tese (angolo al ginocchio di 180°) e con un angolo tra la schiena e le gambe superiore o al massimo uguale a quello opposto (tra la pancia e le gambe). Considerando che avevamo già le gambe a pezzi.... Finito questo esercizio dovemmo fare la stessa cosa con gli addominali (3 serie da 30) e poi ripetere con le flessioni. Mi eccitai tantissimo quando mi passo vicino, venendo con un piede vicino alla mia faccia. Lo guardai implorando e lui mi sorrise sadicamente. Poi per un attimo mi mise proprio il piede sotto la faccia, così che scendendo lo sfiorai e ne sentii l'odore. Ci fece poi fare nuovamente anche 3 serie di flessioni, prima di sfinirci con flessioni sulle gambe (una serie di 50, di solito ne facevamo 30, ma non dopo quello che ci aveva fatto).

    Malgrado gli abbiamo chiesto di lasciarci seduti a terra o almeno in piedi, ci fede stare un altro minuto seduti al muro mentre ci spiegava l'esercizio successivo. Fu una cosa durissima, soprattutto in quelle condizioni: dovevamo scattare dalla linea di fondo campo a quella dei 5 metri e ritorno, poi fino a quella dei 16 metri (e ritorno), poi a metà campo (e ritorno), fino alla linea di inizio dell'altra linea dell'area di rigore (e ritorno), fino a quella dei 5 metri dall'altra parte del campo (sempre a scatto e sempre con il ritorno) e poi tutto il campo; però poi invece di smettere pretese il contrario: fino alla riga dei 5 metri lontana, poi all'area di rigore lontana, alla linea di metà campo, alla linea di rigore vicina, a quella dei 5 metri e finalmente era finito. Eravamo sfiniti, nessuno di noi riusciva a stare in piedi, alcuni erano piegati in due o a terra in posizione fetale o a quattro zampe a riprendere fiato. Alcuni faticavano a respirare, avevano conati di vomito o erano al limite dello scoppiare a piangere. Malgrado per quasi tutti noi definire scatti le ultime tratte era una cosa ridicola, ci disse che eravamo andati abbastanza bene. Dovevamo però riprenderci perché avremmo dovuto rifarlo ancora una volta.

    Il nostro capitano si lamento che non era un allenamento ma una tortura, ma Marco non solo non ebbe pietà, ma ci godette e rispose che era una punizione e che come tale doveva farci star male. Pochi riuscirono a fare la seconda serie di scatti in quel modo: molti si piegarono in due dopo poche tratte, altri non riuscivano più a respirare e dovettero fermarsi, un paio hanno vomitato e altri due hanno pianto (anche se molti avevano le lacrime agli occhi dalla fatica a respirare).

    Disse di riprenderci in fretta e ci lascio qualche minuto, poi ci fece rimettere seduti al muro, per un altro minuto, spiegandoci che avremmo ancora fatto una serie di 10 scatti di 100 metri. La differenza rispetto a prima era che ci avrebbe lasciato una pausa tra uno scatto e l'altro. Fu l'ultima "tortura". Anche qui diversi ebbero problemi con la respirazione, si piegarono in due, vomito e/o piansero. Però Marco volle divertirsi ancora un po' e fece rimanere il nostro capitano e un altro che si era lamentato seduti al muro, mentre noi potevamo andare. Dopo circa due minuti il mio compagno scoppio a piangere mentre gli cedevano le gambe e Marco li lascio andare dicendo che era quello che voleva vedere (sadico).

    Tutti noi, io incluso, eravamo distrutti. Finita la doccia e di cambiarci uscimmo dagli spogliatoi e Marco mi fermo, dicendomi che doveva parlarmi. Era solo un trucco per fare andare via gli altri, in quanto poi sarei stato a dormire da lui...

    Gli dissi che era stato una vera carogna, troppo cattivo e lui mi rispose che ci aveva goduto a farci soffrire in quel modo. E che mi avrebbe ancora fatto qualche cattiveria. Poi mi chiese se non avevamo mai fatto fare allenamenti così, che loro ne fanno sempre ad inizio stagione. Gli dissi di no. Che allenamenti duri ne facciamo ma non così. Gli dissi che era stato troppo cattivo, poi senza motivo. Mi disse che lo aveva fatto per puro divertimento e per assicurarsi che lo rispettassimo. Io ero a pezzi, ma eccitatissimo, sia per quello che ci aveva fatto, per la sua cattiveria e il suo sadismo, sia per quello che vedevo. Aveva delle scarpe nike sportive scure, gli stessi calzini bianchi corti Puma, jeans scuri, una polo bianca... era stupendo.

    Arrivati a casa mi abbraccio e mi disse che gli spiaceva di quanto soffrivo, ma che avrei dovuto farmi forza, perché qualcosa avrei dovuto subire ancora, gli piace troppo essere cattivo e umiliare. Mi veniva da piangere e gettarmi ai suoi piedi e adorarglieli, implorandolo di avere pietà.

    Marco disse che mi avrebbe aiutato a formarmi il carattere e che voleva farmi subito una cattiveria, quindi di mettermi seduto senza sedia. La stessa posizione di prima, ma senza appoggiarmi al muro. Mi disse che cambia poco, è solo più difficile da controllare. Avrei dovuto resistere il più possibile, fino a scoppiare, disse guardandomi con un sorriso sadico. Sin da subito il dolore fu insopportabile, la mia faccia divenne una maschera di dolore e sofferenza, mentre Marco mostrava segni di godimento sadico. Quanto era cattivo.... dopo un po' le mie gambe iniziarono a tremare, non le controllavo più. A Marco piaceva.

    Dopo due minuti cedetti (in totale avrò tenuto quella posizione per 7 minuti con tutto il resto). Mi sono quindi gettato in ginocchio ai suoi piedi e iniziai ad adorarglieli, baciandoglieli e supplicandolo di non farmi più soffrire. Marco mi disse: "Mattia, così mi fai eccitare come quando ti faccio soffrire". Gli baciai le scarpe e anche la piccola parte di calzino che si vedeva, nonché la caviglia. Marco aggiunse che avrei potuto adorargli i piedi tutta la sera.
     
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    Piemonte
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    Bel racconto! La trama è interessante, e la storia promette bene. Si vede che hai fantasia da vendere, tuttavia qualche accorgimento grammaticale (qualche accento e un po' più di controllo degli incisi) migliorerebbe molto la qualità della lettura, sarebbe più fluida nell'immaginazione, che renderebbe, perché no, la storia più eccitante. Non è una critica, sia chiaro, è un semplice consiglio per migliorare la storia, e puoi benissimo accoglierlo o no.

    Non smettere di scrivere! Siamo tutti in attesa del prossimo capitolo! ;)
     
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    Davvero bel racconto... come già detto sul forum ho un debole per i calciatori.. sopratutto per quelli sadici come Marco..
    Nonostante non ci sia ancora stata molta azione e che Mattia non abbia ancora subito nessun attacco diretto da Marco... son certo che il prossimo capitolo ci saranno parecchi colpi e torture per il povero (o fortunato) Mattia mentre sta ai piedi di Marco...
     
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    SCHIAVO LECCAPIEDI

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    Sì continuua. La storia è ben concepita ed altrettanto ben scritta. Adesso mi aspetto torture raffinate sul povero (fortunato) Mattia da un padrone sadico come Marco.
     
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    Calciatori 3 - La prima serata a casa di Marco

    Prima di questo voleva però farmi un'ultima cattiveria, quindi mi ordinò di alzarmi e di mettermi seduto al muro (solita posizione): avrei dovuto resistere 10 secondi con lui seduto sopra di me. Sono pochi 10 secondi, ma nelle condizioni in cui ero si trattava di una vera e propria tortura, infatti cedetti subito dopo con le lacrime agli occhi.

    Marco si mise in piedi davanti a me e mi ordinò di mettermi in ginocchio.
    Marco: Adesso ti metti in ginocchio e mi baci i piedi. Prima il questo (era il destro, che teneva un po' più in avanti) e poi l'altro.
    Io mi inginocchiai ancora con le lacrime agli occhi e gli baciai la scarpa destra sul collo del piede.
    Marco, cattivo: Baciale sulla punta, tutte e due.
    Io esegui l'ordine. Mi sentivo umiliato e si vedeva che questo dava soddisfazione a Marco. Iniziai ad accarezzagli i piedi e Marco mi ordino di annusare il calzino. Solo una piccola parte del calzino usciva dalla scarpa e si vedeva tra la scarpa e i jeans. Mi ordino di baciarglielo e lo feci. Ero eccitatissimo, pur sentendomi umiliato.
    Marco, allungando il piede destro verso di me: Ora voglio che lecchi tutta la scarpa, cominciando dalla punta.
    Io lo guardai supplichevole e lui aggiunse: più ci soffri, più ci godo.
    Iniziai ad accarezzargli la scarpa, per poi avvicinarmi con la faccia e iniziare a leccargliela, fino ad averla leccata tutta come ordinatomi. Poi mi disse di leccargli l'altra. Lo supplicai:
    Mattia: ti prego Marco, pietà, ti supplico.
    Marco: mi piace quando mi implori, lecca!
    Mi sfuggi un "sei troppo cattivo", a cui risposte: lo so che sono cattivo, ci godo troppo.

    A quel punto Marco si sedette sul divano e mise il piede destro sul poggia piedi.
    Marco: avvicinati, sempre inginocchiato, e leccami la suola.
    Mi scese una lacrima, come poteva essere così cattivo, lui mostro di provare un piacere sadico nel vedere la lacrima e mi prese in giro, ordinandomi secco di leccare.
    Mi avvicinai e leccai la suola della scarpa. Naturalmente non si accontentò e pretese che gli leccassi anche l'altra.

    Poi mi chiese come stavo, gli dissi che ero eccitatissimo ma che allo stesso tempo ci soffrivo e mi sentivo umiliato. Inoltre mi fanno malissimo tutti i muscoli, le gambe in particolare, ma anche le braccia, gli addominali, la schiena. L'allenamento che ci aveva inflitto è stata una tortura e non ce la facevo più. Mi fece alzare, mi abbraccio e mi disse che ero suo amico e quindi gli spiaceva un po', ma che è molto cattivo per cui questo non gli impediva di soddisfare il suo sadismo. Era contento anche pensando a quanto staranno soffrendo i miei compagni, che così imparano a fare gli sbruffoni. Gli dissi che gli volevo bene e poi.... torno cattivo, dicendomi che mi avrebbe ancora umiliato parecchio.

    Prima mi fece sedere sul divano e parlammo un momento.
    Mattia: Marco, ma davvero non hai mai avuto un po' di pena quando ci tormentavi in quel modo, neanche quando qualcuno stava male?
    Marco: te l'ho detto che ci godevo, mi piace essere così cattivo.
    Mattia: sei un sadico.
    Marco: sì, lo so. Ora andiamo a mangiare e poi continuiamo a "giocare".

    La mamma di Marco aveva lasciato una buona cena, solo da riscaldare. Io non dissi niente durante la cena e nemmeno Marco, eravamo affamati, anche se faticavo per la stanchezza.

    Tornammo sul divano e dopo che ci siamo seduti....
    Marco: No! Tu no, tu ti metti in ginocchio.
    Allunga di nuovo il piede destro sul poggia piedi e mi ordina di aprire la bocca per poi infilarcigli dentro il piede. Con la scarpa entrava poco.... e mi faceva anche male. Quindi mi ordinò di togliergli la scarpa, ma di farlo con sottomissione e adorazione. Tolta la scarpa vidi il suo bel piede, con il calzino bianco corto della Puma. La punta era sudaticcia, sopra era liscio e molto pulito, mentre sotto si vedeva chiaramente che era stato indossato da diversi giorni e, pur non essendo sporchissimo, qualche traccia c'era.... Mi mise subito la punta sotto il naso, ordinandomi di annusare.
    Marco: Ti piace il mio piede eh? Senti come puzza. Il calzino l'ho tenuto sotto i calzettoni negli ultimi allenamenti pensando a questo momento. Spero che apprezzi il pensiero.
    Effettivamente l'odore era forte e mi sentivo umiliatissimo. Al di là delle parole, il tono di voce e il modo di fare di Marco erano crudeli. Si vedeva che ci godeva e questo mi eccitava da morire.
    Mi ordino di baciarglielo sopra (sul collo del piede) e poi mi spiaccico sulla faccia la pianta del piede, strusciandomela su tutto il viso e in particolare sulle guance. Poi..
    Marco: Adesso riproviamo: apri la bocca. Spinse forte il piede nella mia bocca, stavo quasi per soffocare e feci come per indietreggiare, al che allungo l'altra gamba e mi mise il piede, ancora con la scarpa, dietro la testa per tirarmi la testa verso di lui e fare più forza con il piede. Mi venivano i conati di vomito e questo lo divertiva molto. Avevo ormai le lacrime agli occhi, ma Marco non si impietosiva, anzi continuo senza pietà questa sadica tortura per diversi minuti. Io stavo impazzendo, avrei voluto implorarlo, ma evidentemente non potevo dire nulla. Solo cercare il suo sguardo e guardarlo supplichevolmente, ma questo non faceva altro che farlo godere sempre di più.

    Quando smise scoppiai a piangere, gli chiesi come si fa ad essere così cattivi e a non avere un po' di compassione, stavo veramente male (anche se in realtà mi piaceva, eccome). Marco rispose che gli piaceva, poi mi abbraccio fingendo di avere pena e comprensione e mi calmo. Appena mi sono calmato di disse che in realtà gli piaceva consolarmi ed illudermi che provasse pietà, per poi farmi ancora più male ed essere ancora più cattivo e sadico. Era veramente duro e spietato.

    Si tolse anche l'altra scarpa e mi face sdraiare ai suoi piedi, per poi mettermi i due piedi sulla faccia.
    Marco: Ora resta un po' così, a sentire i miei piedi sulla tua faccia e annusare l'odere dei miei calzini.
    Teneva i piedi fermi, poi li muoveva, ecc. Questo per diversi minuti... mi sentivo umiliato. Ad un certo punto spinse forte con i pollici dei piede nei miei occhi.
    Marco: Ti piace questo?
    Mattia: Ti prego fa male.
    Marco: No, dai, ci sto andando leggere, solo per umiliarti.
    Mattia: Ti supplico....
    Marco: Così faccio se voglio farti male.
    E spinse fortissimo, senza pietà, veramente per far soffrire.

    Poi disse basta, che era stanco e che cominciava un bel film. Potevo sedermi sul divano a guardarlo. Ero sfinito e pensavo che fosse finita, ma invece appena seduto si sdraio allungando i due piedi sulle mie gambe.
    Marco: Mentre guardiamo il film voglio che mi accarezzi e adori i piedi. Fai come vuoi, vediamo se sei bravo.

    Potei restare con quei bellissimi piedi per quasi 3 ore. Fu stupendo, anche se ero stanco e mi sentivo umiliato. Alla fine andanno a dormire e, per quella prima sera (in seguito non fu sempre così), mi lasciò dormire tranquillo. Parlammo un po' di calcio e poi si addormentò. Io ero eccitatissimo e non dormii che poche decine di minuti prima di alzarci. Pensavo alla sua cattiveria, a quanto mi eccitava e, a ricordarmi il tutto, avevo il dolore e la sofferenza per quanto ci aveva inflitto durante l'allenamento e, a me, nella prima parte della serata.
     
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    Bello.. non ha disatteso le aspettative... aspetto i prossimi capitoli dove mi asletto un aumento esponenziale dell'umiliazione e delle torture
     
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    Grande continua,che master sadico adoro😍😍
     
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    Ciao Iwkitn e Troiaincalore89,
    grazie mille dei complimenti. Sicuramente continuerò. Ma che vorreste voi? Più cattiverie o più dolcezze (finte)?
    Grazie per gli apprezzamenti!!!
     
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130 replies since 30/6/2019, 15:38   38963 views
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