Malesfoot - Forum Piedi Maschili

Posts written by Daddy Bear

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    Dopo che Balducci ebbe sb0rr4t0 per la seconda volta in pochi minuti sotto il piedone sapiente e lurido di Maestro Abdul, l'insegnante di Esaltazione del Corpo Maschile, Luis lo fece rivestire e lo portò con sè in uno stanzino attrezzato con una macchina per il caffè e due comode poltrone. Lì Remo, il bidello panzone sulla sessantina, era in slip neri e si stava facendo leccare le ascelle pelosissime e fetenti da un ragazzetto moro, che stava nudo, con il c4zz3tto coperto da un calzino.

    "Ah era ora che venisse pure 'sto fr0c10 da me" disse Remo ruttando rumorosamente e si cacciò fuori un c4zz0 lurido e pure piccolino, ma già durissimo per l'eccitazione. Balducci non era più in grado di opporsi a nulla e si chinò a leccare devotamente quell'orribile m1nki4 come se fosse la cosa più buona al mondo. Intanto Luis andò a chiamare due ragazzi per completare l'arruolamento come schiavo del nuovo professore e mentre Remo sgrondava sb0rra nello stomaco dello stordito Balducci rientrò nello stanzino con Kareem, il nostro ormai noto porco dominatore, figlio del kebabbaro e spacciatore di erba per la compagnia di studenti che ben consociamo e un ragazzo riccio con la carnagione scura, parecchio più giovane di lui.

    "m3rd4, "disse Luis rivolgendosi al nuovo prof, "questi sono Kareem e Diego e ora si occuperanno loro di te. Ovviamente ubbidisci e basta, tr0ia". Detto questo, calciò con violenza Balducci nei c0glioni e rise di gusto, andandosene.

    Kareem indossava una tuta di acetato nera della Adidas da cui si intravedeva che non portava una maglietta sotto e delle Adidas Torsion belle consumate, mentre Diego, che era un ragazzo di prima che stava imparando dall'esperto padrone marocchino a godere dei privilegi del suo rango di dominatore alfa, aveva un paio di bermuda molto larghi, una canotta bianca da cui spuntavano braccia muscolose e tatuate e delle Vans rosse da skater.

    Kareem si avvicinò a Balducci e disse: "Dammi le chiavi della tua macchina, ora andiamo a casa tua" e detto questo gli prese la testa e se la passò, come se fosse quella di una bambola gonfiabile, sul pacco odoroso di sudore e sperma stordendolo sempre di più. Il malcapitato porse le chiavi della macchina che Diego prese ridendo.

    "Ancora non riesco a capire quanto è facile, bro. Questi sono proprio merd3...." disse il ragazzo cubano.
    "Sono deboli e godono solo con noi, ne conoscerai molti, vedrai!"

    I due andarono con passo rapido verso l'uscita della scuola, seguiti da Balducci con lo sguardo perso nel vuoto, e, passando davanti ad un'aula Kareem disse ad un ragazzo piccolino, ma con un fisico da ginnasta, che stava lavorando in mutande per pulire il pavimento: "Schiavo, vieni a farci da autista, mettiti addosso qualcosa".

    Poco dopo i tre allievi e il prof erano nella sua macchina diretti nell'appartamento del malcapitato (o fortunato?) schiavo: il ragazzo con il fisico da atleta guidava verso l'indirizzo dato da Balducci, con i calzini di Diego ben chiusi in bocca, come premio. Il prof era dietro, steso davanti al sedile posteriore, con i piedi dei due padroni addosso: Kareem si era tolto le scarpe che portava, come da consiglio di Sasà, sempre senza calze e i suoi grossi e volgari piedoni 46 da marocchino erano sporchi sotto, puzzolenti e umidi di sudore, mentre Diego, che aveva comunque dei bei piedi 44, si era tolto sia le Vans sia i fantasmini che aveva dentro e che, come da istruzioni per l'ingresso nella nuova scuola, portava da circa una decina di giorni ininterrottamente. I fantasmini erano finiti in bocca all'autista, che guidava con i pantaloncini bianchi tesi da un'erezione notevole, mentre i piedi nudi curatissimi e morbidi del ragazzo di prima superiore giocavano col naso e con la bocca del suo nuovo prof. Il loro odore era incredibile, il più forte, forse, che Balducci aveva sentito quel giorno, ma era anche il più buono, caldo, avvolgente e carico di ormoni da maschio alfa: non potevano esserci dubbi che quel ragazzetto era enormemente più virile e forte del suo prof, ridotto a un verme schiavo e stordito, ipnotizzato dal piacere e dalla puzza dei piedi di ragazzi arroganti come Diego e Kareem.

    Prima di arrivare a casa del prof dove, come Kareem stava spiegando al nuovo arrivato Diego, avrebbero preso possesso della vita del professore in ogni suo aspetto, il marocchino usò i suoi piedoni volgari e luridi per segare ripetutamente Balducci, mentre Diego lo drogava con la sua puzza di piedi adolescenziali. Il nuovo prof perse rapidamente il conto ti quante volte era stato munto dai fettoni 46 sudati e sporchi di Kareem e quando arrivarono al suo appartamento era totalmente in preda del piacere e dello stordimento e ringraziava di aver trovato chi, finalmente, lo avrebbe reso schiavo per sempre.
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    Luigi Balducci era appena venuto, sb0rrando sul pavimento dell’ufficio del vicepreside Wade, con la faccia ficcata per bene contro le piante nere e sudate del maestoso uomo nero che lo aveva accolto nella sua nuova scuola.

    Luis, il bidello sudamericano, sfiló rumorosamente il c4zz0 sempre durissimo dalla chiappe doloranti del piccolo prof di italiano e Djallo Wade riprese a parlare:
    “Guarda qui, verme, su questo schermo… è una delle telecamere che ho fatto installare in tutta la scuola coi soldi dei genitori degli schiavetti. Guarda come si sta divertendo la nostra preside nel suo ufficio!!!”

    In effetti Luigi vide, non senza esserne sconvolto, la preside, una milf sulla cinquantina, che si faceva trapanare da Kareem, una nostra vecchia conoscenza, mentre un ragazzino più piccolo, forse di prima o di seconda, rideva ficcandole i piedi nudi nella bocca coperta da un pesante rossetto.

    Forse Luigi si sarebbe voluto ribellare, ma non riusciva a ragionare bene. La puzza dei piedi del vicepreside era troppo intensa ed entrava prepotentemente nel suo cervello, prendendone possesso. Quando Wade ordinò a Luis di portare il nuovo prof a visitare la palestra della scuola, Balducci non riuscì nemmeno a rispondere e si fece portare, quasi in trance, fuori dall’ufficio.

    Mentre scendevano le scale che portavano al seminterrato in cui era costruita la palestra, Luis gli disse: “Qui i padroni come me si allenano per diventare sempre più forti e maschili, mentre gli schiavetti si allenano per avere corpi piccoli, ma muscolosi per servirci meglio”

    Luigi annuì ancora inebetito e il giovane bidello gli carezzó la testa, come avrebbe fatto con un cane che si era comportato bene… ormai il suo destino era segnato.

    La palestra in cui entrarono era immensa e piena di attrezzi. L’odore di sudore, di p1scio, di sb0rra e di piedi si mischiava a quello delle canne che molti ragazzi fumavano mentre si allenavano. La maggior parte dei ragazzi era a piedi nudi o con calzini bianchi lerci e indossava solo mutande che mettevano in evideza i loro c4zzi che, sia che fossero padroni sia che fossero schiavi, erano sempre carichi di desiderio.

    Luigi venne portato dal perverso bidello di fronte ad un uomo sulla cinquantina, rasato, di chiare origini arabe. Era seduto su una specie di poltrona che sembrava quasi un trono, completamente nudo e con un fisico statuario e muscoloso messo in evidenza dal sudore. I suoi enormi piedi 47 erano poggiati su uno sgabello e mostravano delle piante volgarissime e pesantemente luride per il tanto camminare scalzo e il sudore.

    “Questo è Abdul Hniki, il coordinatore dei professori di educazione fisica che qui da noi si chiama “Esaltazione del corpo maschile” come materia. Puoi chiamarlo Maestro Abdul come fanno tutti”

    Il gigante arabo sorrise mentre carezzava la testa di un ragazzo bianchiccio, rosso di capelli e lentigginoso, alto e magro, che era intento a masturbare la sua suprema m1nki4 lubrificanda lentamente con la propria saliva.

    “Stenditi a terra, ragazzo.” Disse Maestro Abdul a Balducci. E poi, quando il prof stordito dalla puzza e eccitato dalla presenza di tanti maschi infojati si fu disteso davanti a lui, il magnifico maschio mediorientale gli ficcó con ignoranza un piede in faccia, stordendolo con un odore che Luigi non aveva mai sentito.

    Accanto a loro, Luis si era messo comodo, sedendosi nudo sulla faccia di un biondono molto muscoloso, ma piccolino e Balducci sentiva chiaramente le scoregge con cui il bidello stava sottomettendo lo studente schiavo.

    Mentre gli spiegava cosa avrebbe dovuto fare, Abdul usava l’altro piede per stimolare il c4zz0 di Balducci fino a farlo nuovamente venire mentre lui, il padrone, ricopriva la faccia lentigginosa del rosso con litri del suo seme padronale e Luis scaricava i suoi putridi gas nella bocca dello schiavetto biondo che aveva un c4zzett0 comunque notevole e che colava in modo spettacolare.
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    CITAZIONE (eze86 @ 12/3/2024, 17:01) 
    Interessante anche questo racconto. Lo proseguirai?

    Grazie!

    Penso proprio di sì… lo proseguiró!
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    L'Istituto Scipione l'Africano

    Quando Luigi Balducci arrivò alla nuova scuola che gli avevano assegnato per quest'anno, non potè che ammirare come fosse molto bella e in perfetto stato. Non aveva visto molti istituti superiori e, a 30 anni, questa era la sua terza o quarta supplenza, ma stavolta era stato chiamato fin dall'inizio dell'anno, finalmente!

    Si era preparato bene, quella mattina, lavandosi bene e mettendo una camicia bianca immacolata, pantaloni beige e una giacca leggera grigio scuro. Faceva ancora caldo, a inizio settembre, e mise quindi sui suoi piedi 39 un paio di mocassini senza calze, molto eleganti. In effetti Balducci era piccolino, forse non arrivava nemmeno a 1.70, ma in classe aveva imparato a farsi rispettare e pensava di essere un ottimo insegnante, anche se con poca esperienza.

    Entrato nella grande scuola si avvicinò al bancone della reception dietro cui sedevano due bidelli: uno, non molto più vecchio di lui, era un sudamericano con un vistoso tatuaggio sul collo, che spuntava dal camice da lavoro sotto cui, sembrò al professore, non portava nulla, mentre l'altro era un omone decisamente sovrappeso, con una grande pancia e un viso rotondo e simpatico, incorniciato dalla barba ormai quasi bianca. Si presentarono come Luis e Remo e gli chiesero chi fosse.

    "Sono Luigi Balducci, il nuovo docente di lettere, ho un'appuntamento con il vicepreside."
    "Benissimo, prof, venga pure con me", disse Luis alzandosi. Non era molto alto, ma si vedeva che andava in palestra: era muscoloso e solido.
    Anche Remo lo salutò con un cenno di benvenuto e Balducci pensò di aver sentito una scoreggia provenire dall'enorme cul0 del grasso omone, ma di sicuro era un rumore diverso, persò.

    Attraversando i corridoi della scuola, il nuovo professore fu stupito dal vedere alcuni studenti che sistemavano le aule e che pulivano i vetri. Alcuni erano addirittura senza maglietta e lavoravano molto sodo. Chiese allora a Luis di cosa si trattasse.
    "É il nostro progetto Servire la Scuola e alcuni studenti si offrono volontari per fare lavori per tenere in buono stato le aule, i bagni e i corridoi. Formano dei gruppi con due coordinatori per gruppo e lavorano sodo!"
    In effetti, Balducci, notò che in ogni gruppo di ragazzini che lavoravano c'erano un paio di ragazzi decisamente più alti e muscolosi, spesso in tuta e sneakers o a volta anche con le ciabatte tipo Adilette e i calzini di spugna che li sorvegliavano e gli dicevano cosa fare. Strano che questi ragazzi non facessero loro i lavori, visto che erano più muscolosi e grossi, ma in fondo la cosa sembrava funzionare...

    Luis aprì la porta del vicepreside è Luigi Balducci si trovò in un ufficio spazioso, ma arredato in modo strano, con una panca e dei pesi in un angolo e, dietro la scrivania, vide un uomo di colore, sulla quarantina, che lo salutò senza alzarsi.
    "Si accomodi professore, sono Djallo Wade, il vicepreside."

    Il giovane professore si sedette, abbastanza intimidito dal possente nero che troneggiava dietro la scrivania... sarà stato anche il caldo o il fatto che non c'era l'aria condizionata accesa in quell'ufficio, ma a Balducci sembrò di sentire chiaramente una puzza di sudore molto forte, che non si aspettava.

    "La nostra scuola", iniziò il vicepreside con tono deciso,"è diversa dalle altre e si basa sul principio che tutti, professori e studenti, devono collaborare al servizio della scuola. Ovviamente, come sempre nella vita, c'è chi ha il ruolo di comandare e chi quello di essere comandato e così anche qui ci sono studenti che dominano e studenti dominati, professori che dominano e professori che vengono dominati."

    A Luigi il discorso sembrò abbastanza delirante, ma iniziava, effettivamente, a sentirsi strano e confuso, forse per la puzza di sudore oppure perchè aveva notato che Luis, il bidello sudamericano, era rimasto nella stanza, davanti alla porta chiusa. Stava per replicare qualcosa quando, all'improvviso, Djallo Wade disse:
    "Ovviamente sappiamo entrambi quale sarà il tuo ruolo Luigi..." e con questo mise i suoi enormi piedoni neri e nudi sulla scrivania. Erano dei 46 neri e puzzolenti, ludici di sudore e molto grossi, volgarmente messi sulla scrivania da quell'uomo che abusava, chiaramente del proprio potere.
    "Prima di assumerti abbiamo controllato bene e qualcuno dei ragazzi, in incognito, ha chattato con te su Malesfeet e sul canale telegram... ora sai bene cosa devi fare, per entrare finalmente qui con noi"
    Balducci era sconvolto e turbato, ma ora, alla vista dei piedoni neri di quello stallone arrogante la sua volontà si fece sempre più debole e la voglia di perdere la propria dignità sempre più intensa. Fece per alzarsi, ma sentì, sulla nuca la mano forte del bidello sudamericano Luis che lo spingeva, nemmeno troppo forte, verso i piedi luridi e sudatissimi del vicepreside nero.

    La confusione e il godimento presero il sopravvento e Balducci si chinò sulla scrivania del suo nuovo padrone iniziando a leccare i suoi enormi piedi neri puzzolenti come una cagna in calore.

    "Bravo schiavetto, hai ceduto presto... bene... sarà tutto più facile", disse il vicepreside facendo un cenno a Luis.

    Il muscoloso sudamericano si tolse il camice da lavoro, mostrando che in effetti sotto era praticamente nudo, a meno di un paio di pantaloni sottilissimi che portava senza mutande e che tolse anche quelli. Approfittando dello stato di stordimento del nuovo prof schiavo gli slacciò i pantaloni eleganti e glieli calò alle caviglie, prese delle grandi forbici dal camice e gli tagliò gli slip costosi che portava e poi iniziò selvaggiamente a f0tt3rl0 il cu10 pesantemente con la sua grossa m1nk1a sudata e vogliosa.

    Mentre il vicepreside insultava il nuovo arrivato fottendogli definitivamente il cervello, già indebolito dagli odori fortissimi e dal piacere sessuale, Luis gli scaricava nel ventre litri di bianco seme sudamericano producendo così l'involontaria eiaculazione anche del nuovo schiavo che aveva trovato, di sicuro, la scuola dei propri sogni.
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    Ehi cari!
    Ho un'idea per una serie di racconti a tematica ipnosi/dominazione coi piedi e il loro odore... che ne dite? Possono interessare?

    Che ambientazioni vi piacerebbe leggere?
    - ufficio
    - scuola superiore
    - università
    - palestra
    - corso di yoga/ballo/pilates
    - feste ed eventi
    - cinema/teatro
    - treni/bus
    - casa

    Vi piacerebbero di protagonisti:
    - prevalentemente italiani di origine
    - prevalentemente di altre provenienze

    Fatemi sapere...
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    La mia camera è molto bella, come quella dei gemelli, mentre per il nostro Marco, che più guardo più mi sembra davvero simpatico e perverso, non c'è una vera stanza. Lui studia dove può e dorme sul divano, a meno che qualcuno non lo voglia nel proprio letto per usarlo e poi gli consenta di dormire lì. Lui è un'ottimo studente e gode ad occuparsi di me, Ema e Ale in ogni modo, senza mai lamentarsi.

    Già nei primi giorni ho subito capito che in realtà nessuno di quelli coinvolti nel giro della MasterGym era davvero uno schiavo nel senso brutto del termine. Tutti ottenevano esattamente ciò che volevano: noi alfa padroni godevamo della schiavitù dei marco che ci toglievano ogni problema e che potevamo usare come sborratoi in continuo, ma anche i marco e gli schiavi che mantenevano la palestra (e noi) ottenevano l'umiliazione che li faceva godere.

    Prendete una cena tipica in appartamento: io e i geme mangiamo, completamente nudi e ovviamente luridi, tutto quello che ci va e che Marco ci ha preparato con cura. Tra una portata e l'altra parliamo di sport, università o politica, molto tranquilli e rilassati mentre Marco, sotto il tavolo, si gode il puzzo asfissiante dei nostri piedoni, succhia per bene i nostri c4zz1 sudici e, su nostro ordine, ci beve pure il piscio se serve. Marco indossa dei pantaloncini bianchi immacolati e, come vi dicevo, non ha un pelo, ma noi sappiamo bene che i suoi pantaloncini vengono riempiti a sequenze regolari da potenti sb0rr4t3 che gli vengono naturali per l'immenso piacere che prova a servirci.

    Marco non è uno sfigato mezzo uomo, ma sarebbe uno stallone come noi se solo avesse il cervello per farlo. Il suo piacere perverso, invece, passa dal servire i maschi luridi come noi tre, e con noi è felice e appagato, anche se non ha un momento libero tra studio e lavori di casa.

    Tipo ora... mentre vi scrivo sto sul mio lettone e lo ignoro del tutto mentre lui mi pulisce i fettoni sudici dopo un super allenamento in palestra (dove tra l'altro ho fatto il mio primo lavoro da master con un cliente... poi vi racconto). Sono luridi sotto le piante perché sono sempre stato scalzo e puzzano davvero molto perchè non me ne fotte di lavarmi MAI...

    Ecco adesso i geme tornano dall'uni e Ale (ormai li so distinguere) mi saluta, entra da me, ancora vestito, ma scalzo (le scarpe le leviamo subito all'ingresso) e inizia a sc0p4r3 il cul0 di Marco senza nemmeno dirgli nulla. La scena mi eccita e inizio a segarmi... io e Ale stiamo parlando della partita dell'Inter di ieri mentre lui usa il buco di Marco che continua a lavarmi a lingua i piedi lerci.

    Ora sto quasi per venire e per rendere la cosa più perversa entra Ema, completamente nudo dopo aver cacato in bagno (ha lasciato la porta aperta e quindi abbiamo sentito tutto, io e suo fratello). Si china su di me, enorme e lurido, e riceve in bocca tutto il mio succo da campione, mentre Ale riempie Marco e il piccoletto, lo capiamo dai suoi gemiti, spruzza senza toccarsi nei suoi pantaloncini da schiavo.
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    La casa

    Finalmente salii nel mio appartamento, che sapevo avrei diviso con due ragazzi, e, arrivato al primo piano sopra la palestra insieme a Dom, ci aprì la porta un ragazzo scuro di carnagione, del tutto depilato e bassino, sugli 160, con indosso un paio di pantaloncini bianchi e basta. Oramai sapevo che era un "Marco", uno degli schiavetti volontari che servivano noi veri uomini e in effetti, appena mi vide e sentì il puzzo maschile del mio corpo, esaltato anche dalla scopata di prima, non riuscì a trattenere un gemito di piacere sottomesso.

    Appena entrati notai le scarpe buttate con ignoranza vicino all'ingresso: quattro enormi Nike da basket forse numero 46 o 47 che aromatizzavano l'aria con un fetore molto piacevole. Io vi unii le mie e Dome le sue infradito lerce e lui mi portò a fare il giro per la casa, sempre seguito dal piccolo Marco.

    "Vedi bro, qui c'è la cucina con la tv e il mini salotto per voi padroni, qui il cesso, che di solito lasciamo aperto per creare fratellanza tra noi maschi, mentre questa è la camera dei tuoi coinquilini Ema e Ale."

    Mi sporsi nella lussuosa camera doppia, che sarà stata grossa almeno come metà di casa dei miei e vidi due bestioni biondi del tutto identici: due cazzo di gemelli!!! Uno stava sul letto, con addosso solo un paio di slip neri e stava leggendo qualcosa su un iPad mentre con la mano si grattava volgarissimo i c0glioni. Gli vedevo perfettamente le piante immense dei piedoni, belle grige sotto di sporco rappreso e lucide di sudore, con dita lunghe e perfette. L'altro era seduto alla scrivania, con il cazzo di fuori e i piedoni incrociati sul tavolo e stava vedendo video sul cellulare mentre fumava.

    Era ovvio quello che dovevo fare... mi avvicinai a quello sul letto, che poi scoprii essere Ema, e gli dissi: "Ciao io sono Lorenzo e vivrò con voi." Detto questo alzai una gamba e misi la mia pianta del piede sulla sua faccia, facendogli annusare per bene il profumo del loro nuovo fratello. Ema non diceva una parola, mi guardava e basta e poi tirò fuori la lingua per leccarmi, da bestia, il piedone lercio. Ale, intanto, mi stava spogliando da dietro e mi passava la verga durissima sulla schiena e sul culo... in un attimo anche Dome era nudo e prima che potessimo scambiarci se non pochi grugniti e gemiti animaleschi eravamo tutti e quattro a terra a gustarci i reciproci odori maschi.

    Per darmi il benvenuto ordinarono a Marco di poppare il mio cazzo mentre io annusavo il culo di Ema e i piedoni di Ale, Dom leccava i miei, mentre i gemelli si occupavano ciascuno di uno dei suoi. Anche se avevo sborrato da poco non ci volle molto per farmi riempire lo stomaco del piccoletto di sborra calda e densa, mentre anche i geme e Dom lo ricoprivano con i loro semi caldissimi.

    Non mi ero mai sentito così a casa come in questa nuova casa...
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    il business

    Dopo aver riempito il cul0 di uno degli schiavetti di Dom insieme a lui, mentre ci fumavamo un superbo cannone, il mio nuovo padrone di casa mi spiegò come funzionava il suo business:
    "Vedi, Lore, qui in palestra si iscrivono solo tre tipi di persone: i maschi veri, come noi due, che pagano 1€ di iscrizione l'anno e che, in cambio, si impegnano a umiliare tutti gli altri in modo bastardo e spietato, soprattutto con i propri piedi. Poi ci sono i Marco, ragazzetti sottomessi che decidono di perdere addirittura il loro nome vero per servirci, in tutto e per tutto. Loro pagano 50€ al mese e sono addetti al servizio dei maschi sia qui che negli appartamenti. Infine ci sono le m3rd3 come quel tipo lì che ora lecca i piedoni lerci di Abdel. Loro pagano 1000€ al mese e godono dell'essere schiavizzati da noi in tutto e per tutto...
    Ovviamente ci siamo assicurati, come immagini, che nessuno ci rompa le scatole e abbiamo accordi speciali con la polizia... poi capirai!"

    Sorrisi e.... il resto a dopo!
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    L'arrivo

    Eccomi qui davanti all'insegna della palestra che mi hanno scritto nella mail: MasterGym.
    Mi presento, sono Lorenzo, ho 19 anni e oggi sono arrivato qui in città per iniziare l'università. Sono quello che si definisce una bestia: 195, un centinaio di chili, capelli ricci castani, collo taurino, braccia grosse che ora escono per bene dalla canotta con cui ho viaggiato, ascelle pelose, gambe come due pilastri belle pelose pure loro. Ho un paio di pantaloncini da basket viola lucidi con il mio c4zz0 enorme bello chiuso in un jockstrap lurido e, lo so che è questo che volete sapere, i miei grossi piedoni taglia 46 in un paio di Converse alte mezze distrutte che ovviamente porto senza calze, visto che fa ancora caldo.

    Questi della MasterGym mi hanno contattato quando mi sono iscritto all'università qui offrendomi una casa in cambio di qualche lavoretto in palestra, senza specificare meglio le cose. La mia famiglia non è ricca e di sicuro avere una casa praticamente ad affitto zero fa comodo quando si fa il fuori sede. Ho solo una sacca con un po' di vestiti e il resto me lo spediranno dal paese nei prossimi giorni. Sorrido ricordando come ho dovuto sc0pare duro quel fr0cio del direttore dell'ufficio postale per assicurarmi una spedizione gratuita del pacco con le mie cose e mi ricordo bene come quel mezzo uomo mi supplicava di continuare a f0tterlo finchè non gli tappai la bocca con i miei calzini luridi. Non si poteva lamentare, gli ho riempito l'intestino di sb0rra e l'ho trattato come una m3rd4, come piace a lui.

    Ora suono il campanello della palestra ed entro, tanto mi hanno visto già con tutte ste telecamere che stanno qui fuori. Entro e mi ritrovo di fronte ad un bancone nero lungo dietro cui è seduto un uomo piuttosto enorme, sulla quarantina, rasato e con un orecchino di diamante molto evidente. Vedo le braccia belle pelose con due bracciali in cuoio che escono da una maglietta nera con le maniche strappate. Si alza, sempre stando dietro al bancone e mi porge la manona enorme:
    "Ehi tu sei Lorenzo, vero? Io sono Domenico, il padrone di questo posto, ma puoi chiamarmisubito Dom come fanno tutti..."
    "Ciao Dom." rispondo sicuro di me e per nulla intimorito da questo bestione, stringendo bene e forte la sua mano. Avvicinandomi sento bello chiaro l'odore del suo sudore e noto che anche lui ha una foresta di peli sotto le ascelle come me.

    "Lascia pure qui la tua roba, te la porta su Marco." dice Dom e dà un calcio sotto il bancone da cui spunta un ragazzo, più o meno della mia età o forse un po' più grande. Sarà alto non più di 165, capelli rasati cortissimi, fisico snello, ma muscoloso, carnagione bianca. Indossa solo un paio di pantaloncini bianchi ed è a piedi nudi... non vedo nessun pelo e la cosa mi fa strano, anche se non è spiacevole, anzi. Il bassettino non mi guarda nemmeno in faccia e prende la mia borsa, infilandosi in una porta da cui intravedo delle scale, che evidentemente, vanno nei piani superiori dove ci sono gli appartamenti, credo. Noto però che i pantaloncini bianchi del piccoletto sono tesi da un cazz3tto evidentemente duro...

    Dom esce da dietro il bancone e vedo che indossa degli shorts in jeans piuttosto luridi, belli sfrangiati, e un paio di infradito da cui si notano in modo evidentissimo dei piedoni grossi almeno quanto i miei. Si avvicina, mi mette un braccio intorno alle spalle e sento, bello forte, l'odore del suo corpo . Sono certo che lui sente il mio, per altro.

    "Vieni a vedere un po' la gym e ti racconto un po' di cose" dice Dom mentre mi porta, sempre con il braccio intorno alle spalle, verso la sala pesi. Dopo pochi passi sento chiaro e forte il rumore di una scoreggia e Dom sorride in modo laido. Lo guardo fisso negli occhi e scoreggio pure io. Credo che sia molto chiaro che io e lui siamo sulla stessa lunghezza d'onda.

    In sala pesi la situazione è questa: un paio di ragazzi con indosso solo un pantaloncino bianco, scalzi e magrini, seguono come ombre altrettanti ragazzi muscolosi che si allenano con serietà. In una parte della sala un uomo sulla cinquantina, pelato e grasso, sta facendo flessioni con un personal trainer nero, piuttosto enorme, tipo 180, ma larghissimo e muscoloso. La cosa strana è che il tipo sudaticcio fa flessioni, mentre il personal è in piedi, indossa solo pantaloncini rossi e il ciccione fa flessioni con la faccia praticamente sopra i fettoni chiaramente luridi del manzo nero.

    Poi vi spiegherò meglio, ma per ora sappiate che io e Dom ci siamo seduti a parlare in un angolo della sala pesi, io mi sono calciato via le Converse e un ragazzetto di quelli con i pantaloncini bianchi corre a leccare i miei 46 puzzolenti, mentre Dom mi passa una canna. Il tutto finisce con me e Dom che, stranamente davanti a tutti i presenti che ci guardano, ci sc0piamo in team il magrino che sembra comunque bello skillato nel prendere c4zzi enormi come i nostri. Nel momento in cui, ancora fumando la canna di Dom, mi svuoto nel cul0 sodo del ragazzetto inizio a capire, anche se non tutto mi è chiaro, che questo inizio in città sarà molto interessante....

    Cosa ne dite? Volete che vi tenga aggiornati?
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    Quando Gigi decise di invitarci a casa di suo padre Claudio, il padrone della palestra in cui ci allenavamo ignoranti e che ci aveva fatto conoscere Luca, il trainer nigeriano che ci riforniva di fumo e ci offriva sempre nuovi schiavi, ma anche Nico e i suoi coinquilini, eravamo certi che avremmo trovato una situazione decisamente perversa, ma non ci immaginavamo quanto.

    Entrammo in casa, Jo e io, ovviamente luridi come sempre e la porta ci venne aperta da un uomo molto bello e muscoloso, che scoprimmo essere Simone, il fidanzato schiavo di Claudio. Era completamente nudo, con un collare di cuoio al collo e un butt plug in cul0 a forma di coda di cane.

    "Padroni, sono il vostro cane e la vostra tr0ia, il mio padrone e suo figlio mi hanno ordinato di servirvi in modo totale e senza discutere"
    Jo gli sputò subito in faccia, lo costrinse a mettersi a quattro zampe e usammo subito il suo corpo muscoloso e curatissimo come appoggio per i nostri vestiti e le nostre scarpe che portavamo, ovviamente, senza calzini. Dopo averlo umiliato ancora dandogli calcetti e scoreggiandogli sul muso gli ordinammo di portarci dal suo padrone.

    Claudio, completamente nudo e vistosamente puzzolente, era seduto con il cul0 in faccia a un uomo nudo che non conoscevamo, sulla quarantina, con un corpo molto curato e allenato, qualche tatuaggio e i capezzoli con dei piercing ad anello. Gigi, intanto, stava di fronte a suo padre, coi piedini nudi sul torace dello schiavo e con il cazzo a pochi cm dalla faccia di suo padre che lo segava perversamente.

    "Benvenuti!" ci disse Claudio. " Vedo che avete già conosciuto la mia cagna Simone e ora vedete questo sfigato che sta respirando la puzza del mio cul0 non lavato... si chiama Matteo Mantovani e possiede una palestra nello stesso quartiere in cui c'è la mia... pensava di farmi concorrenza, ma credo che ora si deciderà a regalarmela e a mettersi a lavorare sodo per me, vero?"

    Ovviamente lo schiavo Matteo non poteva rispondere con la bocca bloccata dalle chiappe possenti e luride di Claudio, ma la potente erezione che animava il suo c4zz0ne davvero smisurato era la prova che non avrebbe di certo potuto opporsi alle mire di Claudio.

    "Bene Claudio" gli risposi. "Vedo che sei un master dominante come noi e non credo sia un caso che nella tua palestra lavori il nostro bro Luca, altrettanto perverso e master, vero?"
    "Certo, l'ho conosciuto perché abbiamo dominato insieme uno schiavo una volta e ho deciso che era la persona giusta per lavorare con me. Infatti mi porta sempre nuovi schiavi da sottomettere e mi fa conoscere nuovi padroni come voi."

    Mentre parlavamo, Jo si era avvicinato a Gigi e gli aveva messo in bocca il suo cazz0ne bianco e lurido che il power bottom iniziava a succhiare con amore fraterno. Io, invece, mi ero accomodato accendendomi una canna e stavo facendo conoscere per bene i miei 46 lerci al cane Simone che me li leccava con ardore colando presb0rra sul pavimento del salotto.

    Claudio, dopo aver mollato una scoreggia potentissima direttamente nella bocca di Matteo si alzò e disse a Gigi: "Figlio mio, è ora che tu munga questo nostro nuovo schiavo con il tuo cul0 dominante mentre io e il tuo nuovo fratello Jo lo droghiamo con la puzza dei nostri piedi lerci".

    Gigi non se lo fece ripetere e, sceso dal torace del muscoloso schiavo, si accucciò squattando sul c4zzo già bagnatissimo e enorme di Matteo, iniziando a pomparlo con maestria da padrone. Per evitare, però che lo sfigato pensasse di avere un qualsiasi potere visto che il suo cazz0 veniva fatto godere, Claudio e Jo, seduti sul divano, gli ficcavano i piedoni in bocca, sul naso e sul viso, slinguando anche tra loro e rendendolo completamente servo dei loro fettoni padronali.

    La vista del mio amore della vita che limonava segandosi a vicenda con un uomo appena conosciuto mentre coi piedoni soffocavano un money slave che stava per cedere tutto il proprio lavoro a Claudio, mi eccitò molto e ordinai alla cagna di popparmi il c4zzone sudicio finchè non sb0rrammo tutti: lo schiavo nel cul0 di Gigi che intanto gli sbrodava, marchiandolo, sui pettorali perfetti e sui piercing, Jo e Claudio addosso ai loro corpi allacciati tra loro e sudatissimi mentre si scambiavano il loro alito fetente da padroni e io in bocca a Simone che, da buon cane, venne sul pavimento senza toccarsi, conscio che poi avrebbe dovuto, ovviamente pulire tutto.
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    Quando io e Jo ricevemmo il messaggio di Luca, il nostro bro nero personal trainer, ci stupimmo un po'. Diceva: "Stasera venite ad allenarvi prima di chiusura, portate gli schiavi, ho una sorpresa".

    Ovviamente doveva trattarsi di qualcosa di perverso e mentre mangiavamo l'abbondantissimo pranzo preparatoci dallo schiavetto sardo Marco, che ci serviva con indosso solo un paio di slippini di SpongeBob che lo rendevano ancora più ridicolo, evidenziando la piccolezza del suo c4zzo, ordinammo ai tre schiavi che vivevano con noi di prepararsi per l'allenamento della sera. Infatti, come potete immaginare, amici, il figlio del nostro prof, Giulio, e il filippino Chris erano prostrati sotto il tavolo della cucina per rendere anocra più piacevole il nostro pranzo leccandoci tutto ciò che stava dalla vita in giù: i c0gli0ni sudati e pelosi, i c4zzz1 sempre durissimi e colanti precum, le nostre cosce pelose (le mie più scure e quelle di mio fratello Jo più chiare, ma comunque muscolose e forti) e, ovviamente, i nostri piedoni, il vero centro delle loro vite ormai del tutto fottute dalla servitù e dall'amore per noi.

    Finito il pranzo, Jo tirò un paio di sc0regge potenti e annunciò di dover c4gare, ordinando a Chris di seguirlo per farlo sb0rrare mentre stava sul cesso a spingere... una delle sue passioni dirty preferite, senza dubbio. Io lasciai andare il mio amore e mi sedetti a fumare una canna, addormentandomi, sazio, sul divano, mentre Marco mi accarezzava i piedoni lerci e puzzolenti con la sua linguetta e Giulio, come premio, lo incul4va a pecora con quel grosso c4zz0 che, ironia della sorte, possedeva, pur essendo schiavo.

    Quella sera ci allenammo, come sempre, nella palestra vicino all'università che consideravamo già un po' come una seconda casa. Jo e io con le nostre mitiche tute di lycra sudatissime e luride, senza niente sotto, e cafonamente a piedoni nudi, attirando gli sguardi ammirati, come sempre, degli altri ragazzi presenti in palestra, mentre gli schiavi erano in magliettina e pantaloncini bianchi, con scarpette Superga bianche, come dei ragazzini ingenui e un po' infantili, anche se , sotto il pantaloncino immacolato, erano senza mutande e ciascuno con il bucio del cul0 allargato da un plug inserito da noi.

    Luca, bastardo, non ci voleva dire assolutamente niente della sorpresa che ci aveva preparato e continuava a seguire i clienti presenti con il suo solito stile: bullizzare quelli deboli e sottometterli al suo potere nero e trattare da bro i pochi dominatori come noi, dando loro idee sempre nuove per migliorare i loro corpi da padroni.

    Al momento della chiusura, quando tutti erano usciti, restammo solo noi e un ragazzo piccoletto e muscoloso che non conoscevamo, ma che avevamo visto all'università perché frequentava il nostro corso.
    Dopo aver chiuso e tirato giù la serranda, Luca iniziò a spogliarsi (beh, non gli ci volle molto, aveva una canotta striminzita, le Torsion senza calze e un pantaloncino mini senza mutande...) e ci disse:
    "Davide e Jo, fratelli miei, vi presento Gigi. E' il figlio del padrone della palestra ed è un supremo power bottom... padrone come noi tre, brosky, ma che adora soprattutto prendere grossi c4zz1 nel suo spendido cul0."

    Io e Jo sorridemmo compiaciuti e io dissi:
    "Ciao bro, le nostre grandi minki3 e i nostri tre schiavetti sono a tua disposizione... mi sa che lo slave Giulio potrebbe piacerti..."
    "L'ho pensato anche io", disse Luca, che intanto iniziava a slinguare il giovane figlio del suo padrone, alternando limoni e rutti.

    Mandammo subito Marco e Chris a spogliare Gigi e notammo, con perverso piacere, che la puzza che emanava dal suo corpo compatto e allenato non era certo frutto solo dell'allenamento appena concluso, ma di giorni di scarsa igiene, magliette sudate rimesse più volte, scarpe ficcate ignorantemente senza calze e mutande in cui aveva di sicuro sborrato più volte. Mentre io e Jo iniziavamo a baciarci, sentendo chiaro il puzzo dell'alito l'uno dell'altro, ordinai a Giulio di leccarci un po' i piedoni per caricarsi e poi di soddisfare il nostro nuovo fratello.

    Gigi, ben presto, prese il comando e decise di legare Giulio su una panca, a pancia in su, bloccandolo nudo e indifeso, mentre iniziava a farsi leccare il buc0 del cul0 sc0reggiandogli pesantemente in faccia e poi, dopo averlo gaggato con la lurida tuta in lycra di Jo, si mise a cavalcarlo, coi piedini luridi sulla panca e squattando agilmente sul palo bello duro e sudato dello schiavetto.

    Io, invece, decisi di mettermi tra Jo e Luca e, mentre mi facevo incul4r3 dal mio amore, il mio fratello di una vita, compagno di ogni perversione, chiedevo a Luca di pisc1armi in bocca prima di spompinare il suo luridissimo c4zzo nero. Chris stava sotto i piedoni lerci di Jo, che lo schiacciava dolorosamente a terra, mentre Marco, con il piccolo c4zzetto nudo e sgrondante, si occupava di leccare dovotamente i piedi di Gigi, ben appoggiati mentre lui, da padrone, si faceva sfondare da Giulio.

    L'atmosfera era intensa e lurida e sb0rrammo tutti più volte, svuotando completamente i nostri corpi giovani e potenti. Alla fine, Gigi, mentre fumavamo una canna e gli schiavi ci ripulivano un po' i c4zzi a lingua, disse: "Penso che mi padre vorrebbe proprio conoscervi..."
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    Il tatuatore

    L'amore tra me e Jo si faceva di giorno in giorno più forte, non avrei mai potuto dire di essere fidanzato con lui, la cosa, anzi, mi avrebbe fatto troppo strano, ma di sicuro il legame tra noi era intensissimo, come se fossimo fratelli, amanti e ancora di più.

    Per questo decidemmo di farci un tatuaggio identico sul polpaccio, un tribale particolare che ci aveva disegnato il nostro schiavo Giulio che era molto bravo in queste cose. L'idea ci piaceva molto, ma non sapevamo da chi andare a farci tatuare, essendo dei fuori sede e non conoscendo nessuno a Torino, quindi iniziammo a chiedere un po' in giro ai nostri amici e Sasà ci disse che l'ex fidanzato di un suo amico faceva proprio il tatuatore ed era anche molto capace.

    Lo contattammo e, pochi giorni dopo, eravamo nel suo studio.

    Lorenzo, il tatuatore, era un uomo massiccio sulla trentina, con un fisico allenato, ma anche con qualche chiletto di troppo che sapeva di bevute e troppo cibo. Era abbastanza alto, ma non come noi due, e aveva dei lunghissimi rasta tinta miele che teneva legati insieme: con dilatatori e un bel piercing al labbro inferiore era decisamente un tipo "alternativo", dall'aria simpatica e piacevolmente sporca.

    Gli facemmo vedere il disegno di Giulio e lui mi chiese di togliermi scarpe e pantaloni per poter vedere la zona in cui avrebbe dovuto tatuare. Senza nemmeno pensarci mi calciai via le Vans che indossavo, ci appallottolai dentro i calzini corti luridi (penso di tre giorni, anche se in effetti Lorenzo non mi aveva detto di togliermi le calze, ma vabbè, sapete che meno sto vestito meglio sto!) e mi levai il pantalone della tuta. Naturalmente non mi ero lavato per andare dal tatutatore (non lo faccio per andare da nessuna parte, in effetti) e l'odore di c4zzo era notevole quando mi abbassai i pantaloni. La mia minkia ancora molle era chiusa in uno slip nero che portavo da un po' e che non era certo fresco di bucato...

    A sentire il mio puzzo animalesco Lorenzo ebbe un attimo di sorpresa, solo un secondo, e poi, professionalmente, iniziò a controllare la zona da tatuare. Jo, che era un maestro in queste cose, gli disse ridacchiando:

    "Ou bro, lo so che Davide puzza, ma ti ci devi abituare se vuoi tatuarci, pure io tanfo di brutto e mi sa che non ci laviamo di certo per venire qui da te!"
    L'arroganza del mio fratello amante mi fece indurire un poco il c4zzo, ma soprattutto mi infoiò la risposta di Lorenzo:
    "Non mi pare di avervi chiesto di lavarvi, qui ci siamo solo io e voi e non c'è problema.", detto questo, avvicinò la faccia al mio 46 nudo e succoso e tirò una plateale annusata sorridendo beato.

    "Ah, se è così pure te puoi metterti comodo", dissi io massaggiandomi già il pacco, " se siamo tra noi perché devi stare vestito?"
    Lorenzo, continuando a tracciare il tribale sul mio polpaccio, si sfilò le vecchie Converse che aveva ai piedi rivelando, con nostra sorpresa, di non portare i calzini. Due bei piedozzi 44-45 carnosi e sudati spuntarono fuori e iniziarono a fare sentire il loro aroma nel piccolo studio.

    Jo dopo trenta secondi era chinato a leccare quei due nuovi piedi luridi e stanchi dalla giornata di lavoro e Lorenzo, interrompendo quello che stava facendo, iniziò a leccare i miei, prestando un'attenzione maniacale allo spazio tra le dita, notoriamente quello più lurido e puzzolente.

    Dopo qualche minuto il tatuatore raggiunse la porta dello studio, lasciando per terra impronte di bava di Jo e chiuse la porta a chiave, per sicurezza. Ci spogliammo e iniziammo a f0tterci a vicenda sul lettino da tatuaggi, assaporando in pieno i nostri odori luridi di sudore.

    Il potere che emanava da Jo e da me aveva sedotto questo porco e ora ci stavamo godendo il suo cul0 e la sua bocca come premio per i nostri c4zzoni insaziabili e soprattutto per le nostre menti perverse, che godevano pienamente delle situazioni luride e estreme che stavamo creando a ripetizione da quando eravamo venuti a studiare qui al Nord...
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    CITAZIONE (Tomasfee @ 28/3/2021, 12:28) 
    RAGA VI PREGO...STO MORENDO

    E' un maschio che dà tante soddisfazioni... sto pensando di inserirlo come VIP in una delle mie storie... seguitelo su Instagram!
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    Quando mi trasferii al Collegio mi ritrovai in un mondo del tutto nuovo e particolare.

    L'edificio era una grande villa (mi pare fosse un ex convento abbandonato) un po' fuori dal centro, circondata da un ampio giardino che impediva a chiunque di vedere all'interno e ristrutturata in modo lussuoso e moderno. Noi Collegiali eravamo una trentina, non di più, e con noi vivevano, stabilmente, dei ragazzi che cucinavano, pulivano e si occupavano di tutte le questioni pratiche. Si trattava di schiavi volontari, ragazzi che avevano deciso di lasciare le proprie famiglie e mettersi al servizio (ovviamente gratuito) del Collegio sapendo bene che i potenti padroni non li avrebbero mai abbandonati.

    Inoltre, c'erano una decina di "angeli custodi", cioè guardie molto preparate dal punto di vista militare che ci facevano da guardie del corpo e autisti e che vigilavano sulla nostra vita in modo che noi non avessimo altre preoccupazione se non lo studio e l'esercizio del nostro potere.

    Le camere erano piccole e molto curate, con videocamere che ci riprendevano in continuazione e che noi stessi potevamo visionare, vedendo l'uno la camera dell'altro tramite computer e tablet. I nostri cellulari erano tutti stati sostituiti da un modello particolare in modo che anche le nostre comunicazioni fossero controllate e i nostri profili social erano gestiti da abili comunicatori per dare alle nostre famiglie e ai nostri amici l'idea che noi facessimo una normale università fuori sede.

    Invece... ognuno di noi poteva abusare in ogni modo dei ragazzi schiavi e spesso si poteva vedere un Collegiale costringere un Servitore a leccargli i piedi luridi prima di essere incu1ato a pelle. Ad esempio, sul mio tablet nei primi giorni, vidi un nerd asiatico con un fisico muscoloso e piedi sorprendentemente grandi per la sua taglia che stava studiando in camera sua con un piede appoggiato sulla faccia di un giovane Servitore (un muscoloso italiano con molti peli e un cazz0ne enorme che colava eccitatissimo) e l'altro a premere sullo stomaco del suo zerbino. Dopo poco, sapendo che era ripreso e che tutti noi potevamo vederlo, Jin (il nerd di origine cinese) ordinò allo schiavo di pompargli il c4zzo di modeste dimensioni, umiliandolo con insulti razzisti e costringendolo sadicamente a bere sia una copiosa sb0rrata che il piscio che ne seguiva...

    Visto che le porte delle camere non si potevano chiudere a chiave, mentre mi stavo segando con la scena del nerd asiatico entrò in camera mia un altro Collegiale, Hans, di Bolzano, un enorme ragazzo di quasi due metri come me che indossava dei calzini di spugna bianchi e uno slip lurido.

    "Ehi bro, anche tu vedi Jin? Hai voglia di condividere?"
    "Certo... ", risposi anche se non mi era chiaro cosa intendesse.

    Lui sorrise, saltò sul mio letto e mi prese il tablet, mettendo la scena sul mega schermo di fronte al letto e iniziando a limonare con me, toccandomi il c4zzo mentre commentavamo il sadismo del nostro fratello asiatico. Io gli ficcai in bocca la lingua e lo costrinsi a sentire prima il mio alito pesante e poi a leccarmi le ascelle pelose e sudatissime. Hans ricambiò levandosi i calzini luridi (seppi poi che li indossava da una settimana) e imponendomi un aerosol davvero vomitevole e molto eccitante.

    Alla fine decidemmo di sb0rrare in una 69 di piedi puzzolenti segandoci i nostri enormi bastoni luridi e poi dormimmo un po' insieme, dividendoci lo spazio del comodo letto matrimoniale che era nella camera di ogni Collegiale...
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    Mi chiamo Jacopo e ho finito da poco il liceo. Quando ho deciso di iscrivermi all'università della città di *** mi hanno contattato subito da parte di un Collegio per Studenti gestito da una fondazione privata. Dicono di avere avuto il mio numero tramite il mio allenatore di basket e, in effetti, mi stavo già informando su dove sarei andato a vivere e quindi valutare uno studentato era una delle opzioni che comunque avevo considerato.

    I selezionatori mi hanno dato appuntamento in un ufficio temporaneo in un lussuoso palazzo del centro e mi sono stupito molto quando, di fronte a me, si sono presentati due ragazzi che non avevano più di 25 anni, vestiti elegantissimi, ma con un fisico chiaramente allenato. Uno era di carnagione scura, non particolarmente alto, con dei bei ricci neri e uno sguardo penetrante, mentre l'altro, rosso di capelli e con un'aria un po' britannica era quasi alto come me, che sfioro i due metri!

    "Jacopo, siamo contenti che tu sia venuto alla selezione, pensiamo che tu possa essere la persona giusta per fare parte del nostro team al Collegio. Non ti dovrai preoccupare di niente quando sarai a ***, il Collegio si occuperà di tutto per te e il costo per vivere è davvero bassissimo."
    "Ok, ma... non capisco dove sia la fregatura...." dissi sorridendo.
    "La fregatura non c'è. Il Collegio è finanziato da una serie di uomini illuminati che vogliono puntare su noi giovani per farci diventare persone vincenti e di successo. Loro sono ricchi e usano bene i loro soldi. Se stai alle regole del Collegio, il Collegio ti protegge e ti fa studiare bene, per non parlare di cosa succede dopo."
    "Dopo?"
    "Sì, con le nostre conoscenze potrai scegliere il lavoro che preferirai senza alcuna limitazione e il Collegio ti sosterrà per avere successo."

    Ero decisamente perplesso, perché facevano questo? Solo per filantropia? Boh.

    "Quindi, ragazzi, se ho capito bene, io vengo lì, pago pochissimo e voi mi date tutti i servizi? Perché avete selezionato me?"
    "Il punto è questo, con la nostra rete di informazione selezioniamo in tutta Italia i ragazzi più promettenti. Tu sei uno studente modello, uno sportivo e hai la mentalità giusta per fare parte del Collegio. Noi crediamo che il potere nasca da dentro di noi, che ci siano alcuni di noi che sono nati per comandare e che tu sia uno di quelli."
    "Figo. Quali sono le condizioni?"
    "Dovrai firmare un contratto in cui ti impegnerai a rinunciare alla tua privacy e a non divulgare ciò che succede al Collegio. Non ti serve più tenere nascosto il tuo potere, ormai potrai fare ciò che vuoi, se entri a far parte del Collegio."

    Sorrisi. Stavo capendo che era un'occasione unica per la mia vita, un'occasione bellissima per liberarmi finalmente dalla mia famiglia e dai limiti della nostra società borghese. Due minuti dopo avevo firmato tutte le carte.

    "Ora dobbiamo festeggiare, Jacopo." disse il moro ricciolino e mandò un messaggio col suo cellulare. Immediatamente, da una porta, entrarono una f1ga pazzesca, completamente nuda e con un collare al collo, e un tw1nk davvero eccitante, anche lui nudo e con il collare. I selezionatori si calciarono via le scarpe eleganti e misero i piedi sulla scrivania. L'odore di maschio riempì l'ufficio e io, per quanto stupito, iniziai a capire...

    I piedoni enormi del rosso, saranno stati un 47 come i miei, erano avvolti in perverse calze sheer di nylon e la schiava iniziò devotamente a leccarli per eliminare la tensione e dare piacere al suo master. Accanto ai suoi fettoni c'erano i più piccolini piedi del moro, sorprendentemente nudi e chiaramente sudaticci, su cui si esercitava il ragazzo schiavo passando la lingua tra le dita e ingoiando tutto ciò che riusciva e togliere dalla pelle lucida e odorosa del padrone.

    "Puoi festeggiare come vuoi, Jacopo, tra noi padroni non ci sono limiti." Mi sorrise il rosso, mentre palpava il culo sodo della f1ga schiava.

    In un minuto scarso avevo tirato fuori il c4zzo dai jeans e lo mettevo in bocca al twink guardando fisso negli occhi il moro che annuiva perverso, usando ancora i suoi piedi luridi sotto il naso dello schiavo. Poco dopo il rosso iniziò a montarsi la tr0ia serva dopo averla imbavagliata coi suoi calzini in nylon sudici e, mentre la sbatteva con violenza, mi diceva: "Vedrai che il Collegio ti piacerà!"

    Io intanto mi incu1avo il ragazzo messo con la schiena sulla scrivania mentre il moro mi sfilava le nike e i calzini corti neri che portavo e se li annusava soddisfatto, mettendoli poi in faccia al servo e segandosi un cazz0ne davvero notevole.

    Dopo una mezzora buona di scopate porche, noi tre padroni sb0rrammo sui visi e sui corpi degli schiavi e ci divertimmo, per la mezzora successiva, a spalmare coi piedi luridi il nostro seme sui loro corpi, mentre ci godevamo una canna e i miei due nuovi amici mi spiegavano nuovi dettagli sul Collegio.
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