La mia prima esperienza master

Venire a studiare al nord è stato bello

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  1. Daddy Bear
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    Piedi 45 - Anni 50

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    Luigi Balducci era appena venuto, sb0rrando sul pavimento dell’ufficio del vicepreside Wade, con la faccia ficcata per bene contro le piante nere e sudate del maestoso uomo nero che lo aveva accolto nella sua nuova scuola.

    Luis, il bidello sudamericano, sfiló rumorosamente il c4zz0 sempre durissimo dalla chiappe doloranti del piccolo prof di italiano e Djallo Wade riprese a parlare:
    “Guarda qui, verme, su questo schermo… è una delle telecamere che ho fatto installare in tutta la scuola coi soldi dei genitori degli schiavetti. Guarda come si sta divertendo la nostra preside nel suo ufficio!!!”

    In effetti Luigi vide, non senza esserne sconvolto, la preside, una milf sulla cinquantina, che si faceva trapanare da Kareem, una nostra vecchia conoscenza, mentre un ragazzino più piccolo, forse di prima o di seconda, rideva ficcandole i piedi nudi nella bocca coperta da un pesante rossetto.

    Forse Luigi si sarebbe voluto ribellare, ma non riusciva a ragionare bene. La puzza dei piedi del vicepreside era troppo intensa ed entrava prepotentemente nel suo cervello, prendendone possesso. Quando Wade ordinò a Luis di portare il nuovo prof a visitare la palestra della scuola, Balducci non riuscì nemmeno a rispondere e si fece portare, quasi in trance, fuori dall’ufficio.

    Mentre scendevano le scale che portavano al seminterrato in cui era costruita la palestra, Luis gli disse: “Qui i padroni come me si allenano per diventare sempre più forti e maschili, mentre gli schiavetti si allenano per avere corpi piccoli, ma muscolosi per servirci meglio”

    Luigi annuì ancora inebetito e il giovane bidello gli carezzó la testa, come avrebbe fatto con un cane che si era comportato bene… ormai il suo destino era segnato.

    La palestra in cui entrarono era immensa e piena di attrezzi. L’odore di sudore, di p1scio, di sb0rra e di piedi si mischiava a quello delle canne che molti ragazzi fumavano mentre si allenavano. La maggior parte dei ragazzi era a piedi nudi o con calzini bianchi lerci e indossava solo mutande che mettevano in evideza i loro c4zzi che, sia che fossero padroni sia che fossero schiavi, erano sempre carichi di desiderio.

    Luigi venne portato dal perverso bidello di fronte ad un uomo sulla cinquantina, rasato, di chiare origini arabe. Era seduto su una specie di poltrona che sembrava quasi un trono, completamente nudo e con un fisico statuario e muscoloso messo in evidenza dal sudore. I suoi enormi piedi 47 erano poggiati su uno sgabello e mostravano delle piante volgarissime e pesantemente luride per il tanto camminare scalzo e il sudore.

    “Questo è Abdul Hniki, il coordinatore dei professori di educazione fisica che qui da noi si chiama “Esaltazione del corpo maschile” come materia. Puoi chiamarlo Maestro Abdul come fanno tutti”

    Il gigante arabo sorrise mentre carezzava la testa di un ragazzo bianchiccio, rosso di capelli e lentigginoso, alto e magro, che era intento a masturbare la sua suprema m1nki4 lubrificanda lentamente con la propria saliva.

    “Stenditi a terra, ragazzo.” Disse Maestro Abdul a Balducci. E poi, quando il prof stordito dalla puzza e eccitato dalla presenza di tanti maschi infojati si fu disteso davanti a lui, il magnifico maschio mediorientale gli ficcó con ignoranza un piede in faccia, stordendolo con un odore che Luigi non aveva mai sentito.

    Accanto a loro, Luis si era messo comodo, sedendosi nudo sulla faccia di un biondono molto muscoloso, ma piccolino e Balducci sentiva chiaramente le scoregge con cui il bidello stava sottomettendo lo studente schiavo.

    Mentre gli spiegava cosa avrebbe dovuto fare, Abdul usava l’altro piede per stimolare il c4zz0 di Balducci fino a farlo nuovamente venire mentre lui, il padrone, ricopriva la faccia lentigginosa del rosso con litri del suo seme padronale e Luis scaricava i suoi putridi gas nella bocca dello schiavetto biondo che aveva un c4zzett0 comunque notevole e che colava in modo spettacolare.
     
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