Il Grande Furto

Matteo e Marco, suo padre, cercano di sventare un furto. I criminali però non glielo permetteranno torturandoli in un modo strano, ma efficace.

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    PARTE 1) Presentazione

    Era una calda sera, il 18 Luglio 2020 a Roma nord. Io, come da routine, mi misi le scarpe, mi vestii un po' di fretta ed uscii. Come sempre avevo ai piedi le mie Alexander McQueen, ne ero così tanto affezionato che quasi ci parlavo. Eravamo inseparabili. D'altronde, è stata un'impresa trovarle: difficilmente si trova in giro un paio di scarpe numero 48.5. È sempre stato, quasi, un motivo di imbarazzo. Ricordo ancora quando in inverno i miei amici vollero misurare il mio piede destro con un metro: 31.5cm circa. Però accadde un imprevisto: un mio amico, per sbaglio, mi sfiorò il piede ed io balzai all'improvviso. Quindi, mi bloccarono il piede e, in due (per coprire più spazio) iniziarono a solleticarmi il piede. Poi, passarono anche all'altro. Il mio sudore iniziò a mischiarsi con le lacrime e così fu per 30 minuti. Mi torturarono così tanto che fu inevitabile pisciarmi addosso; fu difficile spiegare a mio padre che la macchia che avevo sui pantaloni proprio sul pacco era di aranciata. Da allora, i miei amici trovavano sempre una scusa per togliermi le scarpe e torturarmi.
    continua...
     
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    Parte 2) L'INVITO
    Arrivai in piazza per le 20:30. Il caldo era quasi piacevole quella sera. I miei amici erano seduti su una scalinata e dopo un rapide cenno mi avvicinai a loro. Mi sedetti qualche gradino più sotto cosicché non potessero farmi il solletico. Iniziammo a parlare del più o meno finché una notifica arrivò ad ogni telefono. Era Flavio che aveva inviato sul nostro gruppo whatsapp l'invito per una festa del 20 Luglio. La festa si chiamava "McQueen party" e aveva un preciso dress code: ognuno doveva indossare un paio di McQueen (nelle zone di Roma Nord quasi tutti le indossano). Noi, in realtà, preferivamo andare a Milano per qualche giorno, ma alla fine Flavio ci convinse ad andare.
    Io, però, dissi: "Rega, però andare in disco con le McQueen è improponibile. Si rovinerebbero in un istante, poi voi sapete il rapporto che ho con le mie scarpe".
    Allora Simone, un mio amico, rispose: "Sai Matte', noi conosciamo anche bene il rapporto che hai con il solletico. Sei sicuro di non volerci andare? Ti avevo fatto questo discorso già un po' di tempo fa: se rompi le palle, saprai ciò che ti spetta".
    Intervenne anche Mario, un altro mio amico, quasi con rabbia: "Già infatti, non hai capito che devi fare quello che ti diciamo? Poi, sai che amo fare il solletico, quindi mi basta anche il minimo pretesto per torturati".
    Io, rassegnato, dissi: "Quindi se non vengo, mi torturerete?"
    Simone e Mario risposero: "Sì".
    Quindi conclusi dicendo che ci avrei pensato e che non ero sicuro di assecondarli un'altra, pur prendendomi i rischi che ne conseguivano.
    Poi si immischiò Domenico, l'ultimo dei miei amici presenti quella sera, con un ghigno quasi crudele: "Bene Matteo, l'hai voluto tu. Preferisci che ti torturiamo qui tra la gente o in un luogo più tranquillo? Sai, a noi non fa alcuna differenza. E non cercare di fuggire o di opporti: la tortura poi potrebbe anche prolungarsi per 1...2...3 ore. Quindi, preferisci macchiare i pantaloni qui o a casa di uno di noi?"

    -Ebbene sì - pensai - ero diventato un loro schiavo e non potevo più uscire da quella situazione. Però sono comunque i miei migliori amici e non potrei mai voltar loro le spalle. Non mi resta che sopportare questa dolce tortura che quasi diventava piacevole. Devo pur ammettere, di aver avuto una cotta per quasi tutti loro (sono gay ma nessuno ancora lo sa) e quindi farmi torturare da loro non mi dispiaceva così tanto-

    Sbuffando, dissi: "Venite a casa mia, non c'è nessuno. Però per favore, siate clementi".

    ...

    Ciao a tutti, spero inizi a piacervi questa storia. Questa storia si distacca un po' dai metodi di sottomissione spesso descritti in questo forum. Si tratta di una sottomissione nata da un gioco infantile che diventa piano piano uno strumento di tortura per il protagonista. Mi piace anche sottolineare come, in questo caso, la taglia spropositata di piede (48.5, magari incontrare qualcuno con questa taglia nella vita reale) diventi un'agevolazione della tortura per via della grande superficie da accarezzare. Inoltre, in questo caso, il ragazzo con una taglia enorme sia il torturato.
    Grazie mille e aspetto un vostro feedback per continuare a scrivere. A presto
     
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    Gli amici e i 48,5 promettono bene!
    E con due 48,5 ce n'è di superficie da stuzzicare! ;)
     
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    PARTE 3) A CASA MIA
    Arrivammo a casa. Mario subito mi ordinò di togliermi le scarpe e senza ribattere lo feci. Poi Simone mi ordinò di fare una cosa strana, disse: "Ora che ti sei tolto le scarpe, togli i lacci dalle scarpe e dammeli". Io, ovviamente, ero contrario e dissi: "No rega vi prego, sapete quanto tengo alle scarpe. Sarà impossibile poi rimettere i lacci esattamente come prima".
    Allora venne il turno di Domenico che disse: "Bene, hai avuto il coraggio di controbattere. Adesso avrai mezz'ora in più di tortura, contento?"
    Sbancai e con voce tremolante cercai di dire: "Per quanto tempo vorreste torturarmi allora?".
    Mario ghignando disse: "Beh, grazie al tuo essere ribelle, 2 ore e mezza".
    Questa risposta fu come un pugno nello stomaco, iniziai ad indietreggiare piano piano per potermi appoggiare al muro. Mi sentivo svenire. Già solo il pensiero di essere solleticato per due ore e mezza è troppo. Le gambe iniziarono a tremare. Stavo per cadere per terra, quasi stramazzato; però poi Mario mi prese e mi abbracciò. Si unirono all'abbraccio anche Simone e Domenico e lì Mario mi sussurrò: "Sei il mio piccolo schiavetto, non posso lasciarti svenire. Sei soltanto mio, Simone e Domenico mi daranno solo una mano". Mario mi diede un bacio sulla fronte, mi prese in braccio e mi portò sul letto. Non conoscevo questo suo lato dolce, forse mi voleva veramente bene. I miei occhi iniziarono a guardarlo con uno sguardo dolce, quasi innamorato. E con tono basso ma speranzoso dissi: "Quindi mi lascerai in pace? Non mi torturerai?".
    Mario allora mi spiazzò dicendo: "Ti lascerei mai in pace secondo te? Anzi, questo piccolo teatrino che hai fatto ha aggiunto un'altra mezz'ora alla tortura. Però, ti voglio bene quindi ti faccio una proposta: se ti faccio il solletico con i calzini e tu riesci a resistere per cinque secondi senza ridere ti do la possibilità di poterci chiedere, durante la sessione di tre ore, di fermarci per un minuto e poi riniziare. Ma se scoppi a ridere avrai altri 15 minuti di tortura, potremo usare altri strumenti oltre che le mani e stanotte dormirai a casa mia nel mio letto perché non riesco a non stuzzicarti".
    Lì allora mi venne un dubbio: pagherei oro per stare nello stesso letto di Mario, ma riuscirei a resistere per tre ore e quindici minuti? Potrei benissimo resistere cinque secondi con i calzini, mi basterebbe stringere i denti. Però, questa è un'occasione irripetibile, non posso non approfittarne.
    "Mario, accetto" dissi.
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    Non prosegue? Peccato ,prometteva bene come storia :(
     
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